Il credito alle imprese in Italia ha mostrato timidi segnali di risalita prima dell’esito del referendum sulla Brexit: +0,3% a maggio dopo +0,1% in aprile (-0,4% al mese nel primo trimestre). Lo stock, comunque, a maggio era del 15,0% sotto i valori del settembre 2011 (-138 miliardi di euro).
Le sofferenze bancarie, però, hanno continuato a crescere: 142 miliardi a maggio (18,5% dei prestiti alle imprese), da 141 in aprile. Si tratta del terzo mese consecutivo di aumento, dopo il significativo calo che si era registrato a febbraio. Questo manterrà le banche molto prudenti nelle erogazioni.
Il tasso di interesse pagato dalle imprese italiane, in media, sui nuovi prestiti è sceso al minimo di 1,8% a maggio, da 1,9% in aprile (era al 3,5% a inizio 2014). Il costo ai minimi favorisce il processo, già in corso, di risalita della domanda.
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Le immatricolazioni di auto in Italia sono diminuite in giugno del 4,9% congiunturale (dopo +1,7% in maggio e +4,5% in aprile). Rispetto a giugno 2015 si è avuto un progresso dell’11,9% (dopo +27,5% annuo in maggio). La crescita congiunturale nel secondo trimestre 2016 è di +2,0%, in rallentamento dal +6,7% nel primo sul quarto 2015.
Dal precedente minimo di gennaio 2013, gli acquisti di autovetture sono aumentate del 41,4%. Tale recupero ha ridotto al -31,0% la distanza da dicembre 2007, massimo pre-crisi.
Secondo le intenzioni di acquisto di autovetture, un indicatore trimestrale che anticipa la dinamica delle immatricolazioni, la tendenza positiva dovrebbe arrestarsi nei mesi estivi.
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In maggio la produzione nelle costruzioni è diminuita del 3,6% su aprile, quando era aumentata del 2,2%. La variazione congiunturale acquisita nel secondo trimestre è pari a -0,7%.
Nella valutazione del calo congiunturale di maggio occorre tenere conto dei metodi statistici di destagionalizzazione che sono sensibili al numero di giorni lavorativi (due in più rispetto a maggio del 2015). Perciò ci si attende un altrettanto statisticamente influenzato recupero in giugno. Al di là delle variazioni mensili, comunque, l'andamento dell’attività è sostanzialmente piatto negli ultimi trimestri.
Per i mesi estivi indicazioni positive vengono dalla fiducia degli imprenditori edili, che nel secondo trimestre è aumentata di 3,6 punti (+7 punti da gennaio a giugno), con ordini e attese su piani di costruzione in netto miglioramento (indagine ISTAT).
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A giugno 2016 l'indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è risultato pari a 99,9.
Il coefficiente utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2015, secondo l’art. 1 della L. 297/1982, è dunque pari a 1,00750.
In allegato e in “Libreria del CSC/TFR” si riporta la tabella con i valori dei coefficienti dal gennaio 2003.
Si ricorda che la comunicazione dell’aggiornamento del coefficiente del TFR è diffusa attraverso le News e il Servizio “annuncio TFR” che risponde al numero 06-5903417.
Tabella TFR_giu16.xls|Visualizza dettagli
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A giugno 2016 l’indice in base 2015 dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), considerato al netto dei tabacchi, è stato pari a 99,9, con una variazione percentuale di +0,2 rispetto al mese di aprile.
In allegato e in “Libreria del CSC/Rivalutazione crediti di lavoro” si riporta la tabella dei coefficienti di rivalutazione dei crediti di lavoro maturati dal 1° gennaio 1990, o data successiva, e liquidati dal 1° al 31 dicembre.
Tabella Rivalutazione crediti lavoro_giu16.xls|Visualizza dettagli
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Secondo l’indagine sul credito bancario realizzata da Banca d’Italia, che si è conclusa il 29 giugno, nel 2° trimestre 2016 sono proseguite le tendenze già in atto di risalita sia dell’offerta sia della domanda. Entrambe, tuttavia, hanno registrato una significativa frenata rispetto ai trimestri precedenti, avvenuta in larga misura già prima del voto del 23 giugno a favore della Brexit.
In particolare, si è fermato il recupero delle richieste di fondi per finanziare investimenti fissi, che era partito nella primavera 2015. Ha continuato a crescere, invece, la domanda di credito per finanziare scorte, operazioni di fusione/acquisizione, rinegoziazione del debito.
Il mini allentamento dell’offerta registrato nel 2° trimestre si è avuto per lo più sui tassi di interesse pagati dalle imprese, poco su volumi, garanzie e scadenze. È spiegato dagli istituti di credito con la percezione di marginali miglioramenti nello scenario economico, progressi che invece nei trimestri precedenti erano considerati più corposi. Le condizioni di liquidità, patrimoniali e di accesso ai mercati delle banche sono giudicate neutrali nel 2° trimestre, prima del nuovo crollo delle quotazioni di Borsa.
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L’indicatore ZEW, che rileva il sentimento economico di investitori e analisti tedeschi, è caduto di 26,0 punti in luglio su giugno (a -6,8), nettamente più del previsto (era atteso a +9,1). Il livello dell’indice ha toccato il minimo da novembre 2012, molto al di sotto della media di lungo periodo (24,3). Sono peggiorati, in modo meno marcato, anche i giudizi sulla situazione corrente dell’economia tedesca (-4,7 punti).
La profonda incertezza post-Brexit ha fortemente condizionato le opinioni degli esperti finanziari tedeschi, che hanno espresso preoccupazione per le prospettive dell’export e per la stabilità del sistema bancario europeo.
Sono ancora più negative, inoltre, le valutazioni sulle prospettive di crescita dell’Eurozona. L’indicatore del sentimento economico nell’Area è crollato di 34,9 punti, a -14,7.
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Nell’Eurozona l’espansione dell’attività prosegue a velocità costante: PMI composito a 53,1 in giugno, come a maggio. Il livello nel secondo trimestre dell’anno (53,1) è in linea con quello rilevato nel primo (53,2). Avanza più lentamente il terziario (indice a 52,8 da 53,3) e accelera il manifatturiero (52,8 da 51,5), con produzione e ordini in maggiore recupero. Scendono a ritmi meno rapidi i prezzi medi di vendita.
Tra i principali paesi, la crescita accelera in Spagna (PMI composito a 55,7) e in Italia (52,6), frena ma rimane sostenuta in Germania (54,4) e si arresta in Francia (49,6).
Poiché i dati sono stati raccolti prima della Brexit, le incertezze conseguenti all’esito del referendum inglese non hanno intaccato le valutazioni dei direttori degli acquisti. È probabile che dalla prossima indagine si abbia un peggioramento dei giudizi sull’evoluzione del contesto economico generale.
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Il CSC rileva un aumento della produzione industriale dello 0,5% in giugno su maggio, quando c’è stata una riduzione dello 0,6% su aprile, comunicata oggi dall’ISTAT.
Nella valutazione del calo congiunturale di maggio occorre tenere conto dei metodi statistici di destagionalizzazione che sono sensibili al numero di giorni lavorativi (due in più rispetto a maggio del 2015). Perciò ci si attende un consistente, e altrettanto statisticamente influenzato, rimbalzo in giugno.
Nel secondo trimestre 2016 si rileva una variazione di -0,1% sul primo, che aveva registrato un incremento dello 0,5% sul quarto 2015 (rivisto da +0,6%). Il terzo trimestre eredita una variazione acquisita di +0,1%.
Gli indicatori qualitativi sono coerenti con un aumento dell’attività in giugno e preannunciano un andamento positivo della produzione industriale nei prossimi mesi. Nell’indagine PMI Markit relativa al settore manifatturiero l’indice della componente produzione è salito a 54,9 (da 53,8 in maggio), grazie soprattutto all’espansione dell’attività nei beni strumentali; si è avuto un miglioramento anche negli ordini totali (+2,5 punti, a 54,8) e, in particolare, nella componente estera (+2,6 punti, a 54,6). Tuttavia la rilevazione è stata condotta prima della Brexit.
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L’indagine REC sul ciclo economico italiano, condotta presso i centri studi del Sistema Confindustria, rileva una modesta accelerazione congiunturale dell’economia nel secondo trimestre 2016 e una stabilizzazione della crescita nel terzo. La domanda interna traina il recupero del PIL. L’incertezza geopolitica costringe gli imprenditori a navigare a vista e frena i programmi di investimento.
L’indicatore coincidente REC Nazionale nel secondo trimestre 2016 ha raggiunto un valore di +0,28. Il livello del secondo trimestre a consuntivo è più alto di quanto indicato come aspettativa dagli intervistati in marzo (+0,01). L’indice riguardante le attese per il terzo trimestre 2016 ha segnato +0,151.
Valori positivi indicano un incremento nel ritmo di crescita dell’attività economica, negativi segnalano un rallentamento, nulli preannunciano una stabilizzazione della dinamica.
L’andamento del REC Nazionale segnala un’espansione del PIL italiano nei mesi primaverili di poco superiore al +0,3% congiunturale rilevato dall’ISTAT nel primo trimestre 2016, e una sostanziale stabilizzazione in quelli estivi.
Il REC Mentinsieme mostra per il secondo trimestre (+0,22) una dinamica in linea con quella rilevata dal REC Nazionale; per il terzo (+0,33) segnala, invece, un andamento più robusto. Nella precedente indagine il livello dell’indicatore sulle attese per il secondo trimestre era risultato più basso (+0,07)2.
Diversi intervistati hanno evidenziato un peggioramento delle aspettative sulla domanda estera e un rafforzamento di quelle sulla domanda interna. La crisi del comparto edile rappresenta un forte freno all’evoluzione del PIL, soprattutto in alcune aree del Sud Italia. Il quadro complessivo risulta comunque caratterizzato da un’accresciuta incertezza, legata all’evoluzione delle problematiche politiche interne e internazionali (specie Brexit). Ciò induce gli imprenditori ad essere prudenti nella programmazione degli investimenti.
1 All’indagine REC condotta in giugno hanno partecipato 32 associazioni provinciali e 10 regionali. La quota di valore aggiunto coperto dai territori rappresentati è stata pari al 56% del totale nazionale.
2 In totale 67 rispondenti.
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