L’export italiano è diminuito del 2,4% in gennaio (a prezzi costanti), annullando in gran parte il rimbalzo di dicembre (+2,9% su novembre). Giù le vendite sia nei paesi UE (-2,7%) sia in quelli extra-UE (-2,2%). Al netto della componente energetica (scesa del 15,5%) la riduzione delle esportazioni si ferma al -2,1%. Incrementi sono stati registrati solo nei beni intermedi (+0,3%).
Nonostante questa correzione, nel trimestre novembre-gennaio la domanda estera è cresciuta dell’1,0% sui tre mesi precedenti.
Al dato negativo dell’export si è contrapposto un forte miglioramento delle importazioni, aumentate del 2,5% su dicembre (+0,5% su novembre); ciò segnala una dinamica positiva della domanda interna e attese più favorevoli sulle future vendite degli esportatori. In particolare, sono risultati in crescita gli acquisti di beni intermedi (+5,7%) e di beni strumentali (+1,7%).
A febbraio sono migliorati sia la componente PMI relativa agli ordini esteri (indice a 55,2 da 52,9) sia il saldo dei giudizi sulla domanda estera (a -23 da -25) nell’indagine ISTAT presso le imprese manifatturiere. Ciò delinea una possibile accelerazione delle esportazioni nei prossimi mesi.
Centro Studi

A gennaio si riduce l’export italiano; prospettive migliori per i prossimi mesi |
Ai massimi da febbraio 2014 l’ottimismo di analisti e investitori tedeschiL’indice ZEW - che misura la fiducia degli analisti e degli operatori finanziari tedeschi - è aumentato per il quinto mese consecutivo a marzo portandosi a quota 54,8 (da 53,0), il livello più elevato da febbraio 2014 e ben al di sopra della media di lungo periodo (24,7). Migliorano, in particolare, i giudizi sulla situazione economica corrente (+9,6 punti, a 55,1). Sale, inoltre, significativamente, l’ottimismo degli operatori finanziari sulla condizione economica dell’Eurozona (+9,7 punti, a 62,4, sopra le attese che puntavano a 58,2). L’economia tedesca è sostenuta dall’euro debole, dal calo dei prezzi energetici e dagli effetti del programma di quantitative easing (QE) recentemente avviato dalla BCE, di cui la Germania è il maggiore beneficiario. I dati sul mercato del lavoro confermano l’attuale momento positivo (tasso di disoccupazione al 6,5%, minimo dal 1991). Il calo dei prezzi della benzina e i forti aumenti salariali sosterranno ulteriormente i redditi delle famiglie e la fiducia. In prospettiva, alcuni tra gli investitori tedeschi esprimono, però, qualche preoccupazione per i limitati progressi nella soluzione delle crisi russo-ucraina e del debito sovrano greco; mostrano, inoltre, alcuni timori anche per la creazione di un’eventuale bolla finanziaria come possibile effetto del QE. |
Ai massimi la fiducia delle imprese tedesche e francesiL’indice di fiducia IFO, basato su un’indagine tra circa 7.000 imprese del manifatturiero, delle costruzioni e del commercio, è salito per il quinto mese consecutivo, ai massimi da luglio 2014, a marzo (a 107,9 da 106,8 in febbraio), a conferma del ritmo sostenuto della crescita dell’economia tedesca nel primo trimestre 2015. Gli imprenditori si sono mostrati più ottimisti sia sulla situazione economica corrente sia sulle prospettive di crescita per i prossimi sei mesi. Secondo i loro giudizi, la debolezza dell’euro, il calo dei prezzi energetici e il programma di acquisto di titoli da parte della BCE (QE) continueranno a sostenere l’espansione economica in Germania e nel resto dell’Eurozona per un certo periodo di tempo. L’indice di fiducia INSEE delle imprese francesi è balzato di ben due punti, a 96, il livello più elevato da aprile 2012. Cala leggermente la fiducia tra le imprese industriali, con l’indice a 99, un punto in meno sia rispetto a febbraio sia rispetto alla media di lungo periodo. Risale quella nel commercio al dettaglio (a 104 da 101) e nei servizi (a 93 da 92). |
Attività in recupero a febbraio: +0,4% su gennaioIl CSC stima un incremento della produzione industriale dello 0,4% in febbraio su gennaio quando c’è stato un calo dello 0,7% su dicembre, comunicato oggi dall’ISTAT1. Il dato negativo di gennaio è stato inferiore alle stime CSC e a quelle di consenso (che puntavano a +0,2%) e si è mosso in direzione opposta rispetto a quanto segnalavano gli indicatori qualitativi e quantitativi disponibili (fiducia ISTAT, PMI Markit, immatricolazioni di auto). Il calo viene dopo due incrementi consecutivi dell’attività (+0,3% in novembre e +0,4% in dicembre) e potrebbe essere riconducibile, in parte, a un problema statistico legato al calendario: nella prima settimana di gennaio, infatti, erano possibili due ponti (venerdì 2 e lunedì 5) e i dati sui consumi elettrici dicono chiaramente che l’attività produttiva ne è stata negativamente influenzata. Un giorno di lavoro in meno nel mese comporta circa 3 punti percentuali di differenza sulla variazione rispetto a un anno prima; ma i programmi statistici di destagionalizzazione correggono solo per il numero di giornate lavorative del calendario ufficiale e non per i giorni effettivamente lavorati. L’intonazione del trimestre rimane comunque positiva. In febbraio è possibile un rimbalzo dell’attività anche più forte di quello stimato. Nello stesso mese il PMI manifatturiero è salito di due punti, a 51,9 (massimo da luglio 2014), ben al di sopra delle attese che puntavano a 50,2. Tutte le componenti hanno mostrato significativi progressi: quella della produzione, in particolare, è aumentata di 2,9 punti (a 54,1, massimo da otto mesi); per la prima volta da ottobre scorso i nuovi ordini segnalano un incremento (51,2 da 47,8), che è stato sostenuto anche dalla domanda interna, sebbene quella estera sia in forte accelerazione rispetto al mese precedente (+2,3 punti, a 55,2).
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BCE: partono gli acquisti di titoli di stato, tassi e cambio anticipano il caloNella riunione di oggi del Consiglio Direttivo, la BCE ha confermato l’imminente inizio dei suoi acquisti sul mercato secondario di titoli di stato emessi dai paesi dell’Eurozona: da lunedì 9 marzo. Come già stabilito a fine gennaio, si tratterà di 60 miliardi di euro al mese, compresi gli acquisti già in corso di titoli privati (ABS e covered bond). La BCE effettuerà tali acquisti di titoli almeno fino a settembre 2016, ma anche oltre se nel frattempo l’inflazione non avrà dato segnali di stare tornando vicina al +2,0% annuo. La dimensione del programma calcolata in 1.140 miliardi di euro in 19 mesi va perciò interpretata come la sua ampiezza minima. Il Presidente BCE Mario Draghi ha sottolineato che sui mercati si sono già registrati vari effetti positivi di questo programma espansivo e delle misure precedenti. In particolare, l’allentamento delle condizioni finanziarie, tramite un cambio meno forte e minori tassi a lungo termine. Questi sviluppi si sono trasmessi al costo del credito, sceso in misura marcata negli ultimi mesi in molti paesi dell’Eurozona, compresa l’Italia. Dove, però, non si è ancora arrestata la riduzione dei prestiti alle imprese. |
Calano gli ordini ma resta solida la crescita in GermaniaA gennaio, in Germania, gli ordini all’industria si sono ridotti del 3,9% rispetto a dicembre, un calo più forte delle attese e il più pesante da agosto 2014, quando si era nel pieno della crisi ucraina. La caduta ha interessato sia il mercato interno (-2,5%) sia, specialmente, quello estero (-4,8%), con il crollo, in particolare, degli ordini provenienti dai paesi partner dell’Eurozona (-9,0%). Il dato negativo sugli ordini di gennaio sconta, almeno parzialmente, il balzo da essi registrato a dicembre (+4,4%) ed è in contrasto con l’andamento di altri indicatori più recenti, dai quali scaturisce, invece, un quadro complessivamente positivo dell’economia tedesca. A febbraio, l’indice PMI composito è aumentato di 0,4 punti rispetto a gennaio, segnalando un’accelerazione dell’attività sia nel manifatturiero (51,1 da 50,9) sia, specialmente, nei servizi dove l’espansione prosegue ai ritmi più rapidi degli ultimi 5 mesi (54,9 da 50,0). A gennaio è ulteriormente aumentata l’occupazione (+41mila unità rispetto a dicembre, +412mila rispetto a gennaio 2014) ed è di nuovo sceso il numero dei disoccupati; il tasso di disoccupazione, fermo al 6,5%, è ai minimi dal 1991 e il più basso dell’Eurozona. Ciò, insieme a sostanziosi aumenti retributivi e al calo del prezzo della benzina, continuerà a sostenere la fiducia e i consumi. Come, peraltro, confermato dall’aumento a gennaio, per il quarto mese consecutivo, delle vendite al dettaglio (+2,9% rispetto a dicembre, +5,3% annuo). |
Cina: partenza fiacca nel 2015, politiche espansive in vista
I dati di produzione, vendite e investimenti cinesi di gennaio e febbraio deludono le attese. La produzione in gennaio-febbraio ha registrato un +6,8% annuo (da +7,9% in dicembre), la crescita minima dal 1995 cioè da quando esiste la serie (al netto della crisi del 2009). Le vendite al dettaglio hanno segnato un +10,7% (da +11,9%) e gli investimenti un +13,9% (da +15,0%). Inoltre continua il rallentamento già in atto del mercato immobiliare, con i nuovi progetti che segnano un -17,7% (-10,7% nel 2014) e le aree in costruzione che rallentano a +7,6% (+9,2% nel 2014).
Tutto ciò deriva da una domanda interna debole, a causa di un rallentamento degli investimenti pubblici e degli effetti della politica anticorruzione del Governo (che si dovrebbe più correttamente tradurre dal cinese con “richiamo all’austerità”) che ha inciso enormemente nei mesi del capodanno lunare, il periodo dell’anno in cui si offrono più regali.
In questo quadro il Governo di sicuro allenterà ulteriormente le maglie della politica economica, anzitutto facilitando gli esborsi per i progetti d’investimento già in agenda.
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Commercio mondiale: passo falso in gennaio ma restano positive le prospettive
In gennaio il commercio mondiale è diminuito, in volume, dell’1,4% su dicembre, annullando l’aumento del mese precedente (+1,3%). Nella media degli ultimi tre mesi, comunque, la dinamica degli scambi globali resta positiva (+0,6% sui tre precedenti). |
Conti nazionali italiani: nel 4° trimestre 2014 PIL piatto ma investimenti in recupero
Il Pil italiano si è stabilizzato nel quarto trimestre 2014, dopo un modesto arretramento nel terzo (-0,1%). Sulla base dei nuovi profili non si ha un incremento dal terzo trimestre 2013 e la distanza rispetto al picco pre-crisi (1° trimestre 2008) è del 9,6%.
Dal lato della domanda vi sono alcune indicazioni positive. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,2%, dopo cinque trimestri consecutivi in calo. Tra le componenti, il sostegno principale è venuto dagli investimenti in mezzi di trasporto (+7,7%, ma sono molto oscillanti); è tornata positiva - per la prima volta dall’estate del 2013 - la variazione della spesa in macchinari (+0,2%) mentre quella in costruzioni ha registrato il 19° arretramento trimestrale consecutivo (-0,6%, il meno marcato dell’ultimo anno). I consumi delle famiglie sono avanzati, in misura marginale, per il 6° trimestre di fila (+0,1% congiunturale, +0,8% cumulato). Per quanto riguarda, invece, gli scambi con l’estero, è risultata in significativa accelerazione la crescita delle esportazioni (+1,6% da +0,4% nel terzo), mentre ha rallentato il recupero delle importazioni (+0,3% dal +0,7%).
La variazione delle scorte ha sottratto ben 0,6 punti alla crescita del PIL nel 4° trimestre, annullando interamente il supporto della domanda finale interna (+0,2 punti) e della domanda estera netta (+0,4). Un contributo negativo delle scorte, meno ampio, si era avuto anche nei due precedenti trimestri. È probabile all’inizio del 2015 un’inversione della dinamica del ciclo delle scorte - coerente con il riavvio della ripresa - che darà sostegno alla ripartenza del PIL. L’ulteriore aumento della domanda - sia interna sia estera - evidente nei dati dei primi mesi dell’anno, e l’allentamento della morsa del credito (fattore che ha contribuito a frenare il finanziamento del magazzino da parte delle imprese) favoriranno tale inversione.
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Esportazioni delle regioni italiane: Meridione e isole penalizzati dal crollo delle quotazioni oil
Nel quarto trimestre 2014 le esportazioni italiane sono aumentate in tutte le aree territoriali a eccezione di quelle dell’Italia meridionale e delle isole (-0,3% rispetto al terzo). L’incremento delle vendite all’estero del Nord-Est (+3,7%), del Centro (+1,6%) e del Nord-Ovest (+1,4%) ha determinato, comunque, un’accelerazione della dinamica dell’export complessivo (+2,1%, da -0,1%). |