Le elezioni parlamentari turche si sono concluse con l’ennesima vittoria del partito di governo conservatore islamico moderato AKP del presidente Erdogan, che perde però la maggioranza assoluta in parlamento con 258 deputati (contro i 276 necessari).
Grande incertezza sul futuro immediato: il primo partito non ha i numeri per governare da solo; un governo di coalizione con uno dei tre partiti di opposizione (che insieme hanno più di 290 seggi) è molto improbabile, mentre non sono esclusi un governo di minoranza dell’AKP o un immediato ritorno alle urne. Ciò che è certo è che sono state sconfitte le ambizioni del presidente Erdogan di ottenere una maggioranza che gli permettesse di cambiare la Costituzione per dare vita a una repubblica presidenziale.
I mercati hanno reagito male alla nuova incertezza nel paese chiave per gli equilibri tra Oriente e Occidente: la Borsa di Istanbul ha registrato in apertura un -8,2%, la lira turca si è svalutata di quasi il 5% contro il dollaro (a quota 2,8). La Banca centrale è intervenuta a difesa della lira tagliando di 50 punti base i tassi sui depositi in dollari (a 3,5%) e in euro (a 1,5%).