In settembre il commercio mondiale è aumentato dell’1,9% su agosto, chiudendo il terzo trimestre con una crescita del 2,0% rispetto al secondo, quando aveva registrato +0,7% (-0,6% nel primo), e con un trascinamento dell’1,1% sul quarto. Ciò influenza positivamente la dinamica del 2014, rendendo probabile una crescita annua superiore a quella del 2013 (+2,7%).
Questa accelerazione è stata determinata dal forte aumento degli scambi mondiali dei paesi emergenti (+3,3% nel terzo trimestre da +0,7% nel secondo), il cui peso è quasi pari al 40% di quelli totali, e dal rafforzamento della crescita di quelli degli avanzati (+0,8% da +0,6%).
Le prospettive per la fine dell’anno sono meno positive. In ottobre la componente ordini esteri del PMI globale è diminuita a 50,9 da 52,2 di settembre. In novembre la stessa componente indica minore espansione in Cina e calo in Francia e in Germania (per la prima volta da luglio 2013).
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L’indicatore anticipatore dell’OCSE preannuncia per i prossimi due-tre trimestri una sostanziale stabilizzazione della crescita economica nel complesso dei paesi avanzati, anche se con una perdita di slancio (-0,03% su agosto -0,06% cumulato in cinque mesi).
Le dinamiche tracciate dall’indicatore per i principali paesi risultano divergenti: consolidamento della crescita in USA, Canada e BRIC (con l’India che accelera) e forte frenata in Giappone (-0,15% in settembre, -1,53% in un anno) e Regno Unito; deterioramento del contesto economico nell’Euroarea (-0,06% sul mese precedente) specie a causa del peggioramento in Germania, dove il calo dell’anticipatore è iniziato a marzo ed è il più profondo tra i paesi europei (-0,28% su agosto, -1,48% cumulato in sette mesi); in Francia, dove l’indice è migliorato per il terzo mese di fila (+0,09% cumulato), si preannuncia una fase di stabilizzazione.
In Italia l’anticipatore è diminuito per il secondo mese consecutivo: -0,03% in settembre, stessa variazione di agosto (+1,21% su settembre 2013), dopo un recupero che era iniziato nell’ottobre del 2012. Nei mesi estivi l’indice è salito dello 0,03% sul secondo trimestre (dal +0,39% sul primo), in marcato rallentamento dai trimestri precedenti (aveva registrato la massima espansione - +0,69% - nel terzo 2013). Questa dinamica suggerisce arretramento del PIL fino alla primavera 2015, in assenza di adeguate misure di politica economica.
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Gli indicatori congiunturali nell’Area euro non sono più uniformemente negativi. Ciò punta a una stabilizzazione della dinamica economica, seppure su bassi livelli.
La fiducia delle imprese tedesche è aumentata in novembre: l’indice IFO è tornato a salire (+1,5 punti su ottobre) dopo sette mesi di riduzioni, confermando le indicazioni positive fornite dall’indice ZEW (+15,1 punti). L’attività economica in Germania resta in rallentamento (-1,8 punti il PMI composito a novembre), non essendo più immune dalla frenata di tutta l’Area. Ma il miglioramento della fiducia è la premessa per un cambio di passo in avvio 2015.
In ottobre l’export italiano extra-UE è diminuito dell’1,2% su settembre. Il calo, però, è soprattutto una correzione statistica, dopo il forte aumento in settembre (+4,1%) trainato dal balzo dei beni strumentali (+11,8%) per transazioni eccezionali di mezzi marittimi. Infatti, l’export di beni strumentali in ottobre è diminuito del 6,4%, mentre tutte le altre componenti (beni di consumo, intermedi ed energetici) sono in aumento. Il combinato agosto-ottobre rimane ampiamente positivo e fa intravedere l'avvio di una fase di crescita più rapida.
Tanto più che nei prossimi mesi l’export dell’Italia e di tutta l’Area euro beneficerà in misura crescente della svalutazione della moneta unica in atto dall’estate (-8,2% a novembre da giugno).
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Nel mare di incertezza sgorgato dalla crisi si stagliano alcuni solidi pilastri su cui poggia l’espansione globale destinata a rafforzarsi nei prossimi trimestri. Il primo punto fermo è che le politiche monetarie rimarranno a lungo super accomodanti; la FED inizierà ad alzare i tassi nel 2015, ma le maggiori altre banche centrali manterranno basso il costo del denaro a livello mondiale.
Il secondo punto fermo è che gli USA sono ormai su un sentiero di crescita robusta e in grado di autosostenersi. Il terzo punto è che Cina e India, i due maggiori emergenti, forniranno ancora un ampio contributo all’aumento della domanda mondiale; l’economia della Russia, invece, rimane debole.
Il quarto punto è che il dollaro proseguirà a rafforzarsi e il prezzo del petrolio non risalirà la china tanto in fretta. L’uno e l’altro daranno una mano all’Eurozona, che ne ha particolare bisogno. Perché stanno sì arrivando segnali di stabilizzazione, però intorno alla stagnazione; il calo degli ordini dice che non è in vista una rapida svolta.
In Italia l’export è tornato ad aumentare, l’occupazione mostra i primi segnali di recupero, si è arrestata l’emorragia di credito alle imprese (anche se le condizioni d’offerta rimangono strette) e la riduzione dei tassi, di cui hanno molto beneficiato titoli pubblici e bancari, inizia a essere trasmessa alle piccole aziende.
Nell’insieme i pochi dati disponibili puntano a un PIL invariato nel quarto trimestre, stima che deve trovare conferma nei numeri prossimamente in uscita; rispetto ad attese di ulteriore calo, ciò sarebbe una migliore base per la ripartenza già dall’avvio dell’anno prossimo. Le riforme strutturali danno frutti nel medio termine, ma nell’immediato rispondono alla domanda di cambiamento del Paese e restituiscono così la fiducia necessaria a rilanciare consumi e investimenti.
Per maggiori dettagli si veda la Congiuntura Flash di novembre nella Libreria del CSC.
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In novembre l’attività economica nell’Area euro ristagna e le prospettive di crescita restano molto deboli anche per i prossimi mesi.
L’indice PMI composito è sceso a 51,4 (da 52,1 in ottobre), segnalando una crescita al ritmo più basso da luglio 2013. Rallenta, in particolare, l’attività nei servizi (51,3 da 52,3), mentre accelera marginalmente la produzione manifatturiera (51,8 da 51,5). I nuovi ordini sono in contrazione per la prima volta in 16 mesi, a causa di un calo nel manifatturiero per il terzo mese consecutivo e di una sostanziale stagnazione nei servizi.
In Francia prosegue il calo dell’attività economica per il settimo mese consecutivo (PMI composito a 48,4 da 48,2): il ritmo di caduta decelera nei servizi ma accelera nel manifatturiero. In Germania l’attività cresce al tasso più basso degli ultimi sedici mesi (52,1 da 53,9): la frenata coinvolge entrambi i settori, con il manifatturiero fermo (50,0 da 51,4). Il calo dei nuovi ordini manifatturieri accelera in entrambi i paesi e coinvolge anche il settore estero, per la prima volta in Germania da luglio 2013.
La debolezza degli ordini nelle due principali economie e nel complesso dell’Area euro preannuncia una dinamica fiacca dell’attività anche a fine anno.
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In novembre l’indice ZEW di fiducia delle imprese tedesche aumenta per la prima volta nell’anno (+15,1 punti su ottobre), grazie a una valutazione più favorevole delle prospettive nell’Eurozona. In particolare, migliorano le aspettative nei settori dell’ingegneria meccanica, dell’automotive e dell’elettronica.
Questo recupero di fiducia contrasta con le valutazioni pessimistiche diffuse ieri dalla Bundesbank, la Banca centrale tedesca, secondo la quale la fase di stagnazione della Germania dovrebbe proseguire almeno fino alla fine del 2014, mentre nel corso del 2015 si osserverebbero gli effetti positivi della svalutazione dell'euro e della riduzione del prezzo del petrolio.
D'altra parte, nel corso degli ultimi trimestri l'evoluzione dell'economia ha sorpreso gli analisti, smentendo le previsioni di consolidamento della ripresa. Ora la sorpresa potrebbe essere di segno opposto, con un anticipo dei tempi della ripartenza.
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Il PIL nipponico si è contratto nel 3° trimestre al tasso annualizzato dell’1,6% (stima preliminare), deludendo di molto le attese per un ritorno alla crescita (+2,1%) dopo la contrazione nel trimestre precedente (-7,3%, rivisto al ribasso da -7,1%). Ciò sancisce il ritorno dell’economia in recessione e conferma che l’aumento dell’IVA dal 5% all’8% scattato in aprile ha avuto conseguenze su consumi e investimenti più durature di quanto si attendesse il governo.
La borsa di Tokio ha reagito alla notizia con un calo del 3% e lo yen ha toccato nuovi minimi contro il dollaro.
La deludente performance dei conti nazionali rende certo il rinvio di almeno un anno del secondo aumento dell’IVA al 10%, che era previsto a ottobre 2015 nell’ambito delle misure per il contenimento dell’alto deficit pubblico (7,6% del PIL nel 2013). Il premier Abe dovrebbe annunciare a giorni lo scioglimento della Camera bassa e la convocazione di elezioni anticipate per il 14 dicembre al fine di ottenere un rinnovato mandato al proseguimento delle sue politiche di rilancio dell'economia. È probabile che, in caso di vittoria elettorale, vengano proposti ulteriori stimoli di bilancio a sostegno della domanda interna, mentre non è escluso un nuovo intervento nel prossimo futuro da parte della Banca centrale, che ha varato un massiccio allentamento monetario appena il 31 ottobre scorso.
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L’indicatore PMI del manifatturiero italiano è rimasto invariato in novembre (49,0, minimo dal maggio 2013), al di sotto delle attese (che puntavano a 49,4) e su valori che indicano leggera recessione (<50=contrazione). Nella media di ottobre-novembre il livello è risultato inferiore di 1,8 punti rispetto al terzo trimestre (50,8).
Il dettaglio delle componenti mostra alcuni modesti miglioramenti: l’indice della produzione è salito a 49,7 (da 49,4) e segnala una quasi stagnazione dell’attività; a livello settoriale, alle variazioni negative rilevate tra i beni d’investimento e di consumo si è contrapposto un incremento tra i beni intermedi. I nuovi ordini sono diminuiti per il secondo mese di fila, ma a un ritmo meno forte di quello rilevato in ottobre (47,8 da 47,1) quando erano scesi sotto la soglia di 50 per la prima volta dopo sedici mesi; tale andamento è spiegato interamente dalla riduzione della domanda interna, mentre quella estera risulta in accelerazione rispetto al ritmo di crescita rilevato in ottobre.
Peggiorano invece le valutazioni relative al mercato del lavoro. L’estrema debolezza della domanda ha infatti indotto le imprese a ridurre ulteriormente i livelli occupazionali: l’indice è sceso a 48,6 (da 49,5).
La dinamica tracciata dal PMI manifatturiero per l’Italia in ottobre e novembre è più debole di quella rilevata dalle stime CSC e dall’indagine ISTAT sulla fiducia presso le imprese manifatturiere; queste ultime sono coerenti con una sostanziale stabilizzazione del quadro economico nel quarto trimestre.
Anche nelle altre principali economie europee i PMI mostrano condizioni di debolezza, coerente con un peggioramento della dinamica dell’attività nel trimestre autunnale. In Germania il PMI manifatturiero è sceso ai livelli minimi degli ultimi 17 mesi e in area recessiva, dopo il temporaneo rimbalzo in ottobre (49,5 da 51,4). Tra le componenti, risulta in rallentamento il ritmo di crescita della produzione, che si è avvicinato alla soglia di stagnazione, mentre sono ulteriormente arretrati gli ordini complessivi (il relativo indice, in area di contrazione da settembre, è sceso al minimo da quasi due anni); per la prima volta dopo 15 mesi sono diminuiti anche gli ordini esteri per il calo della domanda da Cina, USA ed Europa. In Francia il PMI manifatturiero è sceso a 48,4 (da 48,5) ed è in area recessiva da sei mesi. Rispetto a ottobre si è accentuata la contrazione di produzione e nuovi ordini totali (con quelli esteri che registrano un calo meno marcato).
Nel complesso dell’Euroarea il PMI manifatturiero si è attestato in novembre a 50,1 (da 50,6), un livello coerente con una sostanziale stagnazione dell’attività. Sono state rilevate, rispetto a ottobre, una minore crescita della produzione e una contrazione degli ordini totali. Al peggioramento delle condizioni nelle tre principali economie dell’area, si è contrapposta una più forte espansione in Irlanda, Spagna e Paesi Bassi.
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In ottobre sono state immatricolate in Italia 121.736 auto. Rispetto al mese precedente si è avuto un incremento del 5,7% (+9,2% su ottobre 2013) che ha più che compensato il calo del 3,9% registrato in settembre su agosto (stime CSC). Al di là delle oscillazioni mensili, il mercato delle auto mostra segnali di lento recupero sin dalla primavera del 2013, dopo un'ininterrotta caduta iniziata due anni prima.
Nella media del terzo trimestre le immatricolazioni sono aumentate dello 0,6% sul secondo, mentre l’acquisito per il quarto trimestre - cioè la variazione percentuale congiunturale che si avrebbe se in novembre e dicembre la dinamica fosse piatta - è di +3,2%.
L’evoluzione delle immatricolazioni nel terzo trimestre e il buon avvio nel quarto offrono indicazioni positive sui consumi delle famiglie, che continuano a recuperare dopo i miglioramenti, seppure deboli, già evidenziati nei primi due trimestri dell’anno (+0,1% e +0,2% congiunturali). La dinamica positiva favorevole dell’occupazione e l'andamento salariale ben al di sopra dell’inflazione contribuiscono a sostenere la spesa privata.
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La dinamica dei prezzi al consumo in Italia è stata di +0,2% annuo a novembre (+0,1% in ottobre). Dunque, è un po' più lontana dai valori negativi registrati a settembre (-0,2% annuo). In Eurolandia, invece, si registra un +0,3% annuo a novembre (+0,4% in ottobre).
In Italia, si approfondisce il calo dei prezzi al consumo energetici (-2,9% annuo a novembre, da -2,5% in ottobre), a riflesso della flessione delle quotazioni petrolifere negli ultimi mesi. Viceversa, i prezzi al consumo dei beni alimentari salgono dello 0,5% annuo (da +0,2%). Nel paniere dei consumi, i prodotti alimentari pesano il doppio di quelli energetici.
I prezzi core segnano un +0,5% annuo a novembre (come a ottobre). Al loro interno, tuttavia, si registrano dinamiche divergenti. Quelli dei servizi registrano un maggior aumento (+0,9% annuo, da +0,7%), mentre quelli dei beni industriali sono in deflazione (-0,1% annuo, da +0,1%).
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