Centro Studi

Ai massimi da quasi 10 anni la fiducia nell’Area euro
In aprile l’indice composito di fiducia economica (ESI), elaborato dalla Commissione europea, è aumentato di 1,6 punti su marzo nell’Area euro (a 109,6), registrando il sesto incremento mensile consecutivo e raggiungendo il livello più alto da agosto 2007; anche nell’Unione europea l’indice è ai massimi da quasi 10 anni. Il valore dell’ESI di aprile è coerente con una variazione del PIL nell’Area euro intorno a +0,7% nel secondo trimestre dell'anno, in ulteriore accelerazione rispetto alle stime di crescita nel primo.
Nel dettaglio paese, la fiducia è migliorata in Germania (+1,8 punti), Italia (+1,4), Francia (+1,2), Spagna (+1,0 punti) e Paesi Bassi (+0,8); è rimasta sostanzialmente stabile nel Regno Unito (+0,3 punti, a 110,5), su livelli di gran lunga superiori a quelli pre-Brexit (105,6 nel primo semestre 2016) e alla media storica (101,6). A livello settoriale, l’incremento della fiducia nell’Area euro ha riguardato diffusamente tutti i comparti: costruzioni (+3,7 punti), servizi (+1,4), commercio al dettaglio (+1,4) e industria (+1,3). In particolare, nell’industria sono migliorati significativamente i giudizi sugli ordini e sulle scorte di prodotti finiti mentre le attese di produzione sono rimaste invariate.
Anche tra i consumatori è aumentato l’ottimismo: l’indice di fiducia è salito di 1,4 punti, al livello più alto da agosto 2007, grazie soprattutto alle migliori aspettative circa la disoccupazione e la situazione economica futura.
Il CSC
|
Al top da 6 anni le valutazioni dei direttori degli acquisti nell’Eurozona
In aprile il PMI composito nell’Eurozona (che sintetizza la dinamica complessiva nel manifatturiero e nel terziario) si attesta sul livello più alto da maggio 2011 (56,7; stima flash Markit), segnalando espansione dell’attività a un ritmo superiore rispetto sia a quello rilevato in marzo (56,4) sia alla media del primo trimestre (55,6). Il valore del PMI composito in aprile, se confermato in maggio e giugno, è compatibile con una crescita del PIL dell’Eurozona dello 0,7% nei mesi primaverili (dopo il +0,6% coerente con i livelli medi registrati nel primo trimestre).
Il dettaglio settoriale indica un’accelerazione più marcata nel manifatturiero (indice PMI a 56,8 da 56,2 in marzo) rispetto ai servizi (a 56,2 da 56,0); si tratta in entrambi i casi di valori record in 6 anni.
A livello paese si segnala una decelerazione in Germania, dove il PMI composito, anche a causa del rallentamento degli ordini interni, è sceso al minimo da due mesi (56,3, da 57,1 in marzo, top degli ultimi 6 anni), pur restando al di sopra del livello medio del primo trimestre (56,0); è aumentato, invece, il PMI composito in Francia (57,4 da 56,8), segnando un record in quasi 6 anni, grazie in particolare al maggior slancio del manifatturiero (indice a 55,1 da 53,3). Inoltre, la crescita dell’attività nell’Eurozona è diventata corale: negli altri paesi coperti dall’indagine, infatti, ha accelerato ai ritmi massimi da quasi dieci anni.
Il CSC
|
Al top da 6 anni le valutazioni dei direttori degli acquisti sul manifatturiero in Italia
Il PMI manifatturiero italiano (Markit), in area di espansione per il settimo mese consecutivo, segnala in marzo un’accelerazione della crescita rispetto ai ritmi rilevati in febbraio, oltre le aspettative dei mercati: l’indice generale è salito a 55,7 (da 55,0 in febbraio, era atteso a 55,2), toccando il valore più alto da aprile 2011. Nella media del primo trimestre del 2017 il livello del’indice PMI è pari a 54,6 contro 52,1 di fine 2016.
L’indice della componente produzione è salito di 1,0 punti (a 57,8, massimo da aprile 2011), grazie soprattutto ai beni intermedi. Invariato il livello degli ordini (a 56,2, massimo da agosto 2015), con una moderata accelerazione della domanda estera (+0,3 punti, a 55,7). Le valutazioni sull’andamento dell’occupazione sono molto positive, con l’indicatore in crescita su febbraio e ai massimi da fine 2000 (55,3). I prezzi medi d’acquisto risultano in crescita meno vivace rispetto a febbraio, seppur robusta; accelerano, invece, i prezzi di vendita.
Anche nell’Euroarea la crescita del manifatturiero procede con maggiore slancio: PMI a 56,2 in marzo, da 55,4 di febbraio (54,0 in media nel quarto trimestre 2016). L’espansione dell’attività è diffusa a tutte le economie europee, fatta eccezione per la Grecia, in cui l’indice si allontana ulteriormente dal valore soglia di 50 (46,7); guida la Germania, con un valore record da maggio 2001 (58,3), seguita da Paesi Bassi (57,8) e Austria (56,8). Nel complesso dell’area sono cresciuti ai tassi più veloci dal 2011 sia la produzione sia gli ordini (specie quelli esteri), con un aumento delle commesse inevase che segnala la difficoltà da parte delle imprese di tenere dietro agli incrementi di domanda.
|
Coefficiente per la rivalutazione del TFR – Marzo 2017A marzo 2017 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 101,0. Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2016, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,00898430. In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417. Tabella TFR_mar17.xlsVisualizza dettagli |
Coefficienti utili per la rivalutazione dei crediti di lavoro da liquidare nel mese di marzo 2017A marzo 2017 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 101,0, con una variazione nulla rispetto al mese di febbraio. In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
Tabella Rivalutazione crediti lavoro_mar17.xlsVisualizza dettagli |
Credito: sale poco e resta bassa l’offerta, piccola flessione della domandaNel primo trimestre 2017 i criteri di offerta per il credito alle imprese sono stati allentati di poco in Italia, secondo quanto indicano le principali banche italiane (Indagine sul credito di Banca d’Italia). L’allentamento è stato favorito da minori difficoltà riguardo alla dotazione di capitale degli istituti, mentre gli altri fattori sono giudicati neutrali (liquidità, raccolta, attese sull’economia). Le banche riportano di aver limato ancora i margini per la media dei prestiti, pur accrescendoli per quelli ritenuti più rischiosi. Inoltre, hanno alleggerito la richiesta di particolari clausole contrattuali (diverse da garanzie e scadenze). Le condizioni di offerta comunque restano strette, dopo il forte irrigidimento degli anni precedenti che non è stato riassorbito. La domanda di credito da parte delle imprese ha registrato una lieve flessione nel primo trimestre 2017, restando poco sotto i valori pre-crisi. In particolare, si è ridotta di poco la richiesta di fondi per finanziare investimenti produttivi, mentre è cresciuta quella per scorte e capitale circolante. |
Export italiano extra-UE in forte espansione nel primo quarto dell’anno
In marzo le esportazioni italiane extra-UE hanno registrato un forte rimbalzo (+6,5% in valore su febbraio), più che compensando la caduta del mese precedente (-4,7%). Nella media del primo trimestre 2017 sono aumentate del 4,7% sull’ultimo 2016 (quando avevano registrato +3,0%).
In robusta espansione tutti i principali comparti: nel primo trimestre +3,0% i beni di consumo, +3,3% quelli intermedi, +5,5% quelli strumentali e +20,8% gli energetici (anche grazie alla risalita dei prezzi oil).
Tra i mercati di destinazione, le vendite italiane si confermano in forte espansione nei paesi asiatici (specie in Cina), nel Sud America e in Russia; crescono ancora, ma a ritmi più bassi, negli Stati Uniti, mentre restano in calo nei paesi OPEC. In prospettiva, continueranno a essere sostenute dalla ripresa della domanda globale, specie di investimenti. Ciò è confermato dal miglioramento degli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri in marzo-aprile (PMI Markit e giudizi delle imprese ISTAT) e sulla domanda estera attesa per il secondo trimestre (Banca d’Italia-Il Sole-24 Ore).
|
Export italiano giù in febbraio, ma in crescita nel primo bimestre
In febbraio l’export italiano è diminuito, a prezzi costanti, del 2,1% su gennaio, dopo quattro mesi di aumento (+5,4% cumulato; stime CSC).
Nel primo bimestre dell’anno è salito dell’1,0% sull’ultimo trimestre 2016 (quando aveva registrato +2,0%); ciò risulta da una solida crescita delle vendite extra-Area euro (+2,1%, come nel quarto trimestre) e da un calo di quelle intra-Area (-0,5%, dopo +1,9%). In aumento tutte le principali categorie di beni: di consumo, strumentali, intermedi ed energetici.
L’export italiano è in forte espansione in Cina, Russia, Sud America e alcuni paesi europei (specie Spagna e Polonia). Continuerà a essere sostenuto dalla ripartenza delle importazioni mondiali. Prospettive nettamente positive per l’export italiano sono confermate dalle indagini qualitative: crescono a buon ritmo gli ordini manifatturieri esteri in marzo (PMI Markit e giudizi delle imprese ISTAT) e migliorano le previsioni delle imprese industriali sulla domanda estera nel secondo trimestre (Banca d’Italia-Il Sole-24 Ore).
|
In Italia imprenditori più ottimisti
La fiducia delle imprese italiane continua a migliorare in misura significativa: in aprile l’indice composito di sentimento economico è aumentato per il quarto mese consecutivo, attestandosi a 107,4 (+2,3 punti su marzo), massimo da ottobre 2007, sospinto da rialzi in tutti i settori. Nelle costruzioni si è avuto l’incremento più robusto (+4,7 punti in un mese); seguono commercio al dettaglio (+2,0), servizi di mercato (+1,4) e manifatturiero (+0,7).
Il miglioramento nel manifatturiero (il quinto di fila) è da attribuirsi prevalentemente ai più favorevoli giudizi sugli ordini interni e sulla produzione corrente e attesa. A livello settoriale l’incremento è spiegato esclusivamente dal recupero registrato tra i produttori di beni intermedi (+3,4 punti); tra i produttori di beni strumentali e di beni di consumo la fiducia è, infatti, diminuita di 0,8 punti rispetto al mese precedente.
Tra i consumatori l’indice di fiducia si è sostanzialmente stabilizzato sui livelli di marzo: -0,1 punti, a 107,5, con valutazioni più positive su clima personale e clima corrente. Resta, comunque, sotto di 3,4 punti rispetto al livello di dicembre 2016. Sono diminuiti il saldo dei giudizi relativi al clima futuro (-1,5 punti) e quello sul clima economico (-1,4). Le valutazioni sulle variabili più strettamente connesse alle decisioni di spesa mostrano segnali misti: sono più favorevoli giudizi e attese sulla situazione economica della famiglia e sull’opportunità all’acquisto di beni durevoli; in lieve peggioramento, invece, le valutazioni sui bilanci familiari. Ciò potrebbe segnalare un atteggiamento ancora prudente nella gestione delle spese familiari che tende a frenare i consumi.
|
La BCE resta iper-espansivaIl Presidente della BCE Mario Draghi, intervenendo a una conferenza a Francoforte, ha sottolineato con chiarezza che, prima di modificare l’attuale politica monetaria iper-espansiva, la Banca Centrale ha ancora bisogno di accumulare sufficiente fiducia sul fatto che l’inflazione convergerà davvero al suo obiettivo nel medio termine (poco sotto il +2,0% annuo) e che rimarrà a quei livelli anche con condizioni monetarie meno espansive. Perciò i tassi interesse rimarranno ai minimi storici (zero sui prestiti, -0,40% sui depositi delle banche) e gli acquisti di titoli pubblici e privati proseguiranno (60 miliardi di euro al mese fino a dicembre). Inoltre, la BCE continuerà a indicare che i tassi saranno ai valori attuali, o anche più bassi, ancora a lungo dopo la fine degli acquisti di titoli; e che tali acquisti proseguiranno anche oltre il 2017, fino a quando non si avrà un aumento duraturo dell’inflazione (forward guidance). Ciò contrasta con le recenti prese di posizione di analisti e anche di alcuni membri della stessa BCE sull’opportunità che la Banca Centrale inizi (almeno a ragionare su) un percorso di uscita dalla politica monetaria iper-espansiva. In particolare, nelle scorse settimane si era parlato molto di prossime modifiche della forward guidance (eliminare la possibilità di tassi “ancora più bassi” e/o l’indicazione di un “lungo periodo” tra la fine degli acquisti e l’inizio di eventuali rialzi), in modo da preparare i mercati alla transizione verso un contesto meno espansivo. |