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Sceso il gettito IRES nel 2014

Alessandro Fontana 103 Views

Le entrate tributarie del 2014 sono risultate in flessione di circa 3 miliardi di euro (-0,6%) conseguenza principalmenteight: black; border-bottom: black; border-left: black"> 10.617 10.950 333 3,1 Add. Comunale 3.889 4.159 270 6,9 IRAP 34.767 30.468 -4.299 -12,4 IMU comuni 15.706 16.529 823 5,2 TASI   4.607 4.607 100,0 Ruoli (incassi) 8.365 8.812 447 5,3 Poste correttive -31.151 -30.680 471 -1,5 Totale 466.826 463.792 -3.034 -0,6 Fonte: elaborazioni CSC su dati Ministero Economia e Finanze.

 

 

Segnali di ripresa in Italia, migliorano le condizioni monetarie ma per la competitività servono riforme

Manuela Marianera 90 Views

Le potenti spinte esterne hanno rimesso in moto l’Eurozona e l’Italia. Gli effetti di euro più debole, tassi ridotti e prezzo dimezzato del petrolio iniziano a essere ben visibili negli indicatori; alcuni dei quali sono al top da quattro anni.

La ripresa accelera man mano che quelle spinte aumentano la fiducia e modificano le decisioni di spesa. E si consolida attraverso la sua stessa diffusione (la coralità fa la forza) sia tra le nazioni dell’Area euro sia tra i territori e i settori dell’economia nazionale, dove aumenta la quota di quelli che registrano incrementi di produzione e fatturato, anche interno.

Il PIL italiano viaggia verso un +0,2% nel primo trimestre, stima negativamente influenzata dall’inciampo della produzione industriale a gennaio (che potrebbe, però, essere ribaltato a febbraio). L'occupazione ha dato segnali di ripartenza già nel 2014 e avanzerà in presa diretta con la congiuntura; ciò aiuterà le famiglie a liberarsi dall’incertezza causata dalla crisi.

Al di là della persistente restrizione del credito (ma ci sono timidi progressi), le condizioni finanziarie complessive sono molto migliorate, grazie a cambio, Borsa e tassi; la liquidità delle imprese è stata sostenuta dal pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione, che ha quasi compensato il calo dei prestiti bancari.

Il favorevole contesto non muta la posizione competitiva dell'Italia, perché è temporaneo e comune a tutta l’Eurozona; anzi, può evidenziarne le lacune se, essendo meglio sfruttato dai sistemi più dinamici, ampliasse il divario di performance con gli altri paesi. Anche perciò deve essere di sprone alle riforme.

Nel resto del Mondo, il rallentamento USA è passeggero e verrà superato in primavera perché legato più al meteo e agli scioperi nei porti che alla rivalutazione del dollaro. È invece duratura, perché programmatica, la frenata della Cina, che comunque continuerà a fornire il maggiore contributo alla crescita globale. Bene l’India, male il Brasile, malissimo la Russia.

Per maggiori dettagli si veda la Congiuntura Flash di marzo nella Libreria del CSC.

Ai massimi la fiducia delle imprese tedesche e francesi

Pasquale Capretta 114 Views

L’indice di fiducia IFO, basato su un’indagine tra circa 7.000 imprese del manifatturiero, delle costruzioni e del commercio, è salito per il quinto mese consecutivo, ai massimi da luglio 2014, a marzo (a 107,9 da 106,8 in febbraio), a conferma del ritmo sostenuto della crescita dell’economia tedesca nel primo trimestre 2015.

Gli imprenditori si sono mostrati più ottimisti sia sulla situazione economica corrente sia sulle prospettive di crescita per i prossimi sei mesi. Secondo i loro giudizi, la debolezza dell’euro, il calo dei prezzi energetici e il programma di acquisto di titoli da parte della BCE (QE) continueranno a sostenere l’espansione economica in Germania e nel resto dell’Eurozona per un certo periodo di tempo.

L’indice di fiducia INSEE delle imprese francesi è balzato di ben due punti, a 96, il livello più elevato da aprile 2012. Cala leggermente la fiducia tra le imprese industriali, con l’indice a 99, un punto in meno sia rispetto a febbraio sia rispetto alla media di lungo periodo. Risale quella nel commercio al dettaglio (a 104 da 101) e nei servizi (a 93 da 92).

Commercio mondiale: passo falso in gennaio ma restano positive le prospettive

Matteo Pignatti 108 Views

In gennaio il commercio mondiale è diminuito, in volume, dell’1,4% su dicembre, annullando l’aumento del mese precedente (+1,3%). Nella media degli ultimi tre mesi, comunque, la dinamica degli scambi globali resta positiva (+0,6% sui tre precedenti).
In particolare, nei paesi emergenti sono cadute le importazioni (-5,0% in gennaio su dicembre; -6,3% negli emergenti asiatici), mentre hanno tenute le esportazioni (-0,1%; -1,1% in quelli asiatici). Giù anche gli scambi internazionali degli Stati Uniti: -1,4% gli acquisti e -2,6% le vendite. Nell’Area euro ha accelerato l’import (+2,0%) mentre ha registrato una battuta d’arresto l’export (-1,1%).
La debolezza della domanda dei paesi emergenti sarà persistente, soprattutto a causa della frenata controllata dell’economia cinese. Si tratta di uno stop and go, invece, per il commercio estero USA, che è stato bloccato da scioperi portuali e meteo avverso. La dinamica delle esportazioni europee, infine, si rafforzerà con il pieno dispiegarsi degli effetti dell’euro debole.
Nel complesso, dunque, le prospettive restano positive; come confermato dalla componente ordini esteri del PMI globale, sostanzialmente stabile in febbraio sopra la soglia neutrale di 50 (a 50,9, da 51,0 in gennaio).

Forte espansione dell’export italiano extra-UE a febbraio

Cristina Pensa 103 Views

In febbraio le esportazioni italiane extra-UE sono aumentate, in valore, del 4,5% rispetto a gennaio (da -2,4%). Il rimbalzo è dovuto alla forte crescita delle vendite di beni strumentali (+13,7%); su anche le esportazioni di energia (+2,4%), giù quelle di beni di consumo e di prodotti intermedi (-1,5% entrambe).
In crescita anche le importazioni (+1,1%, da -0,4% in gennaio); al netto della componente energetica (-1,6%), l’aumento è pari al 2,0%. Hanno contribuito positivamente soprattutto gli acquisti di beni strumentali (+9,5%); in crescita quelli di beni di consumo (+0,5%), in riduzione quelli di prodotti intermedi (-0,4%).
I mercati di destinazione dell’export italiano più dinamici sono gli Stati Uniti (+49,3% tendenziale), grazie alla svalutazione dell’euro sul dollaro (-28% da marzo 2014 a marzo 2015) e alla robusta crescita della domanda interna, e in misura minore la Turchia (+10,7%) e l’OPEC (+6,6%). Il forte aumento delle vendite in questi mercati ha più che compensato il calo di quelle in alcuni paesi esportatori netti di petrolio, dove ha pesato la caduta delle quotazioni oil: -28,5% in Russia, anche a causa degli embarghi e della pessima situazione economica del paese, e -17,6% nel Mercosur.
Negli ultimi tre mesi (dicembre-febbraio) le esportazioni italiane extra-UE sono cresciute dell’1,5% rispetto ai tre precedenti. Continueranno a essere sostenute dall’aumento della competitività di prezzo dovuto all’euro meno forte.

Quasi 100 miliardi immessi nel sistema bancario dalla BCE

Ciro Rapacciuolo 115 Views

La BCE ha realizzato a marzo la terza operazione T-LTRO, prestando alle banche dell’Eurozona 97,8 miliardi di euro, con una durata di tre anni e mezzo. Un valore sopra le attese, che erano intorno a 50-60 miliardi. Gli istituti italiani dovrebbero avere ottenuto circa 32 miliardi, un terzo del totale.

Le operazioni T-LTRO vengono effettuate dalla BCE a cadenza trimestrale e con una durata decrescente (a partire da quattro anni). Le prime due aste, realizzate a settembre e dicembre 2014, avevano fornito alle banche dell’area 82,6 e 129,8 miliardi (di cui 23,3 e 26,5 agli istituti italiani). Il totale delle risorse immesse dalla BCE con le T-LTRO, quindi, è salito a 310,2 miliardi (di cui 81,8 prestati al sistema bancario italiano).

A partire da questa di marzo, le T-LTRO incorporano incentivi per le banche a usare le risorse per fare prestiti a imprese e famiglie, incluso l’obbligo di restituzione alla BCE in caso di mancato aumento del credito erogato. Nei prossimi mesi dovrebbero contribuire alla ripartenza dei prestiti. Fino a gennaio in Italia non si è registrata un’inversione di tendenza nei volumi di credito.

Prosegue in gennaio il recupero dell’attività nelle costruzioni in Italia: +1,0% su dicembre

Massimo Roda' 100 Views
La produzione nelle costruzioni è aumentata dell’1,0% in gennaio su dicembre, quando era rimbalzata del 2,6% su novembre (rivisto al rialzo dal +2,3% comunicato precedentemente). 
Nel primo trimestre 2015 la variazione congiunturale acquisita dell’attività è pari a +1,3%. Nel quarto trimestre la produzione edile era diminuita dello 0,6% sul terzo. 
L’indice di fiducia delle imprese di costruzioni registra una parziale correzione in febbraio (-0,8 punti in un mese), dopo il significativo miglioramento evidenziato in gennaio (+4,7 punti su dicembre). Nella media dei primi due mesi è superiore di 2,3 punti rispetto a quello del quarto trimestre 2014. Sono stabili da dicembre i giudizi sui piani di costruzione e, per il secondo mese di fila, sono più favorevoli le attese. 
Queste indicazioni prefigurano una possibile svolta positiva a inizio 2015, dopo un calo di attività che si protrae dal quarto trimestre 2013.
 

Ai massimi da febbraio 2014 l’ottimismo di analisti e investitori tedeschi

Pasquale Capretta 121 Views

L’indice ZEW  - che misura la fiducia degli analisti e degli operatori finanziari tedeschi - è aumentato per il quinto mese consecutivo a marzo portandosi a quota 54,8 (da 53,0), il livello più elevato da febbraio 2014 e ben al di sopra della media di lungo periodo (24,7). Migliorano, in particolare, i giudizi sulla situazione economica corrente (+9,6 punti, a 55,1). Sale, inoltre, significativamente, l’ottimismo degli operatori finanziari sulla condizione economica dell’Eurozona (+9,7 punti, a 62,4, sopra le attese che puntavano a 58,2).

L’economia tedesca è sostenuta dall’euro debole, dal calo dei prezzi energetici e dagli effetti del programma di quantitative easing (QE) recentemente avviato dalla BCE, di cui la Germania è il maggiore beneficiario. I dati sul mercato del lavoro confermano l’attuale momento positivo (tasso di disoccupazione al 6,5%, minimo dal 1991). Il calo dei prezzi della benzina e i forti aumenti salariali sosterranno ulteriormente i redditi delle famiglie e la fiducia.

In prospettiva, alcuni tra gli investitori tedeschi esprimono, però, qualche preoccupazione per i limitati progressi nella soluzione delle crisi russo-ucraina e del debito sovrano greco; mostrano, inoltre, alcuni timori anche per la creazione di un’eventuale bolla finanziaria come possibile effetto del QE.

In calo i prezzi industriali all’import, non solo quelli energetici

Ciro Rapacciuolo 101 Views

I prezzi dei prodotti industriali importati dalle imprese italiane sono in calo del 6,4% annuo a gennaio. In particolare, i beni energetici registrano una forte discesa (-27,8% annuo), sulla scia dei ribassi petroliferi. Si riducono anche i prezzi all’import dei beni di consumo (-0,7% annuo) e dei beni intermedi (-0,6%), ma rincarano quelli dei beni strumentali (+2,1% annuo; +0,1% l’indice totale al netto dell’energia).

Questa dinamica porta un beneficio netto all’economia italiana e favorirà la risalita di investimenti e consumi. I minori prezzi importati, infatti, sostengono i margini delle imprese, in calo da oltre un decennio. Inoltre, nell’attuale contesto di domanda debole, i ribassi accrescono anche il reddito disponibile in termini reali delle famiglie, dato che le imprese trasferiscono in parte tali riduzioni sui prezzi finali al consumo.

Il real brasiliano ai minimi da 11 anni per calo dei prezzi del petrolio, corruzione e incertezza politica

Alessandro Gambini 98 Views

Il real ha toccato questa settimana il livello minimo dal 2004 nei confronti del dollaro, superando la soglia dei 3,2 contro la valuta americana e segnando una perdita di valore superiore al 20% da inizio 2015. Sembrano al momento inefficaci i ripetuti tentativi della Banca centrale brasiliana di sostenere la divisa nazionale e contenere l’inflazione, che ha sfondato l’obiettivo massimo fissato al 6,5% sia in gennaio (7,1% annuo) sia in febbraio (7,7%).

La valuta brasiliana è caduta sotto la pressione degli investitori internazionali negli ultimi mesi perché il calo dei prezzi del petrolio e delle commodity ha aumentato l’avversione al rischio nei mercati internazionali e penalizzato le valute più deboli rispetto al dollaro. Inoltre, il real paga sul fronte interno l’importante scandalo di corruzione che ha coinvolto Petrobas, il principale produttore di petrolio del Brasile, provocando la sospensione sia di rilevanti progetti di investimento sia dei pagamenti di contratti già conclusi da parte della controllata statale.

L'incertezza è alimentata, infine, dal quadro macroeconomico stagnante e dalla politica economica del nuovo governo. Il 2014 si è chiuso con una crescita nulla del PIL e con il primo deficit primario di bilancio in più di dieci anni, mentre nel 2015 l’economia brasiliana è prevista tornare in recessione. La presidente Dilma Rousseff, a pochi mesi dalla sua rielezione, ha affermato la necessità di un importante piano di austerità e invitato pubblicamente i brasiliani a stringere la cinghia, scatenando di nuovo la protesta nelle strade delle più grandi città.

 

Esportazioni delle regioni italiane: Meridione e isole penalizzati dal crollo delle quotazioni oil

Cristina Pensa 103 Views

Nel quarto trimestre 2014 le esportazioni italiane sono aumentate in tutte le aree territoriali a eccezione di quelle dell’Italia meridionale e delle isole (-0,3% rispetto al terzo). L’incremento delle vendite all’estero del Nord-Est (+3,7%), del Centro (+1,6%) e del Nord-Ovest (+1,4%) ha determinato, comunque, un’accelerazione della dinamica dell’export complessivo (+2,1%, da -0,1%).
Nella media del 2014 le disparità geografiche si ampliano: le esportazioni del Nord-Est sono cresciute al tasso più elevato (+3,5% rispetto al 2013); seguono quelle del Centro (+3,0%) e, con uno scarto maggiore, del Nord-Ovest (+2,2%); le regioni meridionali e insulari, invece, hanno ridotto le vendite del 4,7%.
La diversa specializzazione settoriale delle aree territoriali spiega l’elevata variabilità della loro performance. Quasi il 26% dell’export delle regioni del Sud e delle isole è costituito da prodotti petroliferi raffinati, le cui vendite sono diminuite più del 14% nel 2014. A sostenere la crescita delle regioni del Nord è, invece, la quota elevata di vendite in macchinari e mezzi di trasporto, entrambi settori in crescita. La forte vocazione farmaceutica dell’Italia centrale, infine, ne ha determinato l’ottima performance.

Temporaneo il calo delle vendite al dettaglio negli USA

Pasquale Capretta 112 Views

Sono di nuovo calate a febbraio, contro ogni previsione e per il terzo mese consecutivo, le vendite al dettaglio negli USA (-0,6% in termini nominali su gennaio). Come nei due mesi precedenti, buona parte della contrazione va attribuita alle condizioni meteorologiche avverse, che hanno colpito molte zone del paese, e alle agitazioni sindacali che hanno bloccato le operazioni di carico e scarico delle merci nella gran parte dei porti della West Coast. Le difficoltà negli spostamenti e i ritardi nelle consegne hanno infatti indotto molti potenziali acquirenti a rinviare l'acquisto di prodotti, beni durevoli e auto in particolare.

Il calo sarà comunque temporaneo per il forte miglioramento del mercato del lavoro. L'occupazione nel settore non agricolo è cresciuta in media di oltre 200mila unità al mese negli ultimi dodici mesi (+295mila solo a febbraio). E si sta rapidamente riducendo il tasso di disoccupazione, al 5,5% della forza lavoro. Ciò farà aumentare il potere contrattuale dei lavoratori e rafforzerà il ritmo di crescita dei salari, che dal 2010 è ancorato intorno al 2% annuo.

Un imminente slancio dei salari trova conferma nelle opinioni dei Chief Operating Officers delle principali società americane, il 63% dei quali prevede di aumentarli di almeno il 3% annuo per attirare e mantenere lavoratori qualificati (indagine Duke University/CFO Magazine). Ciò farà salire la fiducia dei consumatori che, seppur in calo di 7,4 punti a febbraio, resta di 3 punti sopra la media di lungo periodo e sui livelli di settembre/ottobre 2007.

In leggero calo a gennaio la produzione nell’Eurozona; chiari, però, i segnali di una pronta ripresa già da febbraio

Pasquale Capretta 87 Views

La produzione industriale nell’Eurozona è scesa leggermente a gennaio (-0,1% su dicembre) dopo quattro mesi consecutivi di crescita. Su base annua, la produzione aumenta dell’1,2%, il tasso di crescita più elevato da luglio 2014. Il calo di gennaio ha interessato, in particolare, la produzione di beni di consumo durevoli (-2,2%) e di beni intermedi (-0,5%).

Tra gli stati membri, la produzione resta invariata in Germania e aumenta leggermente in Francia, paesi in cui si erano, però, registrati forti incrementi a dicembre (+1,2% e +1,5% rispettivamente). Anche in Italia, la contrazione di gennaio (-0,7%) era stata preceduta da due consecutivi aumenti in novembre (+0,3%) e dicembre (+0,4%).

Molti sono i segnali di una pronta ripresa dell’attività produttiva. A febbraio, l’indice PMI manifatturiero è rimasto in territorio espansivo (invariato a 52,1). Il calo dei prezzi dell’energia, il deprezzamento dell’euro e gli effetti del QE su tassi e prestiti contribuiranno al recupero di competitività delle imprese dell’area e a sostenerne una fiducia già in miglioramento (da -4,8 in gennaio a -4,7 in febbraio, secondo la Commissione europea).

Il recupero di potere d’acquisto incoraggia la domanda: a gennaio, sono aumentate, per il quarto mese consecutivo, le vendite al dettaglio (+1,1% in termini reali su dicembre). L’ulteriore diminuzione del numero dei senza lavoro (-140mila su dicembre, -544mila da luglio 2014) e il conseguente calo del tasso di disoccupazione (a 11,2%) rafforzeranno, inoltre, la fiducia tra i consumatori, già migliorata sensibilmente a febbraio (-6,7 da -8,5 in gennaio).

Cina: partenza fiacca nel 2015, politiche espansive in vista

Manuela Marianera 103 Views

 

I dati di produzione, vendite e investimenti cinesi di gennaio e febbraio deludono le attese. La produzione in gennaio-febbraio ha registrato un +6,8% annuo (da +7,9% in dicembre), la crescita minima dal 1995 cioè da quando esiste la serie (al netto della crisi del 2009). Le vendite al dettaglio hanno segnato un +10,7% (da +11,9%) e gli investimenti un +13,9% (da +15,0%). Inoltre continua il rallentamento già in atto del mercato immobiliare, con i nuovi progetti che segnano un -17,7% (-10,7% nel 2014) e le aree in costruzione che rallentano a +7,6% (+9,2% nel 2014). 

 

Tutto ciò deriva da una domanda interna debole, a causa di un rallentamento degli investimenti pubblici e degli effetti della politica anticorruzione del Governo (che si dovrebbe più correttamente tradurre dal cinese con “richiamo all’austerità”) che ha inciso enormemente nei mesi del capodanno lunare, il periodo dell’anno in cui si offrono più regali.

 

In questo quadro il Governo di sicuro allenterà ulteriormente le maglie della politica economica, anzitutto facilitando gli esborsi per i progetti d’investimento già in agenda. 

Nota del CSC n.7 nella libreria del CSC

Livio Romano 88 Views

La sezione Libreria del CSC è stata aggiornata con la Nota del CSC uscita sabato 7 Marzo

Attività in recupero a febbraio: +0,4% su gennaio

Massimo Roda' 97 Views

Il CSC stima un incremento della produzione industriale dello 0,4% in febbraio su gennaio quando c’è stato un calo dello 0,7% su dicembre, comunicato oggi dall’ISTAT1.

Il dato negativo di gennaio è stato inferiore alle stime CSC e a quelle di consenso (che puntavano a +0,2%) e si è mosso in direzione opposta rispetto a quanto segnalavano gli indicatori qualitativi e quantitativi disponibili (fiducia ISTAT, PMI Markit, immatricolazioni di auto). Il calo viene dopo due incrementi consecutivi dell’attività (+0,3% in novembre e +0,4% in dicembre) e potrebbe essere riconducibile, in parte, a un problema statistico legato al calendario: nella prima settimana di gennaio, infatti, erano possibili due ponti (venerdì 2 e lunedì 5) e i dati sui consumi elettrici dicono chiaramente che l’attività produttiva ne è stata negativamente influenzata. Un giorno di lavoro in meno nel mese comporta circa 3 punti percentuali di differenza sulla variazione rispetto a un anno prima; ma i programmi statistici di destagionalizzazione correggono solo per il numero di giornate lavorative del calendario ufficiale e non per i giorni effettivamente lavorati.

L’intonazione del trimestre rimane comunque positiva. In febbraio è possibile un rimbalzo dell’attività anche più forte di quello stimato. Nello stesso mese il PMI manifatturiero è salito di due punti, a 51,9 (massimo da luglio 2014), ben al di sopra delle attese che puntavano a 50,2. Tutte le componenti hanno mostrato significativi progressi: quella della produzione, in particolare, è aumentata di 2,9 punti (a 54,1, massimo da otto mesi); per la prima volta da ottobre scorso i nuovi ordini segnalano un incremento (51,2 da 47,8), che è stato sostenuto anche dalla domanda interna, sebbene quella estera sia in forte accelerazione rispetto al mese precedente (+2,3 punti, a 55,2).

 

Prestiti fermi a inizio 2015, continua a scendere il costo del credito

Ciro Rapacciuolo 99 Views

I prestiti alle imprese italiane sono rimasti invariati a gennaio, interrompendo la forte caduta registrata sul finire del 2014 (-0,8% a dicembre e -0,4% al mese in ottobre-novembre). L’offerta di credito bancario resta molto stretta, nonostante l’allentamento nel 4° trimestre dello scorso anno (Bank Lending Survey di Banca d’Italia).

Al netto del rimborso di debiti bancari effettuato dalle imprese grazie ai pagamenti PA di crediti commerciali scaduti (36,5 miliardi fino a gennaio), i prestiti risultano saliti marginalmente a inizio 2015 (+0,05%) e caduti meno nel 2014 (-0,2% in media al mese, contro -0,3%).

Il costo del credito per le imprese continua a scendere lentamente in Italia: 2,5% a gennaio sulle nuove erogazioni, da 2,6% a dicembre (era al 3,6% nel settembre 2013). Il calo proseguirà, sulla scia della riduzione dei tassi a lungo termine (il BTP decennale è all’1,28% a marzo, da 1,89% a inizio gennaio). Il minore costo contribuirà alla risalita della domanda di credito.

Oltre le aspettative la crescita dell’occupazione negli USA

Pasquale Capretta 101 Views

Continua a salire, e a ritmi più elevati delle attese, l’occupazione negli USA, dove a febbraio sono stati creati 295mila nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo. Si tratta del dodicesimo mese consecutivo di aumenti occupazionali al di sopra delle 200mila unità, il periodo più lungo dal 1994. Scende ai minimi da maggio 2008 il tasso di disoccupazione (a 5,5% da 5,7%).

Sono, in particolare, aumentati gli occupati nei servizi privati (+259mila), in linea con le indicazioni provenienti dal relativo indice ISM, che segnala un’ulteriore, seppur leggera, accelerazione dell’attività nel settore, già in forte espansione (a 56,9, da 56,7 di gennaio). Pressoché invariata è rimasta, invece, l’occupazione nel manifatturiero (+8mila nuovi posti), dove l’indice ISM (passato da 57,9 di ottobre 2014 all’attuale 52,9) ha rilevato un progressivo rallentamento della crescita dell’attività negli ultimi mesi.

Il moderato aumento delle retribuzioni (+0,1% i guadagni orari) indica che la saturazione del mercato del lavoro è ancora lontana. E ciò, anche per la bassa inflazione, non metterà alcuna pressione sulla FED per un rapido aumento dei tassi.

Calano gli ordini ma resta solida la crescita in Germania

Pasquale Capretta 103 Views

A gennaio, in Germania, gli ordini all’industria si sono ridotti del 3,9% rispetto a dicembre, un calo più forte delle attese e il più pesante da agosto 2014, quando si era nel pieno della crisi ucraina. La caduta ha interessato sia il mercato interno (-2,5%) sia, specialmente, quello estero (-4,8%), con il crollo, in particolare, degli ordini provenienti dai paesi partner dell’Eurozona (-9,0%).

Il dato negativo sugli ordini di gennaio sconta, almeno parzialmente, il balzo da essi registrato a dicembre (+4,4%) ed è in contrasto con l’andamento di altri indicatori più recenti, dai quali scaturisce, invece, un quadro complessivamente positivo dell’economia tedesca. A febbraio, l’indice PMI composito è aumentato di 0,4 punti rispetto a gennaio, segnalando un’accelerazione dell’attività sia nel manifatturiero (51,1 da 50,9) sia, specialmente, nei servizi dove l’espansione prosegue ai ritmi più rapidi degli ultimi 5 mesi (54,9 da 50,0).

A gennaio è ulteriormente aumentata l’occupazione (+41mila unità rispetto a dicembre, +412mila rispetto a gennaio 2014) ed è di nuovo sceso il numero dei disoccupati; il tasso di disoccupazione, fermo al 6,5%, è ai minimi dal 1991 e il più basso dell’Eurozona. Ciò, insieme a sostanziosi aumenti retributivi e al calo del prezzo della benzina, continuerà a sostenere la fiducia e i consumi. Come, peraltro, confermato dall’aumento a gennaio, per il quarto mese consecutivo, delle vendite al dettaglio (+2,9% rispetto a dicembre, +5,3% annuo).

Conti nazionali italiani: nel 4° trimestre 2014 PIL piatto ma investimenti in recupero

Massimo Roda' 109 Views
Il Pil italiano si è stabilizzato nel quarto trimestre 2014, dopo un modesto arretramento nel terzo (-0,1%). Sulla base dei nuovi profili non si ha un incremento dal terzo trimestre 2013 e la distanza rispetto al picco pre-crisi (1° trimestre 2008) è del 9,6%.
Dal lato della domanda vi sono alcune indicazioni positive. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,2%, dopo cinque trimestri consecutivi in calo. Tra le componenti, il sostegno principale è venuto dagli investimenti in mezzi di trasporto (+7,7%, ma sono molto oscillanti); è tornata positiva - per la prima volta dall’estate del 2013 - la variazione della spesa in macchinari (+0,2%) mentre quella in costruzioni ha registrato il 19° arretramento trimestrale consecutivo (-0,6%, il meno marcato dell’ultimo anno). I consumi delle famiglie sono avanzati, in misura marginale, per il 6° trimestre di fila (+0,1% congiunturale, +0,8% cumulato). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativa accelerazione la crescita delle esportazioni (+1,6% da +0,4% nel terzo), mentre ha rallentato il recupero delle importazioni (+0,3% dal +0,7%).
La variazione delle scorte ha sottratto ben 0,6 punti alla crescita del PIL nel 4° trimestre, annullando interamente il supporto della domanda finale interna (+0,2 punti) e della domanda estera netta (+0,4). Un contributo negativo delle scorte, meno ampio, si era avuto anche nei due precedenti trimestri. È probabile all’inizio del 2015 un’inversione della dinamica del ciclo delle scorte - coerente con il riavvio della ripresa - che darà sostegno alla ripartenza del PIL. L’ulteriore aumento della domanda - sia interna sia estera - evidente nei dati dei primi mesi dell’anno, e l’allentamento della morsa del credito (fattore che ha contribuito a frenare il finanziamento del magazzino da parte delle imprese) favoriranno tale inversione.

La Cina abbassa l’obiettivo di crescita a “circa il 7%”

Alessandro Gambini 101 Views

La Cina ha fissato per il 2015 l'obiettivo di crescita economica intorno al 7%, il più basso dal 1999 (l’anno scorso era al 7,5% e il PIL è cresciuto del 7,4%). Alla riunione annuale del parlamento cinese il premier Li Keqiang ha detto che la politica fiscale rimarrà proattiva, la politica monetaria prudente e il tasso di cambio sarà mantenuto a un livello ragionevole ed equilibrato.

Il governo si impegna a mettere in campo misure che supportino la crescita nel lungo termine, riformando il sistema di bilancio delle amministrazioni locali, incentivando i consumi privati e rafforzando la sicurezza sociale, e a continuare la lotta contro gli effetti collaterali dell'espansione travolgente del paese che negli ultimi anni ha stimolato la corruzione, alimentato il debito di amministrazioni pubbliche e grandi imprese statali e danneggiato l'ambiente. I fattori contrari allo sviluppo nel breve periodo sono indicati nella forte frenata del settore immobiliare, nella capacità industriale in eccesso e non ultimo nel marcato rallentamento dei prezzi, che ha indotto la Banca popolare cinese al secondo taglio del tasso di interesse ufficiale in tre mesi nello scorso fine settimana (meno 25 punti base, a 5,35%).

Con l'obiettivo di circa il 7%, che è coerente con le previsioni per un’espansione del 6,8% secondo il Fondo monetario internazionale e del 7,1% secondo la Banca mondiale, la Cina è tra i paesi del G-20 il secondo con la crescita più rapida del PIL dopo l’India (prevista crescere all’8% nel 2015) e soprattutto quello che fornisce il più elevato contributo alla crescita del PIL mondiale (30% nel 2015 secondo le stime dell'FMI).

 

In India nuovo allentamento monetario e fiducia nei piani del Governo

Alessandro Gambini 101 Views

La Banca centrale indiana ha abbassato, a sorpresa, per la seconda volta dall’inizio dell’anno il tasso ufficiale di riferimento, che è sceso con effetto immediato di 25 punti base al 7,5%. Dal comunicato ufficiale emerge come il persistente sottoutilizzo della capacità produttiva e gli ancora deboli indicatori relativi a produzione e domanda di credito hanno convinto l’autorità monetaria ad anticipare le proprie mosse e utilizzare i margini di manovra offerti dai dati sull’inflazione.

La dinamica dei prezzi al consumo è scesa dai livelli a due cifre di fine 2013 al 5,1% annuo in gennaio a un ritmo più veloce di quanto atteso, grazie al calo del prezzo dei beni petroliferi e all’effetto sui prezzi all’import del recente apprezzamento della rupia. Da marzo l’obiettivo primario è solo la stabilità dei prezzi, essendo il target d’inflazione stato fissato al 4% con una banda di oscillazione di due punti (quindi tra il 2% e il 6%).

La Banca centrale ha anche giudicato positivamente il potenziamento, previsto nel budget di bilancio 2015/16 approvato dal Governo, della carente rete logistica e infrastrutturale, che aiuterà a contenere i costi di trasporto, e quindi anche i prezzi alimentari. La spesa in opere pubblica passerà dall’11% al 14% della spesa complessiva e aumenterà del 25% rispetto al bilancio precedente. Altre riforme a favore della crescita, come il taglio dell’imposta sugli utili d’impresa dal 30% al 25% in quattro anni, sono state giudicate positive e compatibili con un equilibrato piano di consolidamento del bilancio pubblico.

 

Italia: il PMI composito segnala debole espansione; indicazioni positive vengono da immatricolazioni di auto

Massimo Roda' 109 Views
In febbraio il PMI composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica nel manifatturiero e nel terziario) segnala una lieve decelerazione dell’attività rispetto a gennaio (51,0 da 51,2), ma rimane in territorio espansivo e indica un’accelerazione rispetto a fine anno (51,1 nel bimestre da 50,3 nel quarto trimestre 2014).
Al miglioramento del PMI manifatturiero (51,9 da 49,9) si è associato un calo dell’indice nel terziario, che segnala una sostanziale stagnazione dell'attività dopo il marginale incremento rilevato in gennaio: a 50,0 da 51,2, al di sotto delle attese che puntavano a 51,8; nella media dei primi due mesi il livello è comunque in linea con quello del quarto 2014 (50,6 da 50,7). Tra le componenti, i nuovi affari segnalano un lieve arretramento, meno forte di quello registrato in gennaio; sono stati, invece, rilevati incrementi occupazionali per la prima volta da maggio 2011 (il relativo indice è a 50,2 da 47,4). Tali indicazioni mostrano nel complesso una debolezza della domanda interna. 
Tuttavia, valutazioni più positive vengono dal forte miglioramento della fiducia dei consumatori in febbraio (l’indice è salito di 6,5 punti in un mese, fonte ISTAT) e dalle immatricolazioni di auto che sono aumentate dell’1,4% su gennaio, quando erano avanzate del 9,9% su dicembre (+7,0% nel bimestre sul quarto 2014). Ciò suggerisce il proseguimento di una dinamica favorevole della spesa delle famiglie anche nel trimestre in corso.
Il CSC

Il fabbisogno della PA nel 2014

Alessandro Fontana 96 Views

Il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche nel 2014 è stato pari a 65,8 miliardi, 11,2 miliardi in meno di quello registrato nel 2013. Tenendo conto delle dismissioni mobiliari effettuate (che riducono il fabbisogno) dei prestiti ai paesi membri dell'Unione monetaria, dei contributi ai fondi salva stati (EFSF e ESM; che aumentano il fabbisogno), del pagamento dei debiti alle imprese (che accrescono il fabbisogno) e delle altre operazioni straordinarie, il fabbisogno risulta sensibilmente maggiore dell'anno precedente per circa 8 miliardi.

 

Fabbisogno delle amministrazioni pubbliche
(Periodo gennaio-dicembre; milioni di euro)
  2013 2014
Fabbisogno PA 77.038 65.815
(+) Dismissioni 1.877 3.328
(-) Prestiti a EFSF e paesi membri 7.224 1.842
(-) Contributi a ESM 5.732 2.866
(-) Pagamenti debiti alle imprese 17.800 14.700
(+) Altre operazioni straordinarie -3.600 3.000
Fabbisogno al netto delle operazioni straordinarie 44.559 52.735
Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d'Italia.    

 

In aumento le entrate tributarie nel 2014

Alessandro Fontana 103 Views

Le entrate tributarie nei primi 11 mesi del 2014 sono aumentate, nel complesso, di 2,5 miliardi di euro (+0,7%) rispetto allo stesso periodo del 2013. Buona parte dell'aumento è concentrato sulle entrate degli enti territoriali (+5,3% rispetto al 2013 pari a 2,3 miliardi in più) e in particolare sull'IMU comunale. In diminuzione il gettito IRAP (-1,7 miliardi), IRES (-2,6 miliardi) e IRPEF (-1,7 miliardi). In aumento il gettito delle imposte indirette e in particolare dell'IVA (+1,7 miliardi). In riduzione le poste correttive.

er-bottom: black; border-left: black"> Add. Regionale 9.761 10.058 297 3 Add. Comunale 3.567 3.814 247 6,9 IRAP 22.180 20.465 -1.715 -7,7 IMU comuni 7.712 8.765 1.053 13,7 Ruoli (incassi) 6.431 7.423 992 15,4 Poste correttive -27.639 -27.219 420 1,5 Totale 377.498 379.960 2.462 0,7 Fonte: elaborazioni CSC su dati Ministero Economia e Finanze.

I conti pubblici 2014

Alessandro Fontana 100 Views

I dati diffusi ieri dall'ISTAT sui conti pubblici mostrano che i deficit pubblico nel 2014 è stato pari al 3,0% del PIL (dal 2,9% del 2013), quindi entro i paletti europei (in linea con le previsioni di dicembre scorso del CSC).

Rispetto al 201dowtext; border-left: windowtext"> 48,1               Saldo corrente 1.204 2.718     Indebitamento netto -47.455 -49.015     (In % del PIL) -2,9 -3,0     Saldo primario 30.487 25.942     (In % del PIL) 1,9 1,6     Pressione fiscale 43,4 43,5    

Prosegue il recupero dell’attività in febbraio: +0,2% su gennaio

Massimo Roda' 86 Views

  Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dello 0,2% in febbraio su gennaio, quando è stato stimato un aumento dello 0,2% su dicembre1.

  La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è avanzata in febbraio dell’1,2% rispetto a febbraio del 2014; in gennaio si era avuto un progresso dello 0,3% sullo stesso mese dell’anno scorso.

 Gli ordini in volume hanno registrato in febbraio una crescita dello 0,6% sul mese precedente (+0,8% su febbraio 2014). In gennaio erano aumentati dello 0,5% su dicembre (-0,4% sui dodici mesi).

  Nel primo trimestre 2015 si ha una variazione acquisita della produzione industriale di +0,7%. Nel quarto 2014 si era avuto un calo dello 0,1% congiunturale.

  La fiducia nel manifatturiero (indagine ISTAT) delinea un miglioramento delle condizioni nel settore: in febbraio il saldo dei giudizi sui livelli di produzione è aumentato per il secondo mese consecutivo (-18 da -19); quello sugli ordini totali è salito ai massimi da luglio 2011 (-20 da -23), grazie soprattutto al significativo contributo della domanda interna; sono più positive anche le attese di ordini e produzione.

 

Occupazione in Italia: stabile in gennaio, come già in chiusura 2014, dopo il miglioramento nei primi tre quarti dell’anno

Francesca Mazzolari 84 Views

Gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano in gennaio una sostanziale stabilità rispetto a dicembre (+11mila unità). Per i prossimi mesi ci si attende che le nuove norme sul contratto a tutele crescenti (in vigore da oggi), aggiungendosi all’impulso esercitato dagli sgravi contributivi validi da gennaio, sosterranno le assunzioni a tempo indeterminato.
Sulla base dei dati storici diffusi il 2 marzo 2015 e ricalcolati usando una ricostruzione aggiornata delle serie di popolazione, si rileva che l’occupazione è cresciuta nei primi tre trimestri del 2014 (+125mila unità da fine 2013) e rimasta stabile nell’ultimo quarto. Le serie storiche aggiornate, quindi, danno un quadro più roseo rispetto a quelle disponibili fino al mese scorso, che segnalavano per il 2014 solo una stabilizzazione degli occupati a livello nazionale.
La disaggregazione dei dati trimestrali per macroaree mostra che il miglioramento dell’occupazione nei primi tre quarti del 2014 si è registrato al Nord (+0,5% tra fine 2013 e fine 2014, +53mila unità) e al Centro (+1,4%, pari a +65mila unità), più rapidi a rispondere ai cambiamenti congiunturali. Al Sud, che tradizionalmente reagisce con ritardo al ciclo economico, l’occupazione è rimasta sostanzialmente piatta nel corso del 2014 (+0,1%, +4mila unità).
La disaggregazione per settore di attività indica che nel 2014 il numero di persone occupate è cresciuto nell’industria in senso stretto (+1,5%), anche nel quarto trimestre (+0,5% sul terzo), mentre nelle costruzioni il calo occupazionale non si è ancora esaurito, anzi si è accentuato a fine anno (-3,1% congiunturale, -6,2% sul quarto 2013). Nei servizi si è registrato un progressivo, seppur lento miglioramento lungo tutto il 2014 (+0,9 nel quarto trimestre rispetto a un anno prima).
Il tasso di disoccupazione è sceso in gennaio al 12,6%, dal 13,0% del quarto trimestre, tornando sui livelli di inizio 2014. A fronte del miglioramento dell’occupazione, la crescita del tasso di disoccupazione lo scorso anno è stata totalmente ascrivibile a una forza lavoro in espansione, segno di diffusione di una percezione di maggiore probabilità di trovare un lavoro.
Tasso di disoccupazione su livelli elevati ma in calo anche nella media dell’Eurozona (in gennaio all’11,2%, dall’11,4% nel quarto trimestre); ancora altissimo in Spagna (23,4%), seppur in progressiva riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,3%); pressoché fermo in Francia (10,2%), ai minimi in Germania (4,7%). 

PMI manifatturiero: accelerazione in Italia e crescita stabile - ma su bassi ritmi - nell’Euroarea

Massimo Roda' 88 Views
In febbraio l’indicatore PMI del manifatturiero italiano è tornato in territorio espansivo (>50) per la prima volta dopo cinque mesi: l’indice complessivo è salito di due punti, a 51,9 (massimo da luglio 2014), ben al di sopra delle attese che puntavano a 50,2. Nella media gennaio-febbraio il livello è di 50,9 da 48,8 nel quarto trimestre 2014.
Tutte le componenti hanno mostrato significativi progressi: l’indice della produzione è salito di 2,9 punti (a 54,1, massimo da otto mesi), per il secondo mese in area di espansione; per la prima volta da ottobre scorso i nuovi ordini segnalano un incremento (51,2 da 47,8), che è stato sostenuto da entrambe le componenti, con quella estera in forte accelerazione rispetto al mese scorso (+2,3 punti, a 55,2); secondo i responsabili degli acquisti, tale dinamica è spiegata dalla  minore forza dell’euro e dalla più robusta domanda proveniente dal resto d’Europa. Sono migliorate anche le valutazioni relative al mercato del lavoro.
La dinamica tracciata dal PMI manifatturiero per l’Italia è in linea con le stime CSC di un recupero della produzione industriale a inizio d’anno e conferma la svolta positiva del ciclo nel primo trimestre.
Nel complesso dell’Euroarea il PMI manifatturiero è rimasto stabile rispetto a gennaio (51,0), un livello coerente con una dinamica fiacca ma positiva dell’attività nel trimestre invernale. Invariato anche il ritmo di crescita della produzione, mentre si è avuta una modesta accelerazione degli ordini totali, guidata da quelli esteri. 
Diversa la dinamica tra le principali economie europee. In Germania il PMI manifatturiero è migliorato di 0,2 punti (a 51,1), con debole incremento della produzione, sostenuto dal progresso degli ordini totali (specie quelli esteri). In Francia sono tornate a peggiorare le condizioni nel settore: il PMI manifatturiero è sceso a 47,6 (-1,6 punti da gennaio) e si è accentuata la contrazione di produzione e nuovi ordini totali.
 

Prezzi ancora in riduzione nell’Eurozona, dinamica core stabile

Ciro Rapacciuolo 107 Views

I prezzi al consumo nell’Eurozona continuano a registrare una variazione annua negativa (-0,3% a febbraio), anche se meno accentuata di quella di gennaio (-0,6%). Un andamento molto simile a quello in Italia (-0,2% annuo, da -0,6%). Resta enorme la distanza dall’obiettivo della BCE (poco sotto il +2,0%).

Come in Italia, anche nella media dell’Area si riducono i prezzi energetici (-7,9% annuo, da -9,3%) e tornano a crescere quelli alimentari (+0,5% da -0,1%). Escluse tali due componenti dei prezzi, la dinamica core è stabile al +0,6% annuo.