Il PMI manifatturiero italiano (Markit), in area di espansione da febbraio 2015, segnala in maggio un rallentamento del ritmo di crescita rispetto a quanto rilevato in aprile: l’indice generale è diminuito per la prima volta da febbraio, raggiungendo 52,4 (da 53,9).
L’indice della componente produzione è sceso di 2,4 punti (a 53,8), soprattutto per il calo dell’attività nei beni intermedi; continua comunque a segnalare un andamento positivo, seppure debole, dell’attività. Il rallentamento ha riguardato anche gli ordini totali (-2,3 punti, a 52,6) e, in misura maggiore, la componente estera (-3,2 punti, a 52,0), penalizzata in particolare dal crollo della domanda dalla Russia. Anche le valutazioni sull’andamento dell’occupazione sono meno positive, mentre è stato rilevato un marginale incremento dei prezzi medi d’acquisto (dopo dieci mesi di contrazione), dovuto all’accresciuto costo delle materie prime.
Nell’Euroarea la crescita dell’attività manifatturiera procede a un ritmo sostanzialmente uguale a quello rilevato in aprile (indice a 51,5 da 51,7). Il dato complessivo è la sintesi di andamenti differenziati tra paesi, con l’Italia che, nonostante il rallentamento, registra una delle performance migliori. In particolare, il PMI manifatturiero è aumentato nei Paesi Bassi (a 52,7), in Germania (a 52,1, massimo da gennaio) e in Francia, dove è però rimasto in area di recessione (48,4); è invece diminuito in Spagna (51,8), toccando il livello più basso da ottobre scorso.
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Si attenua il ritmo di riduzione dei prezzi al consumo in Italia: -0,3% annuo a maggio, da -0,5% in aprile. Si tratta, comunque, del quarto mese consecutivo di variazioni negative, nonostante il graduale recupero dell’attività economica e le misure espansive della BCE che mirano a riportare i prezzi a una variazione vicina al +2,0% annuo.
La dinamica dei prezzi alimentari è tornata in territorio positivo (+0,2% annuo, da -0,1%), mentre quella degli energetici resta in profondo rosso (-8,2%, da -8,3%). La variazione dell’indice core, calcolato al netto di tali due componenti, è stabile al +0,5% annuo.
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Il PIL italiano è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre 2016 (confermata la stima preliminare), mostrando un’accelerazione dopo il +0,2% nel quarto trimestre del 2015. La crescita acquisita per il 2016, cioè quella che si avrebbe se si registrasse una variazione nulla del PIL successivi trimestri, è di +0,6%.
È proseguita, per il quinto trimestre consecutivo, la crescita degli investimenti fissi lordi: +0,2%, in rallentamento dal +0,8% nel precedente. Tra le componenti, sono tornati a crescere quelli in macchinari e apparecchiature (+0,8% dopo due cali trimestrali consecutivi), grazie ai provvedimenti a sostegno della spesa in beni strumentali introdotti alla fine dello scorso anno; è avanzata a un passo meno rapido la spesa in mezzi di trasporto (+2,4% da +7,1%) ed è diminuita dello 0,5% quella in costruzioni (dopo +1,0%). Complessivamente gli investimenti sono aumentati del 2,4% dal quarto trimestre 2014 (precedente minimo).
I consumi delle famiglie, in recupero da undici trimestri (+2,6% cumulato), sono aumentati dello 0,3% congiunturale, come nel quarto 2015. In rallentamento la spesa della PA (+0,2% dopo +0,6%). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativo arretramento la dinamica sia delle esportazioni (-1,5% dopo +1,2%) sia delle importazioni (-0,9% dopo +0,9%).
La variazione delle scorte ha contribuito per 0,2 punti percentuali alla crescita del PIL nel primo trimestre (dopo aver sottratto 0,4 punti a fine 2015), compensando interamente il contributo negativo della domanda estera netta (-0,2 punti); è stato positivo l’apporto della domanda nazionale al netto delle scorte (+0,2).
L’andamento degli indicatori coincidenti e anticipatori è coerente con un incremento del PIL anche nel secondo trimestre 2016, ma il quadro generale appare ancora fragile e soggetto a rischi di peggioramento.
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Il CSC rileva un incremento della produzione industriale italiana dello 0,3% in maggio su aprile, quando è stata stimata una variazione di +0,4% su marzo.
La variazione congiunturale acquisita per il secondo trimestre 2016 è di +0,3%.
La produzione al netto del diverso numero di giornate lavorative è avanzata in maggio dell’1,5% rispetto a maggio del 2015; in aprile si era avuto un incremento dell'1,4% sullo stesso mese dell’anno scorso.
Gli ordini in volume hanno registrato una crescita dello 0,2% in maggio su aprile (+4,8% su maggio 2015), quando erano aumentati dello 0,4% su marzo (-0,4% sui dodici mesi).
Le valutazioni degli imprenditori sono meno favorevoli rispetto ai mesi scorsi e non lasciano intravedere un’accelerazione dell’attività in estate. L’indicatore di fiducia nel manifatturiero (indagine ISTAT) è diminuito in maggio (-0,6 punti su aprile, a 102,1), annullando l’aumento dei due mesi precedenti. Tra le componenti, sono peggiorati i giudizi sui livelli di produzione (saldo a -12 da -11 di aprile) e sugli ordini totali (a -15 da -14, per il calo di quelli esteri). Sono rimaste invariate, rispetto ad aprile, le attese di produzione e ordini.
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Il quadro globale rimane ben poco brillante. L’incertezza viene ancor più alimentata da fattori politici: Brexit, elezioni generali spagnole, questione greca, reazioni xenofobe all’ondata migratoria, referendum costituzionale italiano, presidenziali americane. Non è necessario che qualcosa vada storto: sono sufficienti i timori che ciò accada perché già oggi le aspettative rimangano fiacche e impediscano alla crescita mondiale di accelerare.
La dinamica del commercio internazionale e dei prezzi al consumo ne rivelano la bassa temperatura. Pur se i fondamentali restano nell’insieme solidi. Lo sgonfiamento dei debiti eccessivi e l’impostazione di alcune politiche in seno all’Eurozona mantengono vivo il rischio di deflazione. L’instabilità finanziaria è rientrata, grazie anche alla maggiore tranquillità nei mercati dei cambi e del petrolio.
In prospettiva non si intravede un chiaro e uniforme miglioramento. Negli USA è molto probabile un cambio di passo e la FED agirà di conseguenza. La Cina si stabilizza sul più basso sentiero di sviluppo, progressi sono attesi in India, il peggio dovrebbe essere alle spalle in Russia, mentre in Brasile ancora non compaiono segni positivi. Nell’Unione europea i segnali sono di rallentamento, per le ripercussioni ritardate dell’export debole, la frenata britannica, l’apprezzamento dell’euro, la stretta regolamentare che continua a zavorrare i prestiti bancari.
L’Italia risente del contesto estero e del maggior vincolo creditizio; la domanda delle famiglie sale, sostenuta dall’occupazione e da una misura fiscale che agisce nella seconda metà dell’anno; quando anche la spesa pubblica in infrastrutture riceverà nuova linfa dalla recente concessione della flessibilità europea. Il profilo calante degli ordini, soprattutto esteri, e del fatturato conferma la debolezza della risalita.
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La fiducia delle imprese peggiora in maggio in tutti i settori: nel commercio al dettaglio (-1,0 punti rispetto a aprile), nelle costruzioni (-0,8), nei servizi di mercato (-0,5) e nel manifatturiero (-0,6). L’indicatore composito è invece migliorato (+0,7 punti) per effetto del particolare procedimento statistico utilizzato per la sua costruzione, che tiene conto solo di alcune variabili.
Il calo nel manifatturiero, in particolare, annulla i marginali aumenti registrati nei due mesi precedenti; tra le componenti peggiorano i giudizi sugli ordini (per il calo di quelli esteri) e sulla produzione; le attese sono rimaste invariate. Da ottobre scorso, massimo precedente, l’indice di fiducia nell’industria ha mostrato un profilo calante (-3,4 punti cumulati). I livelli, tuttavia, sono ancora elevati e poco inferiori alla media del 2015.
Tra i consumatori l’indice di fiducia ha continuato a diminuire in maggio (-1,4 punti dopo -0,8 in aprile), allontanandosi di quasi 6 punti dal livello più elevato dall’inizio della rilevazione (1995) registrato in gennaio. In maggio è migliorata solo la componente relativa al clima personale; sono peggiorati giudizi e attese sulla situazione economica della famiglia, mentre sono più favorevoli le valutazioni sui bilanci familiari.
La minore fiducia tra imprese e famiglie suggerisce una maggiore parsimonia nella gestione delle spese e potrebbe riflettere un rallentamento di consumi e investimenti nei mesi primaverili.
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Con la caduta di marzo, le dinamiche di ordinativi e fatturato dell’industria italiana risultano a inizio 2016 quasi stagnanti, dopo i progressi di fine 2015, e sono coerenti con un andamento fiacco dell’attività anche nel trimestre in corso.
In marzo gli ordinativi, in volume, sono diminuiti del 3,5% (stime CSC), dopo +1,2% in febbraio e +1,3% in gennaio. Il calo mensile è dipeso soprattutto dalla domanda estera (-5,9%), che era risultata invariata nel mese precedente. Gli ordini interni sono diminuiti dell’1,7% (dopo +3,4% cumulato nei due mesi precedenti). Nel primo trimestre gli ordini totali registrano una variazione congiunturale nulla.
Anche l’andamento in volume del fatturato dell’industria italiana è risultato negativo in marzo: -1,8%, dopo +0,1% in febbraio e +0,8% in gennaio. La flessione dei volumi è da attribuirsi esclusivamente al mercato interno (-2,6%), mentre quello estero è rimasto invariato. Il fatturato totale mostra, comunque, nel primo trimestre una variazione congiunturale in volume di +0,4% sul quarto 2015.
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In maggio l’indice IFO sulla fiducia delle imprese industriali e dei servizi tedesche è salito a 107,7 (da 106,6 in aprile), ben oltre le attese di un leggero aumento da parte degli operatori (a 106,8). Sono migliorati sia i giudizi sulla situazione economica corrente (di un punto) sia le aspettative a breve termine (di 1,1 punti).
Il maggiore ottimismo è esteso a tutti i principali settori: il saldo delle risposte tra chi vede un miglioramento e chi un peggioramento è passato da 6,5 a 7,8 nel manifatturiero, da 0,5 a 3,4 nelle costruzioni, da 10,7 a 13,1 nel commercio all’ingrosso e da 6,8 a 11,1 in quello al dettaglio. Il sensibile balzo della fiducia in queste ultimi due settori conferma la vitalità della domanda interna.
L’andamento dell’indice rispecchia il momento favorevole dell’economia tedesca: secondo la stima flash degli indici PMI, infatti, in Germania il ritmo di espansione dell’attività produttiva si è rafforzato a maggio sia nei servizi (55,2 da 54,5 in aprile) sia nel manifatturiero (52,4 da 51,8).
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In aprile gli scambi italiani con i paesi extra-UE sono risaliti, in valore, dopo il calo registrato nel primo trimestre dell’anno: +3,9% mensile le esportazioni (dopo il -2,8% trimestrale) e +4,7% le importazioni (dopo -6,2%).
Sono aumentate fortemente, in aprile, le vendite extra-UE di beni di consumo e intermedi; in espansione anche quelle di beni strumentali; ancora in calo quelle energetiche. Tra i mercati di destinazione, hanno accelerato le esportazioni negli Stati Uniti (dopo la battuta d’arresto di inizio anno), mentre si confermano in calo tendenziale quelle verso la Cina e, soprattutto, i principali paesi produttori di commodity (Brasile, OPEC e Russia).
Le prospettive dell’export italiano extra-UE restano incerte: sono sostenute dall’accelerazione dell’economia USA ma frenate dalla persistente debolezza della domanda di import dei paesi emergenti.
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Il commercio mondiale è diminuito, in volume, dello 0,5% in marzo su febbraio (dati CPB). Nella media del primo trimestre 2016 ha registrato un calo dell’1,7% sul quarto 2015, dopo due variazioni trimestrali positive nella seconda metà dell'anno scorso.
Questo calo è dovuto soprattutto alla caduta degli scambi con l’estero dei paesi emergenti (-3,3%) e, in particolare, della domanda di importazioni degli emergenti asiatici (-7,0%). In aprile sono ulteriormente diminuiti gli acquisti dall’estero di Cina, Corea e India.
Le prospettive restano deboli, secondo la componente ordini esteri del PMI manifatturiero globale, che in aprile segnala contrazione per il terzo mese consecutivo (a 49,2; Markit).
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