È stata rivista al ribasso rispetto alla stima iniziale la crescita del PIL USA nel quarto trimestre 2014 (+2,2% annualizzato, dal precedente +2,6%), frenata dall’ampliarsi del deficit commerciale e dalla lentezza delle imprese nella ricostituzione degli stock di magazzino. Viene, però, confermata l’accelerazione dei consumi (+4,2%, il tasso di crescita più rapido dal primo trimestre 2006) e il buon ritmo di espansione degli investimenti (+4,5%), sia residenziali (+3,4%) sia non (+4,8%).
Restano solide a inizio 2015 le prospettive di crescita della domanda interna. I consumi saranno sostenuti dai risparmi sui prezzi della benzina e da un mercato del lavoro in costante miglioramento: a gennaio sono stati creati 257mila nuovi posti di lavoro e sono ripartiti i salari (+0,5% mensile, +2,2% annuo). Sono tornati a crescere, per la prima volta dopo quattro mesi, gli ordini di beni capitali (+0,6% su dicembre, +4,2% rispetto a gennaio 2014, esclusa la difesa).
La ripresa degli ordini all’industria manifatturiera (+2,8% mensile quelli di beni durevoli a gennaio) e la necessità di ricostituire gli stock di magazzino sosterranno la produzione industriale nei prossimi mesi.
|
La variazione annua dei prezzi al consumo in Italia è risultata negativa anche a febbraio (-0,2%), sebbene l’intensità della caduta si sia attenuata (rispetto al -0,6% di gennaio).
I prezzi energetici continuano a ridursi in misura significativa (-8,5% annuo, da -9,1%). Gli alimentari, invece, fanno registrare un balzo (+1,0% annuo, da +0,1%), interamente dovuto ai prezzi dei prodotti freschi (+2,1% annuo, da -0,3%).
La variazione della componente core dei prezzi (al netto di energia e alimentari) è risalita al +0,5% annuo a febbraio (da +0,3%). Un rialzo interamente dovuto ai servizi (+0,8% annuo, da +0,5%), mentre i beni industriali continuano a registrare una dinamica dei prezzi quasi piatta (+0,1% annuo).
|
Gli ultimi dati diffusi dall'ISTAT confermano che nella prima metà del 2015 le retribuzioni contrattuali procederanno a passo pressoché costante rispetto al 2014: a bocce ferme, +1,0% annuo nell'intera economia (da +1,2%). Al netto dell'inflazione i salari contrattuali saliranno dello 0,8% (dopo il +1,0% nel 2014).
Sulla dinamica complessiva delle retribuzioni contrattuali continuerà a pesare il blocco delle procedure negoziali nel settore pubblico, circa un quarto del monte retributivo totale. Il congelamento delle retribuzioni pubbliche, inizialmente introdotto per il triennio 2010-2012, è stato via via prorogato, da ultimo dalla Legge di Stabilità 2015, al 31 dicembre di quest'anno.
Nell'industria, invece, l'attività contrattuale negli ultimi anni è stata intensa, tanto che il 97,2% circa del monte retributivo è attualmente coperto da contratti in vigore. Le retribuzioni contrattuali nominali cresceranno mediamente del 2,2% annuo nei prossimi sei mesi, allo stesso ritmo che nel 2014. Quelle reali avanzeranno del 2,0% per il secondo anno consecutivo.
Nei servizi privati, dove la copertura degli accordi vigenti è attualmente solo del 13,8%, a bocce ferme l'aumento delle retribuzioni contrattuali nominali nella prima metà del 2015 si fermerà allo 0,6% (dal +1,1% nel 2014), comunque più che abbastanza per garantire il potere d'acquisto (+0,4% quelle reali).
|
In Germania è stato firmato questa settimana l'accordo di rinnovo del contratto di lavoro per il settore metalmeccanico nel Baden-Wuerttemberg, una delle regioni più industriali del paese, sede, tra gli altri, di Daimler e Bosch. L'accordo, che farà da pilota per i rinnovi che riguarderanno nel 2015 un totale di 3,7 milioni di lavoratori metalmeccanici, prevede un aumento salariale nominale del 3,4% su un anno, da aprile. Assumendo che si avverino le previsioni di inflazione raccolte da Consensus Forecasts (+0,3% nel 2015 e +1,6% nel 2016), ciò risulterà in un aumento reale del 2,4%, che sosterrà i consumi, già in ripresa dell'1,6% nel 2014 (+2,1% tendenziale nel quarto trimestre).
Il sindacato IG Metall aveva chiesto aumenti salariali ancora superiori, del 5,5% per il 2015, adducendo a giustificazione la solida crescita economica. Dopo un prolungato periodo di moderazione salariale (nel decennio pre-crisi, in assoluto e soprattutto in relazione ai marcati guadagni di produttività), i sindacati tedeschi stanno ora cercando di recuperare potere d'acquisto, approfittando del buon stato di salute dell'industria (+1,4% la produzione industriale nel 2014, +1,7% atteso per il 2015) e di un mercato del lavoro in ottima forma (tasso di disoccupazione al 4,8% a inizio 2015, minimo storico).
Gli aumenti salariali contrattati, uniti all'introduzione del salario minimo (in vigore dall'inizio del 2015) porteranno invece a una compressione degli utili societari, già in riduzione negli ultimi anni ma comunque a buoni livelli sia rispetto al passato sia rispetto ai principali competitors. Il margine operativo lordo in percentuale del valore aggiunto nel manifatturiero tedesco era al 32% nel 2013, dal 36% raggiunto nel 2007 ma ben al di sopra del 25% del 1993.
Totalmente opposte le condizioni in Italia. Il PIL è di oltre il 9% sotto i livelli pre-crisi (in Germania è di quasi il 4% sopra). La profittabilità nel manifatturiero italiano, in declino da metà degli anni novanta, è al minimo storico: 22,5% nel 2013 (33,5% nel 2007). Nello stesso periodo le retribuzioni reali nel manifatturiero sono cresciute dell'1,1% medio annuo. E la disoccupazione è al massimo storico: 14,5% (considerando anche la CIG), mentre sono 8,6 milioni le persone a cui manca, in tutto o in parte, lavoro.
|
La fiducia in Italia ha continuato a migliorare in misura significativa in febbraio, dopo il rimbalzo già registrato il mese scorso. Questa dinamica, in aggiunta al recupero già evidenziato da altri indicatori qualitativi e quantitativi (PMI, immatricolazioni, produzione industriale), conferma il netto cambio di passo per l’economia italiana a inizio 2015.
Tra i consumatori l’indice è salito di 6,5 punti in un mese (a 110,9, +10,7 punti da dicembre), grazie soprattutto al maggiore ottimismo sulla situazione economica attuale e futura dell’Italia. Anche tra gli indicatori più legati alle decisioni di spesa (giudizi sul bilancio familiare e sulla situazione economica della famiglia, attese sulla disoccupazione, opportunità attuale e futura del risparmio) si sono avute valutazioni più positive che preannunciano il proseguimento di una dinamica favorevole dei consumi nel trimestre in corso.
Tra le imprese l’indice composito di fiducia è aumentato di 3,3 punti (a 94,9, +7,0 punti da dicembre). In particolare, il contributo più rilevante è venuto da quelle che operano nel commercio al dettaglio (+5,9 punti), dove l’indice ha recuperato per il secondo mese di fila, e nei servizi di mercato (+5,5 punti), dove si è rilevato un maggiore ottimismo su occupazione e nuovi affari. Dopo il rimbalzo di gennaio, si è avuto un modesto peggioramento della fiducia tra le imprese edili (-0,8 punti), tra le quali – tuttavia – sono risalite le attese sui piani di costruzione.
Nel manifatturiero la fiducia è tornata a migliorare in febbraio: l’indice è cresciuto di 1,5 punti (a 99,1, massimo da luglio scorso), dopo una modesta correzione in gennaio. Tra le componenti, sono più positive le attese e i giudizi su ordini (grazie soprattutto a quelli interni) e produzione, che confermano le stime CSC di un incremento dell’attività nel primo trimestre 2015.
|
Fatturato, ordini, produzione industriale ed edilizia, vendite di auto, export, occupazione, fiducia: la sequenza di statistiche uscite nell’ultimo mese contiene molte sorprese finalmente positive per l’economia italiana e convalida le attese di un aumento del PIL nel 2015 superiore alle previsioni elaborate solo un paio di mesi fa. Si infittisce la revisione al rialzo delle proiezioni; il CSC le rifarà a giugno, considerando la parte (circa la metà) di stimoli esterni non ancora inclusa nelle stime rilasciate a dicembre (+0,5% e +1,1% nel 2015-16).
La partenza da fermo limita la performance in media d’anno, ma la crescita acquisterà velocità nel secondo semestre, lasciando una buona eredità al 2016.
Affinché il ritmo si consolidi è necessario che, al rinnovato slancio dell’export e al timido recupero dei consumi, si affianchi il contributo degli investimenti, cruciali sia per la domanda sia per la ricostituzione di potenziale produttivo. Anche al netto delle costruzioni, nel 2014 gli acquisti di macchinari e impianti hanno mancato l’appuntamento con la ripresa.
Finora non ci sono segnali di cambio di passo e gli investimenti stentano a ripartire in molti paesi avanzati, a causa dell’incertezza generata dalla crisi. Alla quale in Italia si sommano specifici gravi ostacoli, che un po’ si attenueranno: i margini ai minimi storici beneficeranno dei minori costi degli input; la morsa del credito si allenta e i tassi scendono; la fiducia migliora; la domanda interna ed estera salirà, aumentando il basso utilizzo degli impianti; gli incentivi aiutano, sebbene non siano tutti già attuati e siano dotati di poche risorse e resi meno efficaci da meccanismi complessi e gravi storture.
Le condizioni esterne sono favorevoli: la crescita americana è robusta; gli emergenti, pur rallentando, forniscono un forte apporto all’espansione globale; nell’Eurozona si moltiplicano i segnali di accelerazione. Il cambio dell’euro potrebbe ulteriormente deprezzarsi. I prezzi delle materie prime sono più contenuti.
Per maggiori dettagli si veda la Congiuntura Flash di febbraio nella Libreria del CSC.
|
In gennaio l’export italiano extra-UE in valore è diminuito del 2,4% rispetto a dicembre, correggendo parzialmente il precedente aumento (+3,2%). Il calo si riduce al netto della componente energetica: -1,6% (da +3,0%).
Ancora in aumento le vendite di beni intermedi (+0,4%, da +5,1%), mentre vira in negativo la dinamica di quelle di beni di consumo (-1,9%, da +2,7%) e di investimento (-2,7%, da +1,9%).
Prosegue il calo delle importazioni extra-UE (-0,4%, da -3,7%), determinato interamente dalla caduta degli acquisti di energia: al netto di questi, l’import è aumentato dell’1,6% (da -1,1%). Gli acquisti di beni intermedi costituiscono la componente più dinamica (+5,5%, da -1,0%).
Pesa in negativo il crollo degli scambi con la Russia: -36,7% tendenziale le esportazioni e -40,2% le importazioni. In positivo, invece, la corsa di quelli con gli Stati Uniti: +24,4% le vendite e +15,6% gli acquisti. La robusta domanda USA e l’euro meno forte continueranno a sostenere l’export italiano.
|
Dopo il sensibile rialzo di gennaio (+10,7 punti rispetto a dicembre), ripiega più del previsto a febbraio (di 7,4 punti, a 96,4) l’indice di fiducia dei consumatori americani elaborato dal Conference Board. Peggiorano, in particolare, le aspettative (di 9,8 punti) per il minore ottimismo sul futuro di redditi e occupazione. L’indice resta, comunque, su livelli simili a quelli registrati in media nel periodo pre-crisi di settembre-ottobre 2007.
Il calo riflette probabilmente condizioni climatiche particolarmente avverse e il rialzo dei prezzi della benzina da inizio mese (+11,3%). I continui aumenti di occupazione (+257mila nuovi posti di lavoro a gennaio) e la ripresa dei salari (+0,5% mensile, +2,2% annuo quello orario medio settimanale) torneranno a sostenere la fiducia nei prossimi mesi.
|
In dicembre il commercio mondiale è aumentato, in volume, dello 0,9% su novembre (da -0,6%), facendo registrare un +1,1% nel 4° trimestre sul 3° (da +2,0%). Risultato disposto di un’accelerazione degli scambi internazionali dei paesi avanzati (+1,3% trimestrale, da +0,8%) e di una frenata di quelli degli emergenti (+0,9%, da +3,1%).
Nel 2014 la crescita del commercio mondiale è stata del 3,3%, pari a quella del PIL globale e in linea con le stime CSC di dicembre (+3,2%). Per il 2015 l’incremento acquisito è del 2,4%; il CSC prevede una crescita del 4,4%, superiore a quella del PIL.
Le prospettive per i primi mesi del 2015 sono debolmente positive: a 50,9 in gennaio la componente ordini esteri del PMI globale. La dinamica degli scambi internazionali risente nell’immediato della crisi dei paesi esportatori di oil ma in seguito trarrà vantaggio dalla maggiore domanda interna dei paesi importatori.
|
A febbraio, l’indice PMI composito, di manifatturiero e servizi, elaborato da Markit, è aumentato di 0,9 punti, posizionandosi per il ventesimo mese consecutivo al di sopra della soglia neutrale di 50. A 53,5, l’indice segnala, inoltre, che l’attività produttiva nell’Eurozona è cresciuta al ritmo più rapido degli ultimi sette mesi, sospinta da un aumento significativo degli ordini e dell’occupazione. Decisiva è stata l’accelerazione nei servizi (+1,2 punti, a 53,9) mentre è rimasto pressoché stabile (a 51,1 da 51,0) il ritmo di crescita nel manifatturiero.
Continua l’espansione dell’economia tedesca (54,3 da 53,5) dove aumenta fortemente il ritmo di crescita il terziario (55,5 da 54,0) e continua a passi invariati il manifatturiero (50,9). Sorprende in positivo l’indice composito in Francia che è tornato, per la prima volta da aprile 2014, in territorio espansivo, grazie al balzo dell’attività nei servizi (a 53,4, il livello più elevato da aprile 2011): in particolare, aumentano significativamente gli ordini e migliorano le aspettative. Si aggrava, invece, la contrazione nel manifatturiero (47,7 da 49,2).
Si riducono,ma a ritmi più lenti, sia i costi degli input, per il secondo mese consecutivo, sia i prezzi di vendita, in discesa da quasi tre anni. E stentano, così, a risalire i margini delle imprese.
Il risultato dell’indagine Markit tra le imprese giustifica il maggiore ottimismo rilevato dalla Commissione nell’indagine sulla fiducia dei consumatori, aumentata, nello stesso mese, di 1,8 punti.
|