La variazione annua dei prezzi al consumo in Italia rimane negativa: -0,2% a marzo (da -0,3% a febbraio). La distanza dall’obiettivo BCE (poco sotto il +2,0%), quindi, resta abissale.
In particolare, si approfondisce ulteriormente la riduzione dei prezzi dell’energia: -7,0% annuo (da -5,5%). Quelli alimentari continuano a cadere a un ritmo stabile (-0,3%). La dinamica dei prezzi core (al netto di energia e alimentari), viceversa, accelera di poco, rimanendo comunque estremamente bassa (+0,6%, da +0,5%).
Per i prossimi mesi, la risalita dai minimi del prezzo del petrolio tra gennaio e marzo, che si trasmette ai prezzi al consumo finali in Italia con un ritardo di 1-2 mesi, fa attendere una spinta verso l’alto sulla componente energetica dell’indice dei prezzi.
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In diretta da viale dell'Astronomia 30 "Reti d'impresa" alla quale interverranno il direttore Luca Paolazzi e Livio Romano del CSC.
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il CSC

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La fiducia delle imprese torna a peggiorare in marzo, dopo il rimbalzo di febbraio: l’indice composito di sentimento economico è calato di 3,1 punti, a 100,1 (dopo +1,9 in febbraio), trainato all’ingiù dai forti cali nei servizi di mercato (-3,3 punti) e nel commercio al dettaglio (-1,9); più contenuto l’arretramento nelle costruzioni (-0,9), dopo un forte incremento a febbraio (+4,7). Nel primo trimestre 2016 la fiducia delle imprese è scesa di 4,8 punti rispetto al quarto 2015.
Il manifatturiero è l’unico comparto dove l’indice di fiducia è aumentato in marzo: +0,2 punti su febbraio (primo progresso da ottobre); tale recupero è da attribuirsi soprattutto al miglioramento dei giudizi sugli ordini, specie su quelli esteri (il cui saldo è salito di 2 punti); le attese sono rimaste invariate rispetto a febbraio, mentre sono poco peggiorati i giudizi sulla produzione corrente (saldo a -11 da -10). A livello settoriale il più forte aumento della fiducia si è avuto tra i produttori di beni strumentali.
Tra i consumatori l’indice di fiducia è tornato a migliorare in marzo: +0,5 punti su febbraio, quando era caduto (-4,1) dal livello più elevato dall’inizio della rilevazione (1995) registrato in gennaio. Sono migliorate le componenti relative ai climi economico (+1,1 punti), corrente (+0,4) e futuro (+0,2); sostanzialmente stabile il clima personale (-0,1). Le valutazioni strettamente connesse alle decisioni di spesa (giudizi sulla situazione economica della famiglia e sui bilanci famigliari) sono peggiorate in marzo, ma migliorate nel primo trimestre 2016 sul quarto 2015. Tali indicazioni suggeriscono che la spesa delle famiglie dovrebbe procedere lungo un sentiero di lento recupero anche a inizio anno.
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La flessibilità di bilancio è stata pensata come un incentivo per adottare virtuose riforme strutturali per i paesi che sono riusciti, con alti costi sociali, a ridurre i deficit pubblici sotto la soglia del 3,0%. Così come è stata ideata e applicata ha gravi limiti: la dimensione ridotta, pari al massimo a 0,5 punti di PIL, e la concentrazione in un solo anno, che penalizzano quelle riforme che abbiano costi superiori alla soglia e protratti nel tempo; la rapidità del rientro, che impone la riduzione del maggior deficit in tre anni.
Diventa così elevato il rischio di azzerare l'efficacia delle riforme stesse, a causa degli effetti recessivi delle manovre necessarie a riassorbire la deviazione consentita dalla clausola. Inoltre, le manovre di rientro post-flessibilità peggiorando la performance dell'economia minano il consenso politico: il peggioramento facilmente viene imputato dai cittadini alle riforme stesse, essendo l'uno contemporaneo alle altre; ciò aumenta la probabilità del loro rigetto e rende più instabile il quadro politico. L'instabilità può arrivare al punto di far cadere i governi riformatori e affermare elettoralmente gli oppositori delle riforme, i quali finiscono per abolirle (come è accaduto in Spagna, Portogallo e Irlanda).
Occorre invertire l'orientamento del Consiglio europeo, recuperando lo spirito originario della flessibilità, aumentare l'ammontare massimo della deviazione consentita e prevedere tempi di rientro più lunghi.
Va, inoltre, rivista la metodologia di stima del PIL potenziale, poiché quella adottata dalla Commissione europea comporta disavanzi strutturali molto più elevati rispetto a quanto calcolato da FMI e OCSE, richiedendo, quindi, aggiustamenti di bilancio più consistenti.
Per maggiori dettagli vedi qui.
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Ormai siamo pronti per l'evento dell'anno, anzi del biennio!
Infatti l'iniziativa è il più importante appuntamento del Sistema Confindustria del 2016, e coinvolgerà nell'arco di due mezze giornate un pubblico di imprenditori, manager, politici e giornalisti.
Il Convegno, partendo dalla ricerca del Centro Studi e attraverso i pareri e le testimonianze di esperti, imprenditori e policy maker, si concentrerà sulla figura degli imprenditori, motore del cambiamento e dello sviluppo economico.
L’appuntamento è a Parma per l’8 e il 9 aprile.
A portata di clic trovate il programma e il modulo per la prenotazione alberghiera.
Restiamo a disposizione per qualsiasi altra informazione desideriate.
Vi aspettiamo numerosi!
il CSC


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In marzo l’indice di attività PMI composito per l’Eurozona, elaborato da Markit, è salito a 53,7 (da 53,0 in febbraio), il livello più alto da dicembre scorso. Il ritmo di espansione ha accelerato sia nei servizi (indice a 54,0 da 53,3) sia, in misura più ridotta, nel manifatturiero (a 51,4 da 51,2). Inoltre, si è avuto un marginale miglioramento degli ordini, dopo i valori minimi da circa un anno toccati in febbraio (51,6 da 53,0). Ha frenato, invece, la ripresa dell’occupazione, specie nel manifatturiero.
Il sottoindice che rileva i prezzi di vendita per i beni e i servizi forniti dalle imprese ha continuato a segnalare una riduzione meno marcata di quella rilevata in febbraio.
Nel primo trimestre 2016 il livello del PMI composito è coerente con una crescita del PIL analoga a quella che l’economia dell’Eurozona ha registrato a fine 2015 (+0,3% congiunturale).
Stabile la crescita in Germania (PMI composito a 54,1, come in febbraio), dove prosegue a buoni ritmi l’espansione nei servizi (55,5 da 55,3) mentre è poco sopra la soglia neutrale di 50 l’indice dell’attività nel manifatturiero (50,4 da 50,5). Torna in espansione l’attività in Francia (composito a 51,1 da 49,3), grazie al recupero rilevato nei servizi (51,2 da 49,) e nonostante la leggera contrazione del manifatturiero (49,6 da 50,2).
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Al fine di agevolare l'accoglienza dei migranti da parte dei paesi europei, la Commissione europea ha previsto, nell'ambito della flessibilità di bilancio, di acconsentire a una deviazione dall'obiettivo di deficit pubblico nella misura delle spese pubbliche sostenute per l'accoglienza stessa.
L'esclusione dai vincoli del Patto di stabilità e crescita nel 2016 varrà soltanto per la maggiore spesa per i migranti rispetto a quella sostenuta nel 2015. Tale previsione penalizza l'Italia, che spenderà quest'anno, come nel 2015, 2,5 volte la media nel triennio 2011-2013 e che dai primi anni 2000 è tra i paesi europei quello che, insieme alla Spagna, ha visto crescere di più la quota di stranieri residenti (dal 2,4% all'8,2% nel 2013).
È singolare, inoltre, che la Commissione abbia deciso di includere le spese per i migranti nel calcolo dei saldi strutturali finendo per peggiorarli. L'Italia dovrà così compensare tale peggioramento con manovre correttive più ampie.
Per maggiori dettagli vedi qui.
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In gennaio le esportazioni italiane sono diminuite dell’1,8% a prezzi costanti rispetto a dicembre, a causa del forte calo delle vendite nei paesi extra-Ue (-5,9%), parzialmente compensato dalla crescita di quelle verso i paesi Ue (+1,3%). In riduzione tutti i raggruppamenti di beni, con quello energetico che ha subito la contrazione più forte (-14,2%); al netto dell’energia le vendite all’estero italiane diminuiscono dell’1,4%. È molto debole la domanda di beni italiani dei paesi produttori di petrolio (Russia, Mercosur e OPEC), per il crollo delle quotazioni oil, di quelli asiatici e in particolare della Cina; paesi che rappresentano circa il 15% delle esportazioni italiane.
Le importazioni invece sono aumentate dell’1,1% a gennaio, grazie all’aumento degli acquisti dall’estero dei beni di consumo, intermedi e strumentali. Al netto della componente energetica (-8,2%), l’import è aumentato dell’1,7%.
A febbraio 2016 si sono indebolite le prospettive per l’export italiano, secondo gli indicatori qualitativi sugli ordini esteri nel manifatturiero (PMI e giudizi delle imprese), scesi sui valori minimi da tredici mesi.
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Nella riunione di marzo la FED ha lasciato il tasso di interesse fermo nella forchetta 0,25%-0,50%. A fronte di una crescita economica americana che prosegue (+2,2% il PIL previsto nel 2016 dal Federal Open Market Committee, FOMC), la Banca centrale è preoccupata dei rischi che vengono dallo scenario globale e dai mercati finanziari.
L’inflazione USA resta bassa (+1,0% annuo a febbraio, rispetto a un obiettivo del +2,0%), ma calcolata al netto di energia e alimentari è al +2,3%. Il tasso di disoccupazione (4,9% a febbraio) è già sceso in linea con il valore indicato dal FOMC per il lungo periodo (4,8%).
La FED prevede di realizzare rialzi molto graduali dei tassi quest’anno: a marzo i membri del FOMC hanno indicato un tasso a 0,75-1,00% entro fine 2016, implicando quindi solo due ulteriori mosse da un quarto di punto. Rispetto a dicembre, quando ci si attendeva di portare il tasso a 1,25-1,50% entro fine 2016, il sentiero atteso dei tassi si è dunque abbassato di mezzo punto.
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