In dicembre l’export italiano extra-UE in valore è aumentato del 3,2% rispetto a novembre; tutti i raggruppamenti di beni sono risultati in crescita; particolarmente forte l’incremento delle vendite di prodotti intermedi (+5,1%). In riduzione, invece, le importazioni dall’extra-UE (-3,7%), contrazione fortemente influenzata dal crollo degli acquisti energetici (-10,3%; -1,1% l’import al netto dell’energia).
Acquisisce forza sulla dinamica dell’export l’aumento di competitività dovuto alla svalutazione dell’euro, iniziata in aprile e tuttora in corso: nel quarto trimestre la crescita delle vendite extra-UE ha accelerato (+1,8% sul terzo trimestre, da +0,8%).
I mercati di destinazione più dinamici sono stati i paesi del Sud-est asiatico e gli Stati Uniti. La robusta crescita della domanda interna statunitense e il forte deprezzamento dell’euro sul dollaro (-16,7% da maggio) continueranno a sostenere l’export italiano.
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La produzione nelle costruzioni è calata del 4,5% in novembre su ottobre, quando si era avuto un rimbalzo del 3,2% congiunturale.
Le avverse condizioni meteorologiche (nel mese si sono registrati valori eccezionali di precipitazioni, soprattutto nel Centro-Nord Italia) hanno contribuito a determinare la brusca riduzione mensile.
Nel quarto trimestre la variazione congiunturale acquisita è di -2,0% sul terzo, quando era arretrata dell’1,6% sul secondo. Si tratta del quinto calo trimestrale consecutivo (-10,9% cumulato).
L’indagine sulla fiducia rilevata dall’ISTAT presso le imprese di costruzioni segnala un peggioramento in dicembre, dopo quello di novembre, e non lascia intravedere un'inversione di tendenza per il trimestre in corso: l’indice generale è calato di 1,4 punti rispetto a novembre (quando era sceso di 3,4 su ottobre) e si è attestato sui livelli più bassi da giugno 2013; sono peggiorati giudizi e attese su ordini e piani di costruzione.
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Continua, e a ritmi più rapidi del previsto, per il diciannovesimo mese consecutivo, l’espansione dell’economia dell’Eurozona. A gennaio, l’indice PMI composito, di manifatturiero e servizi, è salito di 0,8 punti, a 52,2, il livello più elevato degli ultimi cinque mesi. L’attività accelera sia nel manifatturiero (51,0 da 50,6) sia nei servizi (52,3 da 51,6) e si riflette anche sull’occupazione, che registra l’espansione mensile più rilevante dallo scorso luglio.
Forti restano, tuttavia, le divergenze tra i vari paesi: accelera la Germania (52,6 da 52,0); si accentua la contrazione della Francia (49,5 da 49,7), dove, però, si attenua la caduta nel manifatturiero (49,3 da 45,6). Il fatto che la dinamica in entrambi i due principali paesi dell'Eurozona è peggiore della media implica che il resto, e probabilmente anche l'Italia, sia andato meglio.
Calano fortemente sia i prezzi di acquisto, per il crollo dei prezzi energetici, riducendo significativamente i costi per le imprese, sia i prezzi di vendita, per una domanda ancora debole che spinge a trasferire rapidamente sui listini la diminuzione dei costi.
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Sale a gennaio, per il terzo mese consecutivo, l’indice ZEW di fiducia delle imprese tedesche. L’aumento di 13,5 punti è ben superiore alle attese e porta l’indice a 48,4, il livello più elevato da febbraio 2014 (24,5 la media di lungo periodo). Aumenta, tra gli operatori finanziari tedeschi, di 13,4 punti, anche l’ottimismo sulla situazione economica dell’Eurozona.
Gli operatori non hanno dato peso né alle imminenti elezioni greche e né al repentino sganciamento del franco svizzero dall'euro. Cruciale è, invece, risultato il sostegno alla fiducia del crollo del prezzo del petrolio e del deprezzamento dell’euro per gli effetti positivi che entrambi esplicheranno sulla crescita dell’economia tedesca e dell’Eurozona. L’atteso QE da parte della BCE ha, inoltre, rafforzato la convinzione di una prolungata debolezza del cambio e le attese di crescita delle esportazioni e del manifatturiero.
Il miglioramento della fiducia convalida la previsione di accelerazione dell'economia tedesca nei prossimi mesi.
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Nel terzo trimestre 2014 è continuata la discesa dei prezzi delle abitazioni, seppure a ritmi più lenti: -0,5% rispetto al trimestre precedente, da -0,7% nel secondo e -1,0% nel primo. In aumento per la prima volta da due anni le quotazioni delle abitazioni nuove (+0,7%), ancora in calo i prezzi di quelle esistenti (-0,7%).
Tornano a segnare variazioni positive le compravendite di unità immobiliari residenziali (+4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) dopo quasi tre anni (a eccezione di un incremento a inizio 2014 dovuto soprattutto alla riduzione dell’imposta di registro).
Restano negative, però, le attese sulla dinamica dei prezzi (indagine Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate e Tecnoborsa). Le quotazioni immobiliari, peraltro, risultano ancora del 3,1% sopra la media di lungo periodo (in rapporto al reddito disponibile pro-capite, che misura la capacità di spesa delle famiglie).
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Continua poderosa la creazione di nuovi posti di lavoro negli USA. A dicembre, l’occupazione nel settore non agricolo è aumentata di altre 252mila unità, dopo il balzo di 353mila registrato a novembre. Nel corso del 2014, il numero di posti di lavoro creati, in media, negli USA è stato di ben 246mila al mese, il più elevato dal 1999. Anche per il contemporaneo calo della forza lavoro (-0,2%), il tasso di disoccupazione è così sceso al 5,6%, il limite superiore della forchetta obiettivo fissato dalla FED (5,2-5,6%).
Il risultato di dicembre, leggermente migliore delle attese degli operatori, si aggiunge a quelli altrettanto positivi sulla crescita del PIL nel terzo trimestre 2014 (+5% annualizzato) e sull’andamento della produzione industriale (+1,3% mensile, +5,2% annuo) e vendite al dettaglio in novembre (+0,7% e +4,9% rispettivamente), a conferma della solidità della ripresa USA.
Il leggero calo nei guadagni medi orari (-5 centesimi ma dopo i 6 centesimi di aumento ottenuti a novembre), non dovrebbe sminuire l’impatto positivo che la nuova occupazione avrà sulla fiducia e sui consumi, peraltro fortemente sostenuti dalla bassa dinamica dei prezzi, di quello della benzina in particolare.
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Continua a ritmi sostenuti l’espansione dell’economia USA. Nel quarto trimestre 2014, il PIL è aumentato del 2,6% annualizzato rispetto al terzo, sostanzialmente in linea con il +2,5% atteso da gran parte degli operatori che si aspettavano un marcato rallentamento nel ritmo di crescita dopo l’eccezionale +5% del trimestre precedente. Il risultato porta a +2,5% la variazione media annua del PIL nel 2014.
Accelerano fortemente i consumi (+4,3%, l’aumento più elevato dal primo trimestre 2006), sostenuti dalla riduzione dei prezzi della benzina (-35% da luglio a dicembre 2014) e dall’aumento dell’occupazione (+289mila nuovi posti di lavoro in media nel settore non agricolo negli ultimi tre mesi dell’anno). Rallentano visibilmente gli investimenti in macchinari (-1,9%, ma dopo aumenti di oltre l’11% nei due trimestri precedenti), tengono i residenziali (+4,1%).
L’apprezzamento del dollaro rende più convenienti le importazioni (+8,9%) e più costose le esportazioni (+2,8%), queste ultime penalizzate anche dalla debolezza delle economie emergenti e dell’Eurozona. Torna così negativo il contributo alla crescita del settore estero (-1,0%).
Restano rosee le prospettive di crescita ad inizio 2015: l’ulteriore calo del prezzo della benzina (di circa il 15% nell’ultimo mese) contribuisce a rafforzare la fiducia dei consumatori, balzata, secondo il Conference Board, di altri 9,8 punti a gennaio. Ciò indurrà le famiglie a minore parsimonia e a ridurre ulteriormente la percentuale di reddito risparmiata, già leggermente scesa a 4,6% nel quarto trimestre dal 4,7% del terzo.
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I prestiti alle imprese italiane si sono ridotti dello 0,4% a novembre, dopo un analogo calo in ottobre (dati destagionalizzati dal CSC). Il ritmo di caduta del credito, dunque, è tornato in linea con quello del biennio 2012-2013 (-0,4% in media al mese), dopo che nei primi tre trimestri del 2014 si era abbassato al -0,2% al mese.
Una parte di tale riduzione è spiegata dal rimborso di prestiti bancari effettuato dalle aziende grazie agli incassi provenienti dal pagamento di debiti commerciali scaduti da parte della PA. Al netto di tale fattore, infatti, il credito ha registrato una variazione del -0,1% medio al mese nei primi tre trimestri e del -0,3% in ottobre.
Prosegue la riduzione dei tassi di interesse pagati dalle imprese italiane: 2,6% in media a novembre, da 2,7% in ottobre (nel settembre 2013 erano al 3,6%). Siamo tornati ai valori dell’ottobre 2010, precedenti quindi alla crisi del 2011. Il minor costo del denaro favorirà la risalita della domanda di credito, che nel terzo trimestre era tornata a calare.
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In novembre l’export italiano è diminuito dell’1,0% su ottobre a prezzi costanti (da +0,5%). Giù le vendite sia nei paesi UE (-0,4%) sia in quelli extra-UE (-1,6%). Il calo è dovuto soprattutto alla caduta dell’export di prodotti energetici; al netto di questi, infatti, si registra un -0,2%.
Nel bimestre ottobre-novembre le esportazioni sono aumentate dell’1,5% rispetto al terzo trimestre, grazie a maggiori vendite sia all’interno sia fuori dell’UE.
In aumento le importazioni (+0,8% in novembre; +1,7% nel bimestre ottobre-novembre), segnale di una migliore dinamica della domanda interna.
Incerte le prospettive per l’inizio del 2015 in base agli indicatori qualitativi del commercio estero nel manifatturiero: nel quarto trimestre sono migliorate le attese sulla domanda estera (indagine Banca d’Italia-Il Sole 24 Ore); si sono ridotti, invece, ai livelli minimi da un anno e mezzo (in media trimestrale) sia la componente ordini esteri del PMI (comunque in territorio espansivo) sia il saldo dei giudizi sugli ordini esteri.
Il CSC
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In novembre il commercio mondiale è diminuito dell’1,0% su ottobre (da +0,1%) a causa della forte riduzione degli scambi internazionali dei paesi emergenti (-2,0%) e della stazionarietà di quelli dei paesi avanzati.
L’accelerazione registrata nel terzo trimestre 2014 (+2,0% sul secondo, da +0,8%) si dimostra, come previsto, non sostenibile anche nel quarto: nel bimestre ottobre-novembre il commercio mondiale ha realizzato una crescita dello 0,7% rispetto al terzo. Nelle previsioni del CSC è incorporato un incremento dell’1,3%.
Nella media del 2014 il commercio mondiale sta tornando a crescere a ritmi prossimi a quelli del Pil mondiale e superiori al 3,0% (dal +2,6% nel 2013). Per il 2015 il CSC prevede un'accelerazione al 4,4%.
Le prospettive per i primi mesi del 2015 sono meno positive; la componente ordini esteri del PMI globale sebbene, nel quarto trimestre, resti sempre in territorio positivo (+50,7) è in calo rispetto al terzo trimestre (+52,0).
Questa frenata può essere riconducibile anche alla diversa tempistica con cui si dispiegheranno le ricadute del crollo del prezzo del petrolio, che saranno rapide e intense nei paesi esportatori di oil e più lente quelle degli importatori, nei quali l'oro nero ha un'incidenza sull'economia molto più ridotta.
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