L’indice IFO di fiducia delle imprese tedesche è salito a 108,6 in aprile (da 107,9 in marzo), un livello che non raggiungeva da giugno 2014. Il risultato conferma la solidità della crescita dell’economia tedesca agli inizi del secondo trimestre. Migliorano considerevolmente i giudizi sulla situazione corrente (da 112,1 a 113,9); peggiorano, seppur leggermente, le aspettative (da 103,9 a 103,5).
Il dato è in apparente contrasto con quello fornito, a inizio settimana, dall’indagine ZEW presso gli analisti e operatori finanziari, che ha rilevato, invece, un leggero peggioramento del “sentimento economico” (indice a 53,3 da 54,8) riguardo, in particolare, le prospettive di crescita dell’economia tedesca.
La divergenza tra i due indici sta probabilmente nel diverso peso dato dai rispondenti alle indagini a fattori chiave, quali il calo del prezzo dell’energia, l’indebolimento dell’euro, il QE della BCE e la crisi del debito greco. Diversa è, infatti, la valutazione dell’impatto che tali elementi esercitano sulla propria attività a seconda che si tratti di imprese produttrici (nel manifatturiero, nelle costruzioni e nel commercio), come nel caso dell’indagine IFO, o di imprese finanziarie, come nel caso dell’indagine ZEW.
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Il CSC rileva un incremento della produzione industriale italiana dello 0,5% in aprile su marzo, quando è stata stimata una variazione di -0,1% su febbraio.
Nel primo trimestre 2015 l’attività è cresciuta dello 0,1% sul quarto 2014, quando si era avuto un calo dello 0,1% sul precedente. La variazione congiunturale acquisita per il secondo trimestre 2015 è di +0,6%.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative (una in più quest’anno in entrambi i mesi), è avanzata in aprile dell’1,0% rispetto ad aprile del 2014; in marzo si era avuto un arretramento dello 0,1% sullo stesso mese dell’anno scorso.
Gli ordini in volume hanno registrato una crescita dello 0,7% su marzo (+1,9% su aprile 2014), quando erano aumentati dello 0,9% su febbraio (+0,6% sui dodici mesi).
Gli indicatori ISTAT sulla fiducia nel manifatturiero segnalano in aprile un miglioramento: l’indice complessivo è salito per l’ottavo mese di fila (+0,4 punti, a 104,1); il saldo dei giudizi sui livelli di produzione ha registrato un incremento di 2 punti (a -9); quello sugli ordini totali di 1 (a -10), grazie al contributo della domanda estera (invariato il saldo relativo alla domanda interna); le attese su ordini e produzione sono stabili sui livelli di marzo, al top da fine 2013.
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Nella settimana dal 13 al 17 aprile la BCE ha acquistato titoli dell’Eurozona per 14,4 miliardi di euro. La fetta maggiore è costituita da titoli pubblici (11,6), cui si sommano Covered Bond (CB, 2,5) e Asset Backed Securities (ABS, 0,3). Il Quantitative Easing, dunque, prosegue a ritmo spedito (15,3 miliardi in media nelle precedenti cinque settimane), in linea con l’obiettivo di 60 miliardi al mese.
Lo stock di titoli entrati nel portafoglio BCE a partire dall’estensione del programma ai bond sovrani (9 marzo) è di 90,7 miliardi, di cui 73,3 pubblici. Se si considerano anche gli acquisti di titoli privati (CB e ABS) effettuati prima, dall’ottobre 2014, lo stock totale è di 148,5 miliardi di euro.
Il rendimento del BTP decennale è all’1,46%; era sceso a 1,20% nella prima settimana di acquisti a marzo (da 1,36%), ma poi l’acuirsi della crisi in Grecia ha rinnovato il fly to quality verso i titoli dei paesi core. Il Bund tedesco decennale è sceso a 0,07% (da 0,37%); su scadenze meno lunghe i titoli tedeschi hanno già rendimenti negativi (-0,08% a sette anni).
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La produzione nelle costruzioni in Italia è diminuita dell’1,3% in febbraio su gennaio, dopo due incrementi mensili (+2,7% in dicembre e +1,0% in gennaio).
La variazione acquisita nel 1° trimestre è di +0,5% sul 4° 2014, quando era arretrata dello 0,7% congiunturale.
Secondo gli operatori del settore la tendenza nella prima parte dell’anno è positiva. L’indagine congiunturale condotta dall’ISTAT presso le imprese di costruzioni segnala infatti un significativo aumento della fiducia in marzo (l’indice è salito di 7,5 punti su febbraio; +16,7 punti su dicembre), grazie a giudizi e attese su ordini e piani di costruzione che hanno continuato a migliorare. Più favorevoli anche le valutazioni sulle prospettive dell’occupazione nel settore.
Ciò prefigura un possibile incremento dell’attività nel 1° trimestre e in quello in corso, dopo cinque cali trimestrali consecutivi.
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Il commercio mondiale è diminuito, in volume, dell’1,6% mensile in gennaio e dello 0,9% in febbraio. Nel primo bimestre 2015, in media, ha registrato un -1,5% sul quarto trimestre 2014; il primo calo dopo quello, marginale e isolato, all’inizio dell’anno scorso.
La contrazione degli scambi globali è dovuta a una caduta delle importazioni dei paesi emergenti (-4,8% nel primo bimestre sul trimestre precedente; +0,3%, invece, quelle degli avanzati) e minori esportazioni degli avanzati (-1,4%; invariate, invece, quelle degli emergenti).
Sono due le principali origini di questo passo falso: gli Stati Uniti, dove clima avverso, scioperi e dollaro forte hanno ridotto, soprattutto, l’export (-4,4%); e gli emergenti asiatici, dove è molto debole la domanda interna (-7,1% l’import).
Il primo freno svanirà con il riprendere vigore della crescita USA. Non il secondo, a causa del persistente rallentamento della Cina (molto negativi i dati di commercio estero anche in marzo); un rallentamento che sarà pilotato, comunque, da politiche economiche espansive da parte delle autorità cinesi.
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In aprile l’indice di attività PMI composito, elaborato da Markit, è leggermente diminuito (a 53,5 da 54,0 in marzo), con il manifatturiero sceso a 51,9 (da 52,2) e i servizi a 53,7 (da 54,2). Il rallentamento riflette tassi di crescita più moderati in Germania (54,2 da 55,4) e pressoché nulli in Francia (50,2 da 51,5), nonostante un’accelerazione nel resto dell’area, in espansione ai ritmi più rapidi da agosto 2007.
L’indice si posiziona, comunque, sopra la media del primo trimestre, a un livello ritenuto compatibile con un tasso di crescita trimestrale del PIL pari a +0,4%. L’attività è sostenuta dall’euro debole, dal QE della BCE e dal forte aumento del potere d’acquisto delle famiglie derivante dal calo dei prezzi energetici. In Germania, in particolare, la spesa delle famiglie è attesa in forte crescita, sospinta da un’occupazione a livelli record e consistenti aumenti salariali.
Stenta ancora ad accelerare il manifatturiero. Infatti, se da un lato le imprese beneficiano delle potenti spinte citate sopra, dall’altro sono, però, frenate da una crescita meno dinamica nei paesi emergenti e da una domanda che si deve ancora rafforzare negli stessi paesi dell’Eurozona.
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A marzo l’indice ISM, basato su un’indagine presso i responsabili degli acquisti delle maggiori aziende americane, è sceso ai minimi da maggio 2013, pur restando sopra quota 50, la soglia che separa espansione da contrazione (a 51,5 da 52,9 in febbraio). In particolare, rallenta la componente dei nuovi ordini (51,8 da 52,5) e segnala variazione nulla quella dell’occupazione (50,0 da 51,4), entrambe ai minimi da 22 mesi.
Nel primo trimestre 2015 il settore manifatturiero ha risentito degli effetti negativi dell’apprezzamento del dollaro (+14,9% il cambio nominale effettivo dal terzo 2014) e del rallentamento delle economie emergenti. A conferma di ciò, molte grandi imprese multinazionali, tra cui IBM, Intel, Honeywell e Procter & Gamble, hanno dichiarato che l’attuale livello del dollaro penalizzerà i loro profitti all’estero nell’anno in corso.
Inoltre, alcuni degli intervistati hanno dichiarato che il settore, che rappresenta circa il 12% dell’economia americana, ha ancora risentito delle agitazioni sindacali, ora terminate, che hanno colpito i porti della West Coast.
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A febbraio la produzione industriale nell’Eurozona è aumentata dell’1,1% rispetto a gennaio, a conferma dei recenti segnali di accelerazione della crescita economica nell’area. Si tratta dell’aumento più forte degli ultimi 10 mesi e ben al di sopra del +0,4% atteso dagli operatori. Il risultato alza a +0,9% la variazione congiunturale della produzione già acquisita nel primo trimestre 2015.
L’espansione dell’attività ha interessato tutti i settori con un +1,0% dei beni capitali e dei beni di consumo durevoli, un +0,6% dei non durevoli e un +0,3% degli intermedi. Forte è stato anche l’aumento della produzione di energia (+1,1%).
Tra i maggiori paesi, la produzione recupera in Germania e Italia (+0,6% in entrambi), dopo le contrazioni subite a gennaio (-0,9% in Germania e -0,7% in Italia); riparte, dopo la pausa di gennaio, in Spagna (+0,7%) e continua a espandersi, anche se a ritmi più moderati, in Francia (+0,2%).
Buone le prospettive di crescita dell’attività per i prossimi mesi: sono, infatti, migliorati a marzo gli indicatori di attività PMI e ha continuato a salire la fiducia delle imprese, favoriti dall’euro debole, dal calo dei prezzi dell’energia e dall’impatto sui mercati del QE.
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Il fatturato totale dell’industria italiana, misurato a prezzi costanti (cioè depurato dagli effetti di prezzo), è diminuito dello 0,1% in febbraio, da -0,4% in gennaio (stime CSC). La variazione complessiva è frutto di un incremento nel mercato estero (+0,1%) - dopo una caduta nel mese precedente - e di un calo in quello interno (-0,3%) - il primo dopo due recuperi di fila. Nel primo bimestre, in media, il fatturato è comunque aumentato dello 0,8% sul quarto trimestre 2014.
Al netto dell’energia, la dinamica del fatturato industriale è risultata piatta in febbraio. Nella media dei primi due mesi dell’anno si è avuto un progresso dello 0,3% sul trimestre precedente.
Gli ordinativi dell’industria hanno registrato un marginale aumento (+0,4% a prezzi costanti), dopo un -2,4% in gennaio. Come nei due mesi precedenti, si conferma il contributo positivo della domanda interna (+0,7%); si è avuta, invece, una marginale correzione nella componente estera (-0,1%). Nel primo bimestre il livello degli ordini totali è superiore dell’1,0% rispetto a quello del quarto trimestre 2014.
Le informazioni qualitative segnalano il proseguimento di una dinamica positiva: secondo l’indagine ISTAT sulle imprese manifatturiere, infatti, sono migliorati in marzo giudizi e attese sugli ordini; l'indagine PMI segnala un’accelerazione dei nuovi ordinativi totali grazie soprattutto alla robusta espansione di quelli esteri.
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Il Fondo Monetario Internazionale mantiene invariate, rispetto a gennaio, le previsioni di crescita mondiale nel 2015 (+3,5%), alzandole di 0,1 punti percentuali nel 2016 (+3,8%).
Nei paesi avanzati la crescita accelererà a +2,4% sia nel 2015 sia nel 2016 (+0,6 punti percentuali rispetto al 2014). In quelli emergenti subirà una frenata nel 2015 (+4,3%, -0,3 punti sul 2014) e riprenderà vigore nel 2016 (+4,7%). Da questi ultimi continuerà a provenire, comunque, più del 70% della crescita globale.
Dinamiche differenti tra paesi e macroaree sono determinate, tra l’altro, dal calo del prezzo del petrolio, che gioca a vantaggio dei paesi importatori di oil - soprattutto quelli avanzati - e a discapito degli esportatori, e dai movimenti valutari, che, in particolare, favoriscono l’Eurozona rispetto agli USA. Il combinato disposto di questi fattori sullo scenario globale è comunque positivo, perché ridistribuiscono la domanda verso i paesi in condizioni macroeconomiche più difficili e con minore margine di manovra in termini di politiche espansive.
Quotazioni oil e cambio, insieme a tassi di interesse ai minimi, sosterranno la crescita nell’Eurozona: +1,5% nel 2015 (rivista al rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto a gennaio) e +1,6% nel 2016 (+0,2 punti). Migliora lo scenario anche per l’Italia, dove però gli effetti benefici si dispiegheranno in ritardo, insieme al miglioramento, in particolare, del mercato del credito: +0,5% il PIL nel 2015 (+0,1 punti rispetto alla stima di gennaio) e +1,1% nel 2016 (+0,3 punti).
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