Durante la riunione del 6 marzo 2014, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare invariati il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,25%, e il tasso sui depositi presso la banca centrale allo 0,00%.
Nella conferenza stampa successiva alla riunione, il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha affrontato il problema dell’accesso al credito, sottolineando che nella media dell’area euro i tassi di crescita dei prestiti al settore privato sono rimasti deboli a gennaio. Anche se si è registrata una stabilizzazione del flusso del credito e una timida convergenza dei tassi di interesse nei diversi Stati membri, Mario Draghi ha comunque ricordato che il mercato rimane frammentato.
Con riferimento alla difficoltà per le PMI di accedere ai mercati dei capitali, Draghi ha citato l’esperienza italiana dei “mini-bond”, che tuttavia si trova ancora a uno stadio iniziale.
Il Presidente della BCE è stato poi sollecitato su possibili misure non standard per favorire l’accesso al credito, come la rivitalizzazione del mercato ABS, il “quantitative easying” o schemi come il “funding for lending” attuato dalla Bank of England. Draghi ha dichiarato che si tratta di opzioni ancora sul tavolo, anche se per alcune, in particolare per quanto riguarda eventuali acquisti di ABS, esistono ostacoli regolamentari che andrebbero affrontati a livello di Comitato di Basilea e di Commissione europea.
Infine, il Presidente della BCE, parlando dell’analisi approfondita dello stato di salute delle banche in corso, in vista dell’assunzione della supervisione unica da parte di Francoforte a fine 2014, ha richiamato la necessità che tale meccanismo diventi operativo contemporaneamente al meccanismo di risoluzione unico, per evitare un disallineamento tra responsabilità europea di supervisione e responsabilità nazionale di risoluzione.
Per quanto riguarda l’architettura del meccanismo di risoluzione, attualmente in fase di negoziato tra Consiglio e Parlamento europeo, Draghi ha lanciato un appello affinché questo sia in grado di adottare decisioni rapide e sia supportato il prima possibile da un fondo unico di risoluzione. Durante la transizione al fondo unico, servirà un backstop, magari nella forma di una linea di credito da parte del fondo salva-Stati ESM, oppure sotto forma di una raccolta di finanziamenti sui mercati grazie a garanzie nazionali congiunte.