Dopo la stabilizzazione osservata dall’ultimo quarto 2013, l’occupazione in Italia mostra in settembre i primi segnali di ripresa. Secondo le stime preliminari ISTAT, il numero di persone occupate è cresciuto dello 0,4% (+82mila unità rispetto ad agosto). L’aumento mensile (il più ampio da marzo 2011) porta la variazione nel terzo trimestre 2014 a +0,2% sul secondo, quando l’occupazione era rimasta piatta sui livelli di fine 2013.
A fronte di una forza lavoro in forte espansione (+0,5% in settembre su agosto), segno di diffusione di una percezione di miglioramento, il tasso di disoccupazione si è attestato sul 12,6% (stesso livello di novembre 2013, +0,1 punti sul mese precedente) e il numero di persone in cerca di occupazione ha toccato il massimo storico di 3 milioni e 236mila unità.
L’impatto della crisi continua a essere più marcato per i giovani: in settembre il tasso di disoccupazione tra i 15-24enni rimane al 42,9% e il tasso di occupazione al 15,6%.
Tasso di disoccupazione fermo su alti livelli anche nella media dell’Eurozona (in settembre sull’11,5% per il quarto mese consecutivo); elevatissimo in Spagna (24,0%), seppur in lenta riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,3%); alto e fermo in Francia (10,5%), ai minimi in Germania (5,0%). Tra i 15-24enni il tasso di disoccupazione medio nell’Eurozona è al 23,3% (dal 24,0% di un anno prima), con ancora più ampia variabilità tra paesi membri: 53,7% in Spagna, 24,4% in Francia e 7,6% in Germania.

|
La Banca Mondiale ha tagliato le proprie previsioni di crescita per la Cina spiegando che “le misure prese per contenere il debito dei governi locali, per controllare il sistema bancario ombra e per contrastare le capacità in eccesso, la forte domanda energetica e l'elevato inquinamento, ridurranno gli investimenti e la produzione manifatturiera”.
Secondo la World Bank, il PIL della Cina si espanderà quest'anno del 7,4% (dal +7,7% nel 2013) in misura inferiore a quanto stimato in precedenza (+7,6%), sostanzialmente in linea con l'obiettivo di una crescita "intorno al +7,5%" più volte ribadito dal governo cinese. Nel 2015 l'economia cinese crescerà del 7,2% invece che del 7,5%, come previsto precedentemente.
Si tratta di un rallentamento fisiologico rispetto al ritmo di crescita medio del periodo 2000-2007 (+10,5%) per un'economia che sta riducendo il gap con i paesi avanzati e sta riequilibrando la struttura della domanda dagli investimenti ai consumi privati. La Cina contribuisce per poco meno di un terzo alla crescita del PIL mondiale in termini percentuali e la decelerazione della sua economia ha anche ripercussioni a livello globale su domanda e prezzi delle commodity.
Il CSC, già negli Scenari economici del dicembre 2013, ha abbassato le proprie previsioni per il PIL cinese nel 2014 a +7,3% e nel 2015 a +7,0%. Per la prossima settimana sono attese le nuove previsioni del Fondo Monetario Internazionale contenute nel World Economic Outlook.
|
Il CSC stima un calo della produzione industriale dello 0,2% in settembre su agosto, quando c’è stato un aumento dello 0,3% su luglio, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel terzo trimestre del 2014 si rileva una flessione della produzione dello 0,6% sul precedente, in ulteriore peggioramento rispetto al -0,4% che si era registrato nel secondo e al -0,1% nel primo. Il quarto trimestre eredita dal terzo una variazione congiunturale nulla.
Questa dinamica è coerente con un marginale calo del PIL anche nei mesi estivi.
Le indagini qualitative condotte presso le imprese manifatturiere confermano un quadro nel complesso debole e non lasciano intravedere significativi miglioramenti nei mesi autunnali. Il PMI manifatturiero (fonte: Markit) in settembre registra una diminuzione della componente ordini (scesa a 50,2 da 50,9, minimo da 15 mesi), e ciò preannuncia una dinamica sostanzialmente piatta dell’attività nei prossimi mesi; la domanda interna ha spinto al ribasso gli ordini mentre quella estera ha offerto un contributo positivo, essendo giudicata in accelerazione rispetto ad agosto (54,1 da 53,0), grazie alle maggiori commesse provenienti dai paesi extra-UE.
|
Nel secondo trimestre 2014 è continuata la discesa dei prezzi delle abitazioni: -0,6% rispetto al primo trimestre, quando erano diminuiti dell'1,0% sul quarto 2013 (fonte ISTAT).
La velocità di caduta è in rallentamento, ma le prospettive per il terzo trimestre rimangono negative (indagine Banca d'Italia).
Da metà 2011 le quotazioni delle case sono diminuite del 12,8%. In particolare, dal picco di inizio 2008 le abitazioni esistenti hanno perso più di un quinto del loro valore (-20,8%).
Nonostante questo forte calo, senza precedenti nel secondo dopoguerra, il rapporto tra prezzi delle case e reddito disponibile pro-capite, che misura l'accessibilità delle abitazioni, è ancora del 2,2% superiore alla media di lungo periodo, a causa della contemporanea flessione dei redditi.
|
I dati di commercio estero cinesi in settembre hanno superato le attese. L’avanzo commerciale (31 miliardi di dollari), seppure inferiore a quello di agosto (50 miliardi), è rimasto a livelli elevati; nel trimestre ha toccato il massimo storico grazie soprattutto alla debolezza dell’import nei mesi di luglio e agosto.
Le esportazioni sono cresciute del 15,3% su base annua (+12% la variazione attesa, da +9,4% in agosto), anche grazie a una base di riferimento molto bassa nel settembre 2013. Con riferimento alla destinazione dell’export il rimbalzo è legato alle vendite verso Hong Kong (+34,0% da -2,1%); in passato fluttuazioni congiunturali anomale di questo tipo sono state collegate a fenomeni di sovrafatturazione. Le importazioni sono tornate a salire (+7,0% annuo da -2,4% in agosto; -2,0% la variazione attesa per settembre), ma il recupero sembra essere legato a fenomeni di import di semilavorati per la riesportazione più che a un effettivo aumento della domanda interna.
Per i prossimi mesi l’export dovrebbe risentire ancora della debolezza della domanda globale e della forza della valuta cinese, ma l'aspetto importante è che l’import beneficerà di una domanda interna più vivace grazie al secondo ciclo di allentamento delle politiche monetaria e di bilancio varato dal Consiglio di Stato la scorsa settimana per favorire il raggiungimento dell’obiettivo di crescita del PIL (“intorno” a +7,5% nel 2014).
|
La fiducia dei consumatori italiani è scesa di 0,8 punti in ottobre, lungo la tendenza calante iniziata lo scorso maggio, quando aveva raggiunto il valore massimo degli ultimi tre anni. La riduzione dell'indice generale è dovuta soprattutto al rapido ridimensionamento della componente economica (che riguarda principalmente le valutazioni sull’Italia), il cui saldo è diminuito di 16 punti in cinque mesi; la componente personale (relativa alla situazione economica della famiglia), che incide più direttamente sulle decisioni di spesa, ha mostrato invece una sostanziale stabilità sin dalla scorsa primavera, al di là delle modeste oscillazioni mensili.
In ottobre le variabili più strettamente connesse con le scelte di consumo hanno evidenziato dinamiche divergenti: sono migliorati in misura marginale i giudizi sulla situazione economica della famiglia (sostanzialmente stabili rispetto al terzo trimestre), mentre sono peggiorati, per il secondo mese consecutivo, quelli sul bilancio finanziario famigliare (in ottobre il saldo è inferiore di 4 punti rispetto alla media dei mesi estivi). Il saldo dei giudizi relativo all’opportunità di acquisto di beni durevoli, dopo un forte rimbalzo in settembre, è tornato sui livelli di luglio (e del 3° trimestre).
Le attese non offrono indicazioni chiare: le famiglie italiane mostrano infatti una maggiore preoccupazione per le prospettive della propria situazione economica (saldo in peggioramento da cinque mesi), mentre migliorano le aspettative sulla disoccupazione.
La tendenza di questi indicatori è coerente con una dinamica ancora fiacca della spesa delle famiglie nel terzo e nel quarto trimestre. Nei primi due era aumentata, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,2% congiunturale.
|
I prestiti bancari alle imprese italiane si sono ridotti dello 0,3% in agosto, dopo il +0,2% registrato a luglio (dati destagionalizzati dal CSC). La lunga fase di caduta del credito, dunque, non è ancora alle spalle. Anche se i dati qualitativi forniti dall'indagine Banca d'Italia hanno mostrato un (timido) allentamento della forte stretta dell'offerta nel 2° trimestre e una stabilizzazione della domanda già dal primo.
La caduta dei prestiti che si sta registrando nel 2014 è molto più attenuata di quella vista nel biennio precedente. Nei primi otto mesi del 2014, infatti, la variazione mensile è stata pari in media a -0,2%, contro il -0,4% medio al mese registrato tra il picco del settembre 2011 e la fine del 2013. In agosto lo stock di prestiti risulta inferiore dell'1,4% rispetto al livello di fine 2013, ma da maggio si osserva una sostanziale stabilizzazione.
Sull'andamento di agosto ha sicuramente inciso lo sblocco della nuova tranche di pagamenti degli arretrati della pubblica amministrazione, che sono saliti di oltre 5 miliardi tra metà luglio e la seconda metà di settembre. Al netto di questo fattore, i prestiti dovrebbero essere di fatto invariati. Perciò il nuovo calo è in buona misura più apparente che reale. Le condizioni del credito rimangono molto severe, ma qualche piccolo progresso si intravede.
|
In Brasile Dilma Rousseff (Partito dei lavoratori) con il 51,6% dei voti è stata confermata presidente nel ballottaggio con Aecio Neves (SocGen) nelle elezioni più equilibrate degli ultimi venti anni. Il paese si è spaccato in due: il nord ancora povero ha votato per Rouseff, il sud ricco, industrializzato e alla ricerca di un passo avanti nei diritti di cittadinanza dopo l’uscita dalla povertà per Neves.
I due candidati portavano infatti due proposte diverse di modello economico: quello interventista-protezionista della Rousseff, basato sull’aumento del reddito individuale, sussidi e crediti al consumo, calo della povertà e riduzione della disuguaglianza, ha prevalso sul liberismo economico di Neves, basato su una minore presenza dello Stato e un maggiore coinvolgimento dei privati nei processi di investimento.
Il secondo mandato della Rousseff (che corrisponde al quarto consecutivo per il suo partito, dopo i due mandati di Lula) vedrà quindi una politica economica in linea con il passato: attenzione all’interno ai programmi socio-economici e protezionismo verso l’estero; lo Stato rimarrà protagonista come regolatore, nelle politiche economiche, nella politica industriale e come finanziatore negli investimenti. A ciò la Rousseff ha aggiunto nel suo programma l'importante novità per una "competitività produttiva per aumentare la produttività del paese".
Modified on by Alessandro Gambini F5B4F76E-066B-8FF0-C125-77CA0051B08D
|
In Ucraina una robusta maggioranza filo-europeista e riformatrice sembra emergere dai risultati non definitivi delle elezioni per il rinnovo della Rada, il parlamento ucraino: sia il Fronte nazionale del premier Yatseniuk sia il Blocco, che fa capo al presidente Poroshenko, hanno ottenuto tra il 21% e il 22% dei voti, mentre i nazionalisti moderati di Samopomich si piazzano al terzo posto con più del 10%.
Entrano in parlamento anche i filo-russi del Blocco Opposizione che raccolgono voti (tra l’8% e il 10% in totale) soprattutto nelle regioni separatiste di Lugansk e Donetsk, dove l’affluenza alle 16 di ieri era molto più bassa che a livello nazionale (23%, 27% e 40% rispettivamente). Si stima che tre milioni di persone nelle due regioni separatiste non abbiano potuto votare a causa dell’occupazione armata dei separatisti.
Una possibile soluzione negoziata nell’Est del paese dipende da quanto forte uscirà dalle urne l’attuale premier Yatseniuk, fortemente contrario al dialogo con la Russia che ha già riconosciuto la validità delle elezioni. L'ampia maggioranza filo-occidentale in parlamento sembra comunque assicurare il sostegno alle riforme politiche ed economiche che dovrebbero permettere all’Ucraina di bussare alle porte dell’Unione europea nel 2020.
|
In agosto l’export italiano è aumentato dell’1,1% su luglio a prezzi costanti. In crescita le vendite sia nei mercati UE (+1,4%) sia in quelli extra-UE (+0,9%). L’import è rimasto sostanzialmente invariato (-0,1%). Si è quindi ampliato il saldo commerciale (+500 milioni di euro rispetto a luglio, dato destagionalizzato).
Tuttavia nel bimestre luglio-agosto l’export è diminuito dell’1,3% sul secondo trimestre. Peggiorano le prospettive per il quarto trimestre in base agli indicatori qualitativi del commercio estero: in calo i giudizi sugli ordini e le attese sul fatturato; giù le previsioni sull’andamento della domanda; in rallentamento anche la componente ordini esteri del PMI manifatturiero.
La crescita acquisita delle esportazioni nei primi otto mesi del 2014 è pari all’1,2%, grazie a un aumento delle vendite intra-UE (+3,3%) che ha più che compensato una riduzione di quelle extra-UE (-1,3%).
|