Il PIL cinese è cresciuto del 7,4% nel 2014, registrando il peggior risultato dal 1990 e mancando per la prima volta dal 1998 l’obiettivo governativo (7,5%). I dati trimestrali destagionalizzati indicano che, seppure il risultato per l’intero anno sia più vicino all’obiettivo di quanto atteso (anche dal CSC), il rallentamento in atto continua, nonostante il rapido calo dei prezzi del petrolio e gli sforzi di politica monetaria e di bilancio messi in atto negli ultimi mesi dell’anno dai policymaker. Nel quarto trimestre dell’anno l’economia è, infatti, cresciuta dell’1,5% sui tre mesi precedenti, dall’1,9% nel terzo trimestre.
Le autorità cinesi sembrano al momento preoccupate più dal porre in atto misure capaci di sanare le vulnerabilità del settore finanziario e del settore immobiliare e dal riequilibrare la crescita verso i consumi attraverso aumenti salariali che dalla crescita dell’economia, il cui obiettivo per il 2015 dovrebbe essere fissato intorno al 7%. Il Fondo Monetario Internazionale tiene conto di queste nuove priorità e ha abbassato le proprie previsioni per la crescita cinese a +6,8% per il 2015 (-0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni di ottobre) e a +6,3% per il 2016 (-0,5 punti percentuali), pur considerando favorevolmente l'impostazione data dalle autorità cinesi.
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Sale a gennaio, per il terzo mese consecutivo, l’indice ZEW di fiducia delle imprese tedesche. L’aumento di 13,5 punti è ben superiore alle attese e porta l’indice a 48,4, il livello più elevato da febbraio 2014 (24,5 la media di lungo periodo). Aumenta, tra gli operatori finanziari tedeschi, di 13,4 punti, anche l’ottimismo sulla situazione economica dell’Eurozona.
Gli operatori non hanno dato peso né alle imminenti elezioni greche e né al repentino sganciamento del franco svizzero dall'euro. Cruciale è, invece, risultato il sostegno alla fiducia del crollo del prezzo del petrolio e del deprezzamento dell’euro per gli effetti positivi che entrambi esplicheranno sulla crescita dell’economia tedesca e dell’Eurozona. L’atteso QE da parte della BCE ha, inoltre, rafforzato la convinzione di una prolungata debolezza del cambio e le attese di crescita delle esportazioni e del manifatturiero.
Il miglioramento della fiducia convalida la previsione di accelerazione dell'economia tedesca nei prossimi mesi.
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In novembre l’export italiano è diminuito dell’1,0% su ottobre a prezzi costanti (da +0,5%). Giù le vendite sia nei paesi UE (-0,4%) sia in quelli extra-UE (-1,6%). Il calo è dovuto soprattutto alla caduta dell’export di prodotti energetici; al netto di questi, infatti, si registra un -0,2%.
Nel bimestre ottobre-novembre le esportazioni sono aumentate dell’1,5% rispetto al terzo trimestre, grazie a maggiori vendite sia all’interno sia fuori dell’UE.
In aumento le importazioni (+0,8% in novembre; +1,7% nel bimestre ottobre-novembre), segnale di una migliore dinamica della domanda interna.
Incerte le prospettive per l’inizio del 2015 in base agli indicatori qualitativi del commercio estero nel manifatturiero: nel quarto trimestre sono migliorate le attese sulla domanda estera (indagine Banca d’Italia-Il Sole 24 Ore); si sono ridotti, invece, ai livelli minimi da un anno e mezzo (in media trimestrale) sia la componente ordini esteri del PMI (comunque in territorio espansivo) sia il saldo dei giudizi sugli ordini esteri.
Il CSC
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La produzione nelle costruzioni è calata del 4,5% in novembre su ottobre, quando si era avuto un rimbalzo del 3,2% congiunturale.
Le avverse condizioni meteorologiche (nel mese si sono registrati valori eccezionali di precipitazioni, soprattutto nel Centro-Nord Italia) hanno contribuito a determinare la brusca riduzione mensile.
Nel quarto trimestre la variazione congiunturale acquisita è di -2,0% sul terzo, quando era arretrata dell’1,6% sul secondo. Si tratta del quinto calo trimestrale consecutivo (-10,9% cumulato).
L’indagine sulla fiducia rilevata dall’ISTAT presso le imprese di costruzioni segnala un peggioramento in dicembre, dopo quello di novembre, e non lascia intravedere un'inversione di tendenza per il trimestre in corso: l’indice generale è calato di 1,4 punti rispetto a novembre (quando era sceso di 3,4 su ottobre) e si è attestato sui livelli più bassi da giugno 2013; sono peggiorati giudizi e attese su ordini e piani di costruzione.
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Il CSC stima un incremento della produzione industriale dello 0,1% in dicembre su novembre quando c’è stato un aumento dello 0,3% su ottobre, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel quarto trimestre 2014 si ha una variazione congiunturale di -0,3% (-0,5% ereditato dal precedente), dopo il -1,0% nel terzo. Se confermata, questa dinamica è coerente con una variazione nulla del PIL nei mesi autunnali (-0,1% congiunturale nel terzo trimestre sul secondo).
Il primo trimestre 2015 parte con un abbrivio positivo (+0,2% la variazione ereditata da fine 2014) e ciò rende molto probabile un’inversione di tendenza, dopo quattro cali trimestrali consecutivi, grazie al dispiegarsi degli effetti espansivi derivanti da un dollaro più forte e da un prezzo del petrolio basso.
Le prospettive per i prossimi mesi, basate sugli indicatori qualitativi per il manifatturiero, sono contrastanti. L’indagine PMI Markit segnala che in dicembre sono diminuiti, per il terzo mese consecutivo, gli ordini ricevuti dalle imprese, soprattutto per il calo della domanda interna (l’incremento degli ordini esteri è risultato significativo). Secondo l’indagine ISTAT, invece, in dicembre sono migliorate le valutazioni sugli ordini totali, grazie a un maggiore slancio della componente interna della domanda; inoltre, sono più positive le attese di produzione e di ordini.
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I prestiti alle imprese italiane si sono ridotti dello 0,4% a novembre, dopo un analogo calo in ottobre (dati destagionalizzati dal CSC). Il ritmo di caduta del credito, dunque, è tornato in linea con quello del biennio 2012-2013 (-0,4% in media al mese), dopo che nei primi tre trimestri del 2014 si era abbassato al -0,2% al mese.
Una parte di tale riduzione è spiegata dal rimborso di prestiti bancari effettuato dalle aziende grazie agli incassi provenienti dal pagamento di debiti commerciali scaduti da parte della PA. Al netto di tale fattore, infatti, il credito ha registrato una variazione del -0,1% medio al mese nei primi tre trimestri e del -0,3% in ottobre.
Prosegue la riduzione dei tassi di interesse pagati dalle imprese italiane: 2,6% in media a novembre, da 2,7% in ottobre (nel settembre 2013 erano al 3,6%). Siamo tornati ai valori dell’ottobre 2010, precedenti quindi alla crisi del 2011. Il minor costo del denaro favorirà la risalita della domanda di credito, che nel terzo trimestre era tornata a calare.
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Continua poderosa la creazione di nuovi posti di lavoro negli USA. A dicembre, l’occupazione nel settore non agricolo è aumentata di altre 252mila unità, dopo il balzo di 353mila registrato a novembre. Nel corso del 2014, il numero di posti di lavoro creati, in media, negli USA è stato di ben 246mila al mese, il più elevato dal 1999. Anche per il contemporaneo calo della forza lavoro (-0,2%), il tasso di disoccupazione è così sceso al 5,6%, il limite superiore della forchetta obiettivo fissato dalla FED (5,2-5,6%).
Il risultato di dicembre, leggermente migliore delle attese degli operatori, si aggiunge a quelli altrettanto positivi sulla crescita del PIL nel terzo trimestre 2014 (+5% annualizzato) e sull’andamento della produzione industriale (+1,3% mensile, +5,2% annuo) e vendite al dettaglio in novembre (+0,7% e +4,9% rispettivamente), a conferma della solidità della ripresa USA.
Il leggero calo nei guadagni medi orari (-5 centesimi ma dopo i 6 centesimi di aumento ottenuti a novembre), non dovrebbe sminuire l’impatto positivo che la nuova occupazione avrà sulla fiducia e sui consumi, peraltro fortemente sostenuti dalla bassa dinamica dei prezzi, di quello della benzina in particolare.
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Nel terzo trimestre 2014 è continuata la discesa dei prezzi delle abitazioni, seppure a ritmi più lenti: -0,5% rispetto al trimestre precedente, da -0,7% nel secondo e -1,0% nel primo. In aumento per la prima volta da due anni le quotazioni delle abitazioni nuove (+0,7%), ancora in calo i prezzi di quelle esistenti (-0,7%).
Tornano a segnare variazioni positive le compravendite di unità immobiliari residenziali (+4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) dopo quasi tre anni (a eccezione di un incremento a inizio 2014 dovuto soprattutto alla riduzione dell’imposta di registro).
Restano negative, però, le attese sulla dinamica dei prezzi (indagine Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate e Tecnoborsa). Le quotazioni immobiliari, peraltro, risultano ancora del 3,1% sopra la media di lungo periodo (in rapporto al reddito disponibile pro-capite, che misura la capacità di spesa delle famiglie).
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In dicembre, l'indice del clima di fiducia nell’Eurozona è restato invariato, per il secondo mese consecutivo, a 100,7: il maggiore ottimismo dei consumatori e delle imprese nei settori dei servizi, delle vendite al dettaglio e delle costruzioni viene, infatti, del tutto compensato dal peggioramento della fiducia tra le imprese industriali. L’indice di fiducia elaborato dalla Commissione europea è salito in Spagna (+1,4 punti) e Italia (+1,3), mentre è rimasto invariato in Germania ed è tornato a scendere in Francia (di 1,6 punti, dopo il miglioramento di novembre).
Il calo dei prezzi energetici si riflette sull’inflazione al consumo, fa salire la fiducia e incentiva gli acquisti. In novembre, sono aumentate oltre le attese le vendite al dettaglio (+0,6% rispetto a ottobre). Ma un’inflazione negativa troppo a lungo può alimentare anche aspettative di ulteriori riduzioni dei prezzi. Ciò, in un periodo di forte fragilità della domanda e incertezza sulle prospettive di crescita, induce al rinvio della spesa sia per consumi sia per investimenti.
Ecco perché desta allarme il fatto che la variazione annua dei prezzi al consumo, che si era mantenuta sotto l’1% dall’ottobre 2013, sia diventata negativa (-0,2%) in dicembre per la prima volta dall’ottobre 2009. Tanto più che non è destinata a tornare positiva in breve tempo. Infatti, i prezzi alla produzione, che contribuiscono significativamente alla formazione dei prezzi al consumo nei mesi successivi, sono calati in novembre dello 0,3% rispetto a ottobre e dell'1,6% annuo, la diminuzione più forte in otto mesi.
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Gli ultimi dati ISTAT sull’occupazione in Italia registrano in novembre un calo di 48mila unità (-0,2% su ottobre), che sommato alle 65mila unità perse nel mese precedente porta a una variazione nel bimestre autunnale di -0,2% rispetto al terzo trimestre. Questi dati sembrano mettere in forse il quadro di stabilizzazione dell’occupazione delineatosi da fine 2013; tuttavia, la diminuzione dello stock di persone occupate potrebbe riflettere il fatto che le imprese abbiano rinviato assunzioni al 2015 in vista dei cambiamenti normativi in atto e per poter beneficiare degli sconti contributivi. Se questa fosse la spiegazione dell'inatteso calo occupazionale, allora è prevedibile che anche in dicembre venga rilevata una flessione.
Il tasso di disoccupazione ha toccato in novembre un nuovo massimo storico: 13,4% dal 13,3% di ottobre, dato rivisto al rialzo di 0,1 punti. L’aumento è di 1 punto rispetto al 12,4% dell’ultimo quarto 2013: esso è principalmente dovuto a una forza lavoro in espansione (+1,0% da fine 2013, benché stabile in novembre), segno di diffusione di una percezione di maggiore probabilità e della necessità di trovare un lavoro.
Tasso di disoccupazione fermo su alti livelli nella media dell’Eurozona (in ottobre sull’11,5% per il quarto mese consecutivo); elevatissimo in Spagna (23,9%), seppur in lenta riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,3%); alto e fermo in Francia (10,3%), ai minimi in Germania (5,0%).

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