A settembre 2016 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 100,0.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2015, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,01195093.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
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Secondo la stima preliminare del BEA (Bureau of Economic Analysis), il PIL degli Stati Uniti è cresciuto del 2,9% annualizzato nel terzo trimestre sul secondo, quando aveva registrato +1,4% sul primo. Il dato è superiore alle attese (+2,5%) e si aggiunge alle indicazioni positive provenienti dalla solida crescita dell’occupazione (+192mila nuovi posti al mese nel terzo trimestre) e dall’aumento dei salari orari (+2,6% annuo). Ciò rende ancora più probabile il primo aumento dei tassi FED entro fine 2016.
L’accelerazione del PIL è stata sostenuta, in particolare, da un maggiore accumulo di scorte (dopo cinque trimestri di diminuzione), da un forte aumento dell’export (a un passo molto più rapido di quello dell’import) e da un incremento della spesa pubblica (grazie a maggiori esborsi del governo federale e minori tagli di quelli statali e locali). Hanno offerto contributi positivi alla crescita del PIL anche i consumi, seppur in rallentamento rispetto al secondo trimestre, e gli investimenti fissi non residenziali, mentre quelli residenziali hanno continuato a scendere.
Nell’ultimo quarto dell’anno i consumi saranno ancora sostenuti dalla buona dinamica di occupazione e redditi. Prospettive deboli, invece, per gli investimenti fissi non residenziali provengono dall’andamento altalenante degli ordini di beni capitali (esclusi difesa e aerei; -1,2% in settembre dopo +1,2% in agosto). Gli ultimi dati qualitativi segnalano un consistente aumento degli ordini sia nel terziario sia nel manifatturiero, che garantisce una buona dinamica dell'economia anche nei prossimi mesi.
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A settembre 2016 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 100,0, con una variazione percentuale di -0,2 rispetto al mese di agosto.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
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Le immatricolazioni di auto in Italia sono aumentate in settembre del 2,1% congiunturale, dopo il +3,1% registrato in agosto (stime CSC). Rispetto a settembre 2015 si è avuto un incremento del 17,4%. Dal minimo di febbraio 2013 le immatricolazioni sono cresciute del 49,7% (-26,4% la distanza rispetto a dicembre 2007, picco pre-crisi).
Nel terzo trimestre 2016 si è registrata una crescita congiunturale nulla (dopo +0,7% nel secondo). È il primo stop dopo 10 trimestri consecutivi di crescita. La variazione acquisita ereditata dal quarto trimestre è di +2,4%.
Secondo le intenzioni d’acquisto di auto, rilevate nell’indagine ISTAT sulla fiducia dei consumatori, è destinato a proseguire anche nei prossimi trimestri il rallentamento delle immatricolazioni in Italia.
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La BCE nella riunione di ottobre ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di policy (zero sui prestiti alle banche, -0,40% sui loro depositi). Sottolineando, come già in precedenza, che tali tassi a breve rimarranno a questi livelli, o più bassi, molto dopo che sarà terminato il programma di Quantitative Easing (QE).
A proposito del QE, la banca centrale ha confermato che gli acquisti di titoli pubblici e privati proseguiranno, al ritmo invariato di 80 miliardi di euro al mese, almeno fino al marzo 2017, continuando quindi a esercitare una pressione al ribasso sui tassi a medio-lungo termine nell’Area euro. In più, la BCE ha ribadito che se a quella data non sarà stato registrato un significativo trend di risalita dell’inflazione nell’Area, che la indirizzi rapidamente verso l’obiettivo del +2,0% annuo (siamo al +0,4% a settembre), il QE proseguirà ancora.
Queste decisioni smentiscono alcune voci di mercato che indicavano un nascente consenso in ambito BCE su un prossimo tapering, cioè la graduale riduzione del ritmo degli acquisti di titoli (come aveva fatto la FED). E indicano, invece, che la Banca è determinata a tenere i tassi di interesse, sia a breve sia a lungo, bassi ancora per molto tempo, per continuare a sostenere crescita e prezzi nell’Area euro.
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La variazione annua dei prezzi al consumo in Italia è subito ricaduta in territorio negativo, dopo un solo mese di segno positivo: -0,1% in ottobre, dal +0,1% toccato a settembre. Nella media dell’Eurozona, invece, prosegue la graduale risalita: +0,5% annuo in ottobre, da +0,4% il mese precedente e un minimo di -0,1% a maggio. Si tratta, comunque, di valori ancora molto lontani dall’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0% annuo).
In Italia si è ulteriormente assottigliata la core inflation, ormai vicina allo zero (+0,2% annuo in ottobre, da +0,4% a settembre). Una frenata dovuta sia ai prezzi dei servizi (+0,1%, da +0,4%) sia a quelli dei beni industriali (+0,2%, da +0,4%). Inoltre, i prezzi alimentari registrano ora una riduzione (-0,3% annuo, da una variazione nulla a settembre) e quelli energetici cadono a un ritmo crescente (-3,6%, da -3,4%).
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Secondo l’indagine condotta da Banca d’Italia (BLS), l’offerta di credito per le imprese è rimasta invariata nel terzo trimestre 2016. Si è fermato, dunque, il processo di graduale e parziale allentamento partito a fine 2014. Continua a pesare, perciò, la fortissima stretta degli anni precedenti, a causa della quale l’offerta resta molto sotto i valori pre-crisi.
Tali dati qualitativi raccolti presso le banche indicano, inoltre, che la domanda di credito si è ridotta, sebbene di poco, nel terzo trimestre 2016. Le richieste delle imprese erano in recupero dalla primavera 2015 e avevano quasi raggiunto i livelli pre-crisi.
Nel complesso questi dati sono coerenti con l’ulteriore riduzione dello stock di prestiti alle imprese registrata a luglio-agosto. E segnalano prospettive molto deboli per il mercato del credito nei prossimi mesi.
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L’indicatore ZEW, che rileva il sentimento economico di investitori e analisti tedeschi, è aumentato 5,7 punti in ottobre su settembre (a 6,2), ma rimane bel al di sotto dei livelli pre-Brexit (12,3 in media nel secondo trimestre 2016) e della media di lungo periodo (24,1). Sono migliorati anche i giudizi sulla situazione corrente dell’economia tedesca (+4,4 punti).
Le opinioni degli esperti finanziari tedeschi sono state influenzate positivamente dalle buone notizie sulla produzione industriale e sulle esportazioni. Tuttavia, il maggiore ottimismo è frenato dall’elevata incertezza politica e dai rischi per la stabilità del settore bancario tedesco.
Migliorano anche i giudizi sulle prospettive di crescita dell’Eurozona: l’indicatore del sentimento economico nell’Area è salito di 6,9 punti, pur restando ampiamente sotto la media di lungo periodo. È in leggero calo, invece, quello relativo alla situazione corrente (-2,3 punti).
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Lo stock di prestiti alle imprese italiane non smette di diminuire: -0,2% in agosto, dopo -0,4% a luglio (dati destagionalizzati dal CSC). Nei primi otto mesi del 2016 si è registrato un calo del -0,2% in media al mese, in accelerazione rispetto al 2015 (-0,1%). Dal picco del 2011, dopo 5 anni di flessione del credito bancario, si è creata una voragine pari al -15,6% (-143 miliardi di euro).
Il fardello delle sofferenze continua a gravare i bilanci delle banche, sebbene si sia interrotto il trend pluriennale di aumento durato fino a inizio anno e si registri ora un andamento altalenante: 143 miliardi di euro in agosto, da 141 a luglio, non lontano dal picco che era stato toccato a gennaio (144 miliardi). Ciò frena l’offerta di credito da parte degli istituti, che è stata allentata gradualmente da fine 2014 ma resta molto stretta.
I tassi di interesse sulle nuove operazioni sono ai minimi: 1,7% in media in agosto, come a luglio (erano al 3,5% a inizio 2014). Ciò stimola la richiesta di credito, che è in significativa risalita fin dalla primavera 2015, pur restando sotto i livelli pre-crisi del 2011.
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Il CSC rileva un calo della produzione industriale dell’1,8% in settembre su agosto, quando c’è stato un rimbalzo dell’1,7% su luglio, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel terzo trimestre 2016 è stimato un aumento dell’attività dello 0,8% sul secondo, quando si era avuto un arretramento dello 0,2% sul primo.
Tale andamento dell’attività è coerente con un moderato incremento del PIL nei mesi estivi, dopo la stagnazione rilevata in primavera.
Il quarto trimestre 2016 eredita una variazione congiunturale della produzione industriale di -0,6%.
Il rimbalzo di agosto è superiore alle stime del CSC e di consenso (-0,2%). Forti oscillazioni sono frequenti nei mesi estivi, quando i livelli di attività sono bassi e piccole differenze sui volumi prodotti determinano variazioni congiunturali anche significative. Rimbalzi di attività molto superiori alle attese sono stati rilevati in agosto anche in Germania (+2,5% verso +1,0% previsto), Francia (+2,7 verso +0,7%) e Spagna (+1,4% verso +0,2%).
Le indagini qualitative condotte presso le imprese manifatturiere italiane descrivono un contesto debole e caratterizzato da estrema incertezza. Le valutazioni degli imprenditori restano prudenti. La fiducia è migliorata di 0,8 punti in settembre (dopo -1,8 punti in ago-sto), spinta da valutazioni più ottimistiche su ordini e livelli di produzione, mentre sono meno favorevoli le aspettative. Secondo i direttori degli acquisti (indagine Markit) in settembre è aumentata l’attività industriale, dopo avere ristagnato in agosto (PMI sulla produzione a 52,2 da 50,5); gli ordini, dopo il temporaneo arretramento nel mese precedente, sono visti in recupero a settembre (indice a 51,5 da 48,8), sospinti dai beni d’investimento.
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