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Export italiano in espansione a inizio anno. Buone le prospettive
In gennaio l’export italiano è aumentato, a prezzi costanti, dello 0,2% su dicembre (stime CSC). Rispetto alla media del 4° trimestre 2016, le vendite all’estero sono cresciute del 2,3%; ciò risulta da una forte espansione di quelle extra-Area euro (+4,1%) e una sostanziale stagnazione di quelle intra-Area (-0,2%). I paesi asiatici, tra cui Cina e Giappone, e gli Stati Uniti sono i mercati di destinazione più dinamici.
L’export è aumentato in tutte le principali categorie di beni: strumentali (+2,8% in gennaio sul 4° trimestre, anche grazie a transazioni straordinarie di mezzi di navigazione), intermedi (+1,5%) e di consumo (+0,5%). Continuerà a essere sostenuto dalla ripartenza della domanda mondiale di import, specie di beni di investimento.
Buone prospettive sono confermate dagli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri: nel primo bimestre 2017 la relativa componente PMI è salita a 55,1 (ai massimi da fine 2015; Markit) e il saldo dei giudizi delle imprese è aumentato di 3,2 punti rispetto all’ultimo quarto 2016 (ISTAT).
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Cresce la divergenza tra la FED che sta alzando i tassi e la BCE iper-espansivaLa FED ha deciso a marzo un nuovo rialzo di un quarto di punto dei tassi (a 0,75-1,00%), visto che la disoccupazione è bassa (4,7% a febbraio) e l’inflazione è risalita (+2,2% annuo la misura core a febbraio). Ha continuato a sottolineare che il sentiero dei prossimi rialzi sarà graduale e dipenderà dai dati in uscita: le minute di marzo indicano un consenso per portare i tassi a 1,25-1,50% entro fine anno e a 2,00-2,25% entro il prossimo. I mercati sono allineati con tale attesa: il future colloca il tasso interbancario a 1,59% a fine 2017 (da 1,15% a marzo) e a 2,10% a fine 2018. Quando la normalizzazione dei tassi sarà in fase più avanzata, la FED smetterà di reinvestire in titoli le somme incassate da quelli che giungono a scadenza; perciò, ancora per diversi mesi lo stock di titoli rimarrà ai valori elevati attuali (4.248 miliardi di dollari a marzo), frenando i tassi a lunga. La BCE, invece, resta iper-espansiva. Ha tenuto i tassi invariati a marzo (-0,40% sui depositi e zero sui prestiti alle banche). L’Euribor a tre mesi è stabile in territorio negativo (-0,33%). Inoltre, il programma di acquisti di titoli (QE) proseguirà, come previsto, almeno fino a dicembre: 80 miliardi di euro mensili fino a marzo, 60 da aprile. Lo stock di titoli pubblici nel bilancio BCE è già salito a 1.419 miliardi di euro a febbraio (1.844 il totale). Un ulteriore prolungamento del QE potrebbe essere deciso se l’inflazione nell’Eurozona non mostrerà un aumento più robusto: è salita al +2,0% annuo a febbraio, ma la misura core è ferma al +0,9%. La divergenza tra i tassi a breve USA e quelli dell’Eurozona, perciò, sta progressivamente crescendo: +1,48 punti percentuali a marzo tra i tassi interbancari a 3 mesi, da +0,38 punti nell’ottobre 2015, prima dell’inizio dei rialzi FED. |
Coefficienti utili per la rivalutazione dei crediti di lavoro da liquidare nel mese di febbraio 2017A febbraio 2017 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 101,0, con una variazione di +0,4 rispetto al mese di gennaio. In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
Tabella Rivalutazione crediti lavoro_feb17.xlsVisualizza dettagli |
Coefficiente per la rivalutazione del TFR – Febbraio 2017A febbraio 2017 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 101,0. Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2016, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,0077343. In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003. Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
Tabella TFR_feb17.xlsVisualizza dettagli |
L’attività industriale italiana recupera a febbraio (+1,3%) dopo la forte correzione di gennaio (-2,3%)
La produzione industriale italiana mostra un'estrema volatilità tra fine 2016 e inizio 2017, dovuta soprattutto a fattori statistici legati agli effetti di calendario. Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dell’1,3% in febbraio su gennaio, quando c’è stata una diminuzione del 2,3% su dicembre, comunicata oggi dall’ISTAT. Il calo di gennaio è stato più profondo di quanto stimato dal CSC (-1,2%) e dal consenso (-0,6%) ed è in parte riconducibile anche a una correzione tecnica dopo il forte aumento dell’attività rilevato dall’ISTAT in dicembre (+1,4%).
L’arretramento di gennaio ha più che annullato la variazione ereditata da fine 2016 (il trascinamento statistico è pari a +1,5%), così nel primo trimestre dell’anno la produzione industriale registra un acquisito di -0,3% congiunturale. Nel quarto trimestre del 2016 si era avuto un progresso dell’1,1% sul terzo (rivisto al ribasso dal +1,3% comunicato il mese scorso).
Gli indicatori qualitativi continuano a mostrare anche a inizio 2017 un’intonazione positiva, che si riflette solo in parte nei dati effettivi. Le indagini PMI Markit puntano a una tendenza favorevole della produzione nei prossimi mesi: secondo i direttori degli acquisti gli ordini manifatturieri sono ulteriormente cresciuti in febbraio, a un ritmo più veloce rispetto a quello rilevato il mese precedente (indice a 56,2 da 53,8, valore massimo da dicembre 2015), grazie al contributo di entrambe le componenti della domanda. Quella interna, in particolare, mostra l’andamento migliore e dovrebbe sostenere l’attività nei mesi primaverili, come rileva anche il PMI dei servizi, risultato in forte salita a febbraio grazie ai robusti incrementi di produzione e ordini.
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Credito alle imprese: la caduta non è ancora finitaNel 2017 prosegue la caduta dello stock di prestiti per le imprese italiane: -0,5% mensile a gennaio (pari a -4 miliardi di euro; dati destagionalizzati CSC). Si tratta di una nuova accelerazione del calo, dopo il -0,2% in media al mese registrato nel 2016 (-14 miliardi). A gennaio si è registrata una riduzione dei crediti in sofferenza: 141 miliardi di euro, da 143 a dicembre. Un dato positivo, sebbene sia ormai dall’autunno 2015 che lo stock oscilla intorno a questi valori, da quando si è interrotto il trend crescente. La montagna di sofferenze tiene alta da anni l’avversione al rischio di credito delle banche, contribuendo a frenare i prestiti. I tassi pagati dalle imprese sulle nuove operazioni restano ai minimi: 1,6% in media a gennaio, da 1,5% a dicembre. Le imprese di maggiori dimensioni pagano l’1,1%, quelle più piccole il 2,3%. Il costo basso, favorito dalla politica monetaria iper-espansiva della BCE, continua a stimolare la domanda di credito. |