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PMI manifatturiero: prosegue a un ritmo più lento la crescita in Italia
Il PMI manifatturiero italiano segnala in settembre un rallentamento della crescita rispetto ai ritmi toccati in agosto (indice a 52,7 da 53,8). L’indice rimane comunque in territorio di netta espansione anche se ai minimi da gennaio scorso. Nel terzo trimestre il livello medio è sostanzialmente in linea con il valore del secondo (53,9 da 54,2, massimo dal 2011).
Secondo i direttori degli acquisti l’attività manifatturiera continua a crescere in settembre, seppure a un ritmo più lento: l’indice della componente produzione è diminuito di 2,2 punti (a 53,8, -0,3 nel trimestre), soprattutto per il calo nel settore dei beni di consumo; frena l’espansione negli ordini totali (-2,2 punti, a 53,9) per l’indebolimento della domanda interna, mentre quella estera ha accelerato il passo rispetto ad agosto. Tale rallentamento non ha riguardato il mercato del lavoro: è aumentato - in misura più forte rispetto al mese precedente - il numero di occupati, grazie alle assunzioni nei settori di produzione di beni intermedi e di investimento.
I risultati dell’indagine PMI Markit contrastano con il netto miglioramento rilevato dall’ISTAT nell’indagine sulla fiducia presso le imprese manifatturiere. Il quadro, comunque, non cambia ed è coerente con il proseguimento della crescita dell’economia italiana nel terzo trimestre a un ritmo analogo a quello registrato nel secondo.
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Si consolida la risalita dell’occupazione in ItaliaProsegue la risalita dell’occupazione in Italia: dopo la marcata crescita del secondo trimestre (+0,5%, 103mila unità), il numero di persone occupate è aumentato nel bimestre luglio-agosto di altre 126mila unità e il livello in agosto è ai massimi da settembre 2012. Il tasso di disoccupazione è sceso all’11,9%, sui livelli di inizio 2013. La forza lavoro, al di là delle fluttuazioni mensili, mostra una graduale crescita (+0,2% in agosto), segno di più fiducia nel trovare un posto. Tasso di disoccupazione stabile nella media dell’Eurozona (11,0%); alto in Spagna (22,2%), ma in costante riduzione da inizio 2013; in lieve aumento in Francia (10,8% da 10,7%) e ai minimi in Germania (4,5%). Il CSC |
I prezzi al consumo aumentano poco in Italia, calano nell’EurozonaLa dinamica annua dei prezzi al consumo in Italia è salita al +0,3% a settembre, da +0,2% nei tre mesi precedenti. Da un lato si approfondisce il calo dei prezzi energetici (-7,6% annuo, da -6,4%), sulla scia del nuovo ribasso delle quotazioni petrolifere nei mesi estivi; ma dall’altro accelera la crescita dei prezzi alimentari (+1,5% annuo, da +0,9%). Al netto di tali due componenti, la dinamica dei prezzi core è salita al +0,8% annuo (da +0,7%). Al suo interno, accelerano sia quelli dei servizi (+0,9%, da +0,7%) sia quelli dei beni industriali (+0,5%, da +0,4%), riflettendo l’inizio del recupero dell’attività produttiva in Italia in quest’anno. Nella media dell’Eurozona, invece, la dinamica dei prezzi è di nuovo scivolata in territorio negativo (-0,1% annuo a settembre, da +0,1% in agosto). L’inflazione core è stabile (+0,9% annuo), i prezzi alimentari accelerano poco (+1,4%, da +1,3%), ma quelli energetici si riducono fortemente (-8,9%, da -7,2%). L’indice totale, dunque, è lontanissimo dall’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0% annuo). |
T-LTRO sotto tono a settembreLa quinta T-LTRO della BCE ha fornito alle banche dell’Eurozona 15,5 miliardi di euro, di cui 3,0 a istituti italiani. Si tratta di valori molto inferiori rispetto a quelli delle quattro operazioni precedenti che avevano erogato in media 96,0 miliardi ciascuna (24,0 a istituti nazionali) e rispetto alle attese del mercato (intorno ai 50 miliardi). La riduzione della domanda delle banche per tali fondi BCE, disponibili a costi quasi nulli (0,05%), riflette anzitutto un fattore positivo: il miglioramento delle condizioni di raccolta sui mercati internazionali, ottenuto nel corso del 2015 anche grazie al Quantitative Easing della stessa BCE. Gli istituti in genere, quando possibile, preferiscono diversificare il funding, piuttosto che dipendere da un unico prestatore. A spiegare la scarsa richiesta a settembre è anche il fatto che molti istituti avevano già fatto il pieno nelle prime quattro operazioni: il totale prestato finora da Francoforte con le prime cinque T-LTRO è salito a 400 miliardi (98 a banche italiane), risorse che gli istituti devono utilizzare solo per accrescere i prestiti a imprese e famiglie. Goldman Sachs stima che il totale delle otto T-LTRO arriverà intorno a 460 miliardi. Ciò significa che mancano solo altri 60 miliardi, a fronte di ulteriori tre aste in calendario fino a metà 2016 (20 miliardi in media attesi per operazione). |
In agosto brusca caduta del commercio estero extra-Ue italiano
In agosto i flussi commerciali italiani con i paesi extra-Ue registrano un crollo: -8,1% su luglio le esportazioni e -3,2% le importazioni, a prezzi correnti. In forte riduzione nel bimestre luglio-agosto, rispetto al secondo trimestre, sia le vendite all’estero (-4,4%) sia gli acquisti (-5,6%). |
Segnali positivi dal commercio al dettaglio in Italia
Le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,4% congiunturale in luglio (a prezzi correnti), compensando l’arretramento del mese precedente (-0,4%). Al di là delle oscillazioni mensili, la tendenza è positiva anche nel terzo trimestre (+0,1% l’acquisito), dopo tre trimestri nei quali si sono avuti incrementi congiunturali (+1,0% cumulato), grazie soprattutto al contributo delle vendite di beni alimentari. |
Rimbalzo degli ordinativi industriali italiani. Bene la domanda interna
Gli ordinativi dell’industria italiana sono aumentati, a prezzi correnti, dello 0,6% congiunturale in luglio, dopo un rimbalzo del 3,0% in giugno, portando al +9,8% l’incremento rispetto al precedente minimo (luglio 2014). Il miglioramento in luglio è attribuibile interamente alla domanda interna (+3,1% dopo +0,6%), in crescita da otto mesi di fila (+12,9% cumulato), mentre quella estera ha corretto (-2,9%) dopo il balzo di giugno (+6,5%). La variazione congiunturale acquisita per gli ordinativi nel terzo trimestre è di +1,7%. |
Continua su ritmi costanti l’espansione nell’EurozonaA settembre l’indice PMI composito dell’Eurozona, elaborato da Markit, si è attestato a 53,9, in leggero calo rispetto ad agosto (54,3) ma ben al di sopra della soglia neutrale di 50. Il risultato porta la media degli ultimi tre mesi a 54,0 (da 53,9 nei tre mesi precedenti), il livello più elevato degli ultimi quattro anni e compatibile, secondo Markit, con una crescita del PIL pari a +0,4% nel terzo trimestre. L’aumento dei nuovi ordini, ai ritmi più rapidi degli ultimi cinque mesi, e delle commesse inevase, inoltre, fa prevedere un’ulteriore robusta espansione dell’attività produttiva nell’Eurozona anche nei prossimi mesi. Nonostante una modesta accelerazione, resta basso il ritmo di espansione in Francia (indice composito a 51,4 da 50,2), dove si arresta, però, la contrazione del manifatturiero (51,9 da 48,4). Rallenta leggermente, ma rimane sostenuta, la crescita in Germania (composito a 54,3 da 55,0), dove l’accelerazione dei nuovi ordini, al ritmo più rapido da novembre 2013, indica una forte vivacità sia della domanda estera sia di quella interna. |
Cina: attività manifatturiera in settembre ai minimi da febbraio 2009Il PMI manifatturiero cinese segnala un’ulteriore frenata dell’attività in settembre, toccando il minimo da 78 mesi (47,0, stima flash). Tutte le principali componenti dell’indice generale registrano minimi pluriennali e mostrano una debolezza sia della domanda interna sia di quella estera: produzione a 45,7 (da 46,4 in agosto); occupazione a 46,5 (da 46,7); nuovi ordini totali a 46,0 (da 46,6) ed esteri a 45,8 (46,6). I dati hanno deluso le attese della maggior parte degli analisti di una contrazione a un ritmo più moderato in settembre, per effetto degli stimoli di politica di bilancio e monetaria messi in campo nei mesi estivi. In agosto la spesa pubblica è cresciuta del 26% su base annua, mentre la Banca Popolare cinese ha iniettato liquidità per oltre 30 miliardi di dollari, oltre a proseguire nella politica dei tagli del tasso ufficiale (al 4,6%) e del coefficiente di riserva obbligatoria per le grandi banche (al 18%). Ulteriori importanti misure sono attese nei prossimi mesi per stimolare la crescita del PIL verso l'obiettivo del Governo “intorno al 7,0%” nel 2015, che sembra sempre più difficile da centrare. Il CSC stima una crescita del 6,6% del PIL per l’intero 2015 e un ulteriore rallentamento al 6,0% nel 2016.
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FED preoccupata per l’economia globale, rinviato il rialzo dei tassiNella riunione di settembre la FED ha lasciato invariato il tasso ufficiale di interesse nella forchetta 0-0,25%, rinviando il rialzo dei tassi ai prossimi mesi. La banca centrale USA è preoccupata per gli eventuali effetti su crescita e prezzi domestici delle recenti turbolenze finanziarie originatesi all’estero (in particolare in Cina) e di un possibile ulteriore rallentamento dei paesi emergenti. La decisione è stata presa nonostante il costante miglioramento del mercato del lavoro americano: il tasso di disoccupazione è sceso al 5,1% in agosto, in linea con il 4,9-5,2% indicato dal FOMC (Federal Open Market Committee) come valore di lungo periodo. L’inflazione totale resta bassa (+0,2% annuo in agosto), riflettendo la caduta del petrolio (-15% annuo i prezzi energetici al consumo). Al netto di energia e alimentari, però, i prezzi USA crescono dell’1,8% annuo, in linea con l’obiettivo FED. Dalle minute della riunione del FOMC di settembre risulta che la vasta maggioranza dei membri (13 su 17) ritiene ancora opportuno alzare i tassi entro fine 2015 (ottobre o dicembre), sebbene tale numero si sia ridotto rispetto a giugno (era 15 su 17). A settembre, infatti, sono saliti a 3 (da 2) i membri FOMC che vorrebbero aspettare il 2016 e uno ora vorrebbe attendere il 2017. Il sentiero dei tassi indicato (in media) nelle minute FED è di 0,25-0,50% a fine 2015 (cioè un rialzo, erano due a giugno) e di 1,25-1,50% a fine 2016 (quattro rialzi). |