In Germania è stato firmato questa settimana l'accordo di rinnovo del contratto di lavoro per il settore metalmeccanico nel Baden-Wuerttemberg, una delle regioni più industriali del paese, sede, tra gli altri, di Daimler e Bosch. L'accordo, che farà da pilota per i rinnovi che riguarderanno nel 2015 un totale di 3,7 milioni di lavoratori metalmeccanici, prevede un aumento salariale nominale del 3,4% su un anno, da aprile. Assumendo che si avverino le previsioni di inflazione raccolte da Consensus Forecasts (+0,3% nel 2015 e +1,6% nel 2016), ciò risulterà in un aumento reale del 2,4%, che sosterrà i consumi, già in ripresa dell'1,6% nel 2014 (+2,1% tendenziale nel quarto trimestre).
Il sindacato IG Metall aveva chiesto aumenti salariali ancora superiori, del 5,5% per il 2015, adducendo a giustificazione la solida crescita economica. Dopo un prolungato periodo di moderazione salariale (nel decennio pre-crisi, in assoluto e soprattutto in relazione ai marcati guadagni di produttività), i sindacati tedeschi stanno ora cercando di recuperare potere d'acquisto, approfittando del buon stato di salute dell'industria (+1,4% la produzione industriale nel 2014, +1,7% atteso per il 2015) e di un mercato del lavoro in ottima forma (tasso di disoccupazione al 4,8% a inizio 2015, minimo storico).
Gli aumenti salariali contrattati, uniti all'introduzione del salario minimo (in vigore dall'inizio del 2015) porteranno invece a una compressione degli utili societari, già in riduzione negli ultimi anni ma comunque a buoni livelli sia rispetto al passato sia rispetto ai principali competitors. Il margine operativo lordo in percentuale del valore aggiunto nel manifatturiero tedesco era al 32% nel 2013, dal 36% raggiunto nel 2007 ma ben al di sopra del 25% del 1993.
Totalmente opposte le condizioni in Italia. Il PIL è di oltre il 9% sotto i livelli pre-crisi (in Germania è di quasi il 4% sopra). La profittabilità nel manifatturiero italiano, in declino da metà degli anni novanta, è al minimo storico: 22,5% nel 2013 (33,5% nel 2007). Nello stesso periodo le retribuzioni reali nel manifatturiero sono cresciute dell'1,1% medio annuo. E la disoccupazione è al massimo storico: 14,5% (considerando anche la CIG), mentre sono 8,6 milioni le persone a cui manca, in tutto o in parte, lavoro.