Il PIL nipponico si è contratto nel 3° trimestre al tasso annualizzato dell’1,6% (stima preliminare), deludendo di molto le attese per un ritorno alla crescita (+2,1%) dopo la contrazione nel trimestre precedente (-7,3%, rivisto al ribasso da -7,1%). Ciò sancisce il ritorno dell’economia in recessione e conferma che l’aumento dell’IVA dal 5% all’8% scattato in aprile ha avuto conseguenze su consumi e investimenti più durature di quanto si attendesse il governo.
La borsa di Tokio ha reagito alla notizia con un calo del 3% e lo yen ha toccato nuovi minimi contro il dollaro.
La deludente performance dei conti nazionali rende certo il rinvio di almeno un anno del secondo aumento dell’IVA al 10%, che era previsto a ottobre 2015 nell’ambito delle misure per il contenimento dell’alto deficit pubblico (7,6% del PIL nel 2013). Il premier Abe dovrebbe annunciare a giorni lo scioglimento della Camera bassa e la convocazione di elezioni anticipate per il 14 dicembre al fine di ottenere un rinnovato mandato al proseguimento delle sue politiche di rilancio dell'economia. È probabile che, in caso di vittoria elettorale, vengano proposti ulteriori stimoli di bilancio a sostegno della domanda interna, mentre non è escluso un nuovo intervento nel prossimo futuro da parte della Banca centrale, che ha varato un massiccio allentamento monetario appena il 31 ottobre scorso.
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L’indicatore PMI del manifatturiero italiano è rimasto invariato in novembre (49,0, minimo dal maggio 2013), al di sotto delle attese (che puntavano a 49,4) e su valori che indicano leggera recessione (<50=contrazione). Nella media di ottobre-novembre il livello è risultato inferiore di 1,8 punti rispetto al terzo trimestre (50,8).
Il dettaglio delle componenti mostra alcuni modesti miglioramenti: l’indice della produzione è salito a 49,7 (da 49,4) e segnala una quasi stagnazione dell’attività; a livello settoriale, alle variazioni negative rilevate tra i beni d’investimento e di consumo si è contrapposto un incremento tra i beni intermedi. I nuovi ordini sono diminuiti per il secondo mese di fila, ma a un ritmo meno forte di quello rilevato in ottobre (47,8 da 47,1) quando erano scesi sotto la soglia di 50 per la prima volta dopo sedici mesi; tale andamento è spiegato interamente dalla riduzione della domanda interna, mentre quella estera risulta in accelerazione rispetto al ritmo di crescita rilevato in ottobre.
Peggiorano invece le valutazioni relative al mercato del lavoro. L’estrema debolezza della domanda ha infatti indotto le imprese a ridurre ulteriormente i livelli occupazionali: l’indice è sceso a 48,6 (da 49,5).
La dinamica tracciata dal PMI manifatturiero per l’Italia in ottobre e novembre è più debole di quella rilevata dalle stime CSC e dall’indagine ISTAT sulla fiducia presso le imprese manifatturiere; queste ultime sono coerenti con una sostanziale stabilizzazione del quadro economico nel quarto trimestre.
Anche nelle altre principali economie europee i PMI mostrano condizioni di debolezza, coerente con un peggioramento della dinamica dell’attività nel trimestre autunnale. In Germania il PMI manifatturiero è sceso ai livelli minimi degli ultimi 17 mesi e in area recessiva, dopo il temporaneo rimbalzo in ottobre (49,5 da 51,4). Tra le componenti, risulta in rallentamento il ritmo di crescita della produzione, che si è avvicinato alla soglia di stagnazione, mentre sono ulteriormente arretrati gli ordini complessivi (il relativo indice, in area di contrazione da settembre, è sceso al minimo da quasi due anni); per la prima volta dopo 15 mesi sono diminuiti anche gli ordini esteri per il calo della domanda da Cina, USA ed Europa. In Francia il PMI manifatturiero è sceso a 48,4 (da 48,5) ed è in area recessiva da sei mesi. Rispetto a ottobre si è accentuata la contrazione di produzione e nuovi ordini totali (con quelli esteri che registrano un calo meno marcato).
Nel complesso dell’Euroarea il PMI manifatturiero si è attestato in novembre a 50,1 (da 50,6), un livello coerente con una sostanziale stagnazione dell’attività. Sono state rilevate, rispetto a ottobre, una minore crescita della produzione e una contrazione degli ordini totali. Al peggioramento delle condizioni nelle tre principali economie dell’area, si è contrapposta una più forte espansione in Irlanda, Spagna e Paesi Bassi.
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Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dello 0,1% in novembre su ottobre, quando è stata stimata una variazione di +0,3% su settembre.
La produzione, calcolata al netto del diverso numero di giornate lavorative, in novembre è diminuita dell’1,9% su novembre 2013; in ottobre si era registrato un calo del 2,4% sullo stesso mese dell’anno precedente.
In novembre la variazione acquisita è di -0,1%. Nel terzo trimestre si era avuto un arretramento dell’1,1% congiunturale (da -0,5% nel secondo).
Gli ordini in volume sono aumentati dello 0,2% in novembre su ottobre e dello 0,9% su novembre 2013. In ottobre erano aumentati dello 0,3% su settembre e dello 0,7% sui dodici mesi.
Per il quarto trimestre gli indicatori qualitativi segnalano, nel complesso, una sostanziale stabilità: la fiducia rilevata dall’ISTAT presso le imprese manifatturiere è migliorata anche in novembre (+0,2 punti da +0,7 in ottobre) e si è attestata nella media degli ultimi due mesi su valori di poco inferiori a quelli del terzo trimestre; il saldo dei giudizi sui livelli di produzione è salito per il secondo mese consecutivo (-20 da -21) ed è in linea con la media del terzo trimestre; quello sugli ordini totali è rimasto stabile (-25) ma ha evidenziato un peggioramento della componente estera; sono migliorate le attese di produzione, mentre sono rimaste invariate quelle sugli ordini che avevano registrato un recupero in ottobre.
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Gli ultimi dati ISTAT sul numero di persone occupate in Italia rivedono al ribasso l’aumento di settembre (da +82mila a +51mila unità su agosto) e segnalano una contrazione in ottobre che neutralizza il guadagno del mese precedente (-55mila unità). Si conferma, quindi, il quadro di stabilizzazione dell’occupazione delineatosi da inizio anno. Gli occupati in Italia fluttuano ormai sui 22 milioni e 400mila dall’ultimo quarto 2013. Non si tratta di una vera svolta, ma di lentissimo miglioramento, guidato dal Centro.
La disaggregazione dei dati trimestrali per macroaree, infatti, mostra che al Nord e al Centro, più rapidi a rispondere ai cambiamenti congiunturali, si registrano un’occupazione pressoché stabile nel primo (+7mila unità, +0,1% da fine 2013) e in miglioramento nel secondo (+44mila unità, +0,9%). Al Sud, che tradizionalmente reagisce con ritardo al ciclo economico, il calo occupazionale non si è ancora esaurito: -14mila unità da fine 2013 al terzo trimestre 2014 (-0,2%), -363mila rispetto a due anni prima (-5,9%).
Il tasso di disoccupazione ha toccato in ottobre un massimo storico: 13,2% dal 12,9% di settembre, dato rivisto al rialzo di 0,3 punti. L’aumento è di 0,8 punti rispetto al 12,4% dell’ultimo trimestre 2013. A fronte della stabilizzazione dell’occupazione, la crescita del tasso di disoccupazione è dovuta ad una forza lavoro in espansione, segno di diffusione di una percezione di maggiore probabilità di trovare un lavoro: +0,1% in ottobre su settembre, +1,0% da fine 2013.
Tasso di disoccupazione fermo su alti livelli nella media dell’Eurozona (in ottobre sull’11,5% per il terzo mese consecutivo); elevatissimo in Spagna (24,0%), seppur in lenta riduzione dal picco di febbraio 2013 (26,3%); alto e fermo in Francia (10,5%), ai minimi in Germania (4,9%).

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La dinamica dei prezzi al consumo in Italia è stata di +0,2% annuo a novembre (+0,1% in ottobre). Dunque, è un po' più lontana dai valori negativi registrati a settembre (-0,2% annuo). In Eurolandia, invece, si registra un +0,3% annuo a novembre (+0,4% in ottobre).
In Italia, si approfondisce il calo dei prezzi al consumo energetici (-2,9% annuo a novembre, da -2,5% in ottobre), a riflesso della flessione delle quotazioni petrolifere negli ultimi mesi. Viceversa, i prezzi al consumo dei beni alimentari salgono dello 0,5% annuo (da +0,2%). Nel paniere dei consumi, i prodotti alimentari pesano il doppio di quelli energetici.
I prezzi core segnano un +0,5% annuo a novembre (come a ottobre). Al loro interno, tuttavia, si registrano dinamiche divergenti. Quelli dei servizi registrano un maggior aumento (+0,9% annuo, da +0,7%), mentre quelli dei beni industriali sono in deflazione (-0,1% annuo, da +0,1%).
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La fiducia delle imprese italiane è diminuita in novembre di 1,4 punti (a 87,7), annullando in parte il rimbalzo di ottobre (+2,3 punti). Il risultato è la sintesi di una correzione marcata nelle costruzioni (-3,3 punti) e lieve nei servizi (-0,5), di un forte miglioramento nel commercio al dettaglio (+3,4) e un marginale incremento nel manifatturiero (+0,2).
Nel manifatturiero, dove la fiducia è migliorata per il secondo mese di fila, si registrano valutazioni più positive su livelli e attese di produzione mentre sono invariati, rispetto a ottobre, le aspettative e i giudizi sugli ordini (con quelli esteri ritenuti però in lieve peggioramento). La fiducia è aumentata tra i produttori di beni di consumo e di beni strumentali; in questi due comparti i saldi dei giudizi sugli ordini interni sono rimasti invariati rispetto al mese scorso e si sono attestati, nella media degli ultimi due mesi, su livelli superiori a quelli del terzo trimestre: ciò prefigura una dinamica migliore di consumi e investimenti nei prossimi mesi.
Nelle costruzioni l’indice è sceso ai minimi da maggio scorso, trainato all’ingiù dal peggioramento dei giudizi sui prezzi e, soprattutto, sull’occupazione. Sono invece migliorate, seppur di poco, le valutazioni su attività e ordini.
Nei servizi di mercato il marginale calo di novembre segue a un forte rimbalzo in ottobre (+4,1) ed è il frutto di un marcato peggioramento di giudizi e attese sugli ordini.
Nel commercio al dettaglio la fiducia è migliorata negli ultimi due mesi; il rialzo di novembre è guidato da valutazioni molto più positive su vendite e ordini.
Complessivamente, nella media degli ultimi due mesi l’indice rimane di 0,2 punti al di sotto del livello del terzo trimestre.
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Nel mare di incertezza sgorgato dalla crisi si stagliano alcuni solidi pilastri su cui poggia l’espansione globale destinata a rafforzarsi nei prossimi trimestri. Il primo punto fermo è che le politiche monetarie rimarranno a lungo super accomodanti; la FED inizierà ad alzare i tassi nel 2015, ma le maggiori altre banche centrali manterranno basso il costo del denaro a livello mondiale.
Il secondo punto fermo è che gli USA sono ormai su un sentiero di crescita robusta e in grado di autosostenersi. Il terzo punto è che Cina e India, i due maggiori emergenti, forniranno ancora un ampio contributo all’aumento della domanda mondiale; l’economia della Russia, invece, rimane debole.
Il quarto punto è che il dollaro proseguirà a rafforzarsi e il prezzo del petrolio non risalirà la china tanto in fretta. L’uno e l’altro daranno una mano all’Eurozona, che ne ha particolare bisogno. Perché stanno sì arrivando segnali di stabilizzazione, però intorno alla stagnazione; il calo degli ordini dice che non è in vista una rapida svolta.
In Italia l’export è tornato ad aumentare, l’occupazione mostra i primi segnali di recupero, si è arrestata l’emorragia di credito alle imprese (anche se le condizioni d’offerta rimangono strette) e la riduzione dei tassi, di cui hanno molto beneficiato titoli pubblici e bancari, inizia a essere trasmessa alle piccole aziende.
Nell’insieme i pochi dati disponibili puntano a un PIL invariato nel quarto trimestre, stima che deve trovare conferma nei numeri prossimamente in uscita; rispetto ad attese di ulteriore calo, ciò sarebbe una migliore base per la ripartenza già dall’avvio dell’anno prossimo. Le riforme strutturali danno frutti nel medio termine, ma nell’immediato rispondono alla domanda di cambiamento del Paese e restituiscono così la fiducia necessaria a rilanciare consumi e investimenti.
Per maggiori dettagli si veda la Congiuntura Flash di novembre nella Libreria del CSC.
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In settembre il commercio mondiale è aumentato dell’1,9% su agosto, chiudendo il terzo trimestre con una crescita del 2,0% rispetto al secondo, quando aveva registrato +0,7% (-0,6% nel primo), e con un trascinamento dell’1,1% sul quarto. Ciò influenza positivamente la dinamica del 2014, rendendo probabile una crescita annua superiore a quella del 2013 (+2,7%).
Questa accelerazione è stata determinata dal forte aumento degli scambi mondiali dei paesi emergenti (+3,3% nel terzo trimestre da +0,7% nel secondo), il cui peso è quasi pari al 40% di quelli totali, e dal rafforzamento della crescita di quelli degli avanzati (+0,8% da +0,6%).
Le prospettive per la fine dell’anno sono meno positive. In ottobre la componente ordini esteri del PMI globale è diminuita a 50,9 da 52,2 di settembre. In novembre la stessa componente indica minore espansione in Cina e calo in Francia e in Germania (per la prima volta da luglio 2013).
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La fiducia dei consumatori italiani è scesa di 1,1 punti in novembre su ottobre, proseguendo lungo un trend di correzione iniziato lo scorso giugno, dopo che in maggio aveva raggiunto il valore massimo dalla primavera del 2011. La riduzione dell'indice generale è dovuta al peggioramento delle valutazioni sulle condizioni personali e su quelle attuali (-1,6 punti in entrambi), che incidono più direttamente sulle decisioni di spesa; la componente economica (relativa ai giudizi sull’Italia), il cui ridimensionamento aveva contribuito riportare giù la fiducia complessiva negli ultimi cinque mesi, è invece migliorata nell’ultimo mese (+2,4 punti). Nel bimestre ottobre-novembre l’indice complessivo si attesta su livelli inferiori di 1,9 punti rispetto alla media del terzo trimestre (quello personale scende di un punto).
In novembre sono marginalmente peggiorati i giudizi sulla situazione economica della famiglia (stabili nell’ultimo bimestre rispetto al terzo trimestre) e, per il terzo mese consecutivo, quelli sul bilancio famigliare (nella media degli ultimi due mesi il saldo è inferiore di 5 punti rispetto ai mesi estivi). I giudizi relativi all’opportunità di acquisto di beni durevoli sono diminuiti per il secondo mese di fila (i livelli sono in linea con la media del 3° trimestre). Per l’immediato futuro le valutazioni sono meno negative, essendo migliorate le attese sulla situazione economica delle famiglie e dell’Italia. Sono aumentate, però, le preoccupazioni sulle prospettive dell’occupazione.
La tendenza di questi indicatori suggerisce che il comportamento di spesa delle famiglie italiane rimarrà ancora improntato a grande cautela, giustificata dall’incertezza.
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Gli indicatori congiunturali nell’Area euro non sono più uniformemente negativi. Ciò punta a una stabilizzazione della dinamica economica, seppure su bassi livelli.
La fiducia delle imprese tedesche è aumentata in novembre: l’indice IFO è tornato a salire (+1,5 punti su ottobre) dopo sette mesi di riduzioni, confermando le indicazioni positive fornite dall’indice ZEW (+15,1 punti). L’attività economica in Germania resta in rallentamento (-1,8 punti il PMI composito a novembre), non essendo più immune dalla frenata di tutta l’Area. Ma il miglioramento della fiducia è la premessa per un cambio di passo in avvio 2015.
In ottobre l’export italiano extra-UE è diminuito dell’1,2% su settembre. Il calo, però, è soprattutto una correzione statistica, dopo il forte aumento in settembre (+4,1%) trainato dal balzo dei beni strumentali (+11,8%) per transazioni eccezionali di mezzi marittimi. Infatti, l’export di beni strumentali in ottobre è diminuito del 6,4%, mentre tutte le altre componenti (beni di consumo, intermedi ed energetici) sono in aumento. Il combinato agosto-ottobre rimane ampiamente positivo e fa intravedere l'avvio di una fase di crescita più rapida.
Tanto più che nei prossimi mesi l’export dell’Italia e di tutta l’Area euro beneficerà in misura crescente della svalutazione della moneta unica in atto dall’estate (-8,2% a novembre da giugno).
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In novembre l’attività economica nell’Area euro ristagna e le prospettive di crescita restano molto deboli anche per i prossimi mesi.
L’indice PMI composito è sceso a 51,4 (da 52,1 in ottobre), segnalando una crescita al ritmo più basso da luglio 2013. Rallenta, in particolare, l’attività nei servizi (51,3 da 52,3), mentre accelera marginalmente la produzione manifatturiera (51,8 da 51,5). I nuovi ordini sono in contrazione per la prima volta in 16 mesi, a causa di un calo nel manifatturiero per il terzo mese consecutivo e di una sostanziale stagnazione nei servizi.
In Francia prosegue il calo dell’attività economica per il settimo mese consecutivo (PMI composito a 48,4 da 48,2): il ritmo di caduta decelera nei servizi ma accelera nel manifatturiero. In Germania l’attività cresce al tasso più basso degli ultimi sedici mesi (52,1 da 53,9): la frenata coinvolge entrambi i settori, con il manifatturiero fermo (50,0 da 51,4). Il calo dei nuovi ordini manifatturieri accelera in entrambi i paesi e coinvolge anche il settore estero, per la prima volta in Germania da luglio 2013.
La debolezza degli ordini nelle due principali economie e nel complesso dell’Area euro preannuncia una dinamica fiacca dell’attività anche a fine anno.
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In novembre l’indice ZEW di fiducia delle imprese tedesche aumenta per la prima volta nell’anno (+15,1 punti su ottobre), grazie a una valutazione più favorevole delle prospettive nell’Eurozona. In particolare, migliorano le aspettative nei settori dell’ingegneria meccanica, dell’automotive e dell’elettronica.
Questo recupero di fiducia contrasta con le valutazioni pessimistiche diffuse ieri dalla Bundesbank, la Banca centrale tedesca, secondo la quale la fase di stagnazione della Germania dovrebbe proseguire almeno fino alla fine del 2014, mentre nel corso del 2015 si osserverebbero gli effetti positivi della svalutazione dell'euro e della riduzione del prezzo del petrolio.
D'altra parte, nel corso degli ultimi trimestri l'evoluzione dell'economia ha sorpreso gli analisti, smentendo le previsioni di consolidamento della ripresa. Ora la sorpresa potrebbe essere di segno opposto, con un anticipo dei tempi della ripartenza.
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La produzione nelle costruzioni è calata del 5,4% in settembre su agosto, compensando quasi per intero il rimbalzo congiunturale registrato nel mese precedente (+5,8% in agosto grazie alla riapertura di molti cantieri rimasti chiusi in luglio per le avverse condizioni meteorologiche).
Nel terzo trimestre l’attività è diminuita dell’1,7% sul secondo, quando era arretrata dell’1,3% sul primo. Si tratta del quarto calo trimestrale consecutivo (-8,7% cumulato). Rispetto al primo 2008, picco pre-crisi, la produzione nelle costruzioni è scesa del 44,3%.
Il quarto trimestre 2014 eredita dal terzo una variazione di -1,8%.
L’indagine sulla fiducia rilevata dall’ISTAT presso le imprese di costruzioni segnala un marginale miglioramento in ottobre ma non lascia intravedere un’inversione di tendenza nei mesi invernali: l’indice generale è aumentato di due punti (a 77,5, risalendo poco sopra i livelli di luglio) e la durata del lavoro assicurato è rimasta stabile a 10,2 mesi come in primavera (8,9 all’inizio dell’anno); sono però peggiorati i giudizi sugli ordini e i piani di costruzione.
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Le esportazioni italiane a prezzi costanti sono aumentate dell’1,7% in settembre su agosto e le importazioni dell’1,6%. Le vendite extra-UE sono cresciute del 4,1%, più che compensando una riduzione di quelle intra-UE (-0,6%).
Nel terzo trimestre le esportazioni italiane sono diminuite dello 0,4% rispetto al secondo. In particolare si sono ridotte le vendite intra-UE (-1,1%) nonostante una dinamica positiva della domanda potenziale, mentre quelle extra-UE sono aumentate dello 0,4%.
In peggioramento le prospettive per il quarto trimestre 2014: in ottobre la componente ordini esteri del PMI manifatturiero italiano è scesa a 50,3 (da 54,1 in settembre), a fronte di una crescita della domanda statunitense e di una debolezza di quella europea, tedesca in particolare.
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Il PIL italiano è diminuito dello 0,1% nel terzo trimestre sul secondo, quando era calato dello 0,2% sul primo (rivisto leggermente al ribasso da -0,18% a -0,23%). Il secondo calo trimestrale consecutivo riporta tecnicamente in recessione l’economia italiana. L’acquisito per il 2014 è di -0,33%, cui va aggiunta la perdita dovuta a due giornate lavorative in meno.
La variazione comunicata dall’ISTAT è in linea con quella prevista dal CSC a settembre (-0,15%) e migliore del -0,2% stimabile sulla base delle informazioni qualitative e quantitative disponibili per il terzo trimestre.
Il calo è dovuto alla contrazione dell'attività in agricoltura e industria, mentre nei servizi c'è stato un aumento di attività. La domanda totale interna è scesa, mentre quella netta estera è aumentata.
Le informazioni congiunturali disponibili per il quarto trimestre, ancora assai scarse, sono coerenti con una stabilizzazione dell'attività nell’industria e nei servizi:
1. l’attività industriale, secondo l’Indagine rapida CSC, è aumentata dello 0,4% congiunturale in ottobre e l’acquisito per il trimestre in corso è di -0,1%; sono meno negative, rispetto ai mesi scorsi, le valutazioni degli imprenditori manifatturieri su produzione e ordini;
2. Il PMI dei servizi è salito di due punti, attestandosi in ottobre a 50,8 (da 48,8 in settembre, 50,5 nel terzo trimestre), ritornando dopo due mesi al di sopra della soglia di 50 - che separa l’area di contrazione da quella di espansione - e su livelli superiori alle attese (49,6).
3. Le immatricolazioni di auto sono aumentate del 5,7% in ottobre su settembre e l’acquisito per il trimestre è di +3,2%.
In base a queste informazioni, il modello trimestrale di previsione del CSC indica per i mesi autunnali una variazione nulla del PIL.
Tenuto conto del diverso numero di giorni lavorativi (due in meno nel 2014 rispetto al 2013 che incidono per -0,07 punti) la variazione annua attesa per il 2014 si conferma di -0,4% sul 2013.
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L’indicatore anticipatore dell’OCSE preannuncia per i prossimi due-tre trimestri una sostanziale stabilizzazione della crescita economica nel complesso dei paesi avanzati, anche se con una perdita di slancio (-0,03% su agosto -0,06% cumulato in cinque mesi).
Le dinamiche tracciate dall’indicatore per i principali paesi risultano divergenti: consolidamento della crescita in USA, Canada e BRIC (con l’India che accelera) e forte frenata in Giappone (-0,15% in settembre, -1,53% in un anno) e Regno Unito; deterioramento del contesto economico nell’Euroarea (-0,06% sul mese precedente) specie a causa del peggioramento in Germania, dove il calo dell’anticipatore è iniziato a marzo ed è il più profondo tra i paesi europei (-0,28% su agosto, -1,48% cumulato in sette mesi); in Francia, dove l’indice è migliorato per il terzo mese di fila (+0,09% cumulato), si preannuncia una fase di stabilizzazione.
In Italia l’anticipatore è diminuito per il secondo mese consecutivo: -0,03% in settembre, stessa variazione di agosto (+1,21% su settembre 2013), dopo un recupero che era iniziato nell’ottobre del 2012. Nei mesi estivi l’indice è salito dello 0,03% sul secondo trimestre (dal +0,39% sul primo), in marcato rallentamento dai trimestri precedenti (aveva registrato la massima espansione - +0,69% - nel terzo 2013). Questa dinamica suggerisce arretramento del PIL fino alla primavera 2015, in assenza di adeguate misure di politica economica.
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Il mercato delle case è rimasto fermo nel terzo trimestre del 2014, secondo il sondaggio congiunturale della Banca d’Italia. Sia i tempi di vendita sia lo sconto accordato rispetto al prezzo richiesto sono aumentati leggermente, raggiungendo i valori massimi dall’inizio dell’indagine (fine 2008).
È rimasto fortemente negativo il saldo dei giudizi sulla variazione dei prezzi, seppure in leggero aumento dall’inizio del 2014. Peggiorano, invece, le attese per il trimestre successivo, che avevano registrato un miglioramento più marcato a inizio anno.
Indicazioni di prezzi in calo, quindi, anche nella seconda metà del 2014. Nel secondo trimestre, peraltro, le quotazioni immobiliari risultavano ancora del 2,2% sopra la media di lungo periodo (in rapporto al reddito disponibile pro-capite, che misura la capacità di spesa delle famiglie).
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L’aumento degli occupati non agricoli negli USA (+214mila, dopo il +256mila di settembre, rivisto al rialzo assieme ad agosto per complessive 31mila unità) è solido e in linea con la media degli ultimi 12 mesi (+222mila), anche se leggermente inferiore alle attese (+235mila). Continua a scendere il tasso di disoccupazione, che torna ai livelli di luglio 2008 (a 5,8% della forza lavoro, da 5,9%), nonostante l’aumento delle persone che sono sul mercato del lavoro (tanto che il tasso di partecipazione è salito a 62,8%, da 62,7%, che era però il livello minimo dal 1978). Invariato il ritmo di crescita dei salari orari: +2,0% su base annua.
L’andamento dell’occupazione conferma che la crescita dell'economia americana rimane forte all'inizio del quarto trimestre, dopo il sostenuto incremento del PIL nel terzo trimestre (+3,5% annualizzato, da +4,6% nel secondo e -2,1% nel primo). Gli elevati livelli registrati a ottobre dagli indici di attività ISM sia nel manifatturiero (a 59,0, stesso livello che in agosto, massimo da febbraio 2011, con accelerazione dell'afflusso di ordini), sia nei servizi (57,1 da 58,6, con buon afflusso di ordine) fanno, infatti, prevedere un’ulteriore forte espansione dell’economia anche negli ultimi mesi dell’anno.
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Il CSC stima un incremento della produzione industriale dello 0,4% in ottobre su settembre quando c’è stato un calo dello 0,9% su agosto, comunicato oggi dall’ISTAT.
Nel terzo trimestre del 2014 la produzione è diminuita dell’1,1% sul precedente, in ulteriore peggioramento dal -0,5% che si era registrato nel secondo trimestre e al -0,1% nel primo. Con la stima CSC di ottobre, si ha nel quarto una variazione congiunturale acquisita di -0,1% (-0,5% ereditato dal terzo).
Questa dinamica è coerente con calo del PIL dello 0,2% nei mesi estivi (-0,4% la variazione acquisita per il 2014).
Gli indicatori qualitativi forniscono informazioni non uniformi sull’andamento dell’attività nei mesi autunnali. Da un lato, l’indagine PMI Markit segnala che in ottobre sono diminuiti gli ordini ricevuti dalle imprese industriali: la relativa componente del PMI manifatturiero per l’Italia si è attestata al di sotto della soglia neutrale di 50 per la prima volta da aprile 2013 (47,1 da 50,2), riflettendo soprattutto la riduzione della domanda interna. Dall’altro lato, indicazioni meno negative vengono dall’indagine ISTAT sulla fiducia presso le imprese manifatturiere, che anticipa per il quarto trimestre una sostanziale stabilizzazione dell’attività.
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Invariato lo stock di prestiti alle imprese italiane a settembre, dopo il -0,3% in agosto (dati destagionalizzati dal CSC). Al netto dei rimborsi di prestiti effettuati grazie al pagamento dei debiti commerciali scaduti della PA (2,6 miliardi a settembre), la variazione è +0,1%. Si conferma lo scenario di progressiva stabilizzazione del credito, già emerso negli ultimi mesi.
Dall’inizio di quest’anno la riduzione dei prestiti è stata nel complesso più attenuata rispetto al biennio 2012-2013: -0,2% al mese in media e -0,1% al netto dell'effetto del pagamento dei debiti PA, contro -0,4%. Il calo registrato nei primi nove mesi del 2014 è pari al -1,5% rispetto a fine 2013, ma gran parte di questo (1,3 punti) era stata registrata già nei primi cinque mesi.
Non si vedono ancora, però, segnali di inversione di rotta. Le condizioni di offerta sono rimaste molto strette nel 3° trimestre 2014, dopo il timido allentamento nel 2°. Le indicazioni sulla domanda sono di nuovo di calo, dopo la stabilizzazione nella prima metà dell’anno (Indagine Banca d’Italia). Se la trasparenza sui bilanci bancari prodotta dalle analisi BCE-EBA di fine ottobre si tradurrà in più fiducia nel sistema creditizio, si aprirà la strada a una graduale ripartenza dei prestiti nei prossimi mesi.
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L’attività nel terziario italiano è tornata ad aumentare in ottobre ma il basso incremento degli ordini, a conferma della debolezza della domanda interna, preannuncia una dinamica nel complesso fiacca nei prossimi mesi. Il progresso nel PMI è coerente con l'aumento di fiducia nelle imprese dei servizi di mercato rilevato dall'ISTAT.
Il PMI dei servizi è salito di due punti, attestandosi a 50,8 (da 48,8 in settembre, 50,5 nel terzo trimestre), ritornando dopo due mesi al di sopra della soglia di 50 - che separa l’area di contrazione da quella di espansione - e su livelli superiori alle attese (49,6). Secondo i direttori degli acquisti, l’incremento origina dall'evasione degli ordini ricevuti nei mesi precedenti, mentre la domanda attuale risulta stagnante. Ciò ha contribuito a una ripresa dei tagli occupazionali, dopo la pausa di settembre.
Il PMI composito, che sintetizza la performance nel manifatturiero e nei servizi, è salito in ottobre a 50,4, da 49,6 in settembre, tornando dopo due mesi in area di espansione. Il miglioramento è dovuto al terziario, visto che l’attività manifatturiera è stata giudicata in peggioramento. I livelli in ottobre sono di poco inferiori a quelli medi del terzo trimestre (50,9).
Questo dato positivo conferma la fase di stabilizzazione in corso, nella quale le statistiche non sono più uniformemente negative, come avvenuto nel corso dei mesi estivi.
Nell’Eurozona il PMI composito è rimasto pressoché invariato sui livelli di settembre e del terzo trimestre (52,1 da 52,0) e segnala una stabilizzazione del ritmo di espansione nell’area. È diminuito l’indice relativo alla componente ordini (frutto di un calo nel manifatturiero e un modesto incremento nel terziario) che segnala nel complesso una marginale crescita in ottobre, più bassa di quella rilevata nei mesi precedenti (50,8 da 51,4 in settembre, 52,2 in estate). Per la prima volta da un anno tornano a diminuire gli occupati.
Tra le principali economie europee la dinamica dell’indice composito risulta divergente: in Germania si è avuta un solida crescita (grazie ai servizi), ma con attività e ordini in rallentamento rispetto a settembre; in Italia, come visto, vi è stato un ritorno in area di espansione mentre è stata rilevata una contrazione più forte in Francia (sia nel manifatturiero sia nei servizi), con l’indice sceso ai minimi da quattro mesi e ordini in maggiore arretramento.
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In ottobre sono state immatricolate in Italia 121.736 auto. Rispetto al mese precedente si è avuto un incremento del 5,7% (+9,2% su ottobre 2013) che ha più che compensato il calo del 3,9% registrato in settembre su agosto (stime CSC). Al di là delle oscillazioni mensili, il mercato delle auto mostra segnali di lento recupero sin dalla primavera del 2013, dopo un'ininterrotta caduta iniziata due anni prima.
Nella media del terzo trimestre le immatricolazioni sono aumentate dello 0,6% sul secondo, mentre l’acquisito per il quarto trimestre - cioè la variazione percentuale congiunturale che si avrebbe se in novembre e dicembre la dinamica fosse piatta - è di +3,2%.
L’evoluzione delle immatricolazioni nel terzo trimestre e il buon avvio nel quarto offrono indicazioni positive sui consumi delle famiglie, che continuano a recuperare dopo i miglioramenti, seppure deboli, già evidenziati nei primi due trimestri dell’anno (+0,1% e +0,2% congiunturali). La dinamica positiva favorevole dell’occupazione e l'andamento salariale ben al di sopra dell’inflazione contribuiscono a sostenere la spesa privata.
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L’attività manifatturiera nell’Eurozona resta in uno stato di quasi stagnazione in ottobre e, a questi ritmi, sarà difficilmente in grado di fornire un contributo positivo alla crescita del PIL nel quarto trimestre.
L’indice PMI dei responsabili per gli acquisti nelle imprese manifatturiere, pur migliorando leggermente rispetto a settembre (da 50,3 a 50,6), non si discosta che solo marginalmente dal livello neutrale di 50 e si posiziona sotto quello medio registrato nel terzo trimestre (51,2). Preoccupa, in particolare, la debolezza degli ordini interni, in calo, ed esteri, in marcato rallentamento. Si riducono sia i prezzi degli input, per la discesa dei prezzi delle materie prime, e del petrolio in particolare, sia quelli dei beni prodotti, per la debolezza della domanda e la forte concorrenza, oltre che per i minori costi.
Tra i settori industriali dei maggiori paesi: torna in espansione, dopo la contrazione di settembre, quello tedesco (51,4 da 49,9) che vede, però, ridursi, per il secondo mese consecutivo, i nuovi ordini (49,8); continua a contrarsi, per il quinto mese consecutivo ed a ritmi più rapidi, quello francese (48,5 da 48,8). Gli ordini manifatturieri in Francia, in calo dal maggio scorso, diminuiscono a un ritmo tale (PMI a 46,8) da lasciare poche speranze per un recupero della produzione industriale nei prossimi mesi.
Il CSC
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L’indicatore PMI del manifatturiero italiano segnala in ottobre un netto deterioramento: è sceso da 50,7 in settembre a 49,0, il livello più basso dal maggio 2013 e in chiara zona di contrazione dell'attività. Il livello è inferiore di 1,8 punti rispetto alla media del 3° trimestre. La componente produzione, calata a 49,4 (da 51,4, 51,8 nei mesi estivi), segnala una riduzione dell’attività per la prima volta da maggio 2013; la contrazione è dovuta maggiormente ai beni d’investimento.
I nuovi ordini sono diminuiti per la prima volta dopo sedici mesi, riflettendo soprattutto la riduzione della domanda interna; quella estera risulta in forte rallentamento rispetto al ritmo di crescita rilevato in settembre e mostra una sostanziale stagnazione. Nel complesso l’indice dei nuovi ordini esteri è sceso a 50,3 (da 54,1 di settembre e 53,9 nel 3° trimestre); è al livello più basso degli ultimi 22 mesi. Questa dinamica è dovuta alla debolezza della domanda europea, nonostante le imprese tedesche abbiano aumentato gli acquisti, ed è solo parzialmente controbilanciata dalla crescita delle vendite nel mercato americano. Il calo di ordini e produzione spinge le imprese a ridurre i livelli occupazionali: l’indice relativo alla componente occupazione è tornato in area di contrazione (49,5), dopo il temporaneo miglioramento registrato in settembre; modeste contrazioni occupazionali si sono avute nei settori di produzione dei beni di consumo e di investimento, mentre un lieve incremento si è registrato nei beni intermedi.
La dinamica tracciata dal PMI manifatturiero in ottobre è più debole di quella rilevata dal CSC e dall’indagine ISTAT sulla fiducia presso le imprese manifatturiere. Questi segnali contraddittori suggeriscono una maggiore stabilizzazione del quadro, rispetto ai mesi in cui le indicazioni sono univocamente negative.
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