In agosto l’export italiano è aumentato dell’1,1% su luglio a prezzi costanti. In crescita le vendite sia nei mercati UE (+1,4%) sia in quelli extra-UE (+0,9%). L’import è rimasto sostanzialmente invariato (-0,1%). Si è quindi ampliato il saldo commerciale (+500 milioni di euro rispetto a luglio, dato destagionalizzato).
Tuttavia nel bimestre luglio-agosto l’export è diminuito dell’1,3% sul secondo trimestre. Peggiorano le prospettive per il quarto trimestre in base agli indicatori qualitativi del commercio estero: in calo i giudizi sugli ordini e le attese sul fatturato; giù le previsioni sull’andamento della domanda; in rallentamento anche la componente ordini esteri del PMI manifatturiero.
La crescita acquisita delle esportazioni nei primi otto mesi del 2014 è pari all’1,2%, grazie a un aumento delle vendite intra-UE (+3,3%) che ha più che compensato una riduzione di quelle extra-UE (-1,3%).
Centro Studi

Export italiano: bene in agosto ma peggiorano le prospettive |
Vendite al dettaglio USA: stop temporaneo
Un po' più basse delle attese, in settembre le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono diminuite rispetto ad agosto (-0,3%) ma aumentate del 4,3% rispetto a settembre 2013. In calo, benché elevate, anche le vendite di auto e veicoli leggeri (-0,8% su agosto, +10,4% in un anno). |
Regno Unito: inflazione al minimo da 5 anni, per il rialzo dei tassi c'è tempoL'indice dei prezzi al consumo del Regno Unito in settembre ha rallentato al ritmo più basso dall'ottobre 2009: +1,2% su base annua, dal +1,5% di agosto (+1,4% la variazione attesa), segnando per il nono mese consecutivo una variazione inferiore all'obiettivo del +2,0% della Banca d'Inghiterra. Su base mensile il livello dei prezzi è rimasto invariato, dopo il +0,4% in agosto (ci si attendeva un +0,2%). Il rallentamento dell'inflazione negli ultimi mesi è dovuto a una serie di fattori: il rafforzamento della sterlina, la disinflazione in atto nei prezzi degli alimentari (accresciuta da una sorta di guerra sui prezzi tra le principali catene di supermercati), incrementi più lenti dei prezzi energetici e dei costi di trasporto (che riflettono la diminuzione del prezzo del petrolio). Anche l'indice core dei prezzi al consumo ha rallentato al +1,5% (da +1,9%), ai minimi da aprile 2009, a ulteriore dimostrazione che molti rivenditori al dettaglio stanno cercando di competere sul prezzo per incentivare all'acquisto i consumatori. I cui salari nominali aumentano a un ritmo più lento dell'inflazione, nonostante un tasso di disoccupazione in luglio ai minimi dalla fine del 2008 (6,2%). La dinamica dei prezzi potrebbe ulteriormente posticipare la decisione della Banca d'Inghiterra di essere la prima Banca centrale a rialzare il tasso ufficiale di interesse, attualmente allo 0,50%. Finora ci si attendeva questa mossa nella riunione di febbraio 2015, ma non è escluso a questo punto che essa possa arrivare più avanti nel corso dell'anno. Molto dipenderà, come ha più volte ribadito il governatore Carney, dall'andamento dell'economia negli ultimi mesi dell'anno e da quanto aumentaranno i salari in risposta alle condizione più favorevoli del mercato del lavoro. La Banca centrale ha comunque escluso che il momento del primo rialzo sarà influenzato dal fatto che le prossime elezioni nazionali si svolgeranno il 7 maggio 2015.
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Nella nuova contabilità, migliora un po’ il quadro per la nostra manifattura, ma non abbastanza.Secondo le nuove stime di contabilità nazionale (con cui l’ISTAT aggiorna il sistema di misurazione alle regole europee Sec 2010 e contemporaneamente introduce innovazioni nelle fonti e nelle metodologie) l’industria manifatturiera italiana risulta più produttiva che nei vecchi conti. Dal 2000 al 2013 la produttività per ora lavorata è cresciuta del 9,6% cumulato, più del 6,3% precedentemente stimato ma comunque troppo poco nel confronto internazionale e, in particolare, rispetto al +48,3% del manifatturiero spagnolo, il +35,9% di quello tedesco e il +32,6% del francese (le stime per gli altri paesi sono ancora sui vecchi conti, ma è difficile che le revisioni possano incidere su una forbice così ampia). Nei nuovi conti nazionali si registra inoltre una crescita del costo del lavoro per unità di prodotto inferiore rispetto a prima. Un’altra buona notizia, ma anche in questo caso la revisione non incide in maniera significativa sul confronto internazionale. Dal 2000 al 2013, il CLUP nel manifatturiero italiano è aumentato del 36,7% (non del 39,3%), comunque troppo rispetto all’11,6% in Francia, il 10,0% in Spagna e il -3,1% in Germania. Più elevato, infine, il margine operativo lordo, che, in percentuale del valore aggiunto, risulta di 4-5 punti più alto nella nuova contabilità rispetto alle vecchie stime: 22,3% nel 2013 (dal 17,0% precedentemente stimato). Si conferma tuttavia il trend di decennale discesa: la perdita complessiva dal 1995 è di 15,4 punti. |
Prezzi al consumo in calo in ItaliaA settembre la variazione annua dei prezzi al consumo in Italia è scesa a -0,2%, da -0,1% in agosto. Il dato definitivo di settembre è più basso di quello preliminare, che indicava un -0,1% annuo. I prezzi si sono ridotti dello 0,4% mensile, la maggiore flessione dal novembre 2008 (nel settembre 2013 si era registrato un -0,3%). I prezzi energetici sono sempre più in calo (-4,5% annuo a settembre, da -3,6% in agosto), sulla scia della flessione delle quotazioni petrolifere. I beni alimentari registrano prezzi fermi in termini annui. La dinamica dei prezzi core (esclusi energia e alimentari) resta positiva, sebbene sia bassa e calante: +0,4% annuo a settembre (da +0,5% in agosto). Al suo interno, i prezzi dei beni industriali hanno frenato al +0,2% annuo, a causa della persistente debolezza dell’attività economica, quelli dei servizi al +0,6%. |
Cina: commercio estero sopra le atteseI dati di commercio estero cinesi in settembre hanno superato le attese. L’avanzo commerciale (31 miliardi di dollari), seppure inferiore a quello di agosto (50 miliardi), è rimasto a livelli elevati; nel trimestre ha toccato il massimo storico grazie soprattutto alla debolezza dell’import nei mesi di luglio e agosto. Le esportazioni sono cresciute del 15,3% su base annua (+12% la variazione attesa, da +9,4% in agosto), anche grazie a una base di riferimento molto bassa nel settembre 2013. Con riferimento alla destinazione dell’export il rimbalzo è legato alle vendite verso Hong Kong (+34,0% da -2,1%); in passato fluttuazioni congiunturali anomale di questo tipo sono state collegate a fenomeni di sovrafatturazione. Le importazioni sono tornate a salire (+7,0% annuo da -2,4% in agosto; -2,0% la variazione attesa per settembre), ma il recupero sembra essere legato a fenomeni di import di semilavorati per la riesportazione più che a un effettivo aumento della domanda interna. Per i prossimi mesi l’export dovrebbe risentire ancora della debolezza della domanda globale e della forza della valuta cinese, ma l'aspetto importante è che l’import beneficerà di una domanda interna più vivace grazie al secondo ciclo di allentamento delle politiche monetaria e di bilancio varato dal Consiglio di Stato la scorsa settimana per favorire il raggiungimento dell’obiettivo di crescita del PIL (“intorno” a +7,5% nel 2014). |
Cala l’attività in settembre: -0,2% su agosto
Il CSC stima un calo della produzione industriale dello 0,2% in settembre su agosto, quando c’è stato un aumento dello 0,3% su luglio, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel terzo trimestre del 2014 si rileva una flessione della produzione dello 0,6% sul precedente, in ulteriore peggioramento rispetto al -0,4% che si era registrato nel secondo e al -0,1% nel primo. Il quarto trimestre eredita dal terzo una variazione congiunturale nulla.
Questa dinamica è coerente con un marginale calo del PIL anche nei mesi estivi.
Le indagini qualitative condotte presso le imprese manifatturiere confermano un quadro nel complesso debole e non lasciano intravedere significativi miglioramenti nei mesi autunnali. Il PMI manifatturiero (fonte: Markit) in settembre registra una diminuzione della componente ordini (scesa a 50,2 da 50,9, minimo da 15 mesi), e ciò preannuncia una dinamica sostanzialmente piatta dell’attività nei prossimi mesi; la domanda interna ha spinto al ribasso gli ordini mentre quella estera ha offerto un contributo positivo, essendo giudicata in accelerazione rispetto ad agosto (54,1 da 53,0), grazie alle maggiori commesse provenienti dai paesi extra-UE.
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Indice anticipatore OCSE: la frenata tedesca è appena iniziata
L’indicatore anticipatore dell’OCSE segnala crescita stabile nei prossimi due-tre trimestri per l'insieme dei paesi avanzati, anche se con graduale perdita di slancio. L'indicatore ha registrato in agosto il quarto calo mensile consecutivo (anche se si tratta di variazioni molto contenute: -0,03% in agosto). L'indicatore precorre i punti di svolta del ciclo con un anticipo di circa un semestre.
Ma la situazione è molto differenziata e tra i principali paesi l'indicatore prefigura la prosecuzione del forte rallentamento in Giappone (-0,25% in agosto, -1,84% da gennaio 2014) e soprattutto in Germania (-0,32% su luglio, -1,29% cumulato da febbraio 2014).
In generale, l'indicatore conferma che il deterioramento del quadro economico nell'Eurozona proseguirà nei prossimi sei-nove mesi: -0,10% in agosto (quarta flessione consecutiva).
In Italia l’indicatore preannuncia un ulteriore peggioramento: il calo di agosto (-0,08%) è il secondo consecutivo, dopo che il -0,03% in luglio aveva interrotto il recupero protrattosi ininterrottamente dall’ottobre 2012. Ciò suggerisce che l'arretramento del PIL italiano proseguirà almeno fino alla primavera del 2015, a parità di politiche economiche.
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Credito bancario: in agosto un calo (apparente)I prestiti bancari alle imprese italiane si sono ridotti dello 0,3% in agosto, dopo il +0,2% registrato a luglio (dati destagionalizzati dal CSC). La lunga fase di caduta del credito, dunque, non è ancora alle spalle. Anche se i dati qualitativi forniti dall'indagine Banca d'Italia hanno mostrato un (timido) allentamento della forte stretta dell'offerta nel 2° trimestre e una stabilizzazione della domanda già dal primo. La caduta dei prestiti che si sta registrando nel 2014 è molto più attenuata di quella vista nel biennio precedente. Nei primi otto mesi del 2014, infatti, la variazione mensile è stata pari in media a -0,2%, contro il -0,4% medio al mese registrato tra il picco del settembre 2011 e la fine del 2013. In agosto lo stock di prestiti risulta inferiore dell'1,4% rispetto al livello di fine 2013, ma da maggio si osserva una sostanziale stabilizzazione. Sull'andamento di agosto ha sicuramente inciso lo sblocco della nuova tranche di pagamenti degli arretrati della pubblica amministrazione, che sono saliti di oltre 5 miliardi tra metà luglio e la seconda metà di settembre. Al netto di questo fattore, i prestiti dovrebbero essere di fatto invariati. Perciò il nuovo calo è in buona misura più apparente che reale. Le condizioni del credito rimangono molto severe, ma qualche piccolo progresso si intravede. |
Il Fondo Monetario internazionale rivede al ribasso la crescita mondialeIl Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel rapporto autunnale sull’economia mondiale ha abbassato le previsioni per la crescita mondiale: +3,3% nel 2014 (era al +3,4% nelle previsioni di luglio) e +3,8% nel 2015 (dal +4,0% di luglio). La ripresa rimane “debole” e “diseguale” e il futuro resta “nuvoloso”. Sussistono chiari rischi al ribasso: i) la possibile sottovalutazione dei rischi sui mercati finanziari causata da un periodo molto lungo di bassi tassi di interesse; ii) le tensioni geopolitiche divenute più rilevanti; iii) la possibilità che la ripresa nell’Area euro entri in stallo, la domanda si indebolisca ulteriormente e la bassa inflazione si trasformi in deflazione. Non cambia la previsione per i paesi avanzati che cresceranno dell’1,8% quest’anno e del 2,3% il prossimo. Faranno ancora da traino gli Stati Uniti che cresceranno del 2,2% nel 2014 (previsione rivista al rialzo dall’1,7% di luglio) e del 3,1% nel 2015, mentre si trova in una sostanziale fase di stagnazione l’Eurozona, il cui PIL salirà dello 0,8% nel 2014 (rivisto al ribasso da 1,1% in luglio) e dell’1,3% nel 2015 (da 1,5%). Per i paesi emergenti, che cresceranno del 4,4% nel 2014 e del 5,0% nel 2015, il tema dominante è la riduzione del potenziale di crescita. Se considerati nel loro insieme il potenziale è oggi più basso di 1,5 punti percentuali rispetto a quello del 2011. Gli esperti dell’FMI raccomandano il mantenimento dell’attuale contesto di politica monetaria accomodante e bassi tassi di interesse fintanto che la domanda rimarrà debole e l’utilizzo di politiche economiche che non mettano in dubbio la credibilità dei percorsi di consolidamento dei conti pubblici messi in atto negli ultimi anni. Questo non significa che non c’è spazio per politiche di sostegno alla ripresa: gli investimenti pubblici in infrastrutture, anche quando finanziati dal debito, possono aiutare a sostenere la domanda nel breve termine e l’offerta potenziale nel medio termine. Resta fondamentale l’implementazione di riforme strutturali calibrate sulle necessità dei singoli paesi ed effettivamente attuabili a livello politico. |