L’indice ZEW - che misura la fiducia degli analisti e degli operatori finanziari tedeschi - è aumentato per il quinto mese consecutivo a marzo portandosi a quota 54,8 (da 53,0), il livello più elevato da febbraio 2014 e ben al di sopra della media di lungo periodo (24,7). Migliorano, in particolare, i giudizi sulla situazione economica corrente (+9,6 punti, a 55,1). Sale, inoltre, significativamente, l’ottimismo degli operatori finanziari sulla condizione economica dell’Eurozona (+9,7 punti, a 62,4, sopra le attese che puntavano a 58,2).
L’economia tedesca è sostenuta dall’euro debole, dal calo dei prezzi energetici e dagli effetti del programma di quantitative easing (QE) recentemente avviato dalla BCE, di cui la Germania è il maggiore beneficiario. I dati sul mercato del lavoro confermano l’attuale momento positivo (tasso di disoccupazione al 6,5%, minimo dal 1991). Il calo dei prezzi della benzina e i forti aumenti salariali sosterranno ulteriormente i redditi delle famiglie e la fiducia.
In prospettiva, alcuni tra gli investitori tedeschi esprimono, però, qualche preoccupazione per i limitati progressi nella soluzione delle crisi russo-ucraina e del debito sovrano greco; mostrano, inoltre, alcuni timori anche per la creazione di un’eventuale bolla finanziaria come possibile effetto del QE.
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Nella riunione di oggi del Consiglio Direttivo, la BCE ha confermato l’imminente inizio dei suoi acquisti sul mercato secondario di titoli di stato emessi dai paesi dell’Eurozona: da lunedì 9 marzo. Come già stabilito a fine gennaio, si tratterà di 60 miliardi di euro al mese, compresi gli acquisti già in corso di titoli privati (ABS e covered bond). La BCE effettuerà tali acquisti di titoli almeno fino a settembre 2016, ma anche oltre se nel frattempo l’inflazione non avrà dato segnali di stare tornando vicina al +2,0% annuo. La dimensione del programma calcolata in 1.140 miliardi di euro in 19 mesi va perciò interpretata come la sua ampiezza minima.
Il Presidente BCE Mario Draghi ha sottolineato che sui mercati si sono già registrati vari effetti positivi di questo programma espansivo e delle misure precedenti. In particolare, l’allentamento delle condizioni finanziarie, tramite un cambio meno forte e minori tassi a lungo termine. Questi sviluppi si sono trasmessi al costo del credito, sceso in misura marcata negli ultimi mesi in molti paesi dell’Eurozona, compresa l’Italia. Dove, però, non si è ancora arrestata la riduzione dei prestiti alle imprese.
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Gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano in febbraio una lieve flessione rispetto a gennaio (-44mila unità). Nella media dei primi due mesi dell’anno l’occupazione risulta sostanzialmente stabile sui livelli dell’ultimo quarto 2014, quando già era rimasta piatta. Si tratta di un arresto temporaneo dopo la progressiva risalita del numero di persone occupate tra settembre 2013 e settembre 2014 (+232mila unità).
Per i prossimi mesi ci si attende che le nuove norme sul contratto a tutele crescenti (in vigore dal 1° marzo), aggiungendosi all’impulso esercitato dagli sgravi contributivi validi da gennaio, sosterranno le assunzioni a tempo indeterminato. E l’occupazione nel suo complesso avanzerà in presa diretta con la congiuntura, innescando un circolo virtuoso, dato che il miglioramento del mercato del lavoro aiuterà le famiglie a liberarsi dall’incertezza causata dalla crisi.
Il tasso di disoccupazione si è attestato nel primo bimestre 2015 sul 12,7%, dal 13,0% del quarto trimestre, tornando sui livelli di inizio 2014. La sua evoluzione dipenderà anche dall’andamento della forza lavoro, in espansione già nel 2014 (+0,9%).
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La BCE ha realizzato a marzo la terza operazione T-LTRO, prestando alle banche dell’Eurozona 97,8 miliardi di euro, con una durata di tre anni e mezzo. Un valore sopra le attese, che erano intorno a 50-60 miliardi. Gli istituti italiani dovrebbero avere ottenuto circa 32 miliardi, un terzo del totale.
Le operazioni T-LTRO vengono effettuate dalla BCE a cadenza trimestrale e con una durata decrescente (a partire da quattro anni). Le prime due aste, realizzate a settembre e dicembre 2014, avevano fornito alle banche dell’area 82,6 e 129,8 miliardi (di cui 23,3 e 26,5 agli istituti italiani). Il totale delle risorse immesse dalla BCE con le T-LTRO, quindi, è salito a 310,2 miliardi (di cui 81,8 prestati al sistema bancario italiano).
A partire da questa di marzo, le T-LTRO incorporano incentivi per le banche a usare le risorse per fare prestiti a imprese e famiglie, incluso l’obbligo di restituzione alla BCE in caso di mancato aumento del credito erogato. Nei prossimi mesi dovrebbero contribuire alla ripartenza dei prestiti. Fino a gennaio in Italia non si è registrata un’inversione di tendenza nei volumi di credito.
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L’indice di fiducia IFO, basato su un’indagine tra circa 7.000 imprese del manifatturiero, delle costruzioni e del commercio, è salito per il quinto mese consecutivo, ai massimi da luglio 2014, a marzo (a 107,9 da 106,8 in febbraio), a conferma del ritmo sostenuto della crescita dell’economia tedesca nel primo trimestre 2015.
Gli imprenditori si sono mostrati più ottimisti sia sulla situazione economica corrente sia sulle prospettive di crescita per i prossimi sei mesi. Secondo i loro giudizi, la debolezza dell’euro, il calo dei prezzi energetici e il programma di acquisto di titoli da parte della BCE (QE) continueranno a sostenere l’espansione economica in Germania e nel resto dell’Eurozona per un certo periodo di tempo.
L’indice di fiducia INSEE delle imprese francesi è balzato di ben due punti, a 96, il livello più elevato da aprile 2012. Cala leggermente la fiducia tra le imprese industriali, con l’indice a 99, un punto in meno sia rispetto a febbraio sia rispetto alla media di lungo periodo. Risale quella nel commercio al dettaglio (a 104 da 101) e nei servizi (a 93 da 92).
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Sono di nuovo calate a febbraio, contro ogni previsione e per il terzo mese consecutivo, le vendite al dettaglio negli USA (-0,6% in termini nominali su gennaio). Come nei due mesi precedenti, buona parte della contrazione va attribuita alle condizioni meteorologiche avverse, che hanno colpito molte zone del paese, e alle agitazioni sindacali che hanno bloccato le operazioni di carico e scarico delle merci nella gran parte dei porti della West Coast. Le difficoltà negli spostamenti e i ritardi nelle consegne hanno infatti indotto molti potenziali acquirenti a rinviare l'acquisto di prodotti, beni durevoli e auto in particolare.
Il calo sarà comunque temporaneo per il forte miglioramento del mercato del lavoro. L'occupazione nel settore non agricolo è cresciuta in media di oltre 200mila unità al mese negli ultimi dodici mesi (+295mila solo a febbraio). E si sta rapidamente riducendo il tasso di disoccupazione, al 5,5% della forza lavoro. Ciò farà aumentare il potere contrattuale dei lavoratori e rafforzerà il ritmo di crescita dei salari, che dal 2010 è ancorato intorno al 2% annuo.
Un imminente slancio dei salari trova conferma nelle opinioni dei Chief Operating Officers delle principali società americane, il 63% dei quali prevede di aumentarli di almeno il 3% annuo per attirare e mantenere lavoratori qualificati (indagine Duke University/CFO Magazine). Ciò farà salire la fiducia dei consumatori che, seppur in calo di 7,4 punti a febbraio, resta di 3 punti sopra la media di lungo periodo e sui livelli di settembre/ottobre 2007.
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Il Pil italiano si è stabilizzato nel quarto trimestre 2014, dopo un modesto arretramento nel terzo (-0,1%). Sulla base dei nuovi profili non si ha un incremento dal terzo trimestre 2013 e la distanza rispetto al picco pre-crisi (1° trimestre 2008) è del 9,6%.
Dal lato della domanda vi sono alcune indicazioni positive. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,2%, dopo cinque trimestri consecutivi in calo. Tra le componenti, il sostegno principale è venuto dagli investimenti in mezzi di trasporto (+7,7%, ma sono molto oscillanti); è tornata positiva - per la prima volta dall’estate del 2013 - la variazione della spesa in macchinari (+0,2%) mentre quella in costruzioni ha registrato il 19° arretramento trimestrale consecutivo (-0,6%, il meno marcato dell’ultimo anno). I consumi delle famiglie sono avanzati, in misura marginale, per il 6° trimestre di fila (+0,1% congiunturale, +0,8% cumulato). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativa accelerazione la crescita delle esportazioni (+1,6% da +0,4% nel terzo), mentre ha rallentato il recupero delle importazioni (+0,3% dal +0,7%).
La variazione delle scorte ha sottratto ben 0,6 punti alla crescita del PIL nel 4° trimestre, annullando interamente il supporto della domanda finale interna (+0,2 punti) e della domanda estera netta (+0,4). Un contributo negativo delle scorte, meno ampio, si era avuto anche nei due precedenti trimestri. È probabile all’inizio del 2015 un’inversione della dinamica del ciclo delle scorte - coerente con il riavvio della ripresa - che darà sostegno alla ripartenza del PIL. L’ulteriore aumento della domanda - sia interna sia estera - evidente nei dati dei primi mesi dell’anno, e l’allentamento della morsa del credito (fattore che ha contribuito a frenare il finanziamento del magazzino da parte delle imprese) favoriranno tale inversione.
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In febbraio il PMI composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica nel manifatturiero e nel terziario) segnala una lieve decelerazione dell’attività rispetto a gennaio (51,0 da 51,2), ma rimane in territorio espansivo e indica un’accelerazione rispetto a fine anno (51,1 nel bimestre da 50,3 nel quarto trimestre 2014).
Al miglioramento del PMI manifatturiero (51,9 da 49,9) si è associato un calo dell’indice nel terziario, che segnala una sostanziale stagnazione dell'attività dopo il marginale incremento rilevato in gennaio: a 50,0 da 51,2, al di sotto delle attese che puntavano a 51,8; nella media dei primi due mesi il livello è comunque in linea con quello del quarto 2014 (50,6 da 50,7). Tra le componenti, i nuovi affari segnalano un lieve arretramento, meno forte di quello registrato in gennaio; sono stati, invece, rilevati incrementi occupazionali per la prima volta da maggio 2011 (il relativo indice è a 50,2 da 47,4). Tali indicazioni mostrano nel complesso una debolezza della domanda interna.
Tuttavia, valutazioni più positive vengono dal forte miglioramento della fiducia dei consumatori in febbraio (l’indice è salito di 6,5 punti in un mese, fonte ISTAT) e dalle immatricolazioni di auto che sono aumentate dell’1,4% su gennaio, quando erano avanzate del 9,9% su dicembre (+7,0% nel bimestre sul quarto 2014). Ciò suggerisce il proseguimento di una dinamica favorevole della spesa delle famiglie anche nel trimestre in corso.
Il CSC
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L’indice di fiducia dei consumatori americani elaborato dal Conference Board è risalito di 2,5 punti, a 101,3, a marzo, recuperando parzialmente la contrazione di febbraio (-5,0 punti). L’aumento è da attribuirsi per intero al forte miglioramento delle aspettative di breve termine (da 90,0 a 96,0), specialmente su occupazione e redditi. Sono, invece, peggiorati, per il secondo mese consecutivo, i giudizi sulla situazione economica corrente (da 112,1 a 109,1).
La dinamica della fiducia riflette il ritmo di crescita piuttosto moderato che ha caratterizzato l’economia americana in questa prima parte del 2015. La cautela dei consumatori è confermata dal forte incremento del tasso di risparmio, risalito in febbraio al 5,8% del reddito disponibile, dal 4,4% a novembre 2014. I consumi, infatti, sono diminuiti, in termini reali, dello 0,1% su gennaio, nonostante un aumento dei redditi dello 0,2%, dovuto, in particolare, al calo dei prezzi della benzina.
La maggiore fiducia, alimentata dalla crescita dell’occupazione (+295mila nuovi posti di lavoro a febbraio) e dei redditi, sosterrà un forte rimbalzo dei consumi nei prossimi mesi.
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A gennaio 2015 il fabbisogno della PA è stato pari a -4,6 miliardi, in netto miglioramento rispetto allo stesso mese del 2014. Tenendo conto dei pagamenti dei debiti verso le imprese che hanno inciso diversamente a gennaio di quest'anno e dello scorso anno, il fabbisogno risulta ancora migliore. Considerando la flessione delle entrate tributarie rispetto a gennaio 2014 (attribuibile principalmente alla riscossione, nel 2014, della "mini IMU" che si riferiva al 2013) non integralmente compensata dalle entrate contributive, il risultato positivo di gennaio è ascrivibile a una diminuzione della spesa. In particolare, hanno influito positivamente i minori pagamenti per interessi sul debito pubblico, i minori finanziamenti al bilancio europeo, nonché i minori prelevamenti degli enti della PA.
Migliora il fabbisogno della PA
(Gennaio; milioni di euro) |
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2014 |
2015 |
Fabbisogno PA |
1.291 |
-4.613 |
(+) Dismissioni |
0 |
0 |
(-) Prestiti a EFSF e paesi membri |
0 |
0 |
(-) Contributi a ESM |
0 |
0 |
(-) Pagamenti debiti alle imprese |
1.900 |
1.300 |
(+) Altre operazioni straordinarie |
0 |
0 |
Fabbisogno al netto delle operazioni straordinarie |
-609 |
-5.913 |
Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d'Italia. |
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In gennaio il commercio mondiale è diminuito, in volume, dell’1,4% su dicembre, annullando l’aumento del mese precedente (+1,3%). Nella media degli ultimi tre mesi, comunque, la dinamica degli scambi globali resta positiva (+0,6% sui tre precedenti).
In particolare, nei paesi emergenti sono cadute le importazioni (-5,0% in gennaio su dicembre; -6,3% negli emergenti asiatici), mentre hanno tenute le esportazioni (-0,1%; -1,1% in quelli asiatici). Giù anche gli scambi internazionali degli Stati Uniti: -1,4% gli acquisti e -2,6% le vendite. Nell’Area euro ha accelerato l’import (+2,0%) mentre ha registrato una battuta d’arresto l’export (-1,1%).
La debolezza della domanda dei paesi emergenti sarà persistente, soprattutto a causa della frenata controllata dell’economia cinese. Si tratta di uno stop and go, invece, per il commercio estero USA, che è stato bloccato da scioperi portuali e meteo avverso. La dinamica delle esportazioni europee, infine, si rafforzerà con il pieno dispiegarsi degli effetti dell’euro debole.
Nel complesso, dunque, le prospettive restano positive; come confermato dalla componente ordini esteri del PMI globale, sostanzialmente stabile in febbraio sopra la soglia neutrale di 50 (a 50,9, da 51,0 in gennaio).
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Nel mese di gennaio 2015 le entrate tributarie erariali ammontano a 32,9 miliardi di euro (-48 milioni di euro rispetto allo stesso mese del 2014, -0,1%). Sono state pari a 22,8 miliardi
di euro (+54 milioni di euro, +0,2%) le imposte dirette e a 10,1 miliardi di euro (-102 milioni di euro, –1,0%) le imposte indirette.
Tra le imposte dirette, il gettito IRPEF si è attestato a 21,6 miliardi di euro (+58 milioni di euro, +0,3%) trainato dal buon andamento delle ritenute effettuate sui dipendenti del settore privato che ammontano a 10,2 miliardi di euro (+305 milioni di euro, +3,1%); l’IRES presenta un gettito di 154 milioni di euro (-119 milioni di euro, -43,6%).Add. Regionale |
166 |
180 |
14 |
8,4 |
Add. Comunale |
53 |
57 |
4 |
7,5 |
IRAP |
1.253 |
1.215 |
-38 |
-3,0 |
IMU comuni |
524 |
108 |
-416 |
-79,4 |
TASI |
|
27 |
27 |
100,0 |
Ruoli (incassi) |
460 |
727 |
267 |
58,0 |
Poste correttive |
-1.335 |
-1.399 |
-64 |
4,8 |
Totale |
34.032 |
33.778 |
-254 |
-0,7 |
Fonte: elaborazioni CSC su dati Ministero Economia e Finanze. |