Negli USA gli occupati non agricoli sono aumentati di 151mila unità a gennaio, a un ritmo ben al di sotto dei 262mila nuovi posti di lavoro creati in dicembre e dei 249mila in media al mese nel quarto trimestre 2015.
Il dato, dopo la crescita del PIL piuttosto deludente nel quarto trimestre (+0,7% congiunturale annualizzato) e il brusco calo della borsa da inizio anno (-6.3%), tende a indebolire la fiducia e, conseguentemente, a deteriorare le prospettive di crescita dell’economia americana, sulla quale pesano già gli effetti del dollaro forte e del rallentamento dei paesi emergenti. Ne fanno le spese consumi e investimenti: a dicembre sono calate le vendite al dettaglio (-0,1% su novembre) e sono scesi per il secondo mese consecutivo gli ordini all’industria (-2,9%, il calo più forte da dicembre 2014), con un crollo del 4,3% di quelli di beni capitali al netto della difesa e degli aeromobili (-3,8% in media nel 2015), un indicatore del futuro andamento degli investimenti in macchinari e attrezzature.
Ciò riduce la probabilità di un nuovo, seppur leggero, aumento dei tassi di interesse a marzo. La validità della graduale normalizzazione della politica monetaria intrapresa lo scorso dicembre dalla FED è comunque confermata dal calo di un decimo di punto del tasso di disoccupazione (a 4,9% in gennaio) e dal consistente aumento dei salari orari (+0,5% su dicembre), entrambi segnali di un mercato del lavoro ormai prossimo alla saturazione.