Nel quarto trimestre 2014 le esportazioni italiane sono aumentate in tutte le aree territoriali a eccezione di quelle dell’Italia meridionale e delle isole (-0,3% rispetto al terzo). L’incremento delle vendite all’estero del Nord-Est (+3,7%), del Centro (+1,6%) e del Nord-Ovest (+1,4%) ha determinato, comunque, un’accelerazione della dinamica dell’export complessivo (+2,1%, da -0,1%).
Nella media del 2014 le disparità geografiche si ampliano: le esportazioni del Nord-Est sono cresciute al tasso più elevato (+3,5% rispetto al 2013); seguono quelle del Centro (+3,0%) e, con uno scarto maggiore, del Nord-Ovest (+2,2%); le regioni meridionali e insulari, invece, hanno ridotto le vendite del 4,7%.
La diversa specializzazione settoriale delle aree territoriali spiega l’elevata variabilità della loro performance. Quasi il 26% dell’export delle regioni del Sud e delle isole è costituito da prodotti petroliferi raffinati, le cui vendite sono diminuite più del 14% nel 2014. A sostenere la crescita delle regioni del Nord è, invece, la quota elevata di vendite in macchinari e mezzi di trasporto, entrambi settori in crescita. La forte vocazione farmaceutica dell’Italia centrale, infine, ne ha determinato l’ottima performance.
Centro Studi

Esportazioni delle regioni italiane: Meridione e isole penalizzati dal crollo delle quotazioni oil |
Temporaneo il calo delle vendite al dettaglio negli USASono di nuovo calate a febbraio, contro ogni previsione e per il terzo mese consecutivo, le vendite al dettaglio negli USA (-0,6% in termini nominali su gennaio). Come nei due mesi precedenti, buona parte della contrazione va attribuita alle condizioni meteorologiche avverse, che hanno colpito molte zone del paese, e alle agitazioni sindacali che hanno bloccato le operazioni di carico e scarico delle merci nella gran parte dei porti della West Coast. Le difficoltà negli spostamenti e i ritardi nelle consegne hanno infatti indotto molti potenziali acquirenti a rinviare l'acquisto di prodotti, beni durevoli e auto in particolare. Il calo sarà comunque temporaneo per il forte miglioramento del mercato del lavoro. L'occupazione nel settore non agricolo è cresciuta in media di oltre 200mila unità al mese negli ultimi dodici mesi (+295mila solo a febbraio). E si sta rapidamente riducendo il tasso di disoccupazione, al 5,5% della forza lavoro. Ciò farà aumentare il potere contrattuale dei lavoratori e rafforzerà il ritmo di crescita dei salari, che dal 2010 è ancorato intorno al 2% annuo. Un imminente slancio dei salari trova conferma nelle opinioni dei Chief Operating Officers delle principali società americane, il 63% dei quali prevede di aumentarli di almeno il 3% annuo per attirare e mantenere lavoratori qualificati (indagine Duke University/CFO Magazine). Ciò farà salire la fiducia dei consumatori che, seppur in calo di 7,4 punti a febbraio, resta di 3 punti sopra la media di lungo periodo e sui livelli di settembre/ottobre 2007. |
In leggero calo a gennaio la produzione nell’Eurozona; chiari, però, i segnali di una pronta ripresa già da febbraioLa produzione industriale nell’Eurozona è scesa leggermente a gennaio (-0,1% su dicembre) dopo quattro mesi consecutivi di crescita. Su base annua, la produzione aumenta dell’1,2%, il tasso di crescita più elevato da luglio 2014. Il calo di gennaio ha interessato, in particolare, la produzione di beni di consumo durevoli (-2,2%) e di beni intermedi (-0,5%). Tra gli stati membri, la produzione resta invariata in Germania e aumenta leggermente in Francia, paesi in cui si erano, però, registrati forti incrementi a dicembre (+1,2% e +1,5% rispettivamente). Anche in Italia, la contrazione di gennaio (-0,7%) era stata preceduta da due consecutivi aumenti in novembre (+0,3%) e dicembre (+0,4%). Molti sono i segnali di una pronta ripresa dell’attività produttiva. A febbraio, l’indice PMI manifatturiero è rimasto in territorio espansivo (invariato a 52,1). Il calo dei prezzi dell’energia, il deprezzamento dell’euro e gli effetti del QE su tassi e prestiti contribuiranno al recupero di competitività delle imprese dell’area e a sostenerne una fiducia già in miglioramento (da -4,8 in gennaio a -4,7 in febbraio, secondo la Commissione europea). Il recupero di potere d’acquisto incoraggia la domanda: a gennaio, sono aumentate, per il quarto mese consecutivo, le vendite al dettaglio (+1,1% in termini reali su dicembre). L’ulteriore diminuzione del numero dei senza lavoro (-140mila su dicembre, -544mila da luglio 2014) e il conseguente calo del tasso di disoccupazione (a 11,2%) rafforzeranno, inoltre, la fiducia tra i consumatori, già migliorata sensibilmente a febbraio (-6,7 da -8,5 in gennaio). |
Cina: partenza fiacca nel 2015, politiche espansive in vista
I dati di produzione, vendite e investimenti cinesi di gennaio e febbraio deludono le attese. La produzione in gennaio-febbraio ha registrato un +6,8% annuo (da +7,9% in dicembre), la crescita minima dal 1995 cioè da quando esiste la serie (al netto della crisi del 2009). Le vendite al dettaglio hanno segnato un +10,7% (da +11,9%) e gli investimenti un +13,9% (da +15,0%). Inoltre continua il rallentamento già in atto del mercato immobiliare, con i nuovi progetti che segnano un -17,7% (-10,7% nel 2014) e le aree in costruzione che rallentano a +7,6% (+9,2% nel 2014).
Tutto ciò deriva da una domanda interna debole, a causa di un rallentamento degli investimenti pubblici e degli effetti della politica anticorruzione del Governo (che si dovrebbe più correttamente tradurre dal cinese con “richiamo all’austerità”) che ha inciso enormemente nei mesi del capodanno lunare, il periodo dell’anno in cui si offrono più regali.
In questo quadro il Governo di sicuro allenterà ulteriormente le maglie della politica economica, anzitutto facilitando gli esborsi per i progetti d’investimento già in agenda.
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Nota del CSC n.7 nella libreria del CSCLa sezione Libreria del CSC è stata aggiornata con la Nota del CSC uscita sabato 7 Marzo |
Attività in recupero a febbraio: +0,4% su gennaioIl CSC stima un incremento della produzione industriale dello 0,4% in febbraio su gennaio quando c’è stato un calo dello 0,7% su dicembre, comunicato oggi dall’ISTAT1. Il dato negativo di gennaio è stato inferiore alle stime CSC e a quelle di consenso (che puntavano a +0,2%) e si è mosso in direzione opposta rispetto a quanto segnalavano gli indicatori qualitativi e quantitativi disponibili (fiducia ISTAT, PMI Markit, immatricolazioni di auto). Il calo viene dopo due incrementi consecutivi dell’attività (+0,3% in novembre e +0,4% in dicembre) e potrebbe essere riconducibile, in parte, a un problema statistico legato al calendario: nella prima settimana di gennaio, infatti, erano possibili due ponti (venerdì 2 e lunedì 5) e i dati sui consumi elettrici dicono chiaramente che l’attività produttiva ne è stata negativamente influenzata. Un giorno di lavoro in meno nel mese comporta circa 3 punti percentuali di differenza sulla variazione rispetto a un anno prima; ma i programmi statistici di destagionalizzazione correggono solo per il numero di giornate lavorative del calendario ufficiale e non per i giorni effettivamente lavorati. L’intonazione del trimestre rimane comunque positiva. In febbraio è possibile un rimbalzo dell’attività anche più forte di quello stimato. Nello stesso mese il PMI manifatturiero è salito di due punti, a 51,9 (massimo da luglio 2014), ben al di sopra delle attese che puntavano a 50,2. Tutte le componenti hanno mostrato significativi progressi: quella della produzione, in particolare, è aumentata di 2,9 punti (a 54,1, massimo da otto mesi); per la prima volta da ottobre scorso i nuovi ordini segnalano un incremento (51,2 da 47,8), che è stato sostenuto anche dalla domanda interna, sebbene quella estera sia in forte accelerazione rispetto al mese precedente (+2,3 punti, a 55,2).
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Prestiti fermi a inizio 2015, continua a scendere il costo del creditoI prestiti alle imprese italiane sono rimasti invariati a gennaio, interrompendo la forte caduta registrata sul finire del 2014 (-0,8% a dicembre e -0,4% al mese in ottobre-novembre). L’offerta di credito bancario resta molto stretta, nonostante l’allentamento nel 4° trimestre dello scorso anno (Bank Lending Survey di Banca d’Italia). Al netto del rimborso di debiti bancari effettuato dalle imprese grazie ai pagamenti PA di crediti commerciali scaduti (36,5 miliardi fino a gennaio), i prestiti risultano saliti marginalmente a inizio 2015 (+0,05%) e caduti meno nel 2014 (-0,2% in media al mese, contro -0,3%). Il costo del credito per le imprese continua a scendere lentamente in Italia: 2,5% a gennaio sulle nuove erogazioni, da 2,6% a dicembre (era al 3,6% nel settembre 2013). Il calo proseguirà, sulla scia della riduzione dei tassi a lungo termine (il BTP decennale è all’1,28% a marzo, da 1,89% a inizio gennaio). Il minore costo contribuirà alla risalita della domanda di credito. |
Oltre le aspettative la crescita dell’occupazione negli USAContinua a salire, e a ritmi più elevati delle attese, l’occupazione negli USA, dove a febbraio sono stati creati 295mila nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo. Si tratta del dodicesimo mese consecutivo di aumenti occupazionali al di sopra delle 200mila unità, il periodo più lungo dal 1994. Scende ai minimi da maggio 2008 il tasso di disoccupazione (a 5,5% da 5,7%). Sono, in particolare, aumentati gli occupati nei servizi privati (+259mila), in linea con le indicazioni provenienti dal relativo indice ISM, che segnala un’ulteriore, seppur leggera, accelerazione dell’attività nel settore, già in forte espansione (a 56,9, da 56,7 di gennaio). Pressoché invariata è rimasta, invece, l’occupazione nel manifatturiero (+8mila nuovi posti), dove l’indice ISM (passato da 57,9 di ottobre 2014 all’attuale 52,9) ha rilevato un progressivo rallentamento della crescita dell’attività negli ultimi mesi. Il moderato aumento delle retribuzioni (+0,1% i guadagni orari) indica che la saturazione del mercato del lavoro è ancora lontana. E ciò, anche per la bassa inflazione, non metterà alcuna pressione sulla FED per un rapido aumento dei tassi. |
Calano gli ordini ma resta solida la crescita in GermaniaA gennaio, in Germania, gli ordini all’industria si sono ridotti del 3,9% rispetto a dicembre, un calo più forte delle attese e il più pesante da agosto 2014, quando si era nel pieno della crisi ucraina. La caduta ha interessato sia il mercato interno (-2,5%) sia, specialmente, quello estero (-4,8%), con il crollo, in particolare, degli ordini provenienti dai paesi partner dell’Eurozona (-9,0%). Il dato negativo sugli ordini di gennaio sconta, almeno parzialmente, il balzo da essi registrato a dicembre (+4,4%) ed è in contrasto con l’andamento di altri indicatori più recenti, dai quali scaturisce, invece, un quadro complessivamente positivo dell’economia tedesca. A febbraio, l’indice PMI composito è aumentato di 0,4 punti rispetto a gennaio, segnalando un’accelerazione dell’attività sia nel manifatturiero (51,1 da 50,9) sia, specialmente, nei servizi dove l’espansione prosegue ai ritmi più rapidi degli ultimi 5 mesi (54,9 da 50,0). A gennaio è ulteriormente aumentata l’occupazione (+41mila unità rispetto a dicembre, +412mila rispetto a gennaio 2014) ed è di nuovo sceso il numero dei disoccupati; il tasso di disoccupazione, fermo al 6,5%, è ai minimi dal 1991 e il più basso dell’Eurozona. Ciò, insieme a sostanziosi aumenti retributivi e al calo del prezzo della benzina, continuerà a sostenere la fiducia e i consumi. Come, peraltro, confermato dall’aumento a gennaio, per il quarto mese consecutivo, delle vendite al dettaglio (+2,9% rispetto a dicembre, +5,3% annuo). |
BCE: partono gli acquisti di titoli di stato, tassi e cambio anticipano il caloNella riunione di oggi del Consiglio Direttivo, la BCE ha confermato l’imminente inizio dei suoi acquisti sul mercato secondario di titoli di stato emessi dai paesi dell’Eurozona: da lunedì 9 marzo. Come già stabilito a fine gennaio, si tratterà di 60 miliardi di euro al mese, compresi gli acquisti già in corso di titoli privati (ABS e covered bond). La BCE effettuerà tali acquisti di titoli almeno fino a settembre 2016, ma anche oltre se nel frattempo l’inflazione non avrà dato segnali di stare tornando vicina al +2,0% annuo. La dimensione del programma calcolata in 1.140 miliardi di euro in 19 mesi va perciò interpretata come la sua ampiezza minima. Il Presidente BCE Mario Draghi ha sottolineato che sui mercati si sono già registrati vari effetti positivi di questo programma espansivo e delle misure precedenti. In particolare, l’allentamento delle condizioni finanziarie, tramite un cambio meno forte e minori tassi a lungo termine. Questi sviluppi si sono trasmessi al costo del credito, sceso in misura marcata negli ultimi mesi in molti paesi dell’Eurozona, compresa l’Italia. Dove, però, non si è ancora arrestata la riduzione dei prestiti alle imprese. |