A marzo 2017 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 101,0, con una variazione nulla rispetto al mese di febbraio.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
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A marzo 2017 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 101,0.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2016, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,00898430.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
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Il PMI manifatturiero italiano (Markit), in area di espansione per il settimo mese consecutivo, segnala in marzo un’accelerazione della crescita rispetto ai ritmi rilevati in febbraio, oltre le aspettative dei mercati: l’indice generale è salito a 55,7 (da 55,0 in febbraio, era atteso a 55,2), toccando il valore più alto da aprile 2011. Nella media del primo trimestre del 2017 il livello del’indice PMI è pari a 54,6 contro 52,1 di fine 2016.
L’indice della componente produzione è salito di 1,0 punti (a 57,8, massimo da aprile 2011), grazie soprattutto ai beni intermedi. Invariato il livello degli ordini (a 56,2, massimo da agosto 2015), con una moderata accelerazione della domanda estera (+0,3 punti, a 55,7). Le valutazioni sull’andamento dell’occupazione sono molto positive, con l’indicatore in crescita su febbraio e ai massimi da fine 2000 (55,3). I prezzi medi d’acquisto risultano in crescita meno vivace rispetto a febbraio, seppur robusta; accelerano, invece, i prezzi di vendita.
Anche nell’Euroarea la crescita del manifatturiero procede con maggiore slancio: PMI a 56,2 in marzo, da 55,4 di febbraio (54,0 in media nel quarto trimestre 2016). L’espansione dell’attività è diffusa a tutte le economie europee, fatta eccezione per la Grecia, in cui l’indice si allontana ulteriormente dal valore soglia di 50 (46,7); guida la Germania, con un valore record da maggio 2001 (58,3), seguita da Paesi Bassi (57,8) e Austria (56,8). Nel complesso dell’area sono cresciuti ai tassi più veloci dal 2011 sia la produzione sia gli ordini (specie quelli esteri), con un aumento delle commesse inevase che segnala la difficoltà da parte delle imprese di tenere dietro agli incrementi di domanda.
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Il Presidente della BCE Mario Draghi, intervenendo a una conferenza a Francoforte, ha sottolineato con chiarezza che, prima di modificare l’attuale politica monetaria iper-espansiva, la Banca Centrale ha ancora bisogno di accumulare sufficiente fiducia sul fatto che l’inflazione convergerà davvero al suo obiettivo nel medio termine (poco sotto il +2,0% annuo) e che rimarrà a quei livelli anche con condizioni monetarie meno espansive.
Perciò i tassi interesse rimarranno ai minimi storici (zero sui prestiti, -0,40% sui depositi delle banche) e gli acquisti di titoli pubblici e privati proseguiranno (60 miliardi di euro al mese fino a dicembre). Inoltre, la BCE continuerà a indicare che i tassi saranno ai valori attuali, o anche più bassi, ancora a lungo dopo la fine degli acquisti di titoli; e che tali acquisti proseguiranno anche oltre il 2017, fino a quando non si avrà un aumento duraturo dell’inflazione (forward guidance).
Ciò contrasta con le recenti prese di posizione di analisti e anche di alcuni membri della stessa BCE sull’opportunità che la Banca Centrale inizi (almeno a ragionare su) un percorso di uscita dalla politica monetaria iper-espansiva. In particolare, nelle scorse settimane si era parlato molto di prossime modifiche della forward guidance (eliminare la possibilità di tassi “ancora più bassi” e/o l’indicazione di un “lungo periodo” tra la fine degli acquisti e l’inizio di eventuali rialzi), in modo da preparare i mercati alla transizione verso un contesto meno espansivo.
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In aprile il PMI composito nell’Eurozona (che sintetizza la dinamica complessiva nel manifatturiero e nel terziario) si attesta sul livello più alto da maggio 2011 (56,7; stima flash Markit), segnalando espansione dell’attività a un ritmo superiore rispetto sia a quello rilevato in marzo (56,4) sia alla media del primo trimestre (55,6). Il valore del PMI composito in aprile, se confermato in maggio e giugno, è compatibile con una crescita del PIL dell’Eurozona dello 0,7% nei mesi primaverili (dopo il +0,6% coerente con i livelli medi registrati nel primo trimestre).
Il dettaglio settoriale indica un’accelerazione più marcata nel manifatturiero (indice PMI a 56,8 da 56,2 in marzo) rispetto ai servizi (a 56,2 da 56,0); si tratta in entrambi i casi di valori record in 6 anni.
A livello paese si segnala una decelerazione in Germania, dove il PMI composito, anche a causa del rallentamento degli ordini interni, è sceso al minimo da due mesi (56,3, da 57,1 in marzo, top degli ultimi 6 anni), pur restando al di sopra del livello medio del primo trimestre (56,0); è aumentato, invece, il PMI composito in Francia (57,4 da 56,8), segnando un record in quasi 6 anni, grazie in particolare al maggior slancio del manifatturiero (indice a 55,1 da 53,3). Inoltre, la crescita dell’attività nell’Eurozona è diventata corale: negli altri paesi coperti dall’indagine, infatti, ha accelerato ai ritmi massimi da quasi dieci anni.
Il CSC
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Le quotazioni delle case in Italia sono rimaste invariate nel quarto trimestre 2016 sul terzo, registrando, per la prima volta dopo 5 anni, una variazione marginalmente positiva sullo stesso periodo del 2015 (+0,1%); sono comunque inferiori del 19,1% rispetto al massimo di inizio 2008. Nella media del 2016 i prezzi sono calati dello 0,7% sul 2015.
In rapporto al reddito disponibile pro-capite, cioè alla capacità di spesa delle famiglie, le quotazioni delle case sono ormai più basse dei valori medi di lungo periodo (-2,0%; stima CSC). Inoltre, grazie ai tassi di interesse ai minimi storici, è fortemente aumentata la convenienza ad acquistare casa tramite mutuo ipotecario, misurata dall’affordability index (+40,6% rispetto al 2000 e +93,0% sul minimo del terzo trimestre 2008; stime CSC).
Le compravendite residenziali, finanziate in misura crescente da mutui (nell’80% dei casi, in media per il 75% del valore dell’immobile), sono in aumento da più di due anni (+15,2% tendenziale a fine 2016). Gli agenti immobiliari sono più ottimisti sull’evoluzione del mercato nazionale a inizio 2017.
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Lo stock di prestiti bancari alle imprese a febbraio è rimasto sostanzialmente fermo (-0,04%), dopo il calo di gennaio (-0,1%, dati destagionalizzati CSC). Si conferma, dunque, un avvio debole del 2017. La variazione sui 12 mesi dello stock di prestiti bancari è pari al -1,5% a febbraio.
L’ammontare di sofferenze bancarie è invariato a 145 miliardi di euro a febbraio (pari al 19,1% dei prestiti alle imprese), sui livelli di gennaio. Nei mesi estivi era sceso su valori di poco più bassi (141 miliardi a luglio). Non si registra ancora, quindi, l’inizio di un significativo decumulo dello stock, nonostante negli ultimi due anni si sia mosso il mercato delle cartolarizzazioni. A febbraio il totale dei prestiti alle imprese cancellati dai bilanci (in gran parte, appunto, sofferenze) è rimasto fermo a 39 miliardi; ma è cresciuto dai 33 miliardi di fine 2015, 28 di fine 2014. Includendo l’andamento di tali operazioni nella dinamica dello stock di prestiti bancari (e correggendo per riclassificazioni e aggiustamenti di valore), la sua variazione sui 12 mesi risulta del +0,1% a febbraio.
I tassi pagati dalle imprese sulle nuove operazioni sono ai minimi storici: 1,5% a febbraio in media (da 1,6% a gennaio). Per le aziende di maggiori dimensioni il costo del credito è sceso all’1,0% (da 1,1%), per quelle più piccole a 2,2% (da 2,3%).
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Il CSC rileva una diminuzione della produzione industriale dello 0,4% in marzo su febbraio, quando c’è stato un incremento dell’1,0% su gennaio, comunicato oggi dall’ISTAT.
L’andamento dell’attività industriale negli ultimi due mesi risente negativamente del venir meno della spinta alla produzione di energia elettrica, che pesa l’8,3% sull’indice generale, che era stata data dalla minore produzione di fonte nucleare francese e che lo aveva sostenuto nella seconda metà del 2016; in febbraio la generazione di elettricità è arretrata del 7,1% su gennaio e in marzo tale andamento negativo dovrebbe essere proseguito.
Nel primo trimestre 2017 la produzione industriale è scesa dello 0,6% congiunturale (dopo +1,0% nel quarto 2016). Il secondo trimestre eredita dal primo una variazione acquisita nulla.
Gli indicatori qualitativi continuano a mostrare un’intonazione molto positiva, che si riflette solo parzialmente nei dati effettivi. Le indagini PMI Markit segnalano una tendenza favorevole della produzione nei prossimi mesi: secondo i direttori degli acquisti gli ordini manifatturieri sono cresciuti in marzo allo stesso ritmo di febbraio (componente a 56,2, valore massimo da dicembre 2015), sostenuti dalla domanda estera. Anche la fiducia delle imprese manifatturiere rilevata dall’ISTAT offre indicazioni molto favorevoli.
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In marzo le esportazioni italiane extra-UE hanno registrato un forte rimbalzo (+6,5% in valore su febbraio), più che compensando la caduta del mese precedente (-4,7%). Nella media del primo trimestre 2017 sono aumentate del 4,7% sull’ultimo 2016 (quando avevano registrato +3,0%).
In robusta espansione tutti i principali comparti: nel primo trimestre +3,0% i beni di consumo, +3,3% quelli intermedi, +5,5% quelli strumentali e +20,8% gli energetici (anche grazie alla risalita dei prezzi oil).
Tra i mercati di destinazione, le vendite italiane si confermano in forte espansione nei paesi asiatici (specie in Cina), nel Sud America e in Russia; crescono ancora, ma a ritmi più bassi, negli Stati Uniti, mentre restano in calo nei paesi OPEC. In prospettiva, continueranno a essere sostenute dalla ripresa della domanda globale, specie di investimenti. Ciò è confermato dal miglioramento degli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri in marzo-aprile (PMI Markit e giudizi delle imprese ISTAT) e sulla domanda estera attesa per il secondo trimestre (Banca d’Italia-Il Sole-24 Ore).
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In aprile l’indice composito di fiducia economica (ESI), elaborato dalla Commissione europea, è aumentato di 1,6 punti su marzo nell’Area euro (a 109,6), registrando il sesto incremento mensile consecutivo e raggiungendo il livello più alto da agosto 2007; anche nell’Unione europea l’indice è ai massimi da quasi 10 anni. Il valore dell’ESI di aprile è coerente con una variazione del PIL nell’Area euro intorno a +0,7% nel secondo trimestre dell'anno, in ulteriore accelerazione rispetto alle stime di crescita nel primo.
Nel dettaglio paese, la fiducia è migliorata in Germania (+1,8 punti), Italia (+1,4), Francia (+1,2), Spagna (+1,0 punti) e Paesi Bassi (+0,8); è rimasta sostanzialmente stabile nel Regno Unito (+0,3 punti, a 110,5), su livelli di gran lunga superiori a quelli pre-Brexit (105,6 nel primo semestre 2016) e alla media storica (101,6). A livello settoriale, l’incremento della fiducia nell’Area euro ha riguardato diffusamente tutti i comparti: costruzioni (+3,7 punti), servizi (+1,4), commercio al dettaglio (+1,4) e industria (+1,3). In particolare, nell’industria sono migliorati significativamente i giudizi sugli ordini e sulle scorte di prodotti finiti mentre le attese di produzione sono rimaste invariate.
Anche tra i consumatori è aumentato l’ottimismo: l’indice di fiducia è salito di 1,4 punti, al livello più alto da agosto 2007, grazie soprattutto alle migliori aspettative circa la disoccupazione e la situazione economica futura.
Il CSC
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