La Corte UE, nella pronuncia pubblicata ieri, ha stabilito che le reti private qualificate come Reti Interne di Utenza (RIU), ai sensi della legge 99/09, non devono pagare gli oneri di dispacciamento su tutta l'energia consumata dagli utenti ad essa connessi ma solo con quella scambiata con la rete pubblica. Salvo che non si dimostri che vi sia un “costo specifico” legato alla mera possibilità data a tali sistemi di ricorrere alla rete pubblica.
Questo dovrebbe portare all'annullamento della relativa previsione della delibera ARERA 539/2015 a condizione che sia accertato, cosa che spetterà ora al TAR Lombardia fare, che gli utenti della RIU – tipicamente legati all'attività del complesso industriale – “non si trovano nella stessa situazione degli altri utenti della rete pubblica e che il prestatore del servizio di dispacciamento della rete pubblica sopporta costi limitati nei confronti di tali utenti di un sistema di distribuzione chiuso."
Oltre al tema degli oneri di dispacciamento, la Corte si è pronunciata anche sul nodo unbundling, precisando che se le RIU non possono essere ascritte a una categoria di SDC diversa da quelle previste nella Direttiva 2009/72, è anche vero che la stessa direttiva prevede l’esenzione dagli obblighi di separazione per “le imprese elettriche integrate che riforniscono meno di 100.000 clienti allacciati”.
La Corte europea ha stabilito nel contempo che le RIU vanno qualificate come reti di distribuzione e che sono soggette all'obbligo di connessione di terzi. Quest'obbligo può essere eliminato solo in presenza di “un’incapacità tecnica” da valutare caso per caso.
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