Centro Studi

Conti nazionali italiani: nel 4° trimestre 2014 PIL piatto ma investimenti in recupero
Il Pil italiano si è stabilizzato nel quarto trimestre 2014, dopo un modesto arretramento nel terzo (-0,1%). Sulla base dei nuovi profili non si ha un incremento dal terzo trimestre 2013 e la distanza rispetto al picco pre-crisi (1° trimestre 2008) è del 9,6%.
Dal lato della domanda vi sono alcune indicazioni positive. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,2%, dopo cinque trimestri consecutivi in calo. Tra le componenti, il sostegno principale è venuto dagli investimenti in mezzi di trasporto (+7,7%, ma sono molto oscillanti); è tornata positiva - per la prima volta dall’estate del 2013 - la variazione della spesa in macchinari (+0,2%) mentre quella in costruzioni ha registrato il 19° arretramento trimestrale consecutivo (-0,6%, il meno marcato dell’ultimo anno). I consumi delle famiglie sono avanzati, in misura marginale, per il 6° trimestre di fila (+0,1% congiunturale, +0,8% cumulato). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativa accelerazione la crescita delle esportazioni (+1,6% da +0,4% nel terzo), mentre ha rallentato il recupero delle importazioni (+0,3% dal +0,7%).
La variazione delle scorte ha sottratto ben 0,6 punti alla crescita del PIL nel 4° trimestre, annullando interamente il supporto della domanda finale interna (+0,2 punti) e della domanda estera netta (+0,4). Un contributo negativo delle scorte, meno ampio, si era avuto anche nei due precedenti trimestri. È probabile all’inizio del 2015 un’inversione della dinamica del ciclo delle scorte - coerente con il riavvio della ripresa - che darà sostegno alla ripartenza del PIL. L’ulteriore aumento della domanda - sia interna sia estera - evidente nei dati dei primi mesi dell’anno, e l’allentamento della morsa del credito (fattore che ha contribuito a frenare il finanziamento del magazzino da parte delle imprese) favoriranno tale inversione.
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La Cina abbassa l’obiettivo di crescita a “circa il 7%”La Cina ha fissato per il 2015 l'obiettivo di crescita economica intorno al 7%, il più basso dal 1999 (l’anno scorso era al 7,5% e il PIL è cresciuto del 7,4%). Alla riunione annuale del parlamento cinese il premier Li Keqiang ha detto che la politica fiscale rimarrà proattiva, la politica monetaria prudente e il tasso di cambio sarà mantenuto a un livello ragionevole ed equilibrato. Il governo si impegna a mettere in campo misure che supportino la crescita nel lungo termine, riformando il sistema di bilancio delle amministrazioni locali, incentivando i consumi privati e rafforzando la sicurezza sociale, e a continuare la lotta contro gli effetti collaterali dell'espansione travolgente del paese che negli ultimi anni ha stimolato la corruzione, alimentato il debito di amministrazioni pubbliche e grandi imprese statali e danneggiato l'ambiente. I fattori contrari allo sviluppo nel breve periodo sono indicati nella forte frenata del settore immobiliare, nella capacità industriale in eccesso e non ultimo nel marcato rallentamento dei prezzi, che ha indotto la Banca popolare cinese al secondo taglio del tasso di interesse ufficiale in tre mesi nello scorso fine settimana (meno 25 punti base, a 5,35%). Con l'obiettivo di circa il 7%, che è coerente con le previsioni per un’espansione del 6,8% secondo il Fondo monetario internazionale e del 7,1% secondo la Banca mondiale, la Cina è tra i paesi del G-20 il secondo con la crescita più rapida del PIL dopo l’India (prevista crescere all’8% nel 2015) e soprattutto quello che fornisce il più elevato contributo alla crescita del PIL mondiale (30% nel 2015 secondo le stime dell'FMI).
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In India nuovo allentamento monetario e fiducia nei piani del GovernoLa Banca centrale indiana ha abbassato, a sorpresa, per la seconda volta dall’inizio dell’anno il tasso ufficiale di riferimento, che è sceso con effetto immediato di 25 punti base al 7,5%. Dal comunicato ufficiale emerge come il persistente sottoutilizzo della capacità produttiva e gli ancora deboli indicatori relativi a produzione e domanda di credito hanno convinto l’autorità monetaria ad anticipare le proprie mosse e utilizzare i margini di manovra offerti dai dati sull’inflazione. La dinamica dei prezzi al consumo è scesa dai livelli a due cifre di fine 2013 al 5,1% annuo in gennaio a un ritmo più veloce di quanto atteso, grazie al calo del prezzo dei beni petroliferi e all’effetto sui prezzi all’import del recente apprezzamento della rupia. Da marzo l’obiettivo primario è solo la stabilità dei prezzi, essendo il target d’inflazione stato fissato al 4% con una banda di oscillazione di due punti (quindi tra il 2% e il 6%). La Banca centrale ha anche giudicato positivamente il potenziamento, previsto nel budget di bilancio 2015/16 approvato dal Governo, della carente rete logistica e infrastrutturale, che aiuterà a contenere i costi di trasporto, e quindi anche i prezzi alimentari. La spesa in opere pubblica passerà dall’11% al 14% della spesa complessiva e aumenterà del 25% rispetto al bilancio precedente. Altre riforme a favore della crescita, come il taglio dell’imposta sugli utili d’impresa dal 30% al 25% in quattro anni, sono state giudicate positive e compatibili con un equilibrato piano di consolidamento del bilancio pubblico.
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Italia: il PMI composito segnala debole espansione; indicazioni positive vengono da immatricolazioni di auto
In febbraio il PMI composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica nel manifatturiero e nel terziario) segnala una lieve decelerazione dell’attività rispetto a gennaio (51,0 da 51,2), ma rimane in territorio espansivo e indica un’accelerazione rispetto a fine anno (51,1 nel bimestre da 50,3 nel quarto trimestre 2014).
Al miglioramento del PMI manifatturiero (51,9 da 49,9) si è associato un calo dell’indice nel terziario, che segnala una sostanziale stagnazione dell'attività dopo il marginale incremento rilevato in gennaio: a 50,0 da 51,2, al di sotto delle attese che puntavano a 51,8; nella media dei primi due mesi il livello è comunque in linea con quello del quarto 2014 (50,6 da 50,7). Tra le componenti, i nuovi affari segnalano un lieve arretramento, meno forte di quello registrato in gennaio; sono stati, invece, rilevati incrementi occupazionali per la prima volta da maggio 2011 (il relativo indice è a 50,2 da 47,4). Tali indicazioni mostrano nel complesso una debolezza della domanda interna.
Tuttavia, valutazioni più positive vengono dal forte miglioramento della fiducia dei consumatori in febbraio (l’indice è salito di 6,5 punti in un mese, fonte ISTAT) e dalle immatricolazioni di auto che sono aumentate dell’1,4% su gennaio, quando erano avanzate del 9,9% su dicembre (+7,0% nel bimestre sul quarto 2014). Ciò suggerisce il proseguimento di una dinamica favorevole della spesa delle famiglie anche nel trimestre in corso.
Il CSC
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Il fabbisogno della PA nel 2014Il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche nel 2014 è stato pari a 65,8 miliardi, 11,2 miliardi in meno di quello registrato nel 2013. Tenendo conto delle dismissioni mobiliari effettuate (che riducono il fabbisogno) dei prestiti ai paesi membri dell'Unione monetaria, dei contributi ai fondi salva stati (EFSF e ESM; che aumentano il fabbisogno), del pagamento dei debiti alle imprese (che accrescono il fabbisogno) e delle altre operazioni straordinarie, il fabbisogno risulta sensibilmente maggiore dell'anno precedente per circa 8 miliardi.
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In aumento le entrate tributarie nel 2014Le entrate tributarie nei primi 11 mesi del 2014 sono aumentate, nel complesso, di 2,5 miliardi di euro (+0,7%) rispetto allo stesso periodo del 2013. Buona parte dell'aumento è concentrato sulle entrate degli enti territoriali (+5,3% rispetto al 2013 pari a 2,3 miliardi in più) e in particolare sull'IMU comunale. In diminuzione il gettito IRAP (-1,7 miliardi), IRES (-2,6 miliardi) e IRPEF (-1,7 miliardi). In aumento il gettito delle imposte indirette e in particolare dell'IVA (+1,7 miliardi). In riduzione le poste correttive. er-bottom: black; border-left: black"> Add. Regionale |
9.761 | 10.058 | 297 | 3 | ||||||||||||||||||||||||||
Add. Comunale | 3.567 | 3.814 | 247 | 6,9 | ||||||||||||||||||||||||||
IRAP | 22.180 | 20.465 | -1.715 | -7,7 | ||||||||||||||||||||||||||
IMU comuni | 7.712 | 8.765 | 1.053 | 13,7 | ||||||||||||||||||||||||||
Ruoli (incassi) | 6.431 | 7.423 | 992 | 15,4 | ||||||||||||||||||||||||||
Poste correttive | -27.639 | -27.219 | 420 | 1,5 | ||||||||||||||||||||||||||
Totale | 377.498 | 379.960 | 2.462 | 0,7 | ||||||||||||||||||||||||||
Fonte: elaborazioni CSC su dati Ministero Economia e Finanze. |
I conti pubblici 2014
I dati diffusi ieri dall'ISTAT sui conti pubblici mostrano che i deficit pubblico nel 2014 è stato pari al 3,0% del PIL (dal 2,9% del 2013), quindi entro i paletti europei (in linea con le previsioni di dicembre scorso del CSC).
Rispetto al 201dowtext; border-left: windowtext"> 48,1
Prosegue il recupero dell’attività in febbraio: +0,2% su gennaio
Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dello 0,2% in febbraio su gennaio, quando è stato stimato un aumento dello 0,2% su dicembre1.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è avanzata in febbraio dell’1,2% rispetto a febbraio del 2014; in gennaio si era avuto un progresso dello 0,3% sullo stesso mese dell’anno scorso.
Gli ordini in volume hanno registrato in febbraio una crescita dello 0,6% sul mese precedente (+0,8% su febbraio 2014). In gennaio erano aumentati dello 0,5% su dicembre (-0,4% sui dodici mesi).
Nel primo trimestre 2015 si ha una variazione acquisita della produzione industriale di +0,7%. Nel quarto 2014 si era avuto un calo dello 0,1% congiunturale.
La fiducia nel manifatturiero (indagine ISTAT) delinea un miglioramento delle condizioni nel settore: in febbraio il saldo dei giudizi sui livelli di produzione è aumentato per il secondo mese consecutivo (-18 da -19); quello sugli ordini totali è salito ai massimi da luglio 2011 (-20 da -23), grazie soprattutto al significativo contributo della domanda interna; sono più positive anche le attese di ordini e produzione.
Occupazione in Italia: stabile in gennaio, come già in chiusura 2014, dopo il miglioramento nei primi tre quarti dell’anno
Gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia registrano in gennaio una sostanziale stabilità rispetto a dicembre (+11mila unità). Per i prossimi mesi ci si attende che le nuove norme sul contratto a tutele crescenti (in vigore da oggi), aggiungendosi all’impulso esercitato dagli sgravi contributivi validi da gennaio, sosterranno le assunzioni a tempo indeterminato.
Sulla base dei dati storici diffusi il 2 marzo 2015 e ricalcolati usando una ricostruzione aggiornata delle serie di popolazione, si rileva che l’occupazione è cresciuta nei primi tre trimestri del 2014 (+125mila unità da fine 2013) e rimasta stabile nell’ultimo quarto. Le serie storiche aggiornate, quindi, danno un quadro più roseo rispetto a quelle disponibili fino al mese scorso, che segnalavano per il 2014 solo una stabilizzazione degli occupati a livello nazionale.
La disaggregazione dei dati trimestrali per macroaree mostra che il miglioramento dell’occupazione nei primi tre quarti del 2014 si è registrato al Nord (+0,5% tra fine 2013 e fine 2014, +53mila unità) e al Centro (+1,4%, pari a +65mila unità), più rapidi a rispondere ai cambiamenti congiunturali. Al Sud, che tradizionalmente reagisce con ritardo al ciclo economico, l’occupazione è rimasta sostanzialmente piatta nel corso del 2014 (+0,1%, +4mila unità).
La disaggregazione per settore di attività indica che nel 2014 il numero di persone occupate è cresciuto nell’industria in senso stretto (+1,5%), anche nel quarto trimestre (+0,5% sul terzo), mentre nelle costruzioni il calo occupazionale non si è ancora esaurito, anzi si è accentuato a fine anno (-3,1% congiunturale, -6,2% sul quarto 2013). Nei servizi si è registrato un progressivo, seppur lento miglioramento lungo tutto il 2014 (+0,9 nel quarto trimestre rispetto a un anno prima).
Il tasso di disoccupazione è sceso in gennaio al 12,6%, dal 13,0% del quarto trimestre, tornando sui livelli di inizio 2014. A fronte del miglioramento dell’occupazione, la crescita del tasso di disoccupazione lo scorso anno è stata totalmente ascrivibile a una forza lavoro in espansione, segno di diffusione di una percezione di maggiore probabilità di trovare un lavoro.
Tasso di disoccupazione su livelli elevati ma in calo anche nella media dell’Eurozona (in gennaio all’11,2%, dall’11,4% nel quarto trimestre); ancora altissimo in Spagna (23,4%), seppur in progressiva riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,3%); pressoché fermo in Francia (10,2%), ai minimi in Germania (4,7%).