Centro Studi

In ottobre marginale recupero dell’attività: +0,2% su settembre
Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dello 0,2% in ottobre su settembre, quando è stata stimata una variazione di -0,2% su agosto.
La produzione, calcolata al netto del diverso numero di giornate lavorative, in ottobre è diminuita dello 0,9% su ottobre 2013; in settembre si era avuto un calo dell’1,1% sullo stesso mese dell’anno precedente.
Nel terzo trimestre il CSC stima una diminuzione dell’attività dello 0,6% sul precedente (-0,4% nel secondo sul primo). In ottobre la variazione acquisita è di +0,2%.
Gli ordini in volume hanno registrato in ottobre un incremento dello 0,3% su settembre e dello 0,6% su ottobre 2013. In settembre erano aumentati dello 0,1% su agosto e dell’1,6% sui dodici mesi.
Per il quarto trimestre gli indicatori qualitativi mostrano una sostanziale stabilità: nell’indagine ISTAT sulla fiducia presso le imprese manifatturiere il saldo dei giudizi sui livelli di produzione è risalito (-21 da -22 di settembre), attestandosi sui livelli medi del terzo trimestre; anche quello sugli ordini totali è meno negativo rispetto al mese scorso (-25 da -26) grazie alla componente interna (che migliora per la prima volta da giugno), a fronte di una stabilizzazione di quella estera sui bassi livelli di settembre (e dei mesi estivi); le attese di produzione sono invariate (saldo a 2), mentre quelle sugli ordini indicano un marginale recupero.
Il CSC
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Tra i consumatori USA fiducia ai massimi dal 2007L'ottimismo dei consumatori americani non è frenato né dalle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente, né dai timori per una possibile diffusione dell’epidemia Ebola. E in ottobre ha toccato i massimi dal luglio del 2007. Ciò consolida l'attesa di buona crescita dell'economia USA. L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan è, infatti, salito a 86,4 in ottobre (+1,8 punti su settembre). In particolare, sono migliorate le aspettative (di ben 3 punti, ai massimi da ottobre 2012) mentre è restato invariato a 98,9 il giudizio sulla situazione corrente. Alimentano l’ottimismo la continua creazione di nuovi posti di lavoro (248mila in settembre), il calo della disoccupazione (a 5,9% della forza lavoro) e il buon andamento del mercato immobiliare: in settembre, sono salite più dell'atteso le vendite di case esistenti (+2,4% su agosto), sono stati aperti 1,017 milioni di nuovi cantieri (+6,3%) e rilasciati 1,018 milioni di nuovi permessi di costruzione residenziali (+1,5%). Il calo del prezzo della benzina (-13,4% dagli inizi di luglio), che contribuisce a rafforzare il reddito disponibile delle famiglie, è un altro fattore emotivamente importante nel forgiarne la fiducia. Il CSC |
Il Fondo Monetario internazionale rivede al ribasso la crescita mondialeIl Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel rapporto autunnale sull’economia mondiale ha abbassato le previsioni per la crescita mondiale: +3,3% nel 2014 (era al +3,4% nelle previsioni di luglio) e +3,8% nel 2015 (dal +4,0% di luglio). La ripresa rimane “debole” e “diseguale” e il futuro resta “nuvoloso”. Sussistono chiari rischi al ribasso: i) la possibile sottovalutazione dei rischi sui mercati finanziari causata da un periodo molto lungo di bassi tassi di interesse; ii) le tensioni geopolitiche divenute più rilevanti; iii) la possibilità che la ripresa nell’Area euro entri in stallo, la domanda si indebolisca ulteriormente e la bassa inflazione si trasformi in deflazione. Non cambia la previsione per i paesi avanzati che cresceranno dell’1,8% quest’anno e del 2,3% il prossimo. Faranno ancora da traino gli Stati Uniti che cresceranno del 2,2% nel 2014 (previsione rivista al rialzo dall’1,7% di luglio) e del 3,1% nel 2015, mentre si trova in una sostanziale fase di stagnazione l’Eurozona, il cui PIL salirà dello 0,8% nel 2014 (rivisto al ribasso da 1,1% in luglio) e dell’1,3% nel 2015 (da 1,5%). Per i paesi emergenti, che cresceranno del 4,4% nel 2014 e del 5,0% nel 2015, il tema dominante è la riduzione del potenziale di crescita. Se considerati nel loro insieme il potenziale è oggi più basso di 1,5 punti percentuali rispetto a quello del 2011. Gli esperti dell’FMI raccomandano il mantenimento dell’attuale contesto di politica monetaria accomodante e bassi tassi di interesse fintanto che la domanda rimarrà debole e l’utilizzo di politiche economiche che non mettano in dubbio la credibilità dei percorsi di consolidamento dei conti pubblici messi in atto negli ultimi anni. Questo non significa che non c’è spazio per politiche di sostegno alla ripresa: gli investimenti pubblici in infrastrutture, anche quando finanziati dal debito, possono aiutare a sostenere la domanda nel breve termine e l’offerta potenziale nel medio termine. Resta fondamentale l’implementazione di riforme strutturali calibrate sulle necessità dei singoli paesi ed effettivamente attuabili a livello politico. |
La Russia alza il tasso ufficiale di 150 punti base per contenere l'inflazioneLa Banca centrale russa ha alzato il tasso di riferimento di 150 punti base, al 9,5%. L'entità del rialzo ha sopreso i mercati che attendevano un rialzo più contenuto, al massimo di 50 punti base. Quello di oggi è il quarto rialzo nel 2014 del tasso ufficiale, che da febbraio è salito di 400 punti base per contenere le spinte inflazionistiche legate alle conseguenze sui prezzi delle restrizioni imposte sul commercio estero e della forte perdita di valore del rublo: l'inflazione è attesa rimanere al di sopra dell'8% fino alla fine del 2014 e nel primo trimestre del 2015, ben al di sopra dell'obiettivo di medio termine del 4%. La Banca centrale stima una crescita del PIL dello 0,2% congiunturale per il 3° trimestre e un'economia piatta negli ultimi tre mesi dell'anno (dopo il +0,2% nel 2° triemstre e il +0,1% nel primo).
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A settembre occupazione in ripresa in ItaliaDopo la stabilizzazione osservata dall’ultimo quarto 2013, l’occupazione in Italia mostra in settembre i primi segnali di ripresa. Secondo le stime preliminari ISTAT, il numero di persone occupate è cresciuto dello 0,4% (+82mila unità rispetto ad agosto). L’aumento mensile (il più ampio da marzo 2011) porta la variazione nel terzo trimestre 2014 a +0,2% sul secondo, quando l’occupazione era rimasta piatta sui livelli di fine 2013. A fronte di una forza lavoro in forte espansione (+0,5% in settembre su agosto), segno di diffusione di una percezione di miglioramento, il tasso di disoccupazione si è attestato sul 12,6% (stesso livello di novembre 2013, +0,1 punti sul mese precedente) e il numero di persone in cerca di occupazione ha toccato il massimo storico di 3 milioni e 236mila unità. L’impatto della crisi continua a essere più marcato per i giovani: in settembre il tasso di disoccupazione tra i 15-24enni rimane al 42,9% e il tasso di occupazione al 15,6%. Tasso di disoccupazione fermo su alti livelli anche nella media dell’Eurozona (in settembre sull’11,5% per il quarto mese consecutivo); elevatissimo in Spagna (24,0%), seppur in lenta riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,3%); alto e fermo in Francia (10,5%), ai minimi in Germania (5,0%). Tra i 15-24enni il tasso di disoccupazione medio nell’Eurozona è al 23,3% (dal 24,0% di un anno prima), con ancora più ampia variabilità tra paesi membri: 53,7% in Spagna, 24,4% in Francia e 7,6% in Germania. |
In Italia la dinamica dei prezzi resta vicino a zero. Continua a calare per i beni industrialiLa dinamica dei prezzi al consumo in Italia è risalita in territorio positivo in ottobre: +0,1% annuo secondo i dati preliminari ISTAT, da -0,2% a settembre. Si interrompe quindi la fase di prezzi in riduzione, durata due mesi. In Eurolandia la dinamica dei prezzi sale in ottobre a +0,4% (da +0,3% a settembre). In Italia si è attenuato il calo dei prezzi al consumo energetici (-2,5% annuo in ottobre, da -4,5%) e quelli alimentari sono risaliti al +0,2% (erano fermi in termini annui a settembre). Il forte calo del petrolio a ottobre si rifletterà sui prezzi al consumo nei prossimi mesi. La variazione dei prezzi al consumo dei beni industriali in Italia si avvicina sempre più allo zero (+0,1% annuo, da +0,2% a settembre), riflettendo la debolezza dell’economia. Quella dei prezzi dei servizi, viceversa, tiene di più (+0,7%, da +0,6%). Nel complesso, l’inflazione core guadagna un decimo (+0,5%, da +0,4%), restando molto bassa. |
Giappone: nuovo allentamento monetario, ma l’economia sulla via della ripresaIl giorno dopo l’annuncio della fine del quantitative easing americano la Banca centrale del Giappone ha sorpreso i mercati con l'inattesa estensione del suo programma di allentamento qualitatitivo e quantitativo monetario. L'ulteriore stimolo è stato messo in atto perché considerato necessario per raggiungere l'obiettivo di un'inflazione stabile al 2% e prevenire la caduta delle aspettative di rialzo dei prezzi: in settembre l'indice core dei prezzi ha infatti ancora rallentato al 3,0% e a "solo" l'1,0% escludendo gli effetti dell'aumento dell'IVA nell'aprile scorso. Le nuove mosse, prese con una maggioranza di appena 5 voti contro 4 all'interno del Board della Bank of Japan, prevedono: l'aumento della variazione annua della base monetaria a 80mila miliardi di yen (equivalenti a circa 600 miliardi di euro) rispetto ai 60-70mila miliardi del programma iniziale; l'incremento dei titoli in entrata nel portafoglio della Banca centrale a 80mila miliardi di yen all’anno (da 50mila); l'estensione della durata media dei titoli in portafoglio da 7 a 10 anni. Il governatore Kuroda ha ribadito che l’economia nipponica continuerà nel suo percorso di moderata ripresa, dopo la contrazione nel 2° trimestre dovuta all’aumento della tassa sui consumi, e crescerà nei prossimi anni sopra il proprio potenziale (stimato allo 0,5%): a settembre la produzione industriale e i consumi delle famiglie sono tornati a crescere (+2,7% e +1,5% rispettivamente su agosto) dopo le contrazioni dei mesi estivi. La borsa di Tokio ha reagito alla notizia con un +4,83% salendo ai massimi da 7 anni, favorita anche dall’indiscrezione che nell’ambito delle riforme contenute nella terza freccia dell’Abenomics il Fondo pensioni pubblico amplierà la propria esposizione al mercato azionario al 25% del portafoglio dall'attuale 12%. Lo yen si è indebolito sul dollaro ai minimi da gennaio 2008. |
L’Italia perde posizioni nella classifica del Doing Business 2015Regole numerose e per di più complesse, tempi di risposta lunghi e costi insostenibili caratterizzano il contesto amministrativo in cui operano le imprese italiane e riducono la capacità di crescere del sistema paese. Nella graduatoria del Doing Business 2015, stilata dalla Banca Mondiale in base ai dati disponibili a giugno scorso, l’Italia è al 56° posto su 189 paesi. Rispetto all’anno scorso perdiamo 4 posizioni (eravamo al 52° se si considera la medesima metodologia usata nell’indagine di quest’anno). Sempre molto indietro rispetto ai principali concorrenti: Stati Uniti (stabile al 7° posto), Regno Unito (8° posto, dal 9° dello scorso anno), Germania (14°, dal 13°), Francia (31°, dal 33°) e Spagna (33°, dal 32°). Il pesante carico fiscale sulle imprese e il peso delle procedure burocratiche sono le urgenze maggiori che l’Italia deve risolvere. In un anno un’impresa impiega 269 ore di lavoro amministrativo per effettuare 15 pagamenti, che pesano per il 65,4% sul suo profitto (si considerano le imposte pagate da un’impresa tipo sui redditi d’impresa, i contributi sociali e previdenziali e le altre imposte). E su questo tema l’Italia vede nuovamente peggiorare il suo ranking, scendendo al 141° posto dal 137° dello scorso anno. Si aggravano anche le graduatorie relative all’accesso alla rete elettrica, ai rapporti import/export, all’accesso al credito e alle procedure di esigibilità degli obblighi contrattuali. L’unico miglioramento è riscontrabile nella classifica relativa all’avvio di un’impresa (si passa al 46° posto dal 61° dello scorso anno), grazie alla riduzione dei tempi e delle procedure necessarie. Per maggiori approfondimenti si veda il rapporto DB15 in Documentazione congiunturale. |
Risale la fiducia nell’Eurozona
Aumenta in ottobre l’indice di fiducia economica della Commissione Europea (da 99,9 a 100,7), riposizionandosi appena sopra il valore medio di lungo periodo. Il risultato è la sintesi di un miglioramento in tutti i settori di attività economica, molto forte nelle costruzioni (+3,1), consistente nei servizi (+1,2), solo marginale nell’industria (+0,4) dove, tuttavia, si registrano valutazioni più positive sia sulle aspettative di produzione, sia sugli ordini. Resta sostanzialmente stabile (+0,3) la fiducia dei consumatori, i cui giudizi sono invariati sulla situazione corrente ma mostrano un po’ più di ottimismo sul futuro.
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Scende la quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, ma rimane la più alta tra i principali paesi dell'Eurozona
Secondo i dati ISTAT pubblicati oggi, in Italia la percentuale di individui a rischio di povertà o esclusione sociale è scesa nel 2013 rispetto al 2012 (28,4% da 29,9%), ma rimane la quota più alta tra i principali paesi dell’Eurozona a eccezione della Grecia (35,7%). Nonostante il miglioramento dell’indice, l’Italia è ancora molto lontana dagli obiettivi di Europa 2020: nel 2013 le persone a rischio di povertà o esclusione sociale superavano i 17 milioni, il 25% in più rispetto al target europeo. Gli individui a rischio di povertà o esclusione sociale sono persone che presentano almeno una delle seguenti tre condizioni:
Nel 2013 la contrazione dell’indice è ascrivibile al calo della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (12,4% dal 14,5%); stabile la percentuale di famiglie a rischio di povertà (19,1%) e in lieve aumento quella di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,0% dal 10,3%).
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