Ho caricato nella cartella "Pubblicazioni esterne", un interessante NBER WP di quest'anno, suggeritomi da Mauro Sylos Labini.
L'articolo, analizzando l'andamento negli ultimi 30 anni dell'attività di ricerca delle grandi corporation americane (e in parte anche di quelle europee), evidenzia come negli anni sia diminuita l'attività di ricerca scientifica di base, ma non l'attività brevettuale. In parallelo, il valore attribuito dai mercati alla ricerca scientifica (in termini di prezzo delle azioni) è diminuito, mentre ciò non è accaduto per i brevetti detenuti dall'impresa.
L'evidenza quindi suggerisce che le grandi imprese hanno ridotto l'investimento nella "R" ma non nella "S": si sono sempre più focalizzate nell'incrementare le conoscenze proprietarie detenute e sempre meno nel crearne internamente di nuove.
Le possibili spiegazioni (che vengono testate empiricamente nell'articolo) citate sono, da un lato, l'accresciuta globalizzazione, che ha ridotto i margini di profitto e reso instabili e meno prevedibili i frutti delle scoperte scientifiche; dall'altro, la maggior focalizzazione delle imprese sul core business, che ha ridotto il vantaggio della cross fertilization della ricerca di base tra le diverse attività svolte dalle imprese.
Forti implicazioni di policy: se le grandi imprese smettono di fare ricerca, subappaltandola a centri di ricerca pubblici o alle piccole imprese innovative, e questi ultimi soggetti non sono equipaggiati delle risorse (finanziarie e non soo) necessarie per compensare gli sforzi innovativi prima svolti dalle corporation, il risultato è una diminuzione netta della capacità innovativa dei sistemi economici nel loro complesso.