L’inflazione in Italia ha frenato al +1,2% annuo a giugno, da +1,4% a maggio (picco a +1,9% in aprile), allontanandosi dall’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0%). La variazione già acquisita per il 2017 è pari al +1,2%.
Il rallentamento a giugno è avvenuto nonostante i prezzi core, calcolati al netto di energia e alimentari, abbiano accelerato al +1,0% annuo (da +0,8%), sostenuti dal recupero dell’economia. In particolare, quelli dei servizi sono saliti al +1,5% annuo (da +1,4%) e quelli dei beni industriali si riducono meno (-0,1%, da -0,2%).
A frenare la dinamica totale dei prezzi al consumo sono state la componente energia (+4,5% annuo a giugno, da +6,5%), sulla scia dell’indebolimento dei prezzi del petrolio, e quella alimentare (+0,9%, da +1,8%).
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Nel secondo trimestre 2017 l’indice PMI composito dell'Eurozona è aumentato di 0,8 punti sul primo, posizionandosi a 56,4 (stima flash, IHS-Markit), livello record da 6 anni e coerente con un’accelerazione del PIL tra lo 0,7% e lo 0,8% congiunturale (dopo +0,6% nel primo). L’incremento nel trimestre si è avuto nonostante il calo di 1,1 punti del PMI composito in giugno (a 55,7 da 56,8 di maggio), frutto di andamenti settoriali divergenti: decimo mese consecutivo di accelerazione nel manifatturiero (PMI a 57,3 da 57,0), rallentamento nei servizi (a 54,7 da 56,3).
Nella media del secondo trimestre l’attività è cresciuta a un passo più forte sia in Germania (PMI flash composito a 56,7 da 56,0 nei mesi invernali) sia in Francia (a 56,3 da 55,6), grazie soprattutto all’espansione del manifatturiero (+2,8 punti in Germania e +1,6 in Francia).
La minore incertezza politica dopo le elezioni francesi e il robusto andamento del mercato del lavoro in Europa hanno contribuito ad aumentare la fiducia dei consumatori dell’Eurozona, attestatasi in giugno a -1,3 (da -3,3 di maggio, stima flash della Commissione Europea), livello più elevato da aprile 2001 e sopra la media storica di -12,2. Nel secondo trimestre il livello dell’indice è di -2,7, da -5,5 nel primo. Tale andamento lascia presagire un’accelerazione dei consumi dopo la debole crescita registrata nei mesi invernali (+0,3% congiunturale).
Il CSC
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A maggio 2017 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 101,1, con una variazione di -0,2 rispetto al mese di aprile.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
Tabella Rivalutazione crediti lavoro_mag17.xls|Visualizza dettagli
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A maggio 2017 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 101,1.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2016, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,01223205.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
Tabella TFR_mag17.xls|Visualizza dettagli
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La FED, come atteso, ha alzato il 14 giugno la forchetta per il tasso di interesse ufficiale negli USA di un quarto di punto, a 1,00-1,25%. Si tratta del secondo rialzo quest’anno, dopo quello di marzo. In prospettiva, il FOMC ha ribadito l’indicazione di ulteriori graduali rialzi dei tassi, con un sentiero dipendente dai dati in uscita, in particolare quelli sull’inflazione (che è di poco sotto l’obiettivo del 2,0%). Nelle minute della riunione di giugno, risulta confermata una vasta maggioranza di membri del FOMC favorevole a un terzo rialzo, a 1,25-1,50%, entro fine anno.
Inoltre, la FED ha annunciato l’avvio, entro il 2017, del processo di graduale riduzione dello stock di titoli pubblici e privati in portafoglio (4.254 miliardi di dollari), accumulato negli scorsi anni con i programmi di quantitative easing. La strategia adottata è che la FED inizierà a ridurre gradualmente il reinvestimento in nuovi titoli delle somme incassate da quelli che giungono a scadenza. Il primo step sarà di non reinvestire in titoli, in un mese, 6 miliardi di dollari provenienti da Treasury scaduti e 4 miliardi provenienti da Mortgage Backed Securities (MBS); lo stock, perciò, inizierà a ridursi di 10 miliardi al mese. Entro un anno dall’avvio, cioè entro fine 2018, il ritmo di riduzione sarà di 50 miliardi al mese. Non sono previste, invece, vendite di titoli in portafoglio.
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L’Eurostat rileva in aprile un aumento della produzione industriale dell’Eurozona dello 0,5% su marzo, quando c’è stato un incremento dello 0,2% su febbraio. In termini tendenziali, la produzione è aumentata in aprile dell'1,4% rispetto al mese corrispondente del 2016.
A livello settoriale, la produzione è cresciuta, rispetto a marzo, nei comparti dell’energia (+4,7%), dei beni di consumo durevole (+0,6%), di quelli non durevoli (+0,2%) e dei prodotti intermedi (+0,1%), mentre nei beni capitali si è registrata una contrazione dello 0,7%.
A livello paese, gli incrementi più rilevanti si registrano in Germania (+1,0%), la cui produzione costituisce il 36% di quella dell’area, nei Paesi Bassi e in Portogallo (+1,5% in entrambi i casi); si rilevano cali, invece, in Francia (-0,6%) e in Italia (-0,4%). Secondo stime CSC, comunque, la produzione industriale italiana è risalita dello 0,5% in maggio su aprile.
Il CSC
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Lo stock di prestiti bancari alle società non finanziarie italiane ha registrato un’ulteriore riduzione in aprile (-0,4%, dopo il -0,3% di marzo; dati destagionalizzati CSC). Nei primi quattro mesi del 2017 la flessione dello stock è stata pari al -0,2% medio al mese, un ritmo analogo a quello medio del 2016.
In termini annui, lo stock di prestiti bancari alle imprese registra un -1,6% in aprile, ma se si tiene conto anche delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, i prestiti alle imprese risultano cresciuti dello 0,2%.
Lo stock di sofferenze lorde relative ai prestiti alle imprese è stabile a 145 miliardi di euro in aprile, stesso valore registrato nei primi tre mesi del 2017. Anche lo stock di sofferenze al netto dei fondi rettificativi, relativo ai prestiti a imprese, famiglie e altri settori, è stabile a 77 miliardi in aprile, stesso valore di gennaio (ma era a 87 miliardi a dicembre 2016).
Il tasso di interesse pagato in media dalle imprese italiane sulle nuove operazioni di credito è tornato al minimo di 1,5% in aprile, dopo il temporaneo aumento a 1,7% a marzo. Le imprese di minore dimensione pagano un tasso pari al 2,2%, le maggiori pagano la metà (1,1%).
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Il CSC rileva un aumento della produzione industriale dello 0,5% in maggio su aprile, quando c’è stato un calo dello 0,4% su marzo, comunicato ieri dall’ISTAT. Nel primo trimestre 2017 l’attività è diminuita dello 0,3% congiunturale (dopo +1,0% nel quarto 2016); nel secondo la variazione congiunturale acquisita è di +0,6 punti percentuali.
La temporanea battuta d’arresto di aprile, che potrebbe essere in parte dovuta all’effetto statistico legato alla particolare distribuzione delle festività, si è avuta in un contesto nel quale i principali indicatori qualitativi avevano raggiunto i livelli più elevati da gennaio 2008 (fiducia ISTAT) e febbraio 2011 (PMI).
Le valutazioni dei direttori degli acquisti del manifatturiero rimangono ampiamente positive anche in maggio e sono coerenti con un recupero dell’attività industriale: l’indice PMI manifatturiero si è attestato a 55,1 (da 56,2) e quello della componente produzione a 55,8 (da 58,7); la crescita degli ordini, seppure inferiore al picco pluriennale raggiunto dall’indice in aprile, è risultata robusta grazie soprattutto alla domanda estera.
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Nella riunione di oggi, la BCE come atteso ha tenuto fermi i tassi di interesse ai minimi (zero sui prestiti alle banche, -0,40% sui loro depositi). Però, nel ribadire che rimarranno a tali livelli ancora per molto tempo, ha eliminato dal comunicato la possibilità di un ulteriore taglio (forward guidance). Non è stata invece modificata l’indicazione di un lungo intervallo tra la fine degli acquisti di titoli (Quantitative Easing) e il primo rialzo dei tassi.
Nessuna novità, per ora, sul QE, che prosegue al ritmo di 60 miliardi di euro al mese, fino a dicembre. La BCE ha sottolineato ancora che è pronta ad accrescere il QE, se necessario, per continuare a sostenere la dinamica dei prezzi nell’Eurozona. Un prolungamento degli acquisti al 2018 è atteso nei prossimi mesi.
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