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Attività industriale in Italia: +0,5% in aprile
Il CSC rileva un incremento della produzione industriale italiana dello 0,5% in aprile su marzo, quando è stata stimata una variazione di -0,1% su febbraio.
Nel primo trimestre 2015 l’attività è cresciuta dello 0,1% sul quarto 2014, quando si era avuto un calo dello 0,1% sul precedente. La variazione congiunturale acquisita per il secondo trimestre 2015 è di +0,6%.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative (una in più quest’anno in entrambi i mesi), è avanzata in aprile dell’1,0% rispetto ad aprile del 2014; in marzo si era avuto un arretramento dello 0,1% sullo stesso mese dell’anno scorso.
Gli ordini in volume hanno registrato una crescita dello 0,7% su marzo (+1,9% su aprile 2014), quando erano aumentati dello 0,9% su febbraio (+0,6% sui dodici mesi).
Gli indicatori ISTAT sulla fiducia nel manifatturiero segnalano in aprile un miglioramento: l’indice complessivo è salito per l’ottavo mese di fila (+0,4 punti, a 104,1); il saldo dei giudizi sui livelli di produzione ha registrato un incremento di 2 punti (a -9); quello sugli ordini totali di 1 (a -10), grazie al contributo della domanda estera (invariato il saldo relativo alla domanda interna); le attese su ordini e produzione sono stabili sui livelli di marzo, al top da fine 2013.
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Italia: inatteso calo dell’occupazione in marzo
Inatteso calo dell’occupazione in marzo: gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano un’altra contrazione mensile (-59mila unità rispetto a febbraio, dopo le -50mila unità del mese precedente).
Nel primo trimestre dell’anno l’occupazione è scesa rispetto ai livelli dell’ultimo quarto 2014 (-0,2%), quando era rimasta piatta. Con una forza lavoro in contrazione (-0,5%), il tasso di disoccupazione si attesta al 12,8% dal 13,0% del quarto trimestre. Sebbene nel corso del trimestre si è osservato un aumento, dal 12,6% di gennaio al 13,0% di marzo.
L’andamento dell’occupazione diverge rispetto a quanto emerso dalle indagini qualitative condotte presso le imprese che segnalano invece progressi occupazionali e dal forte calo sia delle ore di cassa integrazione autorizzate sia delle richieste di sussidi di disoccupazione.
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Prezzi fermi in Italia, come nell’EurozonaI prezzi al consumo in Italia registrano una dinamica annua nulla in aprile (da -0,1% a marzo). Un andamento perfettamente allineato a quello che si registra nella media dell’Eurozona. La risalita della dinamica dei prezzi rispetto al minimo (-0,6% annuo a gennaio), però, è ancora largamente insufficiente a riportarla verso l’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0%). In Italia, si attenua il ribasso dei prezzi energetici (-6,0% annuo in aprile, da -6,5% a marzo), sulla scia di quotazioni del petrolio che oscillano da alcuni mesi intorno al livello di febbraio. I prezzi alimentari, invece, crescono a un ritmo stabile (+1,0% annuo). La dinamica dei prezzi core resta su valori estremamente bassi (+0,3% annuo in aprile). Al suo interno, prosegue la frenata di quelli dei servizi (+0,3%, da +0,5%), scesi su variazioni simili a quelle da tempo registrate dai prezzi dei beni industriali (+0,2%), sintomo di un’attività economica ancora debole. |
Ristagna l’economia USA nel primo trimestre 2015L’economia americana ha rallentato più del previsto nel primo trimestre 2015. Il PIL è cresciuto di appena lo 0,2% trimestrale (annualizzato), un ritmo ben lontano dal +2,2% registrato nel quarto trimestre 2014 e il più lento da un anno. Il dato conferma le indicazioni di una quasi stagnazione dell’economia emerse dalla gran parte degli indicatori qualitativi e di attività disponibili in questi ultimi mesi. Hanno rallentato i consumi (+1,9%, dopo un +4,4% nel trimestre precedente), frenati dal maltempo. Sono calati gli investimenti (-2,5%): crollati, in particolare, quelli in impianti e infrastrutture (-23,1%), a causa del ridimensionamento dei piani di sviluppo di molte compagnie nel settore energetico; limitati, per le condizioni climatiche avverse, quelli in costruzioni residenziali (+1,3%). Si sono contratte le esportazioni (-7,2%), penalizzate dal dollaro forte, dalla debolezza dei mercati emergenti e dagli scioperi nei porti della West Coast, che hanno pesantemente contribuito a ridurre i flussi commerciali sia con l’estero sia interni. La caduta del prezzo del petrolio e il rafforzamento del dollaro hanno tuttavia effetti positivi sul potere d’acquisto delle famiglie e, con il miglioramento della fiducia, si tradurranno in graduali ma consistenti aumenti della domanda. |
Meno ottimismo tra imprese e famiglie italiane, ma la tendenza rimane positiva
L’indice di sentimento economico delle imprese è diminuito di 0,9 punti in aprile su marzo (a 102,1). È il primo calo da novembre scorso.
In particolare, gli indicatori di fiducia sono peggiorati nei comparti che avevano registrato i più forti incrementi nei mesi scorsi: nei servizi di mercato (-3,7 punti, dopo +16,7 punti nei precedenti tre mesi) e nelle costruzioni (-3,7, dopo +20,0 punti da dicembre). In entrambi questi settori la correzione è dovuta a valutazioni meno positive su attività corrente e aspettative. Nel commercio al dettaglio, invece, il miglioramento è proseguito per il terzo mese di fila (+2,9 punti su marzo), supportato principalmente da più favorevoli giudizi sulle vendite correnti. Tra le imprese manifatturiere la maggiore fiducia (+0,4 punti, ottavo incremento mensile consecutivo) ha portato l’indice al massimo da maggio 2011. E’ stata sostenuta da migliori giudizi su produzione e ordini esteri. Stabili sugli elevati livelli di marzo le attese.
Tra i consumatori l’indice di fiducia è diminuito per la prima volta dopo tre mesi (-2,5 punti su marzo), soprattutto per il calo della componente relativa al clima economico generale (-9,7 punti). È peggiorato, ma in misura meno ampia, anche il clima personale (-0,8 punti), più legato alle decisioni di spesa delle famiglie. Il suo andamento riflette una pausa nelle intenzioni di spesa, ma la tendenza positiva non risulta compromessa dalla correzione di aprile.
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Forte calo della fiducia dei consumatori negli USAA sorpresa, cala fortemente in aprile, di ben 6,2 punti, l’indice di fiducia dei consumatori americani elaborato dal Conference Board. Peggiorano i giudizi sulla situazione economica corrente (di 2,4 punti) e le aspettative sul futuro, in calo di 8,5 punti. Si riduce, in particolare, la percentuale di coloro che, nei prossimi sei mesi, si aspettano un miglioramento delle condizioni economiche (da 16,8% a 16,0%), mentre aumenta quella di coloro che si attendono un peggioramento (da 8,1% a 9,4%). È probabile che il recente andamento deludente dell’occupazione abbia influenzato il giudizio dei consumatori. A marzo sono stati creati, infatti, appena 126mila nuovi posti di lavoro, a fronte di 247mila in media nei dodici mesi precedenti. Sono peggiorate, infatti, anche le aspettative sull’occupazione e sul proprio reddito. È aumentata sia la percentuale di rispondenti che, nei prossimi mesi, si attendono una diminuzione dell’offerta di lavoro sia quella di coloro che si aspettano una contrazione del proprio reddito. |
L'economia britannica rallenta in vista di elezioni sul filo di lanaLa stima preliminare del PIL del Regno Unito per il 1° trimestre 2015 indica che l’economia britannica è cresciuta dello 0,3% congiunturale (+0,6% nel 4° 2014), al ritmo più lento dalla fine del 2012 e sotto le attese (+0,5%). La variazione su base annua è stata del +2,4% per i primi tre mesi dell’anno, mentre il livello a fine trimestre è del 4,0% superiore rispetto al picco pre-crisi del 1° trimestre 2008. La produzione è aumentata rispetto all’ultimo trimestre del 2014 nel settore dei servizi (+0,5%), anche se ha frenato rispetto ai tre mesi precedenti (+0,9%). Negli altri tre principali comparti dell’economia si sono registrate una nuova forte contrazione per le costruzioni (-1,6%), dopo quella di fine 2014 (-2,2%) e marginali riduzioni dell’attività sia per l’agricoltura (-0,2%) sia per l’industria (-0,1%). Il risultato potrebbe essere utilizzato a proprio favore dal partito laburista di opposizione al governo Cameron, composto da una coalizione di conservatori e libdem. Le elezioni parlamentari del prossimo 7 maggio sono le più indecise da molti anni e al momento sembra improbabile che possa uscirne una chiara maggioranza di governo.
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Ai massimi da giugno 2014 la fiducia delle imprese tedescheL’indice IFO di fiducia delle imprese tedesche è salito a 108,6 in aprile (da 107,9 in marzo), un livello che non raggiungeva da giugno 2014. Il risultato conferma la solidità della crescita dell’economia tedesca agli inizi del secondo trimestre. Migliorano considerevolmente i giudizi sulla situazione corrente (da 112,1 a 113,9); peggiorano, seppur leggermente, le aspettative (da 103,9 a 103,5). Il dato è in apparente contrasto con quello fornito, a inizio settimana, dall’indagine ZEW presso gli analisti e operatori finanziari, che ha rilevato, invece, un leggero peggioramento del “sentimento economico” (indice a 53,3 da 54,8) riguardo, in particolare, le prospettive di crescita dell’economia tedesca. La divergenza tra i due indici sta probabilmente nel diverso peso dato dai rispondenti alle indagini a fattori chiave, quali il calo del prezzo dell’energia, l’indebolimento dell’euro, il QE della BCE e la crisi del debito greco. Diversa è, infatti, la valutazione dell’impatto che tali elementi esercitano sulla propria attività a seconda che si tratti di imprese produttrici (nel manifatturiero, nelle costruzioni e nel commercio), come nel caso dell’indagine IFO, o di imprese finanziarie, come nel caso dell’indagine ZEW. |
Commercio mondiale: calo temporaneo nel primo bimestre 2015, ma rallentamento persistenteIl commercio mondiale è diminuito, in volume, dell’1,6% mensile in gennaio e dello 0,9% in febbraio. Nel primo bimestre 2015, in media, ha registrato un -1,5% sul quarto trimestre 2014; il primo calo dopo quello, marginale e isolato, all’inizio dell’anno scorso. La contrazione degli scambi globali è dovuta a una caduta delle importazioni dei paesi emergenti (-4,8% nel primo bimestre sul trimestre precedente; +0,3%, invece, quelle degli avanzati) e minori esportazioni degli avanzati (-1,4%; invariate, invece, quelle degli emergenti). Sono due le principali origini di questo passo falso: gli Stati Uniti, dove clima avverso, scioperi e dollaro forte hanno ridotto, soprattutto, l’export (-4,4%); e gli emergenti asiatici, dove è molto debole la domanda interna (-7,1% l’import). Il primo freno svanirà con il riprendere vigore della crescita USA. Non il secondo, a causa del persistente rallentamento della Cina (molto negativi i dati di commercio estero anche in marzo); un rallentamento che sarà pilotato, comunque, da politiche economiche espansive da parte delle autorità cinesi. |
In robusta espansione il commercio italiano extra-UE in marzoIn marzo le esportazioni italiane extra-UE sono aumentate, in valore, del 2,2% su febbraio (dopo un +4,5% nel mese precedente) e le importazioni del 4,8% (dopo un +1,5%). In forte espansione il commercio extra-UE nel primo trimestre 2015. Al netto della componente energetica (molto influenzata dalla dinamica delle quotazioni oil), le vendite hanno registrato un +4,2% sul quarto 2014 e gli acquisti un +4,9%. Segnando variazioni positive in tutti i raggruppamenti principali di prodotti: beni di consumo, strumentali e intermedi. Sono aumentati, in particolare, gli scambi con gli Stati Uniti (nel primo trimestre, +39,5% tendenziale le esportazioni e +15,8% le importazioni). In Cina, in Giappone e nei paesi del Mercosur sono diminuite le vendite italiane e aumentati gli acquisti. Viceversa, è cresciuto l’export verso e si è ridotto l’import da quelli OPEC. Le importazioni continueranno a essere sostenute dal rafforzamento della domanda interna italiana. Le esportazioni dall’euro debole e dalla robusta crescita USA, che compensa il rallentamento della Cina e di alcuni paesi esportatori netti di petrolio. |
Continua, ma a passo meno rapido, l’espansione nell’EurozonaIn aprile l’indice di attività PMI composito, elaborato da Markit, è leggermente diminuito (a 53,5 da 54,0 in marzo), con il manifatturiero sceso a 51,9 (da 52,2) e i servizi a 53,7 (da 54,2). Il rallentamento riflette tassi di crescita più moderati in Germania (54,2 da 55,4) e pressoché nulli in Francia (50,2 da 51,5), nonostante un’accelerazione nel resto dell’area, in espansione ai ritmi più rapidi da agosto 2007. L’indice si posiziona, comunque, sopra la media del primo trimestre, a un livello ritenuto compatibile con un tasso di crescita trimestrale del PIL pari a +0,4%. L’attività è sostenuta dall’euro debole, dal QE della BCE e dal forte aumento del potere d’acquisto delle famiglie derivante dal calo dei prezzi energetici. In Germania, in particolare, la spesa delle famiglie è attesa in forte crescita, sospinta da un’occupazione a livelli record e consistenti aumenti salariali. Stenta ancora ad accelerare il manifatturiero. Infatti, se da un lato le imprese beneficiano delle potenti spinte citate sopra, dall’altro sono, però, frenate da una crescita meno dinamica nei paesi emergenti e da una domanda che si deve ancora rafforzare negli stessi paesi dell’Eurozona. |
Riforme per rendere la ripresa più forte e duraturaLe potenti spinte esterne hanno innescato la ripresa italiana. La bilancia degli indicatori congiunturali pende senza dubbio dal lato della risalita del PIL. Il punto interrogativo rimane sulla velocità, che ordini, aspettative e indici anticipatori segnalano in accelerazione dalla primavera. Come scritto dal CSC tre mesi fa, le nuove previsioni rilasciate da vari istituti sono riviste verso l’alto; i valori rimangono opportunamente prudenti perché si tiene conto del fatto che l’Italia soffriva di lenta crescita prima della crisi. La stessa crisi ha azionato freni straordinari: alta disoccupazione, credit crunch, ampia capacità inutilizzata, settore immobiliare fragile, margini di profitto ai minimi e risparmio da ricostituire intralciano la ripartenza della domanda interna e delle attività produttive. Per ciascuno di essi, tuttavia, arrivano rassicuranti segnali di allentamento della morsa. In questo scenario, con il DEF il Governo attenua correttamente l’impostazione restrittiva della politica di bilancio; sul fronte degli investimenti pubblici si dovrebbero utilizzare appieno i fondi europei e i margini di flessibilità per il loro cofinanziamento. Imperativo, sia per avere spazi di manovra nei conti pubblici sia per innalzare il potenziale del Paese, è tenere la barra dritta sulle riforme. Che sono la benzina per alimentare la fiducia dei partner e dei mercati finanziari, di nuovo in allerta per il rischioso stallo nelle trattative sulla Grecia. Il contesto globale rimane favorevole: in USA clima, scioperi portuali, ricadute dell’arresto del boom nel settore petrolifero e dollaro forte hanno rallentato la crescita, che è attesa riprendere vigore; la Cina è in atterraggio pilotato, ma continuerà a essere un potente motore di sviluppo mondiale; l’Eurozona, con il peso maggiore sull’export italiano, è in progressivo miglioramento; le condizioni di Brasile e Russia sono difficili ma non si aggravano. I tassi di interesse resteranno bassi a lungo, in calo quelli di mercato, grazie alla BCE. Per maggiori dettagli si veda la Congiuntura flash di aprile nella Libreria del CSC. |
Fatturato e ordinativi dell’industria: correzione in febbraio ma tendenza positiva
Il fatturato totale dell’industria italiana, misurato a prezzi costanti (cioè depurato dagli effetti di prezzo), è diminuito dello 0,1% in febbraio, da -0,4% in gennaio (stime CSC). La variazione complessiva è frutto di un incremento nel mercato estero (+0,1%) - dopo una caduta nel mese precedente - e di un calo in quello interno (-0,3%) - il primo dopo due recuperi di fila. Nel primo bimestre, in media, il fatturato è comunque aumentato dello 0,8% sul quarto trimestre 2014.
Al netto dell’energia, la dinamica del fatturato industriale è risultata piatta in febbraio. Nella media dei primi due mesi dell’anno si è avuto un progresso dello 0,3% sul trimestre precedente.
Gli ordinativi dell’industria hanno registrato un marginale aumento (+0,4% a prezzi costanti), dopo un -2,4% in gennaio. Come nei due mesi precedenti, si conferma il contributo positivo della domanda interna (+0,7%); si è avuta, invece, una marginale correzione nella componente estera (-0,1%). Nel primo bimestre il livello degli ordini totali è superiore dell’1,0% rispetto a quello del quarto trimestre 2014.
Le informazioni qualitative segnalano il proseguimento di una dinamica positiva: secondo l’indagine ISTAT sulle imprese manifatturiere, infatti, sono migliorati in marzo giudizi e attese sugli ordini; l'indagine PMI segnala un’accelerazione dei nuovi ordinativi totali grazie soprattutto alla robusta espansione di quelli esteri.
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BCE rapida negli acquisti di titoli, rendimenti sovrani giù in GermaniaNella settimana dal 13 al 17 aprile la BCE ha acquistato titoli dell’Eurozona per 14,4 miliardi di euro. La fetta maggiore è costituita da titoli pubblici (11,6), cui si sommano Covered Bond (CB, 2,5) e Asset Backed Securities (ABS, 0,3). Il Quantitative Easing, dunque, prosegue a ritmo spedito (15,3 miliardi in media nelle precedenti cinque settimane), in linea con l’obiettivo di 60 miliardi al mese. Lo stock di titoli entrati nel portafoglio BCE a partire dall’estensione del programma ai bond sovrani (9 marzo) è di 90,7 miliardi, di cui 73,3 pubblici. Se si considerano anche gli acquisti di titoli privati (CB e ABS) effettuati prima, dall’ottobre 2014, lo stock totale è di 148,5 miliardi di euro. Il rendimento del BTP decennale è all’1,46%; era sceso a 1,20% nella prima settimana di acquisti a marzo (da 1,36%), ma poi l’acuirsi della crisi in Grecia ha rinnovato il fly to quality verso i titoli dei paesi core. Il Bund tedesco decennale è sceso a 0,07% (da 0,37%); su scadenze meno lunghe i titoli tedeschi hanno già rendimenti negativi (-0,08% a sette anni). |
Gli USA battono l’Eurozona con politiche di bilancio pubblico più espansiveIl PIL USA nel 2014 ha superato del 10,1% il livello pre-crisi, quello dell’Area-euro è dello 0,9% inferiore. Ciò è spiegato anche dalle diverse politiche di bilancio adottate. Tra il 2007 e il 2010 gli Stati Uniti hanno finanziato in deficit uno straordinario aumento della spesa pubblica. Negli ultimi tre anni si è ampliato in modo consistente il differenziale di crescita del PIL tra Area euro e Stati Uniti: il tasso di crescita medio negli USA è stato del 2,3%, nell’Eurozona di -0,1%. Le diverse politiche di bilancio forniscono una importante spiegazione del divario tra le performance economiche: la politica statunitense è stata molto più espansiva di quella europea per tutta la durata della crisi. In aggiunta, il rientro del deficit, negli Stati Uniti, è stato avviato davvero solo una volta consolidata la ripresa, al contrario di ciò che è avvenuto nell’Eurozona. Sebbene il differenziale di crescita del PIL dipenda anche da altri fattori (demografia, dinamica della produttività, diverso timing della risposta di politica monetaria). Negli Stati Uniti è stato forte il contributo alla crescita del PIL della spesa pubblica, soprattutto nella fase iniziale della crisi: +53,1% a prezzi costanti nel 2010 rispetto al 2006, ultimo anno pre-crisi, pari a 13,6 punti di PIL. Il parziale rientro del deficit, invece, è stato ottenuto mantenendo ferma la spesa reale e incassando maggiori entrate grazie alla ripresa dell’attività economica: +32,3% nel 2014 sul 2009 a prezzi costanti (di cui due terzi a partire dal 2012) ma mantenendo l’incidenza sul PIL al 33,3%, stesso livello dell’ultimo anno pre-crisi. Al contrario, nell’Eurozona, l’incidenza delle entrate fiscali è cresciuta di 1,9 punti di PIL rispetto al 2007, ultimo anno pre-crisi. Straordinario è stato l’aumento della spesa sociale negli Stati Uniti: +72,0% nel 2013 sul 2006, a prezzi costanti, più del doppio dell’Eurozona (+33,4% tra il 2014 e il 2007). Secondo il CSC, se il Governo USA avesse lasciato crescere spese ed entrate pubbliche al trend pre-crisi, il PIL americano sarebbe sceso di 2,4 punti percentuali in più l’anno nel triennio 2007-2009 e poi sarebbe salito di 2,2 punti all’anno in più nel triennio successivo. Peraltro, è probabile che il recupero sarebbe stato più lento e comunque incompleto rispetto a quello calcolato meccanicamente, perché la maggiore caduta del PIL avrebbe ridotto il potenziale di crescita USA. Nell’Eurozona, con l’esplodere della crisi dei debiti sovrani nel 2010, la scelta è stata di imporre l’aggiustamento dei conti pubblici: in questo modo i paesi della periferia euro, con i disavanzi e i debiti più cospicui, sono stati costretti a rientrare in modo repentino, contestuale e con enormi manovre correttive. Gelando quei germogli della ripresa che gli USA hanno saputo proteggere. Nota CSC n.15-8_Politiche di bilancio USA UE.pdfVisualizza dettagli |
Cala l’attività nelle costruzioni in febbraio; tendenza positiva nel 1° trimestre
La produzione nelle costruzioni in Italia è diminuita dell’1,3% in febbraio su gennaio, dopo due incrementi mensili (+2,7% in dicembre e +1,0% in gennaio).
La variazione acquisita nel 1° trimestre è di +0,5% sul 4° 2014, quando era arretrata dello 0,7% congiunturale.
Secondo gli operatori del settore la tendenza nella prima parte dell’anno è positiva. L’indagine congiunturale condotta dall’ISTAT presso le imprese di costruzioni segnala infatti un significativo aumento della fiducia in marzo (l’indice è salito di 7,5 punti su febbraio; +16,7 punti su dicembre), grazie a giudizi e attese su ordini e piani di costruzione che hanno continuato a migliorare. Più favorevoli anche le valutazioni sulle prospettive dell’occupazione nel settore.
Ciò prefigura un possibile incremento dell’attività nel 1° trimestre e in quello in corso, dopo cinque cali trimestrali consecutivi.
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Il PIL cinese rallenta, ma centra il target del Governo
Il PIL cinese è cresciuto del 7,0% nel primo trimestre 2015 sul primo 2014, centrando per ora l’obiettivo del Governo (“intorno al 7,0%” nel 2015), ma registrando la variazione più bassa degli ultimi sei anni. I dati trimestrali destagionalizzati confermano il rallentamento: +1,3% sui tre mesi precedenti (+1,5% nel quarto trimestre 2014).
I dati di marzo di vendite al dettaglio (+10,2% annuo, da +10,7% in febbraio), produzione (+5,6% da +6,8%) ed export (-15,0% da +48,3%) hanno deluso le attese e potrebbero preludere a un ulteriore rallentamento nel secondo trimestre. Il fatto che il PIL risulti comunque in linea con le aspettative riflette soprattutto il cambiamento strutturale dell’economia, con i servizi cresciuti nel primo trimestre del 7,9% annuo.
Le autorità cinesi continueranno nel corso dell’anno a mettere in atto azioni di politica monetaria (agendo su tassi d’interesse, coefficiente di riserva obbligatoria e cambio) e di bilancio (velocizzando i finanziamenti di progetti infrastrutturali) per sostenere la domanda, il settore finanziario e immobiliare.
Il Fondo Monetario Internazionale ieri ha pubblicato le nuove stime di crescita e per la Cina prevede un aumento del PIL del 6,8% nel 2015 e del 6,3% nel 2016 (nessuna variazione rispetto alle previsioni di gennaio), considerando favorevolmente le politiche economiche delle autorità cinesi.
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Fondo Monetario Internazionale: crescita più equilibrata tra paesi avanzati ed emergentiIl Fondo Monetario Internazionale mantiene invariate, rispetto a gennaio, le previsioni di crescita mondiale nel 2015 (+3,5%), alzandole di 0,1 punti percentuali nel 2016 (+3,8%). Nei paesi avanzati la crescita accelererà a +2,4% sia nel 2015 sia nel 2016 (+0,6 punti percentuali rispetto al 2014). In quelli emergenti subirà una frenata nel 2015 (+4,3%, -0,3 punti sul 2014) e riprenderà vigore nel 2016 (+4,7%). Da questi ultimi continuerà a provenire, comunque, più del 70% della crescita globale. Dinamiche differenti tra paesi e macroaree sono determinate, tra l’altro, dal calo del prezzo del petrolio, che gioca a vantaggio dei paesi importatori di oil - soprattutto quelli avanzati - e a discapito degli esportatori, e dai movimenti valutari, che, in particolare, favoriscono l’Eurozona rispetto agli USA. Il combinato disposto di questi fattori sullo scenario globale è comunque positivo, perché ridistribuiscono la domanda verso i paesi in condizioni macroeconomiche più difficili e con minore margine di manovra in termini di politiche espansive. Quotazioni oil e cambio, insieme a tassi di interesse ai minimi, sosterranno la crescita nell’Eurozona: +1,5% nel 2015 (rivista al rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto a gennaio) e +1,6% nel 2016 (+0,2 punti). Migliora lo scenario anche per l’Italia, dove però gli effetti benefici si dispiegheranno in ritardo, insieme al miglioramento, in particolare, del mercato del credito: +0,5% il PIL nel 2015 (+0,1 punti rispetto alla stima di gennaio) e +1,1% nel 2016 (+0,3 punti). |
Stati Uniti: forte rimbalzo delle vendite al dettaglio a marzoNegli USA sono tornate a salire a marzo, per la prima volta dallo scorso novembre, le vendite al dettaglio (+0,9% su febbraio), sospinte in particolare dalle auto. L’aumento è il più forte da marzo 2014 e chiude tre mesi di contrazioni dovute principalmente al maltempo. Il dato conferma la tesi che il rallentamento dell’economia americana nel primo trimestre è stato temporaneo. Vi hanno concorso, oltre al maltempo, la forza del dollaro, che ha penalizzato le esportazioni, e il sensibile aumento del tasso di risparmio, che ha frenato la spesa delle famiglie. I robusti aumenti occupazionali, i minori costi energetici e il miglioramento delle ragioni di scambio hanno, però, aumentato significativamente il potere d’acquisto delle famiglie. Ciò, con la graduale ripresa dei salari, rafforzerà la fiducia, aumenterà la propensione al consumo e sosterrà la spesa già a partire dal secondo trimestre. |
Eurozona: forte incremento della produzione industriale a febbraioA febbraio la produzione industriale nell’Eurozona è aumentata dell’1,1% rispetto a gennaio, a conferma dei recenti segnali di accelerazione della crescita economica nell’area. Si tratta dell’aumento più forte degli ultimi 10 mesi e ben al di sopra del +0,4% atteso dagli operatori. Il risultato alza a +0,9% la variazione congiunturale della produzione già acquisita nel primo trimestre 2015. L’espansione dell’attività ha interessato tutti i settori con un +1,0% dei beni capitali e dei beni di consumo durevoli, un +0,6% dei non durevoli e un +0,3% degli intermedi. Forte è stato anche l’aumento della produzione di energia (+1,1%). Tra i maggiori paesi, la produzione recupera in Germania e Italia (+0,6% in entrambi), dopo le contrazioni subite a gennaio (-0,9% in Germania e -0,7% in Italia); riparte, dopo la pausa di gennaio, in Spagna (+0,7%) e continua a espandersi, anche se a ritmi più moderati, in Francia (+0,2%). Buone le prospettive di crescita dell’attività per i prossimi mesi: sono, infatti, migliorati a marzo gli indicatori di attività PMI e ha continuato a salire la fiducia delle imprese, favoriti dall’euro debole, dal calo dei prezzi dell’energia e dall’impatto sui mercati del QE. |
Si allenta un po’ la stretta creditizia, domanda stabileL’indagine realizzata da Banca d’Italia presso gli istituti di credito segnala un nuovo timido allentamento della stretta dell’offerta in Italia nel primo trimestre 2015. Ciò fa seguito al miglioramento registrato a fine 2014. Sia la posizione patrimoniale delle banche, sia la loro percezione del rischio su specifici settori e imprese sono ora giudicati fattori favorevoli all’erogazione di credito. La domanda di credito da parte delle imprese, secondo i dati qualitativi, è rimasta stabile a inizio 2015, come già nel corso del 2014. In particolare, da due trimestri hanno smesso di ridursi le richieste per finanziare investimenti produttivi, mentre salgono quelle per finanziare le scorte e il capitale circolante. Le indicazioni qualitative, quindi, sono di un miglioramento nel mercato del credito. Tuttavia, ciò non trova ancora riscontro nell’andamento effettivo dei prestiti alle imprese italiane, il cui stock si è ulteriormente ridotto a febbraio, dopo essere rimasto fermo a gennaio. Una ripartenza delle erogazioni si dovrebbe comunque materializzare più avanti, nel corso del 2015, anche grazie alla riduzione dei tassi a lunga favorita dal QE. |
Produzione industriale italiana: in marzo +0,1% su febbraio
Il CSC stima un incremento della produzione industriale dello 0,1% in marzo su febbraio quando c’è stato un aumento dello 0,6% su gennaio, comunicato oggi dall’ISTAT. |
Non si arresta la caduta del credito alle imprese, scende il costoLo stock di prestiti erogati alle imprese italiane è diminuito di un ulteriore 0,6% a febbraio, dopo essere rimasto invariato a gennaio (dati destagionalizzati dal CSC). Non si è fermata, quindi, l’emorragia del credito: dal settembre 2011 la riduzione totale è del 13,5% (-124 miliardi di euro). Il pagamento di 36,5 miliardi di euro di debiti commerciali scaduti da parte della PA fino a gennaio spiega parte della riduzione dei prestiti (-0,2% al mese nel 2014 al netto di tale fattore, rispetto a -0,3%). Prosegue, intanto, la discesa dei tassi di interesse fatti pagare alle imprese: 2,4% a febbraio sulle nuove operazioni, da 2,5% a gennaio (e da 3,6% nel settembre 2013). Le piccole imprese pagano ora il 3,3% (da 4,3%), quelle più grandi l’1,8% (da 3,0%). Ciò favorirà la risalita della domanda di prestiti da parte delle aziende. |
R&S nelle grandi impreseHo caricato nella cartella "Pubblicazioni esterne", un interessante NBER WP di quest'anno, suggeritomi da Mauro Sylos Labini. L'articolo, analizzando l'andamento negli ultimi 30 anni dell'attività di ricerca delle grandi corporation americane (e in parte anche di quelle europee), evidenzia come negli anni sia diminuita l'attività di ricerca scientifica di base, ma non l'attività brevettuale. In parallelo, il valore attribuito dai mercati alla ricerca scientifica (in termini di prezzo delle azioni) è diminuito, mentre ciò non è accaduto per i brevetti detenuti dall'impresa. L'evidenza quindi suggerisce che le grandi imprese hanno ridotto l'investimento nella "R" ma non nella "S": si sono sempre più focalizzate nell'incrementare le conoscenze proprietarie detenute e sempre meno nel crearne internamente di nuove. Le possibili spiegazioni (che vengono testate empiricamente nell'articolo) citate sono, da un lato, l'accresciuta globalizzazione, che ha ridotto i margini di profitto e reso instabili e meno prevedibili i frutti delle scoperte scientifiche; dall'altro, la maggior focalizzazione delle imprese sul core business, che ha ridotto il vantaggio della cross fertilization della ricerca di base tra le diverse attività svolte dalle imprese. Forti implicazioni di policy: se le grandi imprese smettono di fare ricerca, subappaltandola a centri di ricerca pubblici o alle piccole imprese innovative, e questi ultimi soggetti non sono equipaggiati delle risorse (finanziarie e non soo) necessarie per compensare gli sforzi innovativi prima svolti dalle corporation, il risultato è una diminuzione netta della capacità innovativa dei sistemi economici nel loro complesso. |
Il PMI composito segnala un’accelerazione dell’attività in Italia e nell’Eurozona
In marzo il PMI composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica nel manifatturiero e nel terziario) segnala un’accelerazione dell’attività rispetto a febbraio (52,4 da 51,0), al ritmo più alto da otto mesi, confermando un consolidamento dell’espansione rispetto a fine anno (51,5 nel primo trimestre, da 50,3 nel quarto 2014). |