I risultati delle elezioni parlamentari nel Regno Unito forniscono una maggioranza assoluta di governo al paese, a sorpresa rispetto alle aspettative per un testa a testa tra conservatori e laburisti, che non avrebbe garantito la formazione di un governo stabile.
Quando lo scrutinio non è ancora ultimato in 4 collegi elettorali, i conservatori del premier in carica David Cameron hanno conquistato 327 seggi alla Camera dei Comuni, 2 in più della metà di quelli disponibili (650) e 23 in più rispetto alle elezioni del 2010. Il rinnovo della coalizione con i libdem, che hanno ottenuto solo 8 deputati (-48 rispetto al 2010) a questo punto potrebbe solo servire a rafforzare una maggioranza di governo già esistente.
Le elezioni tolgono, dunque, il velo di incertezza che minacciava il proseguimento della sostenuta ripresa dell’economia britannica e sanciscono una continuità di governo che premia la leadership che ha condotto il paese fuori dalla crisi, portandolo a crescere del 2,6% nel 2014, con un tasso di disoccupazione tornato ai livelli di metà 2008.
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L’indice composito di sentimento economico delle imprese è rimasto quasi invariato in maggio su aprile (-0,1 punti, a 102,0), quando era diminuito per la prima volta da novembre scorso. Si è attestato intorno ai valori più elevati dall’estate del 2008 e, nella media degli ultimi due mesi, 3,7 punti sopra ai livelli del primo trimestre.
Tra i comparti, l’indicatore di fiducia è aumentato solo nei servizi di mercato (+0,4 punti); è diminuito, invece, nelle costruzioni (-1,5), per il secondo mese consecutivo, e nel commercio al dettaglio (-1,6), soprattutto per il peggioramento delle attese su ordini e occupazione (in entrambi i settori). Tra le imprese manifatturiere si è avuta una modesta correzione (-0,5 punti) dopo otto mesi di crescita ininterrotta (+6,5 punti da agosto 2014 ad aprile 2015). Il calo mensile è dipeso da valutazioni meno favorevoli su ordini esteri (invariati quelli interni) e livelli di produzione; sono migliorate, invece, le attese su occupazione e produzione.
Tra i consumatori la fiducia è diminuita per il secondo mese consecutivo (-2,3 punti), soprattutto per il calo delle componenti relative al clima economico generale e al clima futuro. È peggiorato, ma in misura meno ampia, anche il clima personale, più legato alle decisioni di spesa delle famiglie. La tendenza positiva dell’indice di fiducia non risulta comunque compromessa dalla correzione degli ultimi due mesi: +0,3 punti in aprile-maggio sulla media del primo trimestre.
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Lo yen ha segnato oggi il cambio più basso da 8 anni contro il dollaro, oltre quota 123, e si dirige rapidamente verso il livello minimo dal 2002. La debolezza della valuta nipponica riflette la rinnovata forza del biglietto verde, sia per le notizie positive negli Stati Uniti derivanti da fiducia dei consumatori, ordini di beni capitali (al netto di difesa e aerei) e prezzi delle case sia per le recenti dichiarazioni della presidente Fed Yellen che alimentano le attese di un rialzo dei tassi entro l’anno.
La Bank of Japan in maggio ha confermato il suo programma di stimolo monetario. Dai verbali della riunione di aprile del board, pubblicati ieri, emerge che la maggioranza dei componenti ritiene che lo stimolo sia per ora sufficiente e dovrà essere mantenuto fino al raggiungimento dell’obiettivo dell’inflazione al 2%, ritenuto probabile nella seconda metà 2016, sulla base dell’ipotesi di un moderato aumento dei prezzi del petrolio.
L’andamento dello yen continua a favorire la Borsa di Tokio che ha chiuso stamattina la nona sessione positiva consecutiva, a 20.472,58 punti, toccando nuovi massimi da 15 anni.
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In marzo il commercio mondiale è rimasto sostanzialmente invariato (-0,1% in volume su febbraio); tale risultato è il combinato disposto di una crescita degli scambi dei paesi avanzati (+1,5%) e di una riduzione di quelli dei paesi emergenti (-1,7%).
Nel 2015 il commercio mondiale è partito con una pesante zavorra: nel primo trimestre si è ridotto dell’1,5% sul quarto 2014 (quando aveva registrato un +1,2%). Contrazione dovuta a una caduta degli scambi degli emergenti (-3,0%) e a una stagnazione di quelli degli avanzati (-0,1%). Dal lato dell’import, sono crollati gli acquisti degli emergenti (-4,3%), soprattutto di quelli asiatici (-7,2%), mentre sono cresciuti quelli degli avanzati (+1,1%). Dal lato dell’export, si sono ridotte le vendite sia dei paesi avanzati (-1,0) sia di quelli emergenti (-1,7%).
Incerte le prospettive. Sono fattori positivi la robusta crescita USA e la ripresa europea; negativi, invece, la persistente debolezza degli emergenti asiatici e le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e nell’Est Europa. Segnala stagnazione la componente ordini esteri del PMI globale (a 50,1 in aprile).
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In aprile le esportazioni italiane extra-UE sono diminuite, in valore, del 2,0% su marzo (quando erano cresciute del 2,2% su febbraio), mentre le importazioni hanno continuato ad aumentare (+1,5%, dopo +5,6%). Il calo dell’export è dovuto soprattutto alla caduta delle vendite di beni strumentali (-6,8%), che avevano registrato una forte crescita nel 1° trimestre (+4,0% rispetto al 4° 2014). In riduzione anche le esportazioni di energia (-5,4%); in aumento, invece, quelle di beni di consumo (+2,6%) e intermedi (+1,0%).
Nei primi quattro mesi del 2015 l’export extra-UE è comunque cresciuto del 2,9% rispetto ai precedenti quattro. In particolare, è aumentato verso gli Stati Uniti (+37,2% rispetto al primo quadrimestre 2014), la Turchia (+5,1%), l’OPEC (+4,9%) e l’Asean (+4,4%). Continuerà a essere sostenuto dall’euro debole, dalla robusta crescita USA e dal venir meno dell’effetto negativo dello shock petrolifero sui paesi esportatori di oil.
Buone prospettive per l’attività produttiva e, in particolare, per le esportazioni provengono dalla crescita dell’import di beni di investimento da parte delle imprese italiane, che ad aprile è aumentato del 7,5% rispetto a marzo.
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In Polonia il ballottaggio delle elezioni presidenziali si è concluso con la vittoria del 43enne euroscettico nazionalista Andrzej Duda del partito Diritto e Giustizia (PiS). Quando i risultati non sono ancora definitivi il presidente uscente Komorowski del partito liberale Piattaforma civica (PO), che ha guidato il paese dal 2007 verso una rapida crescita economica, ha ammesso la sconfitta.
Duda, che entrerà in carica in agosto, è sostenuto dagli ambienti più conservatori della chiesa polacca e durante la campagna elettorale non ha nascosto il suo euroscetticismo e, in particolare, la contrarietà all’entrata della Polonia nell’euro.
Qualunque sarà il risultato delle prossime elezioni parlamentari in ottobre, il percorso di riforme di Varsavia verso una maggiore integrazione nell’UE sembra ora più difficile: una vittoria del PiS rafforzerebbe ulteriormente la posizione antieuropeista, mentre nel caso di vittoria del PO il presidente Duda potrebbe comunque esercitare su qualsiasi riforma il diritto di veto, ribaltabile solo con una maggioranza di almeno i 3/5 dei voti.
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A maggio l’indice PMI composito dell’Eurozona, elaborato da Markit, pur restando abbondantemente sopra 50, la soglia che separa recessione da espansione, è diminuito per il secondo mese consecutivo (a 53,4 da 53,9 in aprile) segnalando un ulteriore rallentamento del ritmo di crescita dell’attività produttiva. In particolare, ha rallentato ulteriormente la Germania (a 52,8 da 54,1) ed è continuata, a ritmi modesti, l’espansione in Francia (a 51,0 da 50,6).
Tra i settori, ha sensibilmente rallentato il terziario (indice a 53,3 da 54,1), mentre ha riaccelerato, anche se solo leggermente, il manifatturiero (a 52,3 da 52,0). Sospinti dal cambio favorevole, gli ordini dall’estero nell’industria manifatturiera sono balzati a 53,0 (da 52,3), livello massimo da tredici mesi.
Seppur più lento che nei due mesi precedenti, il ritmo di espansione è stato comunque sufficiente a convincere le imprese ad assumere nuovo personale; segnale di maggiore ottimismo. Il sottoindice relativo all’occupazione è, infatti, salito a 52,3, il livello più elevato da maggio 2011.
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Il PIL nipponico è cresciuto nel 1° trimestre 2015 al tasso annualizzato del 2,4% (stima preliminare), al di sopra delle attese (consensus +1,5%) e accelerando rispetto agli ultimi tre mesi del 2014 (+1,1%). Il dettaglio dei contributi alla crescita è meno entusiasmante: 2 punti percentuali derivano dall’aumento delle scorte, mentre solo 1,3 originano da consumi e investimenti; le esportazioni nette hanno sottratto invece 0,7 punti percentuali alla crescita dell’economia. Il venir meno del contributo delle scorte coinciderà con un rallentamento del ritmo di crescita nel secondo trimestre.
La Borsa di Tokio ha reagito alla notizia toccando il picco da oltre quindici anni a 20.278 punti per poi chiudere appena al di sotto del massimo registrato il 23 aprile scorso. Lo yen si è indebolito ai minimi da un mese sul dollaro (121 yen per dollaro).
La performance positiva del PIL rende meno probabile un nuovo intervento di stimolo da parte della Bank of Japan nella riunione di venerdì, ma, con un’inflazione prevista a fine anno ancora al di sotto dell’obiettivo del 2%, un ulteriore allentamento della politica monetaria è atteso arrivare nella seconda parte del 2015.
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La produzione nelle costruzioni in Italia è risultata invariata in marzo su febbraio. Nel primo trimestre è aumentata dello 0,4% sul quarto 2014; si tratta del primo incremento dopo cinque cali consecutivi.
Il secondo trimestre eredita una variazione di -0,5% sul primo e secondo gli operatori del settore la tendenza è meno favorevole rispetto a quella rilevata a inizio d’anno.
L’indagine congiunturale condotta dall’ISTAT presso le imprese di costruzioni segnala, infatti, un calo della fiducia in aprile, dopo il forte rimbalzo registrato nel mese precedente: l’indice è diminuito di 2,7 punti, dopo +7,5 punti in marzo, ma rimane comunque intorno ai livelli più alti da fine 2008. Giudizi e attese su ordini e piani di costruzione sono stati parzialmente ridimensionati dopo i miglioramenti registrati nei tre mesi precedenti. Indicazioni analoghe vengono anche dall’indagine Markit sul settore edilizio italiano.
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In marzo l’export italiano è aumentato, a prezzi costanti, dell’1,7% su febbraio. Nel primo trimestre 2015 è cresciuto dell’1,4% sul quarto 2014. Hanno accelerato, in particolare, le vendite extra-UE (+3,0% trimestrale), con il dispiegarsi degli effetti favorevoli dell’euro debole; marginale, invece, l’incremento di quelle intra-UE (+0,2%). Sono aumentate, inoltre, le esportazioni di beni strumentali (+3,9%) e intermedi (+2,1%), mentre si sono ridotte quelle di beni di consumo (-0,9%) ed energetici (-4,9%).
In forte espansione le importazioni: +3,6% in marzo su febbraio e +4,0% nel primo trimestre sul quarto 2014. Segnale di una robusta ripresa della domanda interna.
Le esportazioni italiane sono attese accelerare nel secondo trimestre, anche grazie al rafforzamento della domanda europea e all’esaurirsi dell’effetto negativo dello shock petrolifero su quella dei paesi esportatori di oil. Lo confermano gli indicatori qualitativi degli ordini esteri nel manifatturiero: in aprile, in territorio fortemente espansivo il PMI (a 56,6) e ai massimi da novembre 2013 i giudizi delle imprese (saldo a -10).
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