Il 2016 si è aperto con l’accentuarsi della caduta dello stock di prestiti alle imprese italiane: -0,5% a gennaio, dopo il -0,3% a dicembre (dati destagionalizzati dal CSC). Nella prima metà del 2015, invece, la riduzione si era quasi arrestata. Continua a mancare, dunque, un cruciale fattore di sostegno per il recupero dell’attività economica.
I tassi di interesse sulle nuove operazioni, inoltre, sono bruscamente saliti a gennaio (2,0%, da 1,7% a dicembre), dopo una lunga fase di flessione partita a inizio 2014 (quando erano al 3,5%). Sono cresciuti maggiormente quelli pagati dalle grandi imprese (1,6%, da 1,3%), meno quelli per le PMI (2,8%, da 2,7%).
Le sofferenze bancarie sul credito alle imprese sono aumentate a 144 miliardi a gennaio, da 143 a dicembre (pari al 18,6% dei prestiti, da 18,5%). Nonostante le diverse misure varate negli ultimi mesi, il peso delle sofferenze e i rischi che esse pongono restano un forte elemento di freno all’erogazione di nuovo credito.
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Grande affluenza per l'incontro di venerdì prossimo: è stata finora raggiunta quota “48”, tenendo conto sia delle preferenze sulla data sia delle adesioni pervenute dopo l’invio dell’ordine del giorno.
Bando alla privacy...ecco l’elenco dei partecipanti:
Monighini Giuseppe, Alessandria
Romano Davide, Pavia
Gazzaniga Paolo, Assobiomedica
Pucci Sara, Toscana
Manzini Massimo, Firenze
Fedreghini Davide, Brescia
Caltabiano Simona, Catania
Falasconi Laura, ASSICA
Brancia Marco, Assofond
Pisanu Maria, Assofond
Grandi Matteo, Forlì-Cesena
Triola Roberto, Confindustria Digitale
Santini Alessandro, Trento
Marchiodi Mirco, Bolzano
Quaranta Daniela, Roma
Rigo Alessandro, Assografici
Ariazzi Luca, Assocalzaturifici
Pareschi Riccardo, Farmindustria
Pagani Stefano, UCINA
Ciarpella Gloria, Ancona
Franceschini Giacomo, Genova
Minozzi Marzia, Asstel
Matera Andrea, ASSOMET
Marvelli Vittoria, Federchimica
Massaro Raffaella, Padova
Bianchi Eleonora, AIDEPI
Negri Valeria, Assolombarda
Pagani Patrick, Unionzucchero
Raimondi Annamaria, Emilia Romagna
Pignatelli Luca, Torino
Bigagli Barbara, Toscana Nord
Daniele Chersi, Toscana Nord
Vettori Renzo, Toscana Nord
Fascioli Antonella, Roma
Pistacchio Rita, Unione Petrolifera
Pelliccia Gigi, Federalimentare
Caradini Cinzia, Assocarta
Ruberto Valentina, Parma
Poggioli Gian Franco, Bologna
Piccinno Maurizio, ANDIL
Rossi Francesco, Mantova
Federici Olivetta, Novara
Seligardi Alberto, Reggio Emilia
Pigozzi Stefania, UCIMU
Petrucci Cristiana, UNRAE
Federicis Laura, Chieti Pescara
Santini Francesco, Lombardia
Balzani Massio, Forlì-Cesena
Qualora a noi fosse sfuggita qualche mail o a voi di confermare la presenza, fateci sapere (anche per il pranzo)!
Il CSC
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La variazione annua dei prezzi al consumo in Italia rimane negativa: -0,2% a marzo (da -0,3% a febbraio). La distanza dall’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0%), quindi, resta abissale.
In particolare, si approfondisce ulteriormente la riduzione dei prezzi dell’energia: -7,0% annuo (da -5,5%). Quelli alimentari continuano a cadere a un ritmo stabile (-0,3%). La dinamica dei prezzi core (al netto di energia e alimentari), viceversa, accelera di poco, rimanendo comunque estremamente bassa (+0,6%, da +0,5%).
Per i prossimi mesi, la risalita dai minimi del prezzo del petrolio tra gennaio e marzo, che si trasmette ai prezzi al consumo finali in Italia con un ritardo di 1-2 mesi, fa attendere una spinta verso l’alto sulla componente energetica dell’indice dei prezzi.
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In diretta da viale dell'Astronomia 30 "Reti d'impresa" alla quale interverranno il direttore Luca Paolazzi e Livio Romano del CSC.
Segui la diretta streaming qui
Buona visione!
il CSC

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La fiducia delle imprese torna a peggiorare in marzo, dopo il rimbalzo di febbraio: l’indice composito di sentimento economico è calato di 3,1 punti, a 100,1 (dopo +1,9 in febbraio), trainato all’ingiù dai forti cali nei servizi di mercato (-3,3 punti) e nel commercio al dettaglio (-1,9); più contenuto l’arretramento nelle costruzioni (-0,9), dopo un forte incremento a febbraio (+4,7). Nel primo trimestre 2016 la fiducia delle imprese è scesa di 4,8 punti rispetto al quarto 2015.
Il manifatturiero è l’unico comparto dove l’indice di fiducia è aumentato in marzo: +0,2 punti su febbraio (primo progresso da ottobre); tale recupero è da attribuirsi soprattutto al miglioramento dei giudizi sugli ordini, specie su quelli esteri (il cui saldo è salito di 2 punti); le attese sono rimaste invariate rispetto a febbraio, mentre sono poco peggiorati i giudizi sulla produzione corrente (saldo a -11 da -10). A livello settoriale il più forte aumento della fiducia si è avuto tra i produttori di beni strumentali.
Tra i consumatori l’indice di fiducia è tornato a migliorare in marzo: +0,5 punti su febbraio, quando era caduto (-4,1) dal livello più elevato dall’inizio della rilevazione (1995) registrato in gennaio. Sono migliorate le componenti relative ai climi economico (+1,1 punti), corrente (+0,4) e futuro (+0,2); sostanzialmente stabile il clima personale (-0,1). Le valutazioni strettamente connesse alle decisioni di spesa (giudizi sulla situazione economica della famiglia e sui bilanci famigliari) sono peggiorate in marzo, ma migliorate nel primo trimestre 2016 sul quarto 2015. Tali indicazioni suggeriscono che la spesa delle famiglie dovrebbe procedere lungo un sentiero di lento recupero anche a inizio anno.
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La flessibilità di bilancio è stata pensata come un incentivo per adottare virtuose riforme strutturali per i paesi che sono riusciti, con alti costi sociali, a ridurre i deficit pubblici sotto la soglia del 3,0%. Così come è stata ideata e applicata ha gravi limiti: la dimensione ridotta, pari al massimo a 0,5 punti di PIL, e la concentrazione in un solo anno, che penalizzano quelle riforme che abbiano costi superiori alla soglia e protratti nel tempo; la rapidità del rientro, che impone la riduzione del maggior deficit in tre anni.
Diventa così elevato il rischio di azzerare l'efficacia delle riforme stesse, a causa degli effetti recessivi delle manovre necessarie a riassorbire la deviazione consentita dalla clausola. Inoltre, le manovre di rientro post-flessibilità peggiorando la performance dell'economia minano il consenso politico: il peggioramento facilmente viene imputato dai cittadini alle riforme stesse, essendo l'uno contemporaneo alle altre; ciò aumenta la probabilità del loro rigetto e rende più instabile il quadro politico. L'instabilità può arrivare al punto di far cadere i governi riformatori e affermare elettoralmente gli oppositori delle riforme, i quali finiscono per abolirle (come è accaduto in Spagna, Portogallo e Irlanda).
Occorre invertire l'orientamento del Consiglio europeo, recuperando lo spirito originario della flessibilità, aumentare l'ammontare massimo della deviazione consentita e prevedere tempi di rientro più lunghi.
Va, inoltre, rivista la metodologia di stima del PIL potenziale, poiché quella adottata dalla Commissione europea comporta disavanzi strutturali molto più elevati rispetto a quanto calcolato da FMI e OCSE, richiedendo, quindi, aggiustamenti di bilancio più consistenti.
Per maggiori dettagli vedi qui.
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Ormai siamo pronti per l'evento dell'anno, anzi del biennio!
Infatti l'iniziativa è il più importante appuntamento del Sistema Confindustria del 2016, e coinvolgerà nell'arco di due mezze giornate un pubblico di imprenditori, manager, politici e giornalisti.
Il Convegno, partendo dalla ricerca del Centro Studi e attraverso i pareri e le testimonianze di esperti, imprenditori e policy maker, si concentrerà sulla figura degli imprenditori, motore del cambiamento e dello sviluppo economico.
L’appuntamento è a Parma per l’8 e il 9 aprile.
A portata di clic trovate il programma e il modulo per la prenotazione alberghiera.
Restiamo a disposizione per qualsiasi altra informazione desideriate.
Vi aspettiamo numerosi!
il CSC


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In marzo l’indice di attività PMI composito per l’Eurozona, elaborato da Markit, è salito a 53,7 (da 53,0 in febbraio), il livello più alto da dicembre scorso. Il ritmo di espansione ha accelerato sia nei servizi (indice a 54,0 da 53,3) sia, in misura più ridotta, nel manifatturiero (a 51,4 da 51,2). Inoltre, si è avuto un marginale miglioramento degli ordini, dopo i valori minimi da circa un anno toccati in febbraio (51,6 da 53,0). Ha frenato, invece, la ripresa dell’occupazione, specie nel manifatturiero.
Il sottoindice che rileva i prezzi di vendita per i beni e i servizi forniti dalle imprese ha continuato a segnalare una riduzione meno marcata di quella rilevata in febbraio.
Nel primo trimestre 2016 il livello del PMI composito è coerente con una crescita del PIL analoga a quella che l’economia dell’Eurozona ha registrato a fine 2015 (+0,3% congiunturale).
Stabile la crescita in Germania (PMI composito a 54,1, come in febbraio), dove prosegue a buoni ritmi l’espansione nei servizi (55,5 da 55,3) mentre è poco sopra la soglia neutrale di 50 l’indice dell’attività nel manifatturiero (50,4 da 50,5). Torna in espansione l’attività in Francia (composito a 51,1 da 49,3), grazie al recupero rilevato nei servizi (51,2 da 49,) e nonostante la leggera contrazione del manifatturiero (49,6 da 50,2).
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Al fine di agevolare l'accoglienza dei migranti da parte dei paesi europei, la Commissione europea ha previsto, nell'ambito della flessibilità di bilancio, di acconsentire a una deviazione dall'obiettivo di deficit pubblico nella misura delle spese pubbliche sostenute per l'accoglienza stessa.
L'esclusione dai vincoli del Patto di stabilità e crescita nel 2016 varrà soltanto per la maggiore spesa per i migranti rispetto a quella sostenuta nel 2015. Tale previsione penalizza l'Italia, che spenderà quest'anno, come nel 2015, 2,5 volte la media nel triennio 2011-2013 e che dai primi anni 2000 è tra i paesi europei quello che, insieme alla Spagna, ha visto crescere di più la quota di stranieri residenti (dal 2,4% all'8,2% nel 2013).
È singolare, inoltre, che la Commissione abbia deciso di includere le spese per i migranti nel calcolo dei saldi strutturali finendo per peggiorarli. L'Italia dovrà così compensare tale peggioramento con manovre correttive più ampie.
Per maggiori dettagli vedi qui.
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In gennaio le esportazioni italiane sono diminuite dell’1,8% a prezzi costanti rispetto a dicembre, a causa del forte calo delle vendite nei paesi extra-Ue (-5,9%), parzialmente compensato dalla crescita di quelle verso i paesi Ue (+1,3%). In riduzione tutti i raggruppamenti di beni, con quello energetico che ha subito la contrazione più forte (-14,2%); al netto dell’energia le vendite all’estero italiane diminuiscono dell’1,4%. È molto debole la domanda di beni italiani dei paesi produttori di petrolio (Russia, Mercosur e OPEC), per il crollo delle quotazioni oil, di quelli asiatici e in particolare della Cina; paesi che rappresentano circa il 15% delle esportazioni italiane.
Le importazioni invece sono aumentate dell’1,1% a gennaio, grazie all’aumento degli acquisti dall’estero dei beni di consumo, intermedi e strumentali. Al netto della componente energetica (-8,2%), l’import è aumentato dell’1,7%.
A febbraio 2016 si sono indebolite le prospettive per l’export italiano, secondo gli indicatori qualitativi sugli ordini esteri nel manifatturiero (PMI e giudizi delle imprese), scesi sui valori minimi da tredici mesi.
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Nella riunione di marzo la FED ha lasciato il tasso di interesse fermo nella forchetta 0,25%-0,50%. A fronte di una crescita economica americana che prosegue (+2,2% il PIL previsto nel 2016 dal Federal Open Market Committee, FOMC), la Banca centrale è preoccupata dei rischi che vengono dallo scenario globale e dai mercati finanziari.
L’inflazione USA resta bassa (+1,0% annuo a febbraio, rispetto a un obiettivo del +2,0%), ma calcolata al netto di energia e alimentari è al +2,3%. Il tasso di disoccupazione (4,9% a febbraio) è già sceso in linea con il valore indicato dal FOMC per il lungo periodo (4,8%).
La FED prevede di realizzare rialzi molto graduali dei tassi quest’anno: a marzo i membri del FOMC hanno indicato un tasso a 0,75-1,00% entro fine 2016, implicando quindi solo due ulteriori mosse da un quarto di punto. Rispetto a dicembre, quando ci si attendeva di portare il tasso a 1,25-1,50% entro fine 2016, il sentiero atteso dei tassi si è dunque abbassato di mezzo punto.
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In febbraio le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono diminuite dello 0,1% rispetto a gennaio. Il calo, unito alla forte revisione al ribasso del dato di gennaio (da +0,2% a -0,4%), torna a sollevare dubbi sulle prospettive di crescita dell’economia USA. Esso è, peraltro, in netta controtendenza con i dati sull’andamento del mercato del lavoro, che avevano mostrato, in febbraio, un aumento consistente degli occupati nel settore non agricolo (+242mila unità) e i primi segnali di un’accelerazione dei salari.
Anche la dinamica delle vendite al netto di auto, benzina e materiali da costruzione, cioè dell’aggregato più vicino alla componente “consumi delle famiglie” del PIL, è stata rivista all’ingiù in gennaio (da +0,6% a +0,2%) ed è stata pressoché nulla in febbraio.
L’andamento piuttosto modesto delle vendite di questo inizio anno riflette quello della fiducia dei consumatori, calata di 5,6 punti a febbraio, e conferma che i consumi delle famiglie, cresciuti del 2% annualizzato nel quarto trimestre 2015, continueranno a essere deboli anche nel primo trimestre 2016.
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Cari colleghi,
ancora una volta grazie per essere accorsi così numerosi e per aver reso l'incontro di venerdì un grande momento di incontro e partecipazione.
Ringraziamo anche coloro che ci hanno seguito in diretta streaming, oltre trenta, che hanno contribuito a rendere la giornata di venerdì ancora più indimenticabile.
Speriamo possano esserci maggiori opportunità di ritrovo come questa, che aiutano a conoscerci meglio e a comprendere fino in fondo il valore del confronto tra di noi.
Per tutte le altre occasioni vi invitiamo a condividere i vostri pensieri, le vostre richieste e le vostre idee su questa piattaforma, affinchè diventi realtà il desiderio di creare una comunità sinergica ed attiva che tragga spunti e benefici dallo stare insieme.
Invitiamo inoltre i presenti all'incontro annuale a compilare il questionario di valutazione (di sotto il link) sull'organizzazione dei lavori cui avete assistito, in modo da darci spunti e riflessioni per migliorarci il prossimo anno.
Nella libreria del CSC sono invece disponibili tutte le slide che abbiamo proiettato e che riceverete anche via mail.
Vi auguriamo una buona giornata,
a presto,
il CSC
(per una corretta visualizzazione vi consigliamo di copiare il link e di incollarlo sul vostro motore di ricerca)
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Il CSC rileva un calo della produzione industriale dell’1,0% in febbraio su gennaio, quando c’è stato un incremento dell’1,9% su dicembre, comunicato oggi dall’ISTAT.
Il dato positivo di gennaio è stato superiore alle stime CSC (+0,9%) e a quelle di consenso (+0,8%) ed è in parte riconducibile al rimbalzo tecnico dopo l’anomalo arretramento dell’attività rilevato dall’ISTAT in dicembre (-0,6%). Quest’ultimo è attribuibile a problemi di destagionalizzazione dovuti al ponte di lunedì 7 dicembre (i programmi statistici correggono solo per il numero di giornate lavorative del calendario ufficiale e non per i giorni effettivamente lavorati). Una parte del rimbalzo è dovuta, inoltre, al fatto che il dato di attività grezza in gennaio si confronta con un valore relativamente basso rilevato nel gennaio 2015, quando si sono avuti ben due ponti (venerdì 2 e lunedì 5 del mese).
Al di là delle forti oscillazioni mensili, il primo trimestre dell’anno registra una variazione acquisita di +0,6% congiunturale. La crescita dell’attività accelera rispetto al quarto trimestre del 2015, quando invece era stata nulla.
Pur in un contesto di minore ottimismo tra le imprese, gli indicatori qualitativi anticipatori puntano a una tendenza positiva della produzione. Secondo i direttori degli acquisti (indagine PMI Markit) gli ordini manifatturieri in febbraio sono ancora cresciuti, ma a un ritmo più lento rispetto al mese precedente (indice a 52,1 da 54,4), dopo aver raggiunto in dicembre il valore massimo da quasi cinque anni. Frenano gli ordini esteri, mentre la domanda interna, secondo il PMI dei servizi (in accelerazione a febbraio), dovrebbe continuare a sostenere l’attività nei mesi primaverili.
La dinamica positiva nell’industria, insieme all’andamento favorevole rilevato nei servizi, secondo il modello trimestrale del CSC determina un aumento del PIL nel trimestre in corso superiore al +0,1% registrato a fine 2015.
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La Banca Centrale Europea ha annunciato oggi un ampio pacchetto addizionale di misure monetarie espansive. L’obiettivo è sostenere la dinamica dei prezzi nell’Eurozona, allontanandola dalla deflazione (-0,2% annuo a febbraio) e riportandola vicino all’obiettivo (poco sotto il +2,0%). Le nuove misure sono pensate per stimolare il credito e quindi la ripresa economica e la dinamica dei prezzi nell’area.
Primo, la BCE ha tagliato tutti i tassi ufficiali a sua disposizione: il tasso principale di rifinanziamento scende allo 0,00% (da 0,05%); il tasso sui prestiti marginali scende allo 0,25% (da 0,30%); il tasso sui depositi bancari, già negativo, viene ulteriormente ridotto a -0,40% (da -0,30%). Inoltre, la Banca ha sottolineato che i tassi resteranno a lungo a tali livelli o più bassi, sicuramente molto dopo la fine del programma di Quantitative Easing (QE, che durerà “almeno fino a marzo 2017”).
Secondo, la Banca Centrale ha potenziato il QE: il ritmo mensile degli acquisti di bond pubblici e privati sale a 80 miliardi di euro (da 60); potranno essere comprati, da giugno 2016, anche bond emessi da imprese non bancarie, purché abbiano un rating almeno pari a investment grade (corporate sector purchase programme).
Terzo, la BCE ha annunciato un nuovo round di prestiti T-LTRO alle banche, condizionati all'erogazione di credito all'economia, come le precedenti T-LTRO. Le nuove aste (T-LTRO 2) saranno quattro, partiranno da giugno 2016, una ogni tre mesi, e avranno durata fissa di 4 anni (l’ultima scadrà a marzo 2021), senza obblighi di restituzione anticipata. Le banche potranno ottenere fondi pari fino al 30% dei loro prestiti all’economia e il tasso base sarà pari a quello corrente sulle operazioni principali di rifinanziamento (al momento, 0,00%), ma c’è un forte incentivo a prestare: se i nuovi crediti supereranno determinate soglie si potranno ottenere fondi a tassi più bassi, fino a raggiungere quello corrente sui depositi (ora a -0,40%).
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Negli USA gli occupati non agricoli sono aumentati di 242mila unità a febbraio, a un ritmo ben superiore alle attese degli analisti. Il Labor Department ha anche rivisto al rialzo, di ben 30mila unità complessive, i dati dei due mesi precedenti.
Il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 4,9%, per il contemporaneo aumento della forza lavoro; mentre il tasso di partecipazione è salito significativamente, di 0,2 punti percentuali (al 62,9% della popolazione in età lavorativa), un segnale inequivocabile di maggiore fiducia.
Oltre a confermare la solidità del mercato del lavoro, il forte aumento dell’occupazione a febbraio allontana ulteriormente i timori di una possibile entrata in recessione dell’economia USA. Insieme alla dinamica positiva dei consumi (+0,4% in gennaio rispetto a dicembre) e degli ordini di beni capitali (+3,4%, al netto di difesa e aeromobili), esso indica che l’economia americana ha riacquistato vigore dopo il deludente risultato del quarto trimestre 2015, quando il PIL era cresciuto di appena l’1,0% (annualizzato).
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Il Pil italiano è cresciuto dello 0,1% nel quarto trimestre 2015 (confermata la stima preliminare), mostrando un progressivo rallentamento dal +0,4% registrato nel primo trimestre dell’anno (+0,3% nel secondo e +0,2% nel terzo). Sulla base dei nuovi profili trimestrali la distanza rispetto al picco pre-crisi (primo trimestre 2008) è dell’8,8%. Nel 2015 il PIL è aumentato dello 0,8% (come stimato dal CSC); il trascinamento statistico all’anno in corso è di +0,2%.
Dal lato della domanda vi sono diverse indicazioni positive. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,8%, in accelerazione dal +0,2% nel terzo. Tra le componenti, il sostegno principale è venuto dagli investimenti in costruzioni (quasi il 50% del totale), che sono aumentati dello 0,9% (dopo +0,2% nel precedente trimestre); un ritmo di crescita così ampio non si registrava dal secondo trimestre 2010. È avanzata a un passo più veloce la spesa in mezzi di trasporto (+8,7% dopo +4,9%; +37,1% dal minimo del secondo trimestre 2013), mentre è proseguito il calo - per il secondo trimestre consecutivo – di quella in macchinari (-0,1% dopo -0,4%). I consumi delle famiglie, in crescita da dieci trimestri (+2,3% cumulato), sono aumentati dello 0,3% congiunturale (dopo +0,5%). In forte incremento la spesa della PA (+0,6%). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativa accelerazione la dinamica sia delle esportazioni (+1,3% dopo -1,3%) sia delle importazioni (+1,0% dopo -0,2%). La variazione delle scorte ha sottratto ben 0,4 punti alla crescita del PIL nel quarto trimestre (dopo aver fornito contributi positivi nei tre precedenti), annullando interamente il supporto della domanda nazionale (+0,4 punti); è stato positivo l’apporto della domanda estera (+0,1).
L’andamento degli indicatori coincidenti e anticipatori è coerente con un incremento del PIL nel primo trimestre 2016 di poco superiore a quanto registrato a fine 2015, ma il quadro generale appare ancora fragile e soggetto a rischi di peggioramento.
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In febbraio il PMI Markit composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica complessiva nel manifatturiero e nel terziario) segnala espansione dell’attività a un ritmo sostanzialmente analogo a quello rilevato in gennaio (-0,2 punti, a 53,7). Il valore dell’indice nella media del primo bimestre è poco inferiore rispetto a quello, elevato, registrato nel quarto trimestre 2015 (53,7 da 54,0, massimo da otto anni). In Germania il PMI composito è sceso al minimo da cinque mesi (54,1, tre decimi al di sopra della stima flash) e in Francia al minimo da gennaio 2015 e segnala un marginale calo dell’attività (49,3, da 49,8 nella stima flash).
Il dettaglio settoriale per l’Italia indica in febbraio il proseguimento di un rallentamento della crescita di produzione, ordini ed esportazioni nell’industria. Nei servizi, invece, l’attività è risultata in accelerazione, andando meglio di quanto previsto dai mercati: l’indice PMI terziario è salito a 53,8 (da 53,6 in gennaio; le attese puntavano a 52,6). I nuovi ordini, in espansione da un anno, sono giudicati in più forte crescita grazie alla domanda interna (quella estera ha rallentato). Indicazioni positive anche per l’occupazione che, però, risulta crescere più lentamente rispetto a gennaio.
Nell’Euroarea procede con minore slancio l’espansione nel terziario (53,0 da 53,6), a causa del passo più lento di produzione, ordini e occupazione; l’attività nei servizi accelera in Germania (55,3 da 55,0) e scende sotto la soglia neutrale di 50 in Francia (49,2). Il livello del PMI composito dell’Euroarea, nel primo bimestre di quasi un punto inferiore alla media del quarto trimestre 2015, è compatibile con un aumento del PIL poco inferiore allo 0,3% rilevato a fine anno. Sono aumentate le pressioni deflazionistiche, con i prezzi di vendita in calo al ritmo più veloce da giugno 2013. Il rallentamento dell’attività e le spinte al ribasso sui prezzi spingeranno la BCE a intraprendere ulteriori misure espansive per riportare il tasso d’inflazione vicino all’obiettivo del 2,0%.
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Il CSC rileva una variazione della produzione industriale di -0,4% in febbraio su gennaio, quando è stato stimato un aumento dello 0,9% su dicembre. Nel primo trimestre del 2016 la variazione congiunturale acquisita dell’attività industriale è di +0,1%, dopo il -0,1% nel quarto 2015.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è aumentata in febbraio dello 0,1% rispetto a febbraio del 2015 e in gennaio dell’1,6% sullo stesso mese dell’anno scorso. Gli ordini in volume hanno registrato in febbraio un incremento dello 0,2% sul mese precedente (+2,6% su febbraio 2015). In gennaio erano aumentati dello 0,4% su dicembre (+0,6% sui dodici mesi).
La dinamica della produzione industriale si caratterizza per le forti oscillazioni mensili e mostra a partire dall’estate una sostanziale stagnazione. Gli indicatori qualitativi relativi al manifatturiero (indagine ISTAT sulla fiducia) non preannunciano un miglioramento: in febbraio l'indice di fiducia è diminuito di 1,0 punti (quarto calo di fila), attestandosi comunque sui livelli tra i più elevati degli ultimi quattro anni; il calo mensile è spiegato dal peggioramento sia delle attese (specie quelle sull’economia) sia dei giudizi sugli ordini esteri (invariati quelli sugli ordini interni); sono migliorate, invece, le valutazioni relative alla produzione corrente (saldo a -10 da -11).
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Gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano in gennaio un aumento di 70mila unità rispetto a dicembre (+0,3%). La crescita è ascrivibile ai dipendenti a tempo indeterminato (+99mila) mentre calano i lavoratori a termine (-28mila) e gli indipendenti restano sostanzialmente stabili. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,5%, pressoché invariato dal mese di agosto.
Sulla base dei dati storici diffusi in data odierna, si rileva che l'occupazione è cresciuta dello 0,9% nel 2015 (dal +0,8% precedentemente stimato), a fronte di aumenti pronunciati nel secondo e terzo trimestre (+0,4% e +0,7% rispettivamente) e di una sostanziale stabilità nel quarto.
È ipotizzabile che i dati ISTAT di gennaio riflettano in parte contratti avviati nel corso del mese precedente, quando, secondo i dati INPS, sono state effettuate 182mila nuove assunzioni a tempo indeterminato con la fruizione dell'esonero contributivo previsto dalla legge di stabilità 2015 (rispetto alle 87mila di novembre). Per avere un quadro più chiaro dell'andamento dell'occupazione a inizio 2016 è necessario, pertanto, attendere i dati per i prossimi mesi.
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Il PIL italiano, in volume, è cresciuto dello 0,8% nel 2015 sul 2014, come stimato dal CSC in dicembre e in rialzo rispetto alla stima provvisoria (+0,7%) diffusa dall’ISTAT poche settimane fa.
È il primo incremento dopo tre cali annuali consecutivi (-4,8% cumulato). Il livello del PIL risulta essere di poco inferiore rispetto a quello toccato nel 2000.
Il maggiore apporto alla crescita del PIL è venuto dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con i consumi delle famiglie che hanno contribuito per 0,5 punti percentuali e gli investimenti per 0,1. È risultato molto positivo anche quello delle scorte (0,5 punti). Negativi, invece, i contributi della spesa della PA (-0,1) e della domanda estera netta (-0,3 punti).
La spesa delle famiglie è cresciuta dello 0,9%, accelerando rispetto al +0,4% del 2014. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,8%, tornando in espansione per la prima volta dal 2007 (-30,4% cumulato); tra le componenti, il recupero non ha riguardato la spesa in costruzioni, che è calata dello 0,5%, dopo avere accumulato una contrazione del 35,4% tra 2007 e 2014; è stato significativo, invece, il rimbalzo degli investimenti in mezzi di trasporto (+19,7%), che erano diminuiti di oltre il 50% nei precedenti tre anni; la spesa in macchinari è cresciuta dell’1,1%, per la prima volta dopo tre anni (-44,9% cumulato). A fronte di un aumento delle esportazioni del 4,3% (dopo +3,1% nel 2014), si è avuta una netta accelerazione delle importazioni, cresciute del 6,0%, dopo +3,2% nell’anno precedente.
L’occupazione, in termini di ULA, è aumentata dello 0,8% (+190 mila unità), con incrementi in tutti i settori di attività economica, tranne che nelle costruzioni (-1,0%, pari a -14,6 mila occupati). Nel manifatturiero, in particolare, il numero di occupati è cresciuto dello 0,2% (+5,9 mila) e nei servizi dell’1,0% (+171 mila).
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