Domani gli scozzesi saranno chiamati a rispondere alla domanda “Should Scotland be an independent country?” nel referendum che potrebbe mettere fine all'unione, vigente dal 1707, quando il Regno di Inghilterra e quello di Scozia si convertirono nel Regno Unito di Gran Bretagna (poi divenuto nel 1927 Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord). Sono ammessi a votare i residenti in Scozia di nazionalità britannica, irlandese e di paesi dell'UE e del Commonwealth, di 16 o più anni. Gli ultimi tre sondaggi, degli istituti ICM, Survation e Opinium, hanno presentato un leggero vantaggio per i sostenitori del "Better Together": il 52% degli intervistati ha dichiarato che voterà NO e il 48% YES. Dopo aver per lungo tempo rincorso da lontano, il fronte del SI all'indipendenza aveva messo la testa avanti nei sondaggi del 2-5 settembre. Tuttavia, le promesse di una maggiore autonomia in materia fiscale e di welfare e di una diversa ripartizione della spesa pubblica fatte dal premier britannico Cameron e il rinnovato schieramento di tutto l'establishment britannico, incluso l'ex primo ministro Gordon Brown (scozzese di nascita), a favore del NO hanno riportato avanti i sostenitori degli unionisti. Conta la percezione della propria situazione futura: dai sondaggi risulta in salita la percentuale di coloro che pensano che la loro situazione economica e finanziaria sarà peggiore nel caso di vittoria dei SI, eventualità che darebbe slancio ad altri movimenti indipendentisti esistenti nell'Unione europea (Catalogna in Spagna, Fiandre in Belgio, ecc.) e aprirebbe la questione di una eventuale adesione della Scozia indipendente all'UE. Il presidente dell'esecutivo comunitario Manuel Barroso ha detto che per una Scozia indipendente aderire all'Unione sarebbe "estremamente difficile se non impossibile"; la presa di posizione è sembrata a molti il tentativo di indurre gli scozzesi, ed altri, ad abbandondare la via dell'indipendenza.
Centro Studi

Indipendenza della Scozia dal Regno Unito: a un giorno dal referendum NO avanti di 4 punti |
La competitività del sistema produttivo italiano secondo l'FMIE' uscito di recente un working paper del FMI, a cura di A. Tiffin, che guarda alla performance sui mercati esteri dell'industria italiana e che ci restituisce un quadro complessivamente positivo di questa fetta di sistema produttivo. Un quadro assolutamente in linea con le analisi svolte in questi anni dal CSC, non da ultimo nel rapporto di giugno di Scenari Industriali.
L'analisi si prefigge di spiegare l'apparente incongruenza che c'è tra l'andamento degli indicatori tradizionali di performance, basati su stime del costo del lavoro (Unit Labor Cost) e di prezzo del prodotto, che vedono l'Italia in svantaggio rispetto ai principali competitor, e le quote di mercato dell'export italiano che, anche negli anni della crisi, hanno retto bene, anche in termini di composizione merceologica. La spiegazione, variamente documentata nel testo, è che non solo le imprese italiane sono riuscite a non ribaltare per intero gli aumenti di costo sui prodotti venduti, facendo anche leva su prezzi in calo degli input importati, rimanendo così competitivi sui prezzi finali, ma anche e soprattutto che esse sono riuscite a migliorare la qualità dei prodotti offerti, svincolandosi da una pura competizione di prezzo, e a posizionarsi su mercati con buone prospettive di crescita.
Nello stesso documento non mancano comunque delle note di preoccupazione. In particolare, si segnala la perdita di quote di export nei settori presidiati da fornitori specializzati, ossia lì dove l'industria italiana ha storicamente uno dei suoi punti di forza. In questo caso, i problemi principali sembrerebbero legati ad una scarsa competitività del sistema paese, piuttosto che a carenze imprenditoriali.
Per concludere, una breve riflessione. Come scritto in precedenza, l'analisi si focalizza esclusivamente su quella parte di imprese che è presente sui mercati esteri con i propri prodotti. Ossia, quasi per definizione, sulle imprese più strutturate e innovative del nostro paese. I grandi vuoti produttivi lasciati dalla crisi, purtroppo, sappiamo essere in larga parte concentrati tra quelle imprese che avevano nel mercato interno il principale sbocco commerciale. Il messaggio che se ne trae è quindi che: le imprese di testa, nonostante in parte azzoppate da un sistema paese inadeguato, sono ancora in larga parte competitive, anzi, vanno complessivamente meglio delle cugine francesi e inglesi e quasi allo stesso passo di quelle tedesche. Dietro di esse, però, non c'è da stare tranquilli...
Qui sotto il link da cui è possibile scaricare il documento originale: http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2014/wp1479.pdf
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Cina: attività manifatturiera in debole espansione in settembreIl dato finale del PMI HSBC manifatturiero cinese conferma che il settore ha continuato a espandersi nel mese di settembre anche se a un ritmo modesto: 50,2 come in agosto e giù rispetto al 50,5 della stima flash. L'analisi delle componenti del PMI mostra che la produzione è aumentata al ritmo più lento nell'attuale sequenza espansiva che dura da 4 mesi (51,3), mentre la componente ordini esteri ha toccato il massimo da marzo 2010, a conferma che in questo momento l'economia cinese soffre per la debolezza della domanda interna piuttosto che di quella estera. Secondo il chief economist di HSBC i dati di settembre suggeriscono che l'attività manifattuirera continua ad espandersi a un ritmo lenti, esistono ancora rischi al ribasso per la crescita e necessitano politiche monetarie e fiscali più accomodanti.
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PMI manifatturiero: in Italia torna in area espansiva (50,7), sorprende il calo in GermaniaIl PMI manifatturiero italiano, un indice che riflette le condizioni operative nel settore, è salito in settembre a 50,7, in area di espansione (cioè al di sopra della soglia di 50 che indica nessuna variazione congiunturale) dopo il 49,8 toccato in agosto (minimo da giugno 2013). Il recupero è guidato principalmente dal miglioramento degli indicatori relativi alla produzione (indice a 51,4 da 50,3) e all’occupazione (51,0 da 49,0). È invece calato l’indice relativo alla componente ordini (50,2 da 50,9, minimo da 15 mesi), che indica in settembre una sostanziale stagnazione della domanda e non preannuncia miglioramenti dell’attività in autunno. A spingere al ribasso l’indicatore è la componente interna della domanda, essendo invece in accelerazione quella estera (54,1 da 53,0) grazie alle maggiori commesse provenienti dai paesi extra-UE. Il PMI manifatturiero ha registrato un valore medio di 50,8 nel terzo trimestre, da 53,3 nel secondo; l’indice della componente produzione è sceso a 51,8 (da 55,8), quello relativo agli ordini a 51,1 (da 54,2). Il PMI segnala nei mesi estivi un marginale incremento dell’attività (più contenuto rispetto a quello che era indicato nel trimestre precedente). C’è da rilevare, però, che nel corso della seconda recessione questo indicatore non è stato coerente con i dati effettivi: la produzione infatti è calata nei primi due trimestri mentre il relativo PMI segnalava variazioni positive, anche significative (specie in primavera). La dinamica del PMI non contrasta dunque con le stime CSC (diffuse ieri) di una contrazione dell’attività anche nel terzo trimestre, più profonda di quella rilevata nel secondo (-0,5% dal -0,4%). Il PMI manifatturiero sorprende negativamente in Germania, dove l’indice è calato poco sotto 50 (49,9 da 51,4, minimo da 15 mesi) segnalando un peggioramento delle condizioni nel settore. Frena l’incremento della produzione, il cui relativo indice è sceso a 51,0 (da 51,5); mentre è stata rilevata una contrazione della domanda, con l’indice dei nuovi ordini sceso a 48,0 (da 51,1), in gran parte attribuibile alla componente interna; gli ordini esteri risultano in lieve incremento, ma meno ampio di quello rilevato in agosto (50,3 da 51,3), specie per le conseguenze della crisi russo-ucraina, che ha generato una maggiore incertezza, e dell’embargo russo su alcuni prodotti. In Francia si attenua la contrazione nel manifatturiero (PMI a 48,8 da 46,9), specie per effetto di un parziale miglioramento degli indici relativi alle componenti produzione (48,4 da 45,8), ordini (46,9 da 44,6) e occupazione (48,2 da 45,9). Le prospettive rimangono ancora negative. |
Regno Unito: la ripresa accelera nel 2° trimestre, recupero dalla crisi più veloceLa terza stima del PIL britannico per il 2° trimestre 2014 (che include la revisione dei conti nazionali e l'adozione dell'ESA 2010 in luogo dell'ESA95) indica che l'economia del Regno Unito è cresciuta dello 0,9% congiunturale (dal +0,7% nel 1°), con una revisione al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto alle precedenti stime. La crescita su base annua è stata confermata al +3,2%. La revisione metodologica ha portato all'anticipazione del recupero dal picco pre-crisi: nel 2° trimestre il PIL era del 2,7% superiore rispetto al picco pre-crisi toccato nel 1° 2008 e non solo dello 0,2%, come precedentemente stimato. Il picco pre-crisi è stato recuperato nel 3° 2013, nove mesi prima di quanto stimato finora. Dal lato dell'offerta la crescita appare più bilanciata di quanto stimato in precedenza: il settore dei servizi ha guidato la crescita con un +1,1% trimestrale, mentre quello delle costruzioni è salito di uno 0,7%. La produzione industriale ha registrato un timido +0,2% mentre si è contratto il settore agricolo (-0,3%). La domanda interna è cresciuta dell'1,0% su base trimestrale: +0,6% i consumi (sostenuti da fiducia dei consumatori, alto tasso di occupazione e inflazione al minimo dal 2009), +1,3% gli investimenti (al 7° incremento congiunturale consecutivo) e +1,0% la spesa pubblica (che si era però precedentemente contratta dello 0,3% nel 1° 2014 e dello 0,1% nel 4° 2013). Hanno contribuito positivamente alla crescita del PIL anche le scorte (0,2 punti percentuali), mentre è stato nullo il contributo delle esportazioni nette. Le esportazioni di beni e servizi si sono contratte dello 0,4% rispetto al trimestre precedente (stessa variazione relaizzatasi nel 1° 2014 sul 4° 2013) a causa della debola domanda interna dell'Eurozona e dell'apprezzamento della sterlina dall'inizio dell'anno. Le importazioni sono scese dello 0,3% nel 2° trimestre (-2,0% nel 1°). La revisione al rialzo del PIL rende ancora più probabile il rinvio ai primi mesi del 2015 del primo rialzo del tasso ufficiale da parte della Banca d'Inghilterra.  |
Legame tra manifattura e innovazioneE' uscito ai primi di Agosto sulla rivista Science un articolo di Erica Fuchs, Prof.ssa di ingegneria alla Carnegie Mellon University, intitolato "Global Manufacturing and the Future of Technology". E' analizzata in particolare la relazione tra presenza sul territorio dell'industria manifatturiera e capacità di innovazione del sistema economico. E' un argomento di assoluta attualità, sul quale anche il CSC si è lungamente soffermato in diverse edizioni di Scenari Industriali (compresa l'ultima in cui è dedicato un intero capitolo).
Il testo dell'articolo (2 pagine) è allegato di seguito (ho evidenziato in giallo alcune parti significative). Per chi fosse interessato, invito a guardare anche la bibliografia. Science-2014-Fuchs-519-20_evidenziato.pdfVisualizza dettagli |
Mercato del lavoro italiano in stallo nei primi otto mesi del 2014
Gli ultimi dati ISTAT sull’occupazione confermano il quadro delineatosi da inizio anno: al di là delle fluttuazioni mensili, il numero di persone occupate si è stabilizzato. Ad agosto si registra una variazione positiva (+32mila unità) che quasi compensa la perdita di luglio (-48mila) e porta a una variazione nel bimestre estivo pressoché nulla rispetto al secondo trimestre (+0,05%), quando già l’occupazione era rimasta piatta sui livelli del primo.
L’impatto della crisi continua a essere più marcato per i giovani: in agosto il tasso di disoccupazione tra i 15-24enni ha toccato il 44,2% e il tasso di occupazione è sceso a un minimo storico del 15,0%.
Tasso di disoccupazione fermo su alti livelli anche nella media dell’Eurozona (in agosto sull’11,5% per il terzo mese consecutivo); elevatissimo in Spagna (24,4%), seppur in lenta riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,4%); alto e fermo in Francia (10,5%), ai minimi in Germania (4,9%). Tra i 15-24enni il tasso di disoccupazione medio nell’Eurozona è al 23,3% (dal 23,9% di un anno prima), con ancora più ampia variabilità tra paesi membri: 53,7% in Spagna, 24,0% in Francia e 7,6% in Germania.
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Dati di luglio positivi per il commercio mondialeA luglio il commercio mondiale in volume cresce dell’1,4% su giugno, accelerando rispetto a giugno (+0,3% su maggio). Le due componenti, esportazioni (+2,3% luglio su giugno) e importazioni (+0,6%), tornano in territorio positivo. Gli scambi internazionali dei paesi avanzati crescono in tutte le aree e per entrambe le direzioni, ad eccezione delle importazioni giapponesi (-1,6%). Le esportazioni delle economie emergenti rafforzano la crescita al +3,3% mentre i loro acquisti dall’estero stagnano (-0,2%) a causa della riduzione delle importazioni dell’Europa Centro-Orientale (-2,4%) e di quelle dell’Africa e del Medio Oriente (-1,1%). Le tensioni geopolitiche nell’area e le sanzioni commerciali imposte in Russia e Ucraina pesano sui loro acquisti dall’estero. |
Un nobel che fa a pezzi la macroeconomia classicaIn onore di Jean-Paul Fitoussi, macroeconomista francese da sempre voce fuori dal coro nel panorama accademico internazionale, il premio nobel Joseph Stiglitz ha scritto un interessantissimo working paper (che trovate allegato in fondo a questo testo), in cui non solo smonta gran parte delle "fashionable" macro-theories (à la Alesina-Giavazzi tanto per intenderci) utilizzate ancora oggi a livello europeo per guidare la politica economica comunitaria, ma offre anche delle risposte all'attuale crisi che vi invito a leggere. Si tratta di un articolo accademico, non sempre facile da capire per chi non è esperto di macroeconomia.
Quoto solo un capoverso, in cui mette in guardia da misure fiscali di riduzione della spesa pubblica volte a rilanciare l'economia attraverso una minor pressione fiscale sulle imprese: "There have been some discussions of instances in which government cutbacks have been associated with economic expansion. Some have suggested that these benefits arise from supply-side responses (e.g., as a result of the lower tax rates, now or in the future, there is a negative balanced-budget multiplier). But in situations such as the current one, where aggregate demand is limiting output, supply-side responses can even increase unemployment and have an adverse effect on output: the downward pressure on wages shifts the distribution of income towards profits, lowering aggregate demand. This suggests that the few instances of government cutbacks bringing on expansion must be special and peculiar. And indeed that is the case: they happened in small countries that had the good fortune to have exports expand more than enough to fill the gap in aggregate demand caused by reduced government expenditures."
Buona lettura!
46267-w20517.pdfVisualizza dettagli |
Cala la fiducia delle imprese italianeSecondo calo mensile consecutivo dell’indice di fiducia delle imprese, sceso in settembre a 86,6 da 88,1, per effetto del peggioramento rilevato in tutti i settori : la flessione più marcata si è avuta nel commercio al dettaglio (-5,2 punti da agosto), -2,5 punti nei servizi di mercato, -1,3 nelle costruzioni. Nel manifatturiero la fiducia è diminuita di 0,3 punti (indice a 95,1), in arretramento per il quarto mese consecutivo (-4,5 punti da maggio) con giudizi più sfavorevoli sui livelli di produzione (saldo a -22 da -21). Le prospettive per l’attività nel quarto trimestre non sono positive: per il terzo mese di fila sono peggiorati gli ordini totali (saldo dei giudizi a -27 da -25, sui livelli di un anno fa) in conseguenza di una valutazione più negativa di entrambe le componenti delle domanda (il saldo dei giudizi è diminuito di 2 punti sia per la domanda interna sia per quella estera per la quale, invece, il mese scorso era migliorato). Sono peggiorate anche le attese di ordini, mentre è stato rilevato un marginale miglioramento di quelle sulla produzione. Le prospettive sull’evoluzione della domanda interna a fine anno restano ancora negative o, quantomeno, molto deboli: il saldo dei giudizi sugli ordini interni dei produttori di beni di consumo, un indicatore che anticipa la dinamica della spesa delle famiglie, è in calo da giugno e in settembre ha perso 2 punti (-8 punti cumulati in quattro mesi; saldi delle risposte a -34 nel terzo trimestre da -29 nel secondo); quello dei produttori dei beni strumentali, che indica la tendenza della spesa per investimenti, è più alto in settembre (saldi a -37 da -40) e nel terzo trimestre (-38 da -39). |
Commercio mondiale meno dinamicoIl WTO taglia nettamente le previsioni di crescita del commercio mondiale: +3,1% nel 2014 (da +4,7% previsto in aprile) e +4,0% nel 2015 (da +5,3%). Le nuove previsioni convergono verso quelle del CSC (Scenari economici n.21, settembre 2014): +2,6% nel 2014 e +4,0% nel 2015. Pesano, secondo il WTO, la debolezza della crescita del PIL mondiale e, in particolare, lo stallo delle importazioni. Inoltre sono presenti rischi al ribasso, determinati dalla persistenza di tensioni geo-politiche e da prospettive di crescita disomogenea tra macro-aree. |
Fiducia dei consumatori italiani sostanzialmente stabile in settembreLa fiducia dei consumatori italiani in settembre si è sostanzialmente stabilizzata sui livelli di agosto (indice a 102,0 da 101,9), in calo di 4,1 punti dai massimi triennali raggiunti in maggio. Nella media del terzo trimestre 2014 l’indice è diminuito di 2,8 punti sul secondo (102,8 da 105,6). Tra le componenti il clima di fiducia sono peggiorati i giudizi sulla situazione economica della famiglia e dell’Italia e quelli sul bilancio familiare, mentre il saldo relativo all’opportunità attuale all’acquisto di beni durevoli è notevolmente migliorato (+21 punti rispetto ad agosto), dopo il forte peggioramento del mese scorso. Le attese si confermano in linea con quelle di agosto ma risultano molto più negative rispetto ai mesi scorsi, specie quelle sulla situazione economica dell’Italia (-18 punti da giugno). Questa tendenza è coerente con una dinamica estremamente fiacca dei consumi durante i mesi estivi e autunnali. Nell’Euroarea la fiducia dei consumatori è diminuita di 1,4 punti in settembre su agosto (stima flash della Commissione europea), in peggioramento per il quarto mese consecutivo. |
Flash PMI: nell'Euroarea peggiorano tutti gli indicatori; si salva solo la Germania.Il PMI composito - che sintetizza l’attività nel manifatturiero e nei servizi - segnala in settembre un ulteriore rallentamento nell’Euroarea: è sceso a 52,3 da 52,5 di agosto (>50 indica espansione), livello più basso da gennaio scorso. Nel manifatturiero mostra una sostanziale stagnazione (PMI a 50,5 da 50,7, minimo da 14 mesi), con nuovi ordini in calo per la prima volta in 15 mesi; nel terziario riflette una modesta crescita, ma più lenta di quella evidenziata nei mesi precedenti (52,8 da 53,1, minimo da giugno). La dinamica all’interno dell’Eurozona è diversificata: in Germania il PMI composito - grazie alla migliore performance nei servizi - riflette un’espansione più ampia (54,0), dopo il minimo da dieci mesi toccato in agosto (53,7); in Francia è invece proseguita, a un ritmo più negativo, la contrazione dell’attività (indice a 49,1 da 49,5, per il quinto mese sotto la soglia di 50), mentre nel resto dell’area si è avuto un generalizzato rallentamento. I livelli del PMI composito nel terzo trimestre sono coerenti, secondo Markit, con un marginale incremento del PIL nell’Eurozona: +0,3%, grazie all’espansione in Germania (nel precedente trimestre si era avuta una variazione congiunturale nulla). Se si tiene conto che i livelli del PMI composito nel secondo trimestre erano 53,4 e nel terzo 52,9, questa previsione appare ottimistica. Il peggioramento delle valutazioni dei direttori degli acquisti su ordini e attività futura preannuncia una dinamica ancora più debole nell’ultimo trimestre di quest’anno. |
Italia: fatturato e ordinativi dell’industria ancora in diminuzioneIn linea con la caduta della produzione industriale, in luglio il fatturato totale (a prezzi correnti) è diminuito dell’1,0% congiunturale, per effetto di un calo sia nel mercato interno (-1,4%) sia in quello estero (-0,9%). Dal livello massimo in due anni raggiunto a gennaio, il fatturato totale ha perso il 3,2%. La domanda interna risulta la componente più debole: -3,5% negli ultimi sette mesi (-2,8% quella estera). Stando agli ordinativi, le prospettive per l’attività nei prossimi mesi sono in peggioramento: gli ordini totali sono diminuiti negli ultimi tre mesi (-5,2% cumulato, -1,5% in luglio su giugno), con un calo di entrambe le componenti (-1,1% la domanda interna e -10,3% quella estera). |
Cina: continua a sgonfiarsi il real estate; congiuntura deboleI prezzi delle nuove case in Cina sono scesi in agosto su base annua in 19 città tra le 70 monitorate dal National Bureau of Statistics (sono aumentati in 48 di esse); l'Housing Price Index, che rappresenta una media dei prezzi a livello nazionale, è cresciuto dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2013. I prezzi stanno costantemente rallentando da dicembre 2013 quando erano cresciuti del 9,9% su base annua. Il rallentamento del settore immobiliare peserà sulla crescita del PIL (il settore delle costruzioni è circa pari al 13% del PIL), ma non è l'unico segnale di frenata dell'economia cinese per la quale l'obiettivo del +7,5% del PIL nel 2014 resta sempre più appeso alle revisioni metodologiche nel calcolo del Prodotto Interno Lordo che saranno implementate per la prima volta a partire dal prossimo gennaio proprio per il calcolo del PIL dell'anno 2014 (la previsione del CSC per la crescita del PIL cinese nel 2014 è pari a +7,3%). In agosto la produzione industriale ha registrato il peggior dato dai tempi della grande crisi finanziaria (+6,9% dal +9,0% di luglio) e hanno rallentato anche le vendite al dettaglio (+11,9% da +12,2%). La dinamica dell'export è stata in linea con le attese (+9,4% annuo), anche se meno brillante che in luglio (+14,5%), mentre ha sorpreso la seconda contrazione consecutiva dell'import (-2,4% da -1,5%), sintomo di una domanda interna di nuovo debole, una volta che si sono esauriti gli effetti benefici dell'allentamento delle politiche fiscale e monetaria in maggio e giugno. Ieri la Banca centrale ha messo a disposizione delle 5 più grandi banche cinesi 81 miliardi di dollari di liquidità per 3 mesi attraverso la Standing Lending Facility. L'intervento, che a un effetto equivalente a un taglio di 50 punti base della riserva obbligatoria, potrebbe rispondere alla maggiore domanda di liquidità, che generalmente coincide con le festività nazionali che iniziano il 1° ottobre, ma avrà comunque l'effetto di sostenere la crescita dell'aggregato monetario M2 all'obiettivo del 13% annuo (in agosto +12,8%).
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Crescita globale rivista al ribasso dal Fondo Monetario InternazionaleNel documento preparato per il G20 del 20-21 settembre (scaricabile alla pagina http://www.imf.org/external/np/g20/091714.htm) l'FMI suona una serie di allarmi sulla crescita globale, in frenata nel 2014 rispetto alle stime di aprile (che erano pari al 3,7% dopo la revisione per l'utilizzo delle nuove Parità di Potere d'Acquisto) a causa della debolezza nella prima parte dell'anno. I rischi al ribasso sono aumentati: i nuovi rischi includono le crescenti tensioni geopolitiche (Ucraina, Medio Oriente) e l'aumento della propensione al rischo degli operatori a caccia di migliori rendimenti. Altri rischi all'orizzonte derivano da una bassa inflazione (se non deflazione) e da una stagnazione nei Paesi avanzati, da una minore crescita delle economie emergenti (specialmente l'America Latinae dalla sfida posta dalla fine della politica monetaria espansiva degli Stati Uniti (con la progressiva rimozione degli stimoli). Le nuove previsioni dell'FMI saranno pubblicate nel World Economic Outlook in uscita nei primi giorni di ottobre.
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Produzione nelle costruzioni in caduta liberaNon si ferma la caduta della produzione nelle costruzioni: in giugno è stato rilevato un calo congiunturale dell'1,6%, seguito dal -2,4% in luglio. È il terzo arretramento consecutivo (-1,0 in maggio), dopo una variazione nulla in aprile. Nel secondo trimestre la produzione è diminuita dell’1,0%, dal -2,7% nel primo e -4,4% nel quarto 2013. L’acquisito per il terzo trimestre è -3,7%. La distanza dal picco precrisi (gennaio 2008) è di -45,9%. Le prospettive sono negative, stando alle informazioni qualitative: la fiducia tra le imprese delle costruzioni in Italia è peggiorata negli ultimi mesi (il saldo è diminuito di 5,8 punti in agosto) soprattutto per giudizi più negativi sul portafoglio ordini e sui piani di costruzione e per la forte diminuzione delle aspettative a breve sull’occupazione. La caduta dell'attività nelle costruzioni, dopo quella rilevata nell'industria (-1,0% congiunturale in luglio), aggiunge un ulteriore tassello negativo sulla dinamica del terzo trimestre 2014 e conferma le previsioni CSC di una contrazione del PIL nei mesi estivi, dopo i cali rilevati nei primi due trimestri di quest'anno. |
Giù l'import-export italiano in luglioGiù gli scambi con l’estero dell’Italia in luglio: -1,6% su giugno le esportazioni in valore (-1,4% in giugno) e -2,5% le importazioni (+2,2% in giugno). Sono diminuite le vendite italiane all’estero nei paesi dell’Unione europea (-2,7%), in stallo quelle extra-Ue (-0,3%). In calo l’export di beni di consumo (-2,1%), strumentali (-1,0%), intermedi (-1,2%) e soprattutto energetici (-6,7%). La debolezza delle importazioni sostiene il saldo commerciale che a luglio sfiora i 7 miliardi. |
ISTAT: Indicatori sul lavoro nelle imprese per il 2° trimestre 2014 in linea con le previsioni CSCOggi l’ISTAT ha diffuso gli indicatori del lavoro nelle imprese, relativi al settore privato non agricolo, aggiornati al 2° trimestre 2014. I dati confermano le previsioni elaborate dal CSC e diffuse in mattinata.
Nel 2014 l’input di lavoro utilizzato appare essersi stabilizzato. I dati diffusi indicano che il monte ore lavorate dai dipendenti nel settore privato non agricolo è rimasto pressoché fermo nella prima metà del 2014, a fronte di un calo nel secondo trimestre (-0,4% congiunturale) che compensa l’aumento nel primo (0,3%). L’andamento nell’industria è un po' più debole, con un calo dello 0,7% nel secondo trimestre, dopo il +0,4% nel primo. L’input di lavoro tiene meglio nei servizi privati, con un +0,3% del monte ore lavorate nel primo trimestre e +0,1% nel secondo.
Le retribuzioni di fatto nominali per ULA aumentano a passo costante e sostenuto nell'industria in senso stretto (+2,3% tendenziale nel secondo trimestre, dopo un +2,5% nel primo), sorrette dai rinnovi contrattuali conclusi tra fine 2012 e primavera 2014, che attualmente coprono circa il 95% del monte retributivo. Più debole il ritmo dei salari di fatto nei servizi privati, dove la copertura degli accordi vigenti è solo del 17,6%: +0,5% nel secondo, dopo il +1,4% nel primo. La variazione peggiore (e negativa) si registra nella finanza: -1,7% nel secondo trimestre, per mancata corresponsione o minore entità di premi pagati da alcune grandi imprese. |
Marcato calo della produzione industriale in luglio (-1,0% congiunturale)Brusco arretramento della produzione industriale in luglio: l’ISTAT ha rilevato una contrazione dell’1,0% su giugno (quando era aumentata dello 0,8% congiunturale). La variazione acquisita (ovvero quella che si avrebbe nel terzo trimestre se in agosto e settembre l’attività registrasse una crescita nulla) è di -0,9%; con un abbrivio così negativo, pur non escludendo un rimbalzo tecnico in agosto, l’attività nel terzo trimestre registrerà - con molta probabilità – una nuova contrazione, dopo -0,4% nel secondo e -0,1% nel primo (rivisto dal +0,1% comunicato il mese scorso). Per i prossimi mesi le valutazioni degli imprenditori (indagine ISTAT sulle imprese manifatturiere) e dei direttori degli acquisti (indagine PMI) sono improntate a un maggiore pessimismo e ciò non lascia intravedere un’inversione di tendenza positiva in autunno. |
Peggiora in agosto il PMI dei servizi italianoPeggiora più delle attese la dinamica del settore terziario italiano in agosto, in linea con quanto era già emerso nel manifatturiero. L’indice PMI nei servizi è sceso di tre punti su luglio, attestandosi a 49,8, sotto la soglia di neutralità di 50 dopo quattro mesi in territorio espansivo. Tale dinamica conferma i segnali di debolezza della domanda interna già evidenziati anche nelle indagini qualitative ISTAT condotte presso famiglie e imprese. Il peggioramento del PMI dei servizi è dovuto principalmente al calo della componente ordini, il cui indice si è portato in area di contrazione (49,7 da 53,2) per la prima volta da dicembre 2013. Tra le imprese intervistate è stato rilevato il proseguimento di una marginale riduzione dei livelli occupazionali (49,7 da 49,5 in luglio) in atto ormai da più di tre anni; in forte calo le tariffe applicate (indice a 46,2 da 47,5), a conferma dell’intensificarsi di pressioni a ribasso sui prezzi, motivate dalle imprese con la necessità di incrementare le vendite. Il PMI composito (un indicatore che sintetizza la dinamiche nel manifatturiero e nei servizi) è sceso in agosto a 49,9 (da 53,0), segnalando una sostanziale stagnazione dell’attività dopo otto mesi nei quali aveva indicato un recupero. |