A marzo la dinamica annua dei prezzi al consumo in Italia ha frenato al +1,4%, da +1,6% a febbraio. Andamento simile nella media dell’Eurozona (+1,5%, da +2,0%). Le variazioni annue degli indici dei prezzi, dunque, si allontanano di nuovo dalla soglia BCE (+2,0%).
In Italia la frenata deriva prevalentemente dai prezzi alimentari (+2,5% annuo, da +3,6%) e in minor misura dagli energetici (+4,6%, da +4,8%). La dinamica dei prezzi core, al netto di tali due componenti, rimane invece invariata al +0,6% annuo; in particolare, i prezzi dei beni industriali restano fermi in termini annui, come il mese precedente.
|
A marzo l’indice composito di sentimento economico (ESI) si è mantenuto sostanzialmente stabile nell’Eurozona per il terzo mese consecutivo, posizionandosi a 107,9 (da 108,0 di febbraio, il valore più elevato da aprile 2011). A livello paese, l’indice ESI è aumentato solamente in Germania (+0,9 punti), è rimasto pressoché stabile in Italia (-0,1) e nei Paesi Bassi (-0,3), mentre è calato in Spagna (-1,8) e Francia (-1,0).
Nella media del primo trimestre l’indice ha raggiunto il livello di 107,9, con un incremento di 1 punto rispetto al quarto del 2016 (106,9). Il livello raggiunto è compatibile con una crescita del PIL dell’Eurozona dello 0,7% nel primo trimestre dell’anno sull’ultimo del 2016 (quando aveva registrato +0,4%); un’accelerazione non ancora visibile nei dati effettivi (disponibili solo fino a gennaio).
La tenuta dell’indicatore ESI a marzo nell’Eurozona riflette, da un lato, la sostanziale stabilità della fiducia presso le imprese industriali e del commercio e l’incremento nelle imprese delle costruzioni (+0,2 punti) e, soprattutto, nelle famiglie (+1,2) e, dall’altro, il forte calo registrato nel settore dei servizi (-1,2 punti).
Il CSC
|
La fiducia delle imprese italiane continua a migliorare: in marzo l’indice composito di sentimento economico è aumentato per il terzo mese consecutivo, attestandosi a 105,1 (+ 0,8 punti su febbraio), sospinto dai rialzi nei servizi di mercato (+1,0 punti), nella manifattura (+0,7) e nel commercio al dettaglio (+0,3); si registra un calo, invece, nelle costruzioni (-0,3).
Il miglioramento nel manifatturiero (il quarto di fila) è da attribuirsi prevalentemente ai più favorevoli giudizi sugli ordini esteri (saldo a -4 da -8; invariato quello degli ordini interni) e sulla produzione corrente (saldo a -3 da -4). Sono migliorate le aspettative, in particolare quelle sull’andamento dell’economia italiana. A livello settoriale il più forte progresso della fiducia si è avuto tra i produttori di beni strumentali.
Tra i consumatori l’indice di fiducia è tornato ad aumentare dopo due mesi di peggioramento: +1,0 punti in marzo (-4,3 cumulato nei due mesi precedenti), a 107,6, con valutazioni più positive sul clima economico (+5,6 punti, dopo -3,4 in febbraio) e sul clima futuro (+1,7). In calo il saldo dei giudizi relativi al clima personale (-1,1 punti) e sostanzialmente stabili quelli sul clima corrente (-0,2). Le valutazioni sulle variabili strettamente connesse alle decisioni di spesa delle famiglie (situazione economica della famiglia e bilanci familiari) sono peggiorate per il secondo mese di fila. Ciò potrebbe determinare una maggiore parsimonia nella gestione delle spese familiari e un aumento del risparmio, frenando i consumi. Le preoccupazioni riguardanti la situazione economica dell’Italia, invece, sono in netta attenuazione dopo un picco in febbraio legato soprattutto alle incertezze politiche.
|
Nel mese di marzo l’indice IFO, che misura il sentiment delle imprese tedesche, è salito a 112,3 punti, da 111,1 punti in febbraio, ben al di sopra della media storica (101,9). Il risultato ha sorpreso gli analisti che stimavano una sostanziale tenuta dell’indice sui livelli raggiunti a febbraio.
Il balzo in avanti è stato determinato dal miglioramento sia della percezione della situazione corrente (il cui sottoindice in marzo è aumentato di 0,9 punti sul mese precedente, a 119,3) sia, soprattutto, delle aspettative (sottoindice a 105,7 da 104,2).
Il maggiore ottimismo è diffuso a tutti i settori, a eccezione del commercio all’ingrosso. In particolare, nella manifattura la quota di ottimisti ha raggiunto il livello più alto dal luglio 2011 (21,0 il saldo delle risposte, a fronte di 16,8 di febbraio), in linea con il miglioramento registrato a marzo dal PMI manifatturiero (59,6 da 59,3 in febbraio, livello più elevato da maggio 2011), che sintetizza le valutazioni dei direttori degli acquisti. Nel settore delle costruzioni l’indice ha ripreso a crescere a marzo (9,4 il saldo delle risposte a fronte di 7,8 di febbraio), grazie al miglioramento delle valutazioni sulla situazione corrente, il cui saldo ha raggiunto il livello più alto dal 1991.
Il CSC
|
L’indice PMI composito relativo all’Eurozona ha segnato un ulteriore incremento in marzo, a 56,7 (da 56,0 di febbraio; stima flash Markit), massimo da maggio 2011. Il livello medio dell’indice nel primo trimestre del 2017 è pari a 55,7, ben al di sopra di quello registrato nel quarto trimestre 2016 (53,9). Ciò è coerente con un’accelerazione della crescita del PIL intorno allo 0,7% nel primo trimestre del 2017 (dopo +0,4% nel quarto 2016), sebbene sulla traduzione completa degli incrementi dei dati qualitativi in termini reali pesino diverse incognite, tra cui l’incertezza politica.
Tra i settori si segnala il rafforzamento della tendenza espansiva sia nel manifatturiero (PMI a 56,2 in marzo, dopo 55,4 in febbraio) sia nei servizi (a 56,5, dopo 55,5). La robusta espansione del settore manifatturiero è stata favorita dall’accelerazione in Germania (PMI a 58,3 dopo 56,8) e in Francia (a 53,4 da 52,2).
Dal lato della domanda, l'indice relativo alla fiducia dei consumatori in marzo è aumentato di 1,4 punti (stima flash della Commissione Europea), posizionandosi a -5,0 punti da -6,2 di febbraio, ben al di sopra della media storica di -12,2.
Il CSC
Modified on by Francesca Sica C7549267-F57D-79A5-C125-6BE400537241
|
In febbraio le esportazioni italiane extra-UE hanno registrato una netta correzione all’ingiù (-4,7% in valore su gennaio), dopo tre mesi di significativi incrementi (+9,2% cumulato). La variazione acquisita nel primo trimestre 2017 è ampiamente positiva (+3,3%).
In particolare, in febbraio sono cadute le vendite extra-UE di energia (-17,0%) e beni strumentali (-9,0%), correggendo solo in parte i forti aumenti registrati in precedenza; sono diminuite più debolmente quelle di beni di consumo (-0,5%) e intermedi (-0,6%). Nella media degli ultimi tre mesi, comunque, tutti i principali comparti di beni sono in robusto aumento.
Tra i mercati di destinazione, si confermano in forte espansione Cina, Russia e Sud America; in crescita anche gli Stati Uniti, seppure a ritmi più bassi rispetto a gennaio; si accentua, invece, il calo delle vendite in Turchia e nei paesi OPEC. Le prospettive per l’export italiano restano ampiamente positive, grazie alla ripresa della domanda mondiale, specie di investimenti. Ciò è confermato dal miglioramento degli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri (PMI Markit e giudizi delle imprese ISTAT).
|
Il 2017 si candida ad essere l'anno spartiacque, quello della svolta globale, il primo dal 2011 in cui le previsioni potrebbero essere non solo confermate ma addirittura ritoccate all’insù. Lo slancio trae forza dalla sua coralità: vi contribuiscono, come non accadeva da anni, sia i paesi avanzati sia gli emergenti.
L’industria manifatturiera, la cui produzione è osservata un po’ ovunque in rapido aumento, è il volano; il commercio estero, che è tornato a espandersi con vigore, è la cinghia di trasmissione. Il legame forte tra il primo e il secondo sono gli investimenti.
Nell'Eurozona gli investimenti sono attesi in aumento sulla base dell’indicatore anticipatore CSC (al top da 8 anni e mezzo). Il grado di utilizzo degli impianti ha toccato l’83% nel trimestre in corso, il massimo storico.
In Italia prosegue la corsa dell'export e volano gli investimenti grazie alle misure incentivanti. Nel 2016 sono cresciuti del 7,6% gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto e a inizio 2017 si registrano ulteriori progressi. Ma la crescita resta ancora troppo lenta e il credito insufficiente. Su questo quadro sostanzialmente positivo e che fa ben sperare pesa però l'ombra lunga del rischio protezionismo.
Per maggiori dettagli vedi qui.
|
La BCE ha effettuato a marzo la quarta e ultima operazione T-LTRO2, prestando alle banche dell’Eurozona fondi per un totale di 233 miliardi di euro (di cui circa 63 miliardi a istituti italiani). Queste aste hanno durata di 4 anni, perciò tali risorse resteranno nei bilanci delle banche fino a marzo 2021, salvo rimborsi anticipati.
Le risorse fornite con le T-LTRO2 sono condizionate all’erogazione di credito. Il costo è pari a zero, o negativo (fino a un minimo di -0,40%) se le banche fanno effettivamente crescere i loro prestiti. Il loro obiettivo, appunto, è sostenere l’attività economica tramite il credito, accrescendo, nelle banche, disponibilità di risorse e incentivi a prestare.
L’ammontare erogato a marzo è molto maggiore rispetto alle aste di dicembre (62 miliardi) e settembre 2016 (45 miliardi). Inferiore, invece, rispetto alla prima asta realizzata a giugno 2016 (399 miliardi), quando però le banche avevano contestualmente restituito un consistente ammontare di risorse prese in prestito con la precedente serie di aste BCE (T-LTRO).
|
La produzione nelle costruzioni in Italia è diminuita del 3,8% in gennaio su dicembre, quando era aumentata dell’1,0% su novembre. Il dato congiunturale di gennaio risente negativamente dell’effetto statistico dovuto al diverso numero di giorni lavorativi (quest’anno due in più rispetto a gennaio 2016).
Il primo trimestre 2017 parte con un acquisito molto negativo (-2,5%), difficilmente annullabile a meno di forti incrementi dell’attività edile in febbraio e marzo. Nel quarto trimestre 2016 si era avuta una riduzione dello 0,9% congiunturale.
Le valutazioni degli imprenditori edili restano prudenti e non lasciano intravedere una chiara inversione di rotta rispetto all’andamento recente. L’indice di fiducia ISTAT è rimasto stabile a febbraio (123,9) su livelli poco superiori alla media del quarto trimestre 2016 (123,5). Sono migliorate le aspettative su ordini e piani di costruzione, sia rispetto a gennaio (saldo dei giudizi in progresso di 4 punti, a -3) sia rispetto a fine 2016; sono, però, peggiorati i giudizi sull’attività corrente (saldo a -32 da -31, -27 nel quarto trimestre). Inoltre è peggiorato l’indicatore relativo all’esistenza di ostacoli che limitano l’attività di costruzione.
|
|
In gennaio l’export italiano è aumentato, a prezzi costanti, dello 0,2% su dicembre (stime CSC). Rispetto alla media del 4° trimestre 2016, le vendite all’estero sono cresciute del 2,3%; ciò risulta da una forte espansione di quelle extra-Area euro (+4,1%) e una sostanziale stagnazione di quelle intra-Area (-0,2%). I paesi asiatici, tra cui Cina e Giappone, e gli Stati Uniti sono i mercati di destinazione più dinamici.
L’export è aumentato in tutte le principali categorie di beni: strumentali (+2,8% in gennaio sul 4° trimestre, anche grazie a transazioni straordinarie di mezzi di navigazione), intermedi (+1,5%) e di consumo (+0,5%). Continuerà a essere sostenuto dalla ripartenza della domanda mondiale di import, specie di beni di investimento.
Buone prospettive sono confermate dagli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri: nel primo bimestre 2017 la relativa componente PMI è salita a 55,1 (ai massimi da fine 2015; Markit) e il saldo dei giudizi delle imprese è aumentato di 3,2 punti rispetto all’ultimo quarto 2016 (ISTAT).
|
La FED ha deciso a marzo un nuovo rialzo di un quarto di punto dei tassi (a 0,75-1,00%), visto che la disoccupazione è bassa (4,7% a febbraio) e l’inflazione è risalita (+2,2% annuo la misura core a febbraio). Ha continuato a sottolineare che il sentiero dei prossimi rialzi sarà graduale e dipenderà dai dati in uscita: le minute di marzo indicano un consenso per portare i tassi a 1,25-1,50% entro fine anno e a 2,00-2,25% entro il prossimo. I mercati sono allineati con tale attesa: il future colloca il tasso interbancario a 1,59% a fine 2017 (da 1,15% a marzo) e a 2,10% a fine 2018. Quando la normalizzazione dei tassi sarà in fase più avanzata, la FED smetterà di reinvestire in titoli le somme incassate da quelli che giungono a scadenza; perciò, ancora per diversi mesi lo stock di titoli rimarrà ai valori elevati attuali (4.248 miliardi di dollari a marzo), frenando i tassi a lunga.
La BCE, invece, resta iper-espansiva. Ha tenuto i tassi invariati a marzo (-0,40% sui depositi e zero sui prestiti alle banche). L’Euribor a tre mesi è stabile in territorio negativo (-0,33%). Inoltre, il programma di acquisti di titoli (QE) proseguirà, come previsto, almeno fino a dicembre: 80 miliardi di euro mensili fino a marzo, 60 da aprile. Lo stock di titoli pubblici nel bilancio BCE è già salito a 1.419 miliardi di euro a febbraio (1.844 il totale). Un ulteriore prolungamento del QE potrebbe essere deciso se l’inflazione nell’Eurozona non mostrerà un aumento più robusto: è salita al +2,0% annuo a febbraio, ma la misura core è ferma al +0,9%.
La divergenza tra i tassi a breve USA e quelli dell’Eurozona, perciò, sta progressivamente crescendo: +1,48 punti percentuali a marzo tra i tassi interbancari a 3 mesi, da +0,38 punti nell’ottobre 2015, prima dell’inizio dei rialzi FED.
|
A febbraio 2017 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 101,0, con una variazione di +0,4 rispetto al mese di gennaio.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
Tabella Rivalutazione crediti lavoro_feb17.xls|Visualizza dettagli
|
A febbraio 2017 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 101,0.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2016, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,0077343.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
Tabella TFR_feb17.xls|Visualizza dettagli
|
La produzione industriale italiana mostra un'estrema volatilità tra fine 2016 e inizio 2017, dovuta soprattutto a fattori statistici legati agli effetti di calendario. Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dell’1,3% in febbraio su gennaio, quando c’è stata una diminuzione del 2,3% su dicembre, comunicata oggi dall’ISTAT. Il calo di gennaio è stato più profondo di quanto stimato dal CSC (-1,2%) e dal consenso (-0,6%) ed è in parte riconducibile anche a una correzione tecnica dopo il forte aumento dell’attività rilevato dall’ISTAT in dicembre (+1,4%).
L’arretramento di gennaio ha più che annullato la variazione ereditata da fine 2016 (il trascinamento statistico è pari a +1,5%), così nel primo trimestre dell’anno la produzione industriale registra un acquisito di -0,3% congiunturale. Nel quarto trimestre del 2016 si era avuto un progresso dell’1,1% sul terzo (rivisto al ribasso dal +1,3% comunicato il mese scorso).
Gli indicatori qualitativi continuano a mostrare anche a inizio 2017 un’intonazione positiva, che si riflette solo in parte nei dati effettivi. Le indagini PMI Markit puntano a una tendenza favorevole della produzione nei prossimi mesi: secondo i direttori degli acquisti gli ordini manifatturieri sono ulteriormente cresciuti in febbraio, a un ritmo più veloce rispetto a quello rilevato il mese precedente (indice a 56,2 da 53,8, valore massimo da dicembre 2015), grazie al contributo di entrambe le componenti della domanda. Quella interna, in particolare, mostra l’andamento migliore e dovrebbe sostenere l’attività nei mesi primaverili, come rileva anche il PMI dei servizi, risultato in forte salita a febbraio grazie ai robusti incrementi di produzione e ordini.
|
Nel 2017 prosegue la caduta dello stock di prestiti per le imprese italiane: -0,5% mensile a gennaio (pari a -4 miliardi di euro; dati destagionalizzati CSC). Si tratta di una nuova accelerazione del calo, dopo il -0,2% in media al mese registrato nel 2016 (-14 miliardi).
A gennaio si è registrata una riduzione dei crediti in sofferenza: 141 miliardi di euro, da 143 a dicembre. Un dato positivo, sebbene sia ormai dall’autunno 2015 che lo stock oscilla intorno a questi valori, da quando si è interrotto il trend crescente. La montagna di sofferenze tiene alta da anni l’avversione al rischio di credito delle banche, contribuendo a frenare i prestiti.
I tassi pagati dalle imprese sulle nuove operazioni restano ai minimi: 1,6% in media a gennaio, da 1,5% a dicembre. Le imprese di maggiori dimensioni pagano l’1,1%, quelle più piccole il 2,3%. Il costo basso, favorito dalla politica monetaria iper-espansiva della BCE, continua a stimolare la domanda di credito.
|