Ad aprile 2017 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 101,3, con una variazione di +0,3 rispetto al mese di marzo.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
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Ad aprile 2017 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 101,3.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2016, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,01247757.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
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Nel primo trimestre del 2017 il PIL della Germania è cresciuto dello 0,6% congiunturale (stima flashdi Destatis), accelerando il passo rispetto al quarto 2016 (+0,4%). In base alle stime preliminari hanno contribuito all’accelerazione sia la domanda interna sia quella estera. Quanto alla domanda interna, in particolare, hanno fornito un apporto sostanziale gli investimenti fissi lordi in costruzioni e, in misura minore, in macchinari e attrezzature.
A livello settoriale, nel primo trimestre la produzione è cresciuta a ritmi sostenuti nelle costruzioni (+4,7% sul quarto 2016, quando aveva registrato -1,3%), grazie anche alle favorevoli condizioni meteorologiche, e nell’industria (+0,9%, dopo +0,2%).
Gli indicatori qualitativi hanno raggiunto in aprile livelli record in circa sei anni (PMI composito a 56,7 e sentimento economico ESI a 111,6 punti) e sono coerenti con una crescita del PIL tedesco nel secondo trimestre intorno allo 0,65-0,75%.
Il CSC
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L’indice di fiducia delle imprese è calato lievemente in maggio, dopo il livello massimo dall’ottobre 2007 raggiunto in aprile: -0,6 punti (dopo +1,6), per effetto del peggioramento rilevato in due dei quattro settori considerati. Nei servizi di mercato si è avuta una correzione di 1,7 punti, nel manifatturiero di -0,8; sostanzialmente stabile, invece, la fiducia tra gli imprenditori che operano nelle costruzioni (+0,1) e in lieve miglioramento quella tra gli operatori del commercio al dettaglio (+0,3).
Il calo nel manifatturiero, in particolare, è il primo da novembre 2016 (+5,7 punti cumulati fino ad aprile). Riflette il peggioramento di tutte le componenti: sono scesi i saldi dei giudizi sugli ordini totali (-3,0 punti, specie per l’arretramento di quelli esteri) e sulla produzione (-2,0); sono meno positive anche le attese, soprattutto sull’occupazione.
Tra i consumatori l’indice di fiducia è tornato a diminuire in maggio (-2,0 punti), allontanandosi di oltre 5 punti dal precedente picco di dicembre 2016. Sono peggiorate tutte le componenti dell’indice complessivo. In particolare, la diminuzione è stata più marcata per quelle relative al clima futuro (-2,0) e personale (-1,3); sono molto peggiorati giudizi e attese sulla situazione economica della famiglia e sulle possibilità future di risparmio, mentre sono invariate rispetto al mese scorso le valutazioni sui bilanci familiari. L’andamento della fiducia tra le famiglie suggerisce un atteggiamento prudente nella gestione delle spese e del risparmio e potrebbe riflettere il proseguimento di un andamento debole dei consumi anche nei mesi primaverili.
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La crescita mondiale prosegue rapida, a un ritmo superiore alla media dei passati venticinque anni. È guidata dal nuovo ciclo internazionale degli investimenti (riconosciuto ora dall’FMI) e dal manifatturiero. Ne trae maggiore spinta il commercio con l’estero, canale di trasmissione degli impulsi espansivi tra settori e paesi. La fiducia delle imprese nelle economie avanzate è ai livelli più alti dal 2005. I mercati azionari incorporano, nelle quotazioni elevate e in aumento, il perdurare dello scenario favorevole.
Al quale contribuiscono tutti i principali motori. Anzitutto gli USA, dove ci sono tutte le condizioni e le indicazioni perché la battuta d’arresto del primo trimestre sia già superata. Tra gli emergenti Cina e Russia hanno rallentato, mentre l’India mantiene la velocità.
La novità è rappresentata dall’Eurozona nelle vesti inedite di locomotiva: marcia a un passo superiore al 2% annualizzato e la fiducia è ai massimi dal 2007; la Germania traina e la Francia rincalza, ma anche gli altri membri partecipano, pur con forti differenze di velocità. Il buon andamento della domanda interna, superiore a quello del PIL, deriva dagli effetti ritardati del calo del prezzo del petrolio e delle misure monetarie iper-espansive della BCE, ma anche dai bilanci pubblici, che da molto restrittivi nel triennio 2012-14 sono diventati leggermente espansivi dal 2015. Con la crisi dietro le spalle, come ha affermato Mario Draghi, la stessa BCE si prepara a cambiare politica, seppure nelle parole molto prima che nei fatti e con grande gradualità. Tuttavia, un primo mutamento c’è già stato con la risalita del tasso di cambio dell’euro, che si ripercuoterà sulla congiuntura dell’Area nei prossimi trimestri.
L’Italia si accoda all’andamento positivo europeo: il PIL va meglio dell’atteso ed è in accelerazione; l’export continua a guadagnare quote di mercato; gli investimenti proseguono nello slancio, con l’aggiunta di quelli in costruzioni. I consumi continuano a essere alimentati dai guadagni nel monte retribuzioni, anche se risentono del rincaro della bolletta energetica. L’incertezza politica costituisce un freno al pieno dispiegarsi delle forze del recupero.
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In maggio la fiducia dei consumatori nell’Area euro è ulteriormente aumentata: il saldo delle risposte è salito di 0,3 punti, a -3,3 (da -3,6 di aprile, stima flash della Commissione Europea), il livello più elevato da agosto 2007 e di gran lunga al di sopra della media storica di -12,2.
Inoltre l’indice ZEW, che sintetizza le aspettative sull’economia dell’area da parte di esperti scelti tra banche, compagnie di assicurazione e grosse aziende, ha raggiunto in maggio il massimo da agosto 2015 (+35,1 il saldo delle risposte tra ottimisti e pessimisti, da +26,0 nella media del 1° trimestre); l’indice SENTIX (fonte GmbH), che misura la fiducia degli investitori istituzionali e privati, è salito a 27,4 da 23,9 (zero è la soglia neutrale).
Secondo gli indicatori qualitativi la crescita dell’Area euro è attesa accelerare a ritmi compresi tra 0,7-0,8% nel secondo trimestre dell’anno (dopo +0,5% nel primo).
Il CSC
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Confermando quanto dichiarato dal Presidente Mario Draghi il 6 aprile, la Bce ha deciso di lasciare invariate le sue misure iper-espansive.
Esse comprendono: tassi ai minimi storici (a zero sui prestiti e a -0,40% sui depositi), acquisti di titoli a 60 miliardi al mese e forward guidance, secondo la quale gli acquisti andranno avanti fino a dicembre o oltre (se non ci sarà stato un aumento duraturo dell'inflazione nell'Area euro) e i tassi resteranno a tali livelli o anche più bassi molto dopo la fine degli acquisti. La Bce ha rimarcato che è anche pronta ad accrescere di nuovo il ritmo degli acquisti se ce ne fosse bisogno per sostenere ripresa e prezzi.
Buone notizie, quindi, sia per l'impatto positivo già registrato da tali misure sul costo del denaro, anche in Italia, sia per il loro effetto calmierante sui rendimenti dei titoli sovrani dei paesi più fragili.
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La dinamica annua dei prezzi al consumo in Italia ha registrato una decisa flessione a maggio (+1,4%, da +1,9% in aprile). L’inflazione si è così riportata sui valori di marzo, di nuovo lontana dall’obiettivo BCE per i prezzi (poco sotto il +2,0%).
Tale flessione a maggio è stata dovuta a tutte le componenti dell’indice. I prezzi energetici hanno rallentato al +6,5% annuo (da +7,5%) e quelli alimentari al +1,8% (da +2,1%). Inoltre la core inflation, calcolata al netto di tali due componenti, ha frenato al +0,8% annuo (da +1,1%); al suo interno, i prezzi al consumo dei beni industriali sono in calo (-0,2%, da -0,1%), sintomo di una perdurante difficoltà dei consumi interni.
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A maggio l’indice PMI composito è stabile a 56,8 (stima flash di IHS-Markit), come in aprile, livello record da 6 anni. L’espansione dell’attività ha accelerato in Francia (PMI composito a 57,6, +1,0 punti su aprile) e, in misura minore, in Germania (a 57,3 da 56,7), mentre ha rallentato nella media degli altri paesi europei. A livello settoriale, è aumentato il ritmo di crescita nel manifatturiero (PMI a 57,0 da 56,7), mentre i servizi hanno rallentato il passo (a 56,2 da 56,4). I livelli del PMI composito in aprile-maggio sono coerenti con un’accelerazione del PIL dell’Eurozona tra lo 0,7-0,8% congiunturale nel secondo trimestre.
Inoltre, in Germania e Francia sale la fiducia delle imprese. In maggio l’indice IFO tedesco è cresciuto di 1,6 punti su aprile, attestandosi a 114,6, massimo storico dal 1991; a livello settoriale, la fiducia è aumentata significativamente nel manifatturiero (saldo dei giudizi da +21 a +26, livello più alto da luglio 2011) e nelle costruzioni (valutazioni sulla situazione corrente ai massimi dal 1991). In Francia, l’indice INSEE ha rilevato un incremento di 1 punto su aprile, a 105, 5 punti al di sopra della media storica; in particolare, la componente relativa all’industria è rimasta stabile a 109 (dopo +4 punti in aprile), mentre sono aumentate di 2 punti quelle delle costruzioni e del commercio al dettaglio.
Il CSC
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In aprile l'indice totale dei prezzi è risalito al +1,9% annuo nell'Eurozona, da +1,5% a marzo (era al +2,0% a febbraio).
La novità è che ciò è dipeso dal balzo della core inflation (al netto di energia e alimentari), al +1,2% da +0,7%, sulla scia dei prezzi dei servizi (+1,8% da +1,0%). La dinamica annua dei prezzi energetici è invece stabile (+7,5% da +7,4%). Ciò indica un aumento più solido dell'inflazione europea rispetto ai valori già toccati in febbraio, sebbene la dinamica core resti lontana dall'obiettivo Bce (+2,0%).
Dinamica simile in Italia, dove l'inflazione sale al picco di +1,8% annuo in aprile da +1,4%. Ciò soprattutto per il balzo della core inflation al +1,1% da +0,7%, trainata dai prezzi dei servizi, mentre la dinamica di quelli dei beni industriali è caduta in territorio negativo (-0,2% da zero). In Italia contribuiscono al balzo di aprile anche i prezzi dell'energia (+7,5% da +4,7%).
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