In novembre le esportazioni italiane verso i paesi extra-Ue sono aumentate, in valore, del 3,7% rispetto a ottobre (quando erano diminuite dell’1,7%). In espansione le vendite di beni di consumo, strumentali e intermedi; si sono ridotte, invece, quelle di energia, anche per effetto del calo del prezzo del petrolio (che è proseguito in dicembre).
Hanno registrato un incremento le importazioni italiane dai paesi extra-Ue (+1,1% su ottobre, dopo un -0,1%), che sono favorite dalla ripartenza dell’export. Eccetto l’energia, sono in crescita gli acquisti di tutte le tipologie di beni, soprattutto di quelli intermedi.
Tra i mercati di destinazione, si confermano in robusta espansione le vendite di beni italiani negli Stati Uniti. Registrano una performance positiva anche quelle verso il Giappone, la Cina e i paesi EDA (Economie Dinamiche Asiatiche: Tailandia, Malesia, Taiwan, Hong Kong, Singapore e Corea del Sud), segnalando un miglioramento della domanda asiatica. Le prospettive della domanda extra-Ue restano comunque deboli, soprattutto nei principali paesi produttori di commodity (Russia, Brasile e paesi OPEC).
Centro Studi

Torna a crescere l’export italiano extra-Ue in novembre |
Primo rialzo dei tassi USA, il sentiero futuro sarà molto gradualeLa FED ha deciso l’atteso primo rialzo del tasso ufficiale di interesse negli USA, portando la forchetta a 0,25%-0,50%, rispetto allo 0-0,25% che era rimasto in vigore per 7 anni, da fine 2008. La decisione è stata motivata con i notevoli progressi nel mercato del lavoro americano da inizio anno (creazione di nuovi posti e riduzione della disoccupazione) e con l’attesa che la dinamica dei prezzi inizierà dal 2016 ad avvicinarsi all’obiettivo del +2,0% annuo, raggiungendolo nel 2017. La Banca Centrale ha ribadito che il sentiero futuro per il tasso di interesse dipenderà dai dati economici in uscita e che, al momento, si attende che si tratterà di aumenti molto graduali. Il tasso resterà per molto tempo sotto il valore giudicato “normale”, di lungo periodo, dalla FED (3,5%). |
Ristagno degli scambi italiani con l’estero in ottobreIn ottobre le esportazioni italiane sono diminuite dello 0,3% a prezzi costanti rispetto a settembre, iniziando l’ultimo trimestre dell’anno con una variazione acquisita di -0,1% sul terzo. Le importazioni sono rimaste invariate in ottobre su settembre, con un +0,7% sul terzo trimestre. Si sono ridotte le vendite extra-Ue (-1,7% su settembre, -1,0% sul terzo trimestre), anche per la persistente debolezza delle economie emergenti; sono aumentate, invece, quelle nei paesi Ue (+0,8% su settembre e +0,7% sul terzo trimestre), segno che prosegue il recupero della domanda europea. In calo l’export in tutti i comparti (beni di consumo, intermedi e di investimento), a eccezione dell’energia. Al contrario, l’import è aumentato per ogni tipologia di beni, eccetto quelli energetici, segnalando una dinamica positiva della domanda interna. Gli indicatori qualitativi degli ordini esteri nel manifatturiero, PMI (Markit) e giudizi delle imprese (ISTAT), puntano a una crescita delle esportazioni italiane nell’ultima parte dell’anno, anche se hanno sovrastimato la loro performance effettiva negli ultimi mesi. |
A dicembre si rafforza la fiducia degli investitori tedeschiL'indice ZEW che misura il sentimento economico di investitori e analisti tedeschi è aumentato per la seconda volta consecutiva in dicembre (a 16,1 punti, da 10,4 in novembre), al di sopra delle attese del mercato (15). I dati confermano le indicazioni fornite in novembre sia dall’indice IFO sulla fiducia delle imprese, aumentato sensibilmente rispetto a ottobre (a 109 da 108,2), sia dagli indici di attività PMI, in crescita di 0,8 punti nel manifatturiero (a 52,9) e di 1,1 punti nei servizi (a 55,6). Il miglioramento delle prospettive economiche in Germania acquista particolare rilevanza se si considera l’attuale contesto economico e sociale del paese. Il maggiore ottimismo indica, infatti, che gli investitori hanno fiducia nella capacità dell’economia di superare le difficoltà legate al rallentamento delle economie emergenti, che si riflette marcatamente sulle esportazioni e frena l’espansione industriale, e alle forti tensioni sociali e politiche dovute all’afflusso dei rifugiati. Migliorano tra gli operatori anche i giudizi sull’economia dell’Eurozona per quel che riguarda sia la situazione corrente (da -10 a -9,6) sia, in particolare, quella futura (da 28,3 a 33,9). |
Marginale correzione dell’attività in novembre: -0,1% su ottobre
Il CSC rileva un calo della produzione industriale dello 0,1% in novembre su ottobre, quando c’è stato un progresso dello 0,5% su settembre, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel quarto trimestre 2015 la variazione congiunturale acquisita è di +0,5% (+0,4% nel terzo trimestre sul secondo).
Da quando è iniziata la risalita l’attività ha recuperato il 2,8%.
Il netto miglioramento delle indagini qualitative condotte, in novembre, presso le imprese manifatturiere suggerisce che l’indagine del CSC possa avere sottostimato l’andamento della produzione in quel mese. Secondo i direttori degli acquisti (indagine PMI Markit) l’attività, infatti, è aumentata ad un passo più veloce rispetto al mese precedente (indice a 56,8, +1,5 su ottobre); è, inoltre, più forte anche l’espansione degli ordini per il rafforzamento di entrambe le componenti della domanda: quella estera, in particolare, ha accelerato rispetto ad ottobre grazie alle maggiori commesse da USA, UK e Asia orientale.
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Non si ferma la caduta del credito, ma iniziano a calare le sofferenzeI prestiti erogati alle imprese italiane hanno registrato un ulteriore calo in ottobre (-0,4%), dopo essere rimasti fermi a settembre (dati destagionalizzati dal CSC). Rispetto a fine 2014 lo stock di prestiti si è ridotto dell’1,5%, pari a -12 miliardi di euro (-14,2% dal settembre 2011, -130 miliardi). Inoltre, la fase di discesa dei tassi di interesse pagati dalle imprese, lunga oltre un anno e mezzo, ha segnato una battuta d’arresto in ottobre: 1,9%, da 1,8% a settembre (3,5% nel febbraio 2014). In ottobre, però, per la prima volta da fine 2008, si è registrata una riduzione significativa dello stock di crediti in sofferenza accumulati nei bilanci delle banche italiane: 141,8 miliardi, da 143,5 a settembre. Ciò riflette, almeno in parte, i primi effetti delle misure varate a giugno (deducibilità fiscale in un anno delle perdite su crediti, velocizzazione delle procedure fallimentari), oltre che il proseguire del recupero dell’attività economica. La creazione, il 22 novembre, di una mini bad bank per quattro piccole banche in crisi (con 1,5 miliardi di sofferenze) contribuisce ad abbassare l’ammontare dei crediti deteriorati nei bilanci del sistema bancario, che al momento resta enorme. |
BCE: acquisti di titoli fino a marzo 2017, tasso sui depositi più negativoLa BCE, a fronte di un’inflazione persistentemente bassa nell’Eurozona e del rischio che si radichino pericolose attese al ribasso sui prezzi, ha deciso a dicembre una serie di ulteriori misure monetarie espansive. Aggiungendo che, se necessario, è pronta a nuovi interventi. Anzitutto, ha tagliato ancora il tasso sui depositi delle banche, portandolo a -0,30% (da -0,20%). Gli istituti, cioè, devono pagare di più per tenere liquidità presso la BCE. L’obiettivo è indurre le banche dell’Eurozona a ridurre il parcheggio di fondi a Francoforte (658 miliardi di euro) e utilizzarli, invece, per fare prestiti. Inoltre, la Banca Centrale ha esteso di 6 mesi la durata del programma di acquisto titoli, fino a marzo 2017, rispetto all’iniziale scadenza di settembre 2016. Il ritmo degli acquisti mensili, però, rimane invariato a 60 miliardi di euro. Infine, la BCE ha deciso di adottare, come già fa da tempo la FED, una politica di reinvestimento in titoli delle somme che incassa da quelli che man mano giungono a scadenza. Ciò consentirà, una volta cessati gli acquisti addizionali, di tenere invariato lo stock di titoli nel portafoglio BCE. |
PMI composito in novembre: prosegue la crescita dell’attività in Italia e in Europa
In novembre il PMI composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica complessiva nel manifatturiero e nel terziario) segnala espansione dell’attività al ritmo più rapido da agosto (54,3, +0,4 su ottobre). Nell’ultimo bimestre il valore dell’indice è poco superiore a quello registrato in media nei mesi estivi (54,1 da 54,0, massimo da inizio 2011).
Il dettaglio settoriale indica il proseguimento di una tendenza positiva della produzione sia nel manifatturiero, dove è giudicata in forte espansione (indice a 56,8, +1,5 punti su ottobre), sia nei servizi (stabile a 53,4). Nel terziario, in particolare, attività e nuovi ordini sono rimasti in area di crescita per il nono mese di fila ma sono meno positive le attese a un anno. È migliorato l’indicatore dell’occupazione, sopra la soglia neutrale di 50 per il secondo mese consecutivo, sospinto dall’aumento dell’attività.
Nell’Euroarea procede con maggiore slancio l’espansione nel terziario (54,2 da 53,9), grazie alla migliore dinamica di produzione, ordini e occupazione. Tra i principali paesi l’attività nei servizi accelera in Germania (55,2, massimo da otto mesi) e Spagna (56,2, al top da 3 mesi); frena in Francia (51,0, minimo da 3 mesi). Sono aumentate le pressioni deflazionistiche, con i prezzi di vendita ritenuti in calo per il secondo mese di fila.
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Giù l’occupazione in Italia in ottobre
Calo dell’occupazione in ottobre: gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano una contrazione mensile (-39mila unità, dopo le -45mila in settembre). Vengono azzerati i guadagni di luglio e agosto. Per questi due mesi i dati sono stati rivisti all’ingiù, tanto da attenuare la misura statistica delle ricadute positive dei provvedimenti adottati per il mercato del lavoro. La variazione acquisita per il 4° trimestre è di -0,2%.
Il numero di disoccupati è stato rivisto anch’esso all’ingiù (tanto da essere sotto i tre milioni fin da luglio) e si attesta all’11,5% della forza lavoro. Il progressivo calo del tasso di disoccupazione è dovuto a una contrazione della forza lavoro (-0,2% congiunturale in ottobre, dopo il -0,3% in settembre), segno che negli ultimi mesi è diminuita la fiducia sulla possibilità di trovare un impiego.
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