In Brasile Dilma Rousseff (Partito dei lavoratori) con il 51,6% dei voti è stata confermata presidente nel ballottaggio con Aecio Neves (SocGen) nelle elezioni più equilibrate degli ultimi venti anni. Il paese si è spaccato in due: il nord ancora povero ha votato per Rouseff, il sud ricco, industrializzato e alla ricerca di un passo avanti nei diritti di cittadinanza dopo l’uscita dalla povertà per Neves.
I due candidati portavano infatti due proposte diverse di modello economico: quello interventista-protezionista della Rousseff, basato sull’aumento del reddito individuale, sussidi e crediti al consumo, calo della povertà e riduzione della disuguaglianza, ha prevalso sul liberismo economico di Neves, basato su una minore presenza dello Stato e un maggiore coinvolgimento dei privati nei processi di investimento.
Il secondo mandato della Rousseff (che corrisponde al quarto consecutivo per il suo partito, dopo i due mandati di Lula) vedrà quindi una politica economica in linea con il passato: attenzione all’interno ai programmi socio-economici e protezionismo verso l’estero; lo Stato rimarrà protagonista come regolatore, nelle politiche economiche, nella politica industriale e come finanziatore negli investimenti. A ciò la Rousseff ha aggiunto nel suo programma l'importante novità per una "competitività produttiva per aumentare la produttività del paese".
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In Ucraina una robusta maggioranza filo-europeista e riformatrice sembra emergere dai risultati non definitivi delle elezioni per il rinnovo della Rada, il parlamento ucraino: sia il Fronte nazionale del premier Yatseniuk sia il Blocco, che fa capo al presidente Poroshenko, hanno ottenuto tra il 21% e il 22% dei voti, mentre i nazionalisti moderati di Samopomich si piazzano al terzo posto con più del 10%.
Entrano in parlamento anche i filo-russi del Blocco Opposizione che raccolgono voti (tra l’8% e il 10% in totale) soprattutto nelle regioni separatiste di Lugansk e Donetsk, dove l’affluenza alle 16 di ieri era molto più bassa che a livello nazionale (23%, 27% e 40% rispettivamente). Si stima che tre milioni di persone nelle due regioni separatiste non abbiano potuto votare a causa dell’occupazione armata dei separatisti.
Una possibile soluzione negoziata nell’Est del paese dipende da quanto forte uscirà dalle urne l’attuale premier Yatseniuk, fortemente contrario al dialogo con la Russia che ha già riconosciuto la validità delle elezioni. L'ampia maggioranza filo-occidentale in parlamento sembra comunque assicurare il sostegno alle riforme politiche ed economiche che dovrebbero permettere all’Ucraina di bussare alle porte dell’Unione europea nel 2020.
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La fiducia dei consumatori italiani è scesa di 0,8 punti in ottobre, lungo la tendenza calante iniziata lo scorso maggio, quando aveva raggiunto il valore massimo degli ultimi tre anni. La riduzione dell'indice generale è dovuta soprattutto al rapido ridimensionamento della componente economica (che riguarda principalmente le valutazioni sull’Italia), il cui saldo è diminuito di 16 punti in cinque mesi; la componente personale (relativa alla situazione economica della famiglia), che incide più direttamente sulle decisioni di spesa, ha mostrato invece una sostanziale stabilità sin dalla scorsa primavera, al di là delle modeste oscillazioni mensili.
In ottobre le variabili più strettamente connesse con le scelte di consumo hanno evidenziato dinamiche divergenti: sono migliorati in misura marginale i giudizi sulla situazione economica della famiglia (sostanzialmente stabili rispetto al terzo trimestre), mentre sono peggiorati, per il secondo mese consecutivo, quelli sul bilancio finanziario famigliare (in ottobre il saldo è inferiore di 4 punti rispetto alla media dei mesi estivi). Il saldo dei giudizi relativo all’opportunità di acquisto di beni durevoli, dopo un forte rimbalzo in settembre, è tornato sui livelli di luglio (e del 3° trimestre).
Le attese non offrono indicazioni chiare: le famiglie italiane mostrano infatti una maggiore preoccupazione per le prospettive della propria situazione economica (saldo in peggioramento da cinque mesi), mentre migliorano le aspettative sulla disoccupazione.
La tendenza di questi indicatori è coerente con una dinamica ancora fiacca della spesa delle famiglie nel terzo e nel quarto trimestre. Nei primi due era aumentata, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,2% congiunturale.
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La stima preliminare del PIL britannico per il 3° trimestre indica che l’economia del Regno Unito è cresciuta dello 0,7% congiunturale (dal +0,9% nel 2°); la variazione su base annua è stata del +3,0% (da +3,2% nel 2°). Alla fine del 3° trimestre 2014 il PIL si trova a un livello del 3,4% superiore rispetto al picco pre-crisi del 1° trimestre 2008.
La produzione è aumentata in tutti e quattro i principali comparti dell’economia nel 3° trimestre sul 2°: +0,7% i servizi, che ha fornito il maggiore contribuito alla crescita (0,58 punti percentuali), +0,5% l’industria, +0,8% le costruzioni e +0,3% l'agricoltura.
Il Regno Unito si conferma il paese avanzato con la crescita più vivace, ma secondo il Cancelliere dello Scacchiere Osborne non è immune dalla debolezza dell’area euro e dall’incertezza derivante dalle condizioni economiche globali. Considerate anche le ridotte spinte inflazionistiche (+1,2% l’indice dei prezzi in settembre) il primo rialzo del tasso ufficiale da parte della Banca d’Inghilterra, atteso nel primo trimestre 2015, potrebbe essere ulteriormente posticipato a dopo le elezioni generali del prossimo maggio.

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L'indicatore PMI, costruito sulla base delle risposte dei responsabili nelle imprese per gli acquisti sia nel manifatturiero sia nei servizi, segnala in ottobre una maggior crescita nell’Eurozona: l’indice è salito a 52,2 da 52,0 di settembre (>50 indica espansione), quando aveva raggiunto il livello più basso da dicembre 2013. Il valore di ottobre è migliore delle attese (che erano di 51,5) ma risulta inferiore alla media registrata nel terzo trimestre (52,8). Il modesto afflusso di nuovi ordini preannuncia per l’autunno una dinamica nel complesso ancora debole.
Nel manifatturiero il PMI mostra un modesto incremento (50,7 da 50,3), ma con nuovi ordini in calo per il secondo mese consecutivo; nel terziario riflette una bassa crescita, a un ritmo analogo a quello evidenziato in settembre (52,4), ma inferiore rispetto alla media che si è avuta nei mesi estivi (53,2).
La dinamica tra i principali paesi dell’Eurozona è divergente. In particolare, in Germania il PMI composito indica un ritmo di crescita quasi costante rispetto a settembre (54,3 da 54,1), ma con un minor incremento degli ordini; si registra un aumento di attività nel manifatturiero (il cui PMI è tornato in territorio espansivo: 51,8, da 49,9) e una più bassa dinamica nei servizi (54,8 da 55,7 di settembre). In Francia, all'opposto, si è accentuata la caduta dell'attività (indice a 48,0 da 48,4, sotto 50 da sei mesi), con produzione e ordini in maggiore calo (questi ultimi al ritmo più negativo dal giugno 2013) sia nel manifatturiero sia nel terziario.
I livelli del PMI composito nel terzo trimestre sono coerenti, secondo Markit, con un lieve aumento del PIL nell’Eurozona: +0,25% sul secondo, quando si era avuta una variazione congiunturale nulla. Se si tiene conto che il valore medio nel secondo trimestre era 53,4 e nel terzo 52,8, questa previsione appare ottimistica.
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Il PMI flash manifatturiero del Giappone ha accelerato in ottobre a 52,8 (da 51,7), segnalando un'attività manifatturiera in espansione al ritmo più veloce dal febbraio scorso. Tra le componenti la produzione ha registrato una moderata espansione per il terzo mese consecutivo (52,3 da 53,4), mentre hanno segnato un'accelerazione i nuovi ordini (55,1 al massimo da 8 mesi) e gli ordini dall'estero (52,6 da 51,1).
I segnali di recupero dell'attività manifatturiera e dell'export (+6,9% annuo a settembre, variazione più elevata da 7 mesi) potrebbero smorzare le preoccupazioni emerse a vari livelli nell'opinione pubblica nipponica che la terza economia mondiale non sia pronta a sopportare un secondo aumento della tassa dei consumi nel 2015 (dall'attuale 8% al 10%), dopo il rialzo dal 5% all'8% messo in atto nello scorso aprile.
La decisione sarà presa a dicembre dal governo dopo la pubblicazione dei risultati del PIL del terzo trimestre. Il Fondo Monetario Internazionale, che prevede una crescita trimestrale annualizzata del PIL del 3-4% per il periodo luglio-settembre e una crescita dello 0,9% per l'intero 2014, ha ieri di nuovo stimolato le autorità giapponesi a continuare con il secondo aumento dell'IVA nel 2015 per mantenere la credibilità del processo di risanamento dei conti pubblici.
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L'ottimismo dei consumatori americani non è frenato né dalle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente, né dai timori per una possibile diffusione dell’epidemia Ebola. E in ottobre ha toccato i massimi dal luglio del 2007. Ciò consolida l'attesa di buona crescita dell'economia USA.
L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan è, infatti, salito a 86,4 in ottobre (+1,8 punti su settembre). In particolare, sono migliorate le aspettative (di ben 3 punti, ai massimi da ottobre 2012) mentre è restato invariato a 98,9 il giudizio sulla situazione corrente.
Alimentano l’ottimismo la continua creazione di nuovi posti di lavoro (248mila in settembre), il calo della disoccupazione (a 5,9% della forza lavoro) e il buon andamento del mercato immobiliare: in settembre, sono salite più dell'atteso le vendite di case esistenti (+2,4% su agosto), sono stati aperti 1,017 milioni di nuovi cantieri (+6,3%) e rilasciati 1,018 milioni di nuovi permessi di costruzione residenziali (+1,5%).
Il calo del prezzo della benzina (-13,4% dagli inizi di luglio), che contribuisce a rafforzare il reddito disponibile delle famiglie, è un altro fattore emotivamente importante nel forgiarne la fiducia.
Il CSC
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In linea con il recupero della produzione industriale, in agosto il fatturato totale (in volume) è aumentato dello 0,4% congiunturale, per effetto di un incremento nel mercato estero (+3,0%) e di un calo in quello interno (-1,0%). Dal livello massimo in un anno e mezzo raggiunto a gennaio, il fatturato totale ha perso il 2,3%; la domanda interna risulta la componente più debole: -3,8% cumulato dall’inizio dell’anno; quella estera, nonostante il rimbalzo di agosto, risulta sostanzialmente piatta (+0,2%).
Stando agli ordinativi, le prospettive per l’attività nei prossimi mesi non sono favorevoli, soprattutto per l’arretramento della componente estera della domanda. Pur avendo registrato un incremento dell’1,5% in agosto su luglio, gli ordini totali sono diminuiti da aprile (picco da fine 2011) del 3,4% cumulato, con un significativo calo di quelli esteri (-7,7%) e un’invarianza di quelli interni (-0,1%).
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Secondo il governatore della Banca centrale del Giappone l'economia sta gradualmente recuperando dopo lo shock indotto dall'aumento dell'IVA dal 5% all'8% in aprile, i cui effetti stanno via via scomparendo nonostante alcuni segni di debolezza siano ancora presenti nella dinamica della produzione industriale (-1,9% mensile in agosto su luglio, da -0,4%). L'inflazione core rimarrà intorno all'1,3% nel prossimo futuro e la Bank of Japan continuerà il suo allentamento qualitativo e quantitativo fino al raggiungimento dell'obiettivo del 2%. Eventuali modifiche della politica monetaria saranno decisi dopo la pubblicazione delle nuove previsioni sull'andamento dell'economia e dei prezzi nella riunione del 31 ottobre.
Nel frattempo il primo ministro Abe ha fatto capire che potrebbe rinviare il secondo aumento dell'IVA dall'8% al 10%, che è fortemente richiesto dalla Banca centrale, dal ministero dell'economia, dalle grandi imprese e infine anche dal Fondo Monetario Internazionale al fine di ridurre il fardello pesantissimo del debito pubblico (240% del PIL). Secondo Abe non ha senso aumentare ancora la tassa sui consumi se questo contribuisce a decelerare troppo l'economia comportando una contrazione delle entrate pubbliche che annullerebbe l'effetto del nuovo regime di tassazione indiretta. Una decisione sul secondo aumento dell'IVA verrà preso all'inizio di dicembre quando i dati sul PIL del terzo trimestre saranno definitivi, ma a questo punto la decisione appare meno scontata rispetto a tre mesi fa.
Il governo nipponico deve prendere decisioni importanti non solo dal punto di vista fiscale, ma anche sulle riforme strutturali dell'Abenomics e sulla possibile riapertura delle centrali nucleari, la cui attività è stata fermata dopo il disastro di Fukushima nel 2011 rendendo il paese dipendente dall'import di beni energetici. Sul fronte interno Abe non è aiutato dalle dimissioni annunciate oggi di due ministri, il ministro della giustizia, accusata di aver violato la legge elettorale, e la quarantenne appena incaricata del ministero dell'industria e del commercio coinvolta in uno scandalo sull'utilizzo di fondi pubblici. Nonostante ciò la borsa di Tokio, sulla scia dei buoni dati USA (nuove case e fiducia dei consumatori) di venerdì, ha chiuso con un +3,7% stamattina, segnando il più forte rialzo dal giugno del 2013 e annullando in buona parte le perdite del 5% registrate nella scorsa settimana.
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La produzione nelle costruzioni è aumentata del 6,0% in agosto su luglio, con l’indice risalito sui livelli di gennaio 2014. Il rimbalzo di agosto è spiegato in gran parte dal fatto che molti cantieri hanno ripreso l'attività dopo averla sospesa in luglio per le cattive condizioni meteorologiche (quest’anno è stato il luglio più piovoso degli ultimi 80 anni).
Nel bimestre luglio-agosto l’attività è diminuita dello 0,7% rispetto al secondo trimestre, quando era calata dell’1,0% sul primo.
L’evoluzione per i prossimi mesi, nelle valutazioni degli imprenditori edili, è negativa: in settembre l’indagine trimestrale Banca d’Italia-Il Sole 24 Ore ha rilevato un peggioramento dei giudizi sull’andamento della domanda nel settore (il saldo è sceso a -14,1 da -7,2 in giugno); analoghe indicazioni vengono dall’indagine ISTAT condotta in settembre presso le imprese di costruzioni.
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