In gennaio le esportazioni italiane sono diminuite dell’1,8% a prezzi costanti rispetto a dicembre, a causa del forte calo delle vendite nei paesi extra-Ue (-5,9%), parzialmente compensato dalla crescita di quelle verso i paesi Ue (+1,3%). In riduzione tutti i raggruppamenti di beni, con quello energetico che ha subito la contrazione più forte (-14,2%); al netto dell’energia le vendite all’estero italiane diminuiscono dell’1,4%. È molto debole la domanda di beni italiani dei paesi produttori di petrolio (Russia, Mercosur e OPEC), per il crollo delle quotazioni oil, di quelli asiatici e in particolare della Cina; paesi che rappresentano circa il 15% delle esportazioni italiane.
Le importazioni invece sono aumentate dell’1,1% a gennaio, grazie all’aumento degli acquisti dall’estero dei beni di consumo, intermedi e strumentali. Al netto della componente energetica (-8,2%), l’import è aumentato dell’1,7%.
A febbraio 2016 si sono indebolite le prospettive per l’export italiano, secondo gli indicatori qualitativi sugli ordini esteri nel manifatturiero (PMI e giudizi delle imprese), scesi sui valori minimi da tredici mesi.
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Il CSC rileva un calo della produzione industriale dell’1,0% in febbraio su gennaio, quando c’è stato un incremento dell’1,9% su dicembre, comunicato oggi dall’ISTAT.
Il dato positivo di gennaio è stato superiore alle stime CSC (+0,9%) e a quelle di consenso (+0,8%) ed è in parte riconducibile al rimbalzo tecnico dopo l’anomalo arretramento dell’attività rilevato dall’ISTAT in dicembre (-0,6%). Quest’ultimo è attribuibile a problemi di destagionalizzazione dovuti al ponte di lunedì 7 dicembre (i programmi statistici correggono solo per il numero di giornate lavorative del calendario ufficiale e non per i giorni effettivamente lavorati). Una parte del rimbalzo è dovuta, inoltre, al fatto che il dato di attività grezza in gennaio si confronta con un valore relativamente basso rilevato nel gennaio 2015, quando si sono avuti ben due ponti (venerdì 2 e lunedì 5 del mese).
Al di là delle forti oscillazioni mensili, il primo trimestre dell’anno registra una variazione acquisita di +0,6% congiunturale. La crescita dell’attività accelera rispetto al quarto trimestre del 2015, quando invece era stata nulla.
Pur in un contesto di minore ottimismo tra le imprese, gli indicatori qualitativi anticipatori puntano a una tendenza positiva della produzione. Secondo i direttori degli acquisti (indagine PMI Markit) gli ordini manifatturieri in febbraio sono ancora cresciuti, ma a un ritmo più lento rispetto al mese precedente (indice a 52,1 da 54,4), dopo aver raggiunto in dicembre il valore massimo da quasi cinque anni. Frenano gli ordini esteri, mentre la domanda interna, secondo il PMI dei servizi (in accelerazione a febbraio), dovrebbe continuare a sostenere l’attività nei mesi primaverili.
La dinamica positiva nell’industria, insieme all’andamento favorevole rilevato nei servizi, secondo il modello trimestrale del CSC determina un aumento del PIL nel trimestre in corso superiore al +0,1% registrato a fine 2015.
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Ormai siamo pronti per l'evento dell'anno, anzi del biennio!
Infatti l'iniziativa è il più importante appuntamento del Sistema Confindustria del 2016, e coinvolgerà nell'arco di due mezze giornate un pubblico di imprenditori, manager, politici e giornalisti.
Il Convegno, partendo dalla ricerca del Centro Studi e attraverso i pareri e le testimonianze di esperti, imprenditori e policy maker, si concentrerà sulla figura degli imprenditori, motore del cambiamento e dello sviluppo economico.
L’appuntamento è a Parma per l’8 e il 9 aprile.
A portata di clic trovate il programma e il modulo per la prenotazione alberghiera.
Restiamo a disposizione per qualsiasi altra informazione desideriate.
Vi aspettiamo numerosi!
il CSC


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La flessibilità di bilancio è stata pensata come un incentivo per adottare virtuose riforme strutturali per i paesi che sono riusciti, con alti costi sociali, a ridurre i deficit pubblici sotto la soglia del 3,0%. Così come è stata ideata e applicata ha gravi limiti: la dimensione ridotta, pari al massimo a 0,5 punti di PIL, e la concentrazione in un solo anno, che penalizzano quelle riforme che abbiano costi superiori alla soglia e protratti nel tempo; la rapidità del rientro, che impone la riduzione del maggior deficit in tre anni.
Diventa così elevato il rischio di azzerare l'efficacia delle riforme stesse, a causa degli effetti recessivi delle manovre necessarie a riassorbire la deviazione consentita dalla clausola. Inoltre, le manovre di rientro post-flessibilità peggiorando la performance dell'economia minano il consenso politico: il peggioramento facilmente viene imputato dai cittadini alle riforme stesse, essendo l'uno contemporaneo alle altre; ciò aumenta la probabilità del loro rigetto e rende più instabile il quadro politico. L'instabilità può arrivare al punto di far cadere i governi riformatori e affermare elettoralmente gli oppositori delle riforme, i quali finiscono per abolirle (come è accaduto in Spagna, Portogallo e Irlanda).
Occorre invertire l'orientamento del Consiglio europeo, recuperando lo spirito originario della flessibilità, aumentare l'ammontare massimo della deviazione consentita e prevedere tempi di rientro più lunghi.
Va, inoltre, rivista la metodologia di stima del PIL potenziale, poiché quella adottata dalla Commissione europea comporta disavanzi strutturali molto più elevati rispetto a quanto calcolato da FMI e OCSE, richiedendo, quindi, aggiustamenti di bilancio più consistenti.
Per maggiori dettagli vedi qui.
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In febbraio le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono diminuite dello 0,1% rispetto a gennaio. Il calo, unito alla forte revisione al ribasso del dato di gennaio (da +0,2% a -0,4%), torna a sollevare dubbi sulle prospettive di crescita dell’economia USA. Esso è, peraltro, in netta controtendenza con i dati sull’andamento del mercato del lavoro, che avevano mostrato, in febbraio, un aumento consistente degli occupati nel settore non agricolo (+242mila unità) e i primi segnali di un’accelerazione dei salari.
Anche la dinamica delle vendite al netto di auto, benzina e materiali da costruzione, cioè dell’aggregato più vicino alla componente “consumi delle famiglie” del PIL, è stata rivista all’ingiù in gennaio (da +0,6% a +0,2%) ed è stata pressoché nulla in febbraio.
L’andamento piuttosto modesto delle vendite di questo inizio anno riflette quello della fiducia dei consumatori, calata di 5,6 punti a febbraio, e conferma che i consumi delle famiglie, cresciuti del 2% annualizzato nel quarto trimestre 2015, continueranno a essere deboli anche nel primo trimestre 2016.
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Nella riunione di marzo la FED ha lasciato il tasso di interesse fermo nella forchetta 0,25%-0,50%. A fronte di una crescita economica americana che prosegue (+2,2% il PIL previsto nel 2016 dal Federal Open Market Committee, FOMC), la Banca centrale è preoccupata dei rischi che vengono dallo scenario globale e dai mercati finanziari.
L’inflazione USA resta bassa (+1,0% annuo a febbraio, rispetto a un obiettivo del +2,0%), ma calcolata al netto di energia e alimentari è al +2,3%. Il tasso di disoccupazione (4,9% a febbraio) è già sceso in linea con il valore indicato dal FOMC per il lungo periodo (4,8%).
La FED prevede di realizzare rialzi molto graduali dei tassi quest’anno: a marzo i membri del FOMC hanno indicato un tasso a 0,75-1,00% entro fine 2016, implicando quindi solo due ulteriori mosse da un quarto di punto. Rispetto a dicembre, quando ci si attendeva di portare il tasso a 1,25-1,50% entro fine 2016, il sentiero atteso dei tassi si è dunque abbassato di mezzo punto.
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Cari colleghi,
ancora una volta grazie per essere accorsi così numerosi e per aver reso l'incontro di venerdì un grande momento di incontro e partecipazione.
Ringraziamo anche coloro che ci hanno seguito in diretta streaming, oltre trenta, che hanno contribuito a rendere la giornata di venerdì ancora più indimenticabile.
Speriamo possano esserci maggiori opportunità di ritrovo come questa, che aiutano a conoscerci meglio e a comprendere fino in fondo il valore del confronto tra di noi.
Per tutte le altre occasioni vi invitiamo a condividere i vostri pensieri, le vostre richieste e le vostre idee su questa piattaforma, affinchè diventi realtà il desiderio di creare una comunità sinergica ed attiva che tragga spunti e benefici dallo stare insieme.
Invitiamo inoltre i presenti all'incontro annuale a compilare il questionario di valutazione (di sotto il link) sull'organizzazione dei lavori cui avete assistito, in modo da darci spunti e riflessioni per migliorarci il prossimo anno.
Nella libreria del CSC sono invece disponibili tutte le slide che abbiamo proiettato e che riceverete anche via mail.
Vi auguriamo una buona giornata,
a presto,
il CSC
(per una corretta visualizzazione vi consigliamo di copiare il link e di incollarlo sul vostro motore di ricerca)
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Il Pil italiano è cresciuto dello 0,1% nel quarto trimestre 2015 (confermata la stima preliminare), mostrando un progressivo rallentamento dal +0,4% registrato nel primo trimestre dell’anno (+0,3% nel secondo e +0,2% nel terzo). Sulla base dei nuovi profili trimestrali la distanza rispetto al picco pre-crisi (primo trimestre 2008) è dell’8,8%. Nel 2015 il PIL è aumentato dello 0,8% (come stimato dal CSC); il trascinamento statistico all’anno in corso è di +0,2%.
Dal lato della domanda vi sono diverse indicazioni positive. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,8%, in accelerazione dal +0,2% nel terzo. Tra le componenti, il sostegno principale è venuto dagli investimenti in costruzioni (quasi il 50% del totale), che sono aumentati dello 0,9% (dopo +0,2% nel precedente trimestre); un ritmo di crescita così ampio non si registrava dal secondo trimestre 2010. È avanzata a un passo più veloce la spesa in mezzi di trasporto (+8,7% dopo +4,9%; +37,1% dal minimo del secondo trimestre 2013), mentre è proseguito il calo - per il secondo trimestre consecutivo – di quella in macchinari (-0,1% dopo -0,4%). I consumi delle famiglie, in crescita da dieci trimestri (+2,3% cumulato), sono aumentati dello 0,3% congiunturale (dopo +0,5%). In forte incremento la spesa della PA (+0,6%). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativa accelerazione la dinamica sia delle esportazioni (+1,3% dopo -1,3%) sia delle importazioni (+1,0% dopo -0,2%). La variazione delle scorte ha sottratto ben 0,4 punti alla crescita del PIL nel quarto trimestre (dopo aver fornito contributi positivi nei tre precedenti), annullando interamente il supporto della domanda nazionale (+0,4 punti); è stato positivo l’apporto della domanda estera (+0,1).
L’andamento degli indicatori coincidenti e anticipatori è coerente con un incremento del PIL nel primo trimestre 2016 di poco superiore a quanto registrato a fine 2015, ma il quadro generale appare ancora fragile e soggetto a rischi di peggioramento.
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La variazione annua dei prezzi al consumo in Italia rimane negativa: -0,2% a marzo (da -0,3% a febbraio). La distanza dall’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0%), quindi, resta abissale.
In particolare, si approfondisce ulteriormente la riduzione dei prezzi dell’energia: -7,0% annuo (da -5,5%). Quelli alimentari continuano a cadere a un ritmo stabile (-0,3%). La dinamica dei prezzi core (al netto di energia e alimentari), viceversa, accelera di poco, rimanendo comunque estremamente bassa (+0,6%, da +0,5%).
Per i prossimi mesi, la risalita dai minimi del prezzo del petrolio tra gennaio e marzo, che si trasmette ai prezzi al consumo finali in Italia con un ritardo di 1-2 mesi, fa attendere una spinta verso l’alto sulla componente energetica dell’indice dei prezzi.
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