A settembre 2016 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 100,0, con una variazione percentuale di -0,2 rispetto al mese di agosto.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
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A settembre 2016 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 100,0.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2015, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,01195093.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
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L’indicatore ZEW, che rileva il sentimento economico di investitori e analisti tedeschi, è aumentato 5,7 punti in ottobre su settembre (a 6,2), ma rimane bel al di sotto dei livelli pre-Brexit (12,3 in media nel secondo trimestre 2016) e della media di lungo periodo (24,1). Sono migliorati anche i giudizi sulla situazione corrente dell’economia tedesca (+4,4 punti).
Le opinioni degli esperti finanziari tedeschi sono state influenzate positivamente dalle buone notizie sulla produzione industriale e sulle esportazioni. Tuttavia, il maggiore ottimismo è frenato dall’elevata incertezza politica e dai rischi per la stabilità del settore bancario tedesco.
Migliorano anche i giudizi sulle prospettive di crescita dell’Eurozona: l’indicatore del sentimento economico nell’Area è salito di 6,9 punti, pur restando ampiamente sotto la media di lungo periodo. È in leggero calo, invece, quello relativo alla situazione corrente (-2,3 punti).
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Lo stock di prestiti alle imprese italiane non smette di diminuire: -0,2% in agosto, dopo -0,4% a luglio (dati destagionalizzati dal CSC). Nei primi otto mesi del 2016 si è registrato un calo del -0,2% in media al mese, in accelerazione rispetto al 2015 (-0,1%). Dal picco del 2011, dopo 5 anni di flessione del credito bancario, si è creata una voragine pari al -15,6% (-143 miliardi di euro).
Il fardello delle sofferenze continua a gravare i bilanci delle banche, sebbene si sia interrotto il trend pluriennale di aumento durato fino a inizio anno e si registri ora un andamento altalenante: 143 miliardi di euro in agosto, da 141 a luglio, non lontano dal picco che era stato toccato a gennaio (144 miliardi). Ciò frena l’offerta di credito da parte degli istituti, che è stata allentata gradualmente da fine 2014 ma resta molto stretta.
I tassi di interesse sulle nuove operazioni sono ai minimi: 1,7% in media in agosto, come a luglio (erano al 3,5% a inizio 2014). Ciò stimola la richiesta di credito, che è in significativa risalita fin dalla primavera 2015, pur restando sotto i livelli pre-crisi del 2011.
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Il CSC rileva un calo della produzione industriale dell’1,8% in settembre su agosto, quando c’è stato un rimbalzo dell’1,7% su luglio, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel terzo trimestre 2016 è stimato un aumento dell’attività dello 0,8% sul secondo, quando si era avuto un arretramento dello 0,2% sul primo.
Tale andamento dell’attività è coerente con un moderato incremento del PIL nei mesi estivi, dopo la stagnazione rilevata in primavera.
Il quarto trimestre 2016 eredita una variazione congiunturale della produzione industriale di -0,6%.
Il rimbalzo di agosto è superiore alle stime del CSC e di consenso (-0,2%). Forti oscillazioni sono frequenti nei mesi estivi, quando i livelli di attività sono bassi e piccole differenze sui volumi prodotti determinano variazioni congiunturali anche significative. Rimbalzi di attività molto superiori alle attese sono stati rilevati in agosto anche in Germania (+2,5% verso +1,0% previsto), Francia (+2,7 verso +0,7%) e Spagna (+1,4% verso +0,2%).
Le indagini qualitative condotte presso le imprese manifatturiere italiane descrivono un contesto debole e caratterizzato da estrema incertezza. Le valutazioni degli imprenditori restano prudenti. La fiducia è migliorata di 0,8 punti in settembre (dopo -1,8 punti in ago-sto), spinta da valutazioni più ottimistiche su ordini e livelli di produzione, mentre sono meno favorevoli le aspettative. Secondo i direttori degli acquisti (indagine Markit) in settembre è aumentata l’attività industriale, dopo avere ristagnato in agosto (PMI sulla produzione a 52,2 da 50,5); gli ordini, dopo il temporaneo arretramento nel mese precedente, sono visti in recupero a settembre (indice a 51,5 da 48,8), sospinti dai beni d’investimento.
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Le immatricolazioni di auto in Italia sono aumentate in settembre del 2,1% congiunturale, dopo il +3,1% registrato in agosto (stime CSC). Rispetto a settembre 2015 si è avuto un incremento del 17,4%. Dal minimo di febbraio 2013 le immatricolazioni sono cresciute del 49,7% (-26,4% la distanza rispetto a dicembre 2007, picco pre-crisi).
Nel terzo trimestre 2016 si è registrata una crescita congiunturale nulla (dopo +0,7% nel secondo). È il primo stop dopo 10 trimestri consecutivi di crescita. La variazione acquisita ereditata dal quarto trimestre è di +2,4%.
Secondo le intenzioni d’acquisto di auto, rilevate nell’indagine ISTAT sulla fiducia dei consumatori, è destinato a proseguire anche nei prossimi trimestri il rallentamento delle immatricolazioni in Italia.
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Non si interrompe la discesa delle quotazioni delle case in Italia: -0,4% nel secondo trimestre 2016 sul primo, quando erano diminuite dello 0,2%. Il calo congiunturale è dovuto alla caduta dei prezzi delle abitazioni nuove (-1,7%), mentre quelli delle abitazioni esistenti sono rimasti invariati. Le quotazioni sono scese dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2015 e del 20,0% dal massimo registrato nel primo trimestre 2008.
In rapporto al reddito disponibile pro-capite, cioè alla capacità di spesa delle famiglie, i prezzi delle case sono ormai inferiori del 2,6% ai valori medi di lungo periodo (stima CSC). Inoltre, grazie ai tassi di interesse ai minimi storici, è fortemente aumentata la convenienza ad acquistare casa tramite mutuo ipotecario, misurata dall’affordability index (+33,4% rispetto al 2000 e +80,9% sul minimo del terzo trimestre 2008; stime CSC).
Ciò ha favorito la risalita delle compravendite residenziali (in gran parte finanziate da mutuo), in crescita da due anni (+22,9% tendenziale nel secondo trimestre 2016). Le attese degli agenti immobiliari sull’andamento dei prezzi nel terzo trimestre, seppur in miglioramento, restano ancora negative.
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La propensione al risparmio delle famiglie italiane è cresciuta in misura robusta per il secondo trimestre consecutivo: tra aprile e giugno la quota di risparmio in percentuale del reddito disponibile è salita al 9,6% dall’8,7% nel primo trimestre. Rispetto a fine 2015 si è avuta un’impennata di 1,5 punti.
Il potere d’acquisto (reddito lordo disponibile in termini reali) è invece aumentato dell’1,1% nel secondo trimestre dopo il +1,0% nel primo. Nonostante tali guadagni, i consumi delle famiglie hanno registrato incrementi molto inferiori (+0,4% nel primo e +0,1% nel secondo).
L’incremento del risparmio va letto insieme al significativo peggioramento della fiducia dei consumatori, il cui indice è diminuito nei primi sei mesi dell’anno di 8,4 punti (da 118,5 in gennaio a 110,1 in giugno). Nel terzo trimestre il morale delle famiglie è ulteriormente peggiorato: l’indice di fiducia in settembre è sceso a 108,7. Tale accresciuto pessimismo si traduce in un atteggiamento molto prudente nella gestione dei bilanci familiari e suggerisce un andamento debole dei consumi anche nei mesi estivi.
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Migliorano le valutazioni dei direttori degli acquisti sul manifatturiero in Italia e in Europa.
Il PMI manifatturiero italiano (Markit) è tornato in area di espansione in settembre (51,0), dopo essersi attestato in agosto al di sotto della soglia neutrale di 50 (49,8).
L’indice della componente produzione è salito a 52,2, segnalando un moderato incremento dell’attività dopo la quasi stagnazione rilevata in agosto (50,5). Dopo la temporanea battuta d’arresto nel mese precedente, anche gli ordini sono visti in crescita a settembre (indice a 51,5 da 48,8), sospinti dai beni d’investimento; nella scomposizione geografica, la domanda estera ha dato il principale contributo (a 52,7 da 50,5). Restano positive le valutazioni sull’andamento dell’occupazione, anche se la creazione di posti di lavoro rimane debole (indice a 51,6 da 51,3).
Nell’Euroarea la crescita dell’attività manifatturiera si è consolidata, al passo più rapido in tre mesi (indice a 52,6 da 51,7). Nella media del terzo trimestre il ritmo di espansione è rimasto sostanzialmente invariato sul secondo (52,1 da 52,0). Tutti i principali paesi hanno registrato un migliore andamento dell’attività: in crescita robusta in Germania (indice a 54,3 da 53,6) e moderata in Spagna (52,3 da 51,0) e in lieve contrazione, invece, in Francia (49,7 da 48,3).
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Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dello 0,3% in settembre su agosto, quando ha stimato una variazione di -0,2% su luglio.
Nel terzo trimestre del 2016 si registra una variazione congiunturale nulla dell'attività, dopo il -0,4% del secondo sul primo. L’ultimo trimestre di quest’anno parte con un acquisito di +0,1%.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è arretrata in settembre dello 0,2% rispetto allo stesso mese dello scorso anno; in agosto è stata rilevata una diminuzione dello 0,7% su agosto 2015.
Gli ordini in volume hanno registrato una crescita dello 0,5% in settembre su agosto (+0,3% su set-tembre 2015), quando erano scesi dello 0,4% su luglio (+2,7% sui dodici mesi).
L’indagine sulla fiducia tra le imprese manifatturiere ha mostrato in settembre un maggiore ottimismo rispetto alla rilevazione di agosto, ma nel complesso emerge un’estrema prudenza: l’indice è salito di 0,8 punti (a 101,9, dopo -1,8 in agosto), spinto da valutazioni più ottimistiche su ordini interni ed esteri e su livelli di produzione. Sono, invece, meno favorevoli le aspettative e ciò non preannuncia un andamento vivace dell’attività nei mesi autunnali.
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