Qualche flash dal Biennale...
Centro Studi

Biennale in pillole |
Biennale + Campionato Mondiale della PizzaTutti pronti per il Biennale 2016? se la risposta è affermativa preparatevi perchè le sorprese non sono finite...quest'anno ci attende una novità gustosa! Approfittando del Campionato Mondiale della Pizza, che si terrà a Parma la metà di aprile, è stata organizzata per noi una vera e propria competizione: 8 forni, 16 istruttori, 24 squadre, 120 partecipanti, 4 premi in palio, un numero imprecisato di pizze sfornate, fasto e onori per i vincitori, divertimento a palate! Per chi volesse iscriversi basta inviare una mail a [email protected] entro domani alle 12.00, specificando “squadra MentInsieme”. Informazioni più dettagliate vi attendono nella vostra casella di posta. Se volete potete comunicare la vostra adesione anche a questo post, in modo da iniziare a preparare le squadre in anticipo. Per chi fosse ancora indeciso se venire o meno sappiate che questo Biennale rimarrà negli annali... A prestissimo, il CSC |
Questionario di valutazione MentInsiemeCari colleghi, è tempo di questionario! Conoscete il funzionamento del social MentInsieme? Siete soddisfatti di come viene gestito? Come lo migliorereste? Per rispondere a queste e ad altre domande (in forma anonima) vi invitiamo a compilare il questionario cliccando qui o copiando e incollando sul vostro motore di ricerca il seguente link: http://goo.gl/forms/r9QRLdAPb1 Vi esortiamo a rispondere altrimenti, in caso di bassa partecipazione, sarete contattati uno a uno per un colloquio telefonico! (e questa è una minaccia) Restiamo a vostra completa disposizione e vi ringraziamo per la vostra collaborazione, il CSC |
Occupazione italiana in stallo a inizio 2016
Secondo gli ultimi dati ISTAT l'occupazione dipendente in Italia è cresciuta dello 0,1% nei primi due mesi dell’anno rispetto al quarto trimestre, dopo il +1,3% nel 2015. A fronte di un'ulteriore contrazione di quella indipendente (-0,4%), il numero delle persone occupate registra complessivamente un lieve calo (-0,1%, pari a -12mila unità sull’ultimo quarto). Nei dati mensili il calo si concentra a febbraio (-97mila unità, dopo il +73mila di gennaio), ma a fronte della loro elevata volatilità è più informativo valutare l'andamento medio su periodi più lunghi.
Sulla base dei dati storici diffusi in data odierna, si rileva che l'occupazione totale è cresciuta dello 0,8% nel 2015 (dal +0,9% precedentemente stimato), a fronte di aumenti pronunciati nel secondo e terzo trimestre (+0,5% in entrambi) e di un arretramento nel quarto (-0,2%). Le variazioni aggregate sono il risultato di un'espansione dell’occupazione a tempo indeterminato (+0,8%), che ha più che controbilanciato la contrazione di quella indipendente (-0,6%). I lavoratori a termine (10,6% dell’occupazione totale) sono aumentati in media d’anno (+4,3%), nonostante il calo nell’ultimo quarto.
Data la riconferma degli sgravi contributivi sulle assunzioni a tempo indeterminato nel 2016, ma per importi e durata inferiori rispetto a quelli vigenti per il 2015, è necessario attendere i dati per i prossimi mesi per valutare quanto l'occupazione a tempo indeterminato continuerà a rimanere privilegiata.
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Occupazione italiana a inizio 2016 ancora trainata dal lavoro a tempo indeterminato
Gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano nel primo trimestre un aumento di 16mila unità rispetto all’ultimo quarto 2015 (+0,1%). La crescita è ascrivibile a un ulteriore aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+70mila), mentre calano ancora i lavoratori a termine (-49mila) e restano sostanzialmente stabili gli indipendenti. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,5%, pressoché invariato dall’estate scorsa.
Sulla base dei dati storici diffusi in data odierna, si rileva che l’occupazione totale è cresciuta dello 0,8% nel 2015, a fronte di aumenti pronunciati nel secondo e nel terzo trimestre (+0,5% in entrambi) e di un lieve arretramento nel quarto (-0,1%). Le variazioni aggregate sono il risultato di un’espansione dell’occupazione a tempo indeterminato (+0,8%), che ha più che controbilanciato la contrazione di quella indipendente (-0,6%). I lavoratori a termine (10,6% dell’occupazione totale) sono aumentati in media d’anno (+4,3%), nonostante il calo nell’ultimo quarto 2015.
Anche in apertura del 2016, dunque, l’occupazione a tempo indeterminato continua a rimanere privilegiata, incentivata dalle nuove norme introdotte dal Jobs Act e dalla riconferma degli sgravi contributivi, seppur per importi e durata inferiori rispetto a quelli vigenti per il 2015.
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Prestiti in calo, ma scendono sofferenze e tassiProsegue la caduta dello stock di prestiti erogati alle imprese italiane: -0,4% a febbraio, dopo -0,5% a gennaio (dati destagionalizzati dal CSC). Il ritmo di riduzione del credito nei primi due mesi del 2016 (-0,4% al mese) ha accelerato nettamente rispetto a quello medio del 2015 (-0,1%). Buone notizie, però, arrivano sul fronte delle sofferenze bancarie, scese a 139 miliardi di euro a febbraio (18,0% dei prestiti), da 144 a gennaio (18,6%). Si tratta della prima riduzione significativa dal 2008, favorita dalle misure varate negli ultimi mesi e dal recupero dell’attività economica, che riporta lo stock ai valori di metà 2015. L’avvio di un duraturo percorso al ribasso dei crediti deteriorati è cruciale per favorire la ripartenza delle erogazioni di credito. Inoltre, i tassi di interesse pagati dalle imprese si sono riportati ai minimi, scendendo sui livelli di dicembre (1,7%), dopo il balzo di gennaio (2,0%). Il calo si è avuto soprattutto per le imprese di maggiori dimensioni (1,1%, da 1,6%), meno per quelle più piccole (2,7%, da 2,8%). Ciò rappresenta un fondamentale sostegno per il proseguire della risalita della domanda di credito, in atto già dalla primavera 2015. |
Puntare sulla manifattura per far ripartire la crescitaL’economia italiana è faticosamente avviata sulla strada della risalita, dopo una doppia recessione che, dal 2008, ha fatto calare il PIL del 9,1%. Circa la metà di questa diminuzione ha purtroppo carattere persistente e non ciclico, frutto della distruzione di capacità produttiva. Se non si ricostituisce il tessuto manifatturiero del Paese, che ha visto crollare il valore aggiunto del 17,0% tra il 2007 e il 2014 (-660 mila occupati), le prospettive di crescita dell’intera economia resteranno modeste negli anni a venire, schiacciate da una bassa dinamica della produttività. Dall’industria di trasformazione, infatti, originano gran parte degli sforzi innovativi del sistema produttivo italiano (il 72,1% del totale speso in R&S proviene dalla manifattura), da cui originano guadagni di efficienza a beneficio dell’intero sistema economico. Dal manifatturiero, poi, provengono la quasi totalità dei beni esportabili (l’82,3%) che servono a pagare le bollette energetiche e, in generale, a finanziare le importazioni di un paese povero di risorse naturali come l’Italia. L’importanza della manifattura per l’intera economia italiana appare sottostimata se valutata solo in termini del suo peso diretto sul PIL. La manifattura è il cuore nevralgico della rete degli scambi intersettoriali, acquistando, più di qualunque altro comparto produttivo, beni e servizi dal resto dell’economia. Per questo motivo, un euro attivato dalla manifattura genera un effetto moltiplicatore quasi doppio sull’output dell’intera economia italiana (1,83 euro), superiore anche a quello delle costruzioni (1,76). La politica industriale è indispensabile in questo contesto per spingere l’Italia verso nuove frontiere tecnologiche e guidarla su percorsi di sviluppo a più elevato potenziale, accelerando il recupero del terreno perso negli ultimi anni. Occorre con urgenza favorire la creazione di un sistema forte di relazioni tra imprese, università ed enti di ricerca, capace di generare nuove conoscenze e nuove competenze, attrarre forza lavoro qualificata e porre le basi di una crescita più elevata e sostenibile; Il primo passo della nuova attenzione all’industria e di un disegno della politica industriale sta nel riconoscere che anche interventi legislativi non espressamente indirizzati al manifatturiero hanno degli impatti significativi sul tessuto produttivo del Paese. Di questi impatti bisogna sempre tenere conto. A cominciare dal Documento di Economia e Finanzia (DEF) e dal Piano Nazionale della Ricerca (PNR), entrambi attualmente in discussione in Parlamento. Per ulteriori informazioni clicca qui: |
Migliorano in marzo le valutazioni dei direttori degli acquisti sul manifatturiero italianoIl PMI manifatturiero italiano (Markit), in area di espansione da febbraio 2015, segnala in marzo un aumento della crescita rispetto ai ritmi rilevati in febbraio, andando oltre le aspettative dei mercati: l’indice generale è salito a 53,5 (da 52,2, era atteso a 52,6), toccando il valore più alto da dicembre 2015. L’indice della componente produzione è salito di 2,5 punti (a 56,0), trainato soprattutto dai beni di investimento. Il miglioramento ha riguardato anche gli ordini (+2,2 punti, a 54,3), per una dinamica più veloce di entrambe le componenti della domanda, in particolare di quella interna (l’indice degli ordini esteri è aumentato di 0,4 punti a 53,3). Le valutazioni sull’andamento dell’occupazione rimangono positive ma segnalano un rallentamento rispetto alla dinamica rilevata in febbraio. Continuano a calare sia i prezzi medi d’acquisto, soprattutto per il minor costo di metalli e petrolio, sia - in misura maggiore - i prezzi di vendita. Nell’Euroarea si è rafforzata la crescita dell’attività (indice a 51,6 da 51,2). Il dato complessivo è la sintesi di andamenti differenziati tra paesi. In particolare, il PMI manifatturiero è vicino alla soglia di stagnazione in Germania (50,7) e Francia (49,6), mentre segnala una crescita solida nei Paesi Bassi (53,6) e in Spagna (53,4).
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Meno stretta l’offerta di credito per le imprese, domanda in costante recuperoSecondo l’indagine Banca d’Italia presso gli istituti creditizi nazionali, nel primo trimestre del 2016 è proseguito il lento e graduale allentamento delle condizioni per le imprese, iniziato dal 2014. L’offerta di credito, però, resta molto stretta, dopo il forte e prolungato irrigidimento del triennio 2011-2013. Inoltre, continua a inizio 2016 la risalita della domanda di credito bancario da parte delle imprese, partita dalla primavera 2015. In particolare, le aziende chiedono più fondi per finanziare investimenti fissi, oltre che per scorte e capitale circolante. Le richieste di credito, tuttavia, restano più basse di quanto fossero a fine 2011, cioè prima che, sulla scia della recessione in Italia, si riducessero durante il biennio 2012-2013. I dati qualitativi indicano, quindi, un ulteriore miglioramento su entrambi i lati del mercato del credito in Italia. Un miglioramento, però, che ancora non trova riscontro nei dati sullo stock di prestiti effettivamente erogati, che hanno continuato a diminuire nei primi due mesi del 2016. |
Terzo mese di prezzi in zona deflazione in ItaliaLa variazione annua dei prezzi al consumo in Italia scende ancor più in territorio negativo: -0,4% in aprile (da -0,2% a marzo). Per il terzo mese consecutivo, nel 2016, l’indice resta in zona deflazione. I prezzi dell’energia si riducono in misura marcata (-7,4% annuo, da -7,0%), sulla scia del ribasso petrolifero di inizio anno. Quelli degli alimentari di poco: -0,1% (da -0,3%). Frena, inoltre, su valori estremamente ridotti, la dinamica annua dei prezzi al netto di energia e alimentari (+0,5%, da +0,7%). Il rallentamento si registra sia per i prezzi dei beni industriali (+0,5%, da +0,7%) sia per quelli dei servizi (+0,4%, da +0,7%). Ciò riflette, in parte, la sottoutilizzazione ancora ampia degli input produttivi, nonostante il proseguire del recupero dell’attività. |