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L’attività nelle costruzioni in Italia è aumentata in luglio ma la tendenza resta negativa
La produzione nelle costruzioni in Italia è aumentata dello 0,3% in luglio su giugno, quando era diminuita dell’1,2% su maggio. Nel secondo trimestre 2015 è calata dell’1,3% sul primo, quando aveva registrato un incremento (+0,3%) dopo cinque cali consecutivi. Il terzo trimestre ha una variazione acquisita di -0,7%.
Le indagini qualitative condotte presso le imprese del settore offrono segnali contrastanti. L’ISTAT ha rilevato una maggiore fiducia in agosto, dopo un calo in luglio: l’indice è salito di 1,9 punti dopo -2,1; nel bimestre risulta di 3,6 punti superiore alla media del secondo trimestre. I giudizi su ordini e piani di costruzione sono più favorevoli; stabili, invece, le attese. L’indagine Markit sul settore edilizio ha invece rilevato in agosto la quinta contrazione consecutiva dell’attività (dovuta all’edilizia residenziale) e un ulteriore arretramento degli ordini.
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Previsioni CSC: PIL italiano +1,0% nel 2015 e +1,5% nel 2016Il CSC ritocca all’insù le previsioni di crescita del PIL italiano: +1,0% nel 2015 (+0,2 punti percentuali rispetto alle stime di giugno) e +1,5% nel 2016 (+0,1 punti). La revisione è dovuta, per il 2015, ai nuovi dati ISTAT, che registrano maggiori incrementi di PIL e occupazione nella prima metà dell’anno in corso, e per il 2016 a una maggiore spinta offerta da fattori esterni. In particolare, prezzo del petrolio in ulteriore calo, euro debole e tassi di interesse ai minimi, che più che compensano una frenata del commercio mondiale. Lo scenario internazionale, però, è diventato più denso di incognite, che si traducono in incertezza: i dubbi sulla tenuta della Cina, che hanno messo in fibrillazione le Borse mondiali; l’evoluzione della politica greca e le crescenti divisioni europee; la tempistica e l’entità del rialzo dei tassi da parte della FED; la minaccia della deflazione. Sulla strada del ritorno dell’Italia a una crescita stabilmente più elevata ci sono molti ostacoli creati dalla crisi, oltre a quelli che il Paese già conosceva prima. Il recupero in corso aiuta ad abbassarne alcuni: alta disoccupazione; basso utilizzo degli impianti; risparmio delle famiglie ai minimi. Altri vanno superati con misure ad hoc: credito bancario stretto; debolezza delle costruzioni; scarni profitti; CLUP penalizzante. Per tornare a correre, però, occorre aumentare il passo del PIL potenziale: l’unica strada è quella delle riforme. |
Stop del commercio estero italiano a luglio, ma prospettive positiveIn luglio le esportazioni italiane sono diminuite, a prezzi correnti, dello 0,4% su giugno. La variazione negativa è dovuta interamente alla caduta delle vendite all’estero di beni energetici (-18,1%), componente molto volatile e legata anche alle fluttuazioni del prezzo del petrolio (-7,5%). Al netto dell’energia, l’export è aumentato dello 0,4%, trainato dalle vendite di beni di investimento (+1,9%); in marginale calo quelle di beni di consumo e semilavorati. Le importazioni italiane si sono ridotte, a prezzi correnti, del 3,7% in luglio su giugno, quando erano aumentate del 4,3%. In calo gli acquisti dall’estero per tutte le tipologie di beni. Nella media degli ultimi tre mesi la dinamica resta ampiamente positiva (+2,7% sui tre precedenti). In prospettiva, le importazioni continueranno a essere sostenute da una domanda interna più robusta; le esportazioni dall’euro debole e da una graduale ripartenza del commercio mondiale. |
Ai minimi da dicembre 2014 la fiducia degli investitori tedeschiA settembre l’indice ZEW, che misura il “sentimento economico” in Germania, è sceso di 12,9 punti rispetto ad agosto, attestandosi a 12,1 (media di lungo periodo: 24,9), il livello più basso dallo scorso dicembre. Pur restando complessivamente ancora ottimisti (il valore dell’indice resta, infatti, superiore allo zero), molti esperti intervistati cominciano, dunque, a nutrire forti dubbi sulle prospettive dell’economia tedesca nei prossimi sei mesi. Si temono, in particolare, le ripercussioni negative del rallentamento delle economie emergenti. Nel secondo trimestre, infatti, l’economia tedesca è stata trainata dalla domanda estera, con un contributo netto del settore estero alla crescita del PIL pari a +0,7%: uno stimolo, questo, che difficilmente potrà essere replicato nei prossimi trimestri. Tra gli esperti sono sensibilmente peggiorate anche le aspettative sull’economia dell’Eurozona: il relativo indice è calato di 14,3 punti (a 33,3 da 47,6 in agosto). |
Imprese: prestiti ancora scarsi, tassi stabiliI prestiti erogati alle imprese italiane si sono di nuovo ridotti a luglio (-0,3%), dopo il dato positivo di giugno (+0,1%; dati destagionalizzati dal CSC). Nei primi sette mesi del 2015, comunque, lo stock di credito si è quasi stabilizzato, registrando una caduta pari al -0,1% in media al mese, molto meno che nel 2014 (-0,3%) e nel 2013 (-0,5%). Ha frenato l’accumulo di crediti in sofferenza nei bilanci delle banche, che blocca ancora la ripartenza dei nuovi prestiti: 141 miliardi a luglio (da 140 a giugno), con una variazione mensile in netta flessione: +1,0 miliardi a luglio, da +1,5 in media nella prima metà del 2015 (+1,9 nel 2014, +2,1 nel 2013). Le misure varate a giugno (deducibilità fiscale in un anno, velocizzazione delle procedure fallimentari) aiuteranno ad appiattire il profilo delle sofferenze. Pausa, intanto, nella discesa dei tassi pagati dalle imprese: 2,1% in media a luglio, stesso valore di giugno, anche se in forte calo dal 3,5% nei primi mesi del 2014. A luglio si è registrata una riduzione dei tassi solo per le imprese maggiori (1,6%, da 1,7%), mentre quelli per le aziende minori sono rimasti fermi al 2,9%. Il proseguire del QE della BCE dovrebbe favorire un’ulteriore flessione del costo del credito. |
L’economia mondiale a rischio “stagnazione secolare”. Un mix di politiche per accelerare la crescitaLa crescita mondiale è molto più lenta del passato e delle attese. Le previsioni correnti per il PIL globale sono +3,2% nel 2015 e +3,6% nel 2016, molto distanti dal +5,1% medio annuo pre-crisi e potrebbero rivelarsi ottimistiche. Le cause sono: rallentamento demografico, minori investimenti, più debole dinamica della produttività. Occorrono politiche per rilanciare la domanda, favorire la spesa in R&S, procedere con le riforme strutturali, puntando sul manifatturiero, motore dello sviluppo.
Le prospettive della crescita mondiale sono insoddisfacenti. Le previsioni di aumento del PIL globale sono state continuamente riviste al ribasso negli ultimi quattro anni: da un +4,8% medio annuo atteso nel 2011 per i cinque anni successivi a un +3,9% previsto nel 2015 (FMI). Per quest’anno nell’arco di 12 mesi le stime sono state abbassate dal 4,0% al 3,3%. Il rallentamento è generalizzato, ma maggiore nelle economie emergenti strutturalmente più dinamiche: dall’inizio della crisi le prospettive di crescita sono diminuite di mezzo punto percentuale nei paesi avanzati (da +2,6% medio annuo nel 2008 a +2,1% nel 2015) e di quasi due punti in quelli emergenti (da +7,0% a +5,1%). Nelle stime CSC, l’aumento del PIL mondiale è deludente: nel 2015 +3,2% e nel 2016 +3,6%. Rispetto al +5,1% osservato nel periodo pre-crisi (media annua nel 2002-2007). Aumentano, inoltre, i rischi al ribasso, derivanti da un rallentamento più brusco della Cina e degli altri maggiori emergenti. Appare via via più evidente che gli effetti della crisi economica sugli investimenti, del rallentamento demografico e del minore impatto stimato delle nuove tecnologie sulla produttività sono molto persistenti. Ciò abbassa il sentiero di crescita dell’output potenziale, verso cui il PIL tende nel lungo periodo. Tanto che alcuni economisti parlano di “stagnazione secolare”. Tuttavia, soprattutto nei paesi avanzati, un esito positivo è possibile, ma dipende molto dal mix di interventi pubblici che verranno adottati per rilanciare la crescita e innalzare il tasso di sviluppo potenziale dell’economia. È fondamentale sostenere la domanda, soprattutto di investimenti; stimolare l’attività di ricerca e sviluppo; procedere con le riforme strutturali; adottare una vera politica industriale coerente con la riscoperta del ruolo centrale del manifatturiero. Nota CSC 12 2015 - Crescita mondiale.pdfVisualizza dettagli |
PMI composito in agosto: robusta crescita dell’attività in Italia e in EuropaIn agosto il PMI composito per l’Italia (che sintetizza la dinamica complessiva nel manifatturiero e nel terziario) segnala una robusta espansione dell’attività, accelerando al ritmo più elevato da 53 mesi (indice a 55,0 da 53,5 in luglio) e ben superiore rispetto a quanto atteso (53,1 il consenso) e alla media europea. Nel bimestre luglio-agosto il valore dell’indice è superiore di 0,4 punti rispetto a quello dei mesi primaverili: questa dinamica è coerente con una crescita del PIL nel terzo trimestre almeno analoga a quella registrata nel secondo (+0,3% congiunturale). Il PMI evidenzia una solida espansione dell’attività nel manifatturiero (56,0) e nei servizi (54,6, +2,6). Nel terziario, in particolare, è tornata a crescere l’occupazione (51,4), dopo una pausa in luglio, e i nuovi ordini sono rimasti in area di espansione per il sesto mese di fila. Tali indicazioni confermano un andamento positivo della domanda interna italiana nei mesi estivi. Nell’Euroarea il PMI composito indica un’accelerazione dell’attività (54,3, +0,4 punti, massimo da 4 anni), grazie al ritmo più veloce - oltre che in Italia - anche in Spagna (58,8, +0,5) e Germania (55,0, +1,3); segnala un rallentamento, invece, in Francia (50,2, -1,3).
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