Condivido con tutta la comunità Mentinsieme questa breve nota che ho scritto sul tema dell'industria 4.0. Spero possa essere utile per fare un pò di ordine mentale intorno ad un tema di cui si sente molto parlare ma i cui contorni non sono ancora ben definiti e chiari.
L’idea alla base della prospettata quarta rivoluzione industriale, l’industria 4.0, è quella di rendere i macchinari “indipendenti”, ossia in grado di prendere decisioni autonome dal controllo manuale, e “comunicanti”, ossia in grado di trasmettere i propri ordini ad altre macchine e di recepirne a loro volta.
In sostanza, nella prospettiva di cui si discute le macchine utilizzate nel processo di produzione invece di dover essere programmate manualmente per eseguire in modo più o meno standardizzato un determinato comando ripetitivo, saranno in grado di personalizzare automaticamente la risposta lungo la catena di produzione in base alle informazioni che il componente in lavorazione trasmette loro, oppure in base alle informazioni che vengono trasmesse dalle altre macchine a monte della lavorazione. Perché questo possa accadere le macchine e gli stessi input intermedi utilizzati nel processo produttivo dovranno essere messi in rete (da cui l’espressione “l’internet delle cose”) ossia dotati di un IP personalizzato e di un software in grado di ricevere e trasmettere informazioni in tempo reale. Gli impianti, quindi, non saranno più gestiti e programmati a livello centrale, ma saranno i sistemi cyber fisici, ossia l’insieme stesso degli impianti messi in connessione e comunicazione, a prendere il controllo e ad organizzare la produzione in modo sostanzialmente autonomo.
Dal punto di vista tecnologico, la sfida è duplice: i) realizzare sistemi di immagazzinaggio e di elaborazione istantanea di una mole enorme di informazioni da trasmettere alle macchine; ii) realizzare dispositivi elettronici di dimensioni contenute, da innestare non solo sui macchinari ma anche sulle componenti del prodotto, in modo che queste siano in grado di interagire con le macchine durante le varie fasi della produzione.
Il principale vantaggio promesso dalla quarta rivoluzione industriale è quello di mantenere i vantaggi di una produzione ad alta intensità di capitale (quindi le economie di scala rese possibili da impianti automatizzati) consentendo al contempo un alto grado di personalizzazione del prodotto in base alle mutevoli richieste del mercato. Questo perché, secondo la logica dell’industria 4.0, le macchine saranno predisposte per reagire in automatico e in tempo reale alle specifiche tecniche richieste dal cliente, che saranno a loro volta “caricate” sulle componenti stesse del prodotto. L’altro grande vantaggio offerto da un sistema produttivo “in rete” è la possibilità di comandare in remoto il processo, consentendo di attivare in modo automatico e coordinato più produzioni poste a distanza le une dalle altre, velocizzando così i tempi di realizzazione e consegna dell’output finale.
L’industria 4.0 dovrebbe consentire di accorciare il gap competitivo esistente oggigiorno tra i grandi produttori seriali, che offrono alta qualità del prodotto a costi relativamente contenuti, e produttori specializzati, che offrono qualità ma soprattutto il vantaggio della flessibilità e adattabilità del prodotto alle esigenze specifiche dei clienti. In questo senso, il rischio per tante piccole e medie imprese italiane ad alta specializzazione produttiva è quello di entrare in concorrenza diretta con le grandi imprese manifatturiere di stampo tedesco, divenute nel frattempo flessibili e in grado di soddisfare anche richieste specifiche per lotti di prodotto in scala ridotta.
Nelle prospettive degli studiosi e delle stesse imprese (in buona parte tedesche) che sono all’opera per realizzare le tecnologie abilitanti, l’industra 4.0 non potrà essere a regime prima dei prossimi vent’anni, sia per ragioni di vincolo tecnologico (le tecnologie sono ancora in fase di sviluppo), sia perché il vantaggio di questo nuovo paradigma di produzione necessita di una standardizzazione di tutte le componenti del prodotto e delle fasi del processo, e quindi di una loro condivisione su larga scala tra la miriade di produttori di macchinari e componenti.
In termini occupazionali, sembra evidente che il contributo della forza lavoro manuale sia destinato a diminuire ulteriormente con l’adozione di questo nuovo paradigma di produzione, venendo meno la necessità di programmare manualmente le macchine (questo avverrebbe in remoto in modo più o meno automatico), di controllare la qualità degli input lungo il processo di produzione (sarebbero le stesse macchine ad interagire con il prodotto semilavorato verificando la sua congruità rispetto alle specifiche tecniche caricate), di spostare fisicamente il semilavorato all’interno dell’impianto (il prodotto si sposterebbe senza soluzione di continuità all’interno della catena automatizzata). Qualora l’industria 4.0 divenisse realtà, il contributo della forza lavoro si concentrerebbe maggiormente nelle fasi di progettazione del prodotto, di ingegnerizzazione del processo e di gestione dei flussi informativi in remoto.