Il PIL nipponico si è contratto nel 3° trimestre al tasso annualizzato dell’1,6% (stima preliminare), deludendo di molto le attese per un ritorno alla crescita (+2,1%) dopo la contrazione nel trimestre precedente (-7,3%, rivisto al ribasso da -7,1%). Ciò sancisce il ritorno dell’economia in recessione e conferma che l’aumento dell’IVA dal 5% all’8% scattato in aprile ha avuto conseguenze su consumi e investimenti più durature di quanto si attendesse il governo.
La borsa di Tokio ha reagito alla notizia con un calo del 3% e lo yen ha toccato nuovi minimi contro il dollaro.
La deludente performance dei conti nazionali rende certo il rinvio di almeno un anno del secondo aumento dell’IVA al 10%, che era previsto a ottobre 2015 nell’ambito delle misure per il contenimento dell’alto deficit pubblico (7,6% del PIL nel 2013). Il premier Abe dovrebbe annunciare a giorni lo scioglimento della Camera bassa e la convocazione di elezioni anticipate per il 14 dicembre al fine di ottenere un rinnovato mandato al proseguimento delle sue politiche di rilancio dell'economia. È probabile che, in caso di vittoria elettorale, vengano proposti ulteriori stimoli di bilancio a sostegno della domanda interna, mentre non è escluso un nuovo intervento nel prossimo futuro da parte della Banca centrale, che ha varato un massiccio allentamento monetario appena il 31 ottobre scorso.
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Il PIL italiano è diminuito dello 0,1% nel terzo trimestre sul secondo, quando era calato dello 0,2% sul primo (rivisto leggermente al ribasso da -0,18% a -0,23%). Il secondo calo trimestrale consecutivo riporta tecnicamente in recessione l’economia italiana. L’acquisito per il 2014 è di -0,33%, cui va aggiunta la perdita dovuta a due giornate lavorative in meno.
La variazione comunicata dall’ISTAT è in linea con quella prevista dal CSC a settembre (-0,15%) e migliore del -0,2% stimabile sulla base delle informazioni qualitative e quantitative disponibili per il terzo trimestre.
Il calo è dovuto alla contrazione dell'attività in agricoltura e industria, mentre nei servizi c'è stato un aumento di attività. La domanda totale interna è scesa, mentre quella netta estera è aumentata.
Le informazioni congiunturali disponibili per il quarto trimestre, ancora assai scarse, sono coerenti con una stabilizzazione dell'attività nell’industria e nei servizi:
1. l’attività industriale, secondo l’Indagine rapida CSC, è aumentata dello 0,4% congiunturale in ottobre e l’acquisito per il trimestre in corso è di -0,1%; sono meno negative, rispetto ai mesi scorsi, le valutazioni degli imprenditori manifatturieri su produzione e ordini;
2. Il PMI dei servizi è salito di due punti, attestandosi in ottobre a 50,8 (da 48,8 in settembre, 50,5 nel terzo trimestre), ritornando dopo due mesi al di sopra della soglia di 50 - che separa l’area di contrazione da quella di espansione - e su livelli superiori alle attese (49,6).
3. Le immatricolazioni di auto sono aumentate del 5,7% in ottobre su settembre e l’acquisito per il trimestre è di +3,2%.
In base a queste informazioni, il modello trimestrale di previsione del CSC indica per i mesi autunnali una variazione nulla del PIL.
Tenuto conto del diverso numero di giorni lavorativi (due in meno nel 2014 rispetto al 2013 che incidono per -0,07 punti) la variazione annua attesa per il 2014 si conferma di -0,4% sul 2013.
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L’indicatore anticipatore dell’OCSE preannuncia per i prossimi due-tre trimestri una sostanziale stabilizzazione della crescita economica nel complesso dei paesi avanzati, anche se con una perdita di slancio (-0,03% su agosto -0,06% cumulato in cinque mesi).
Le dinamiche tracciate dall’indicatore per i principali paesi risultano divergenti: consolidamento della crescita in USA, Canada e BRIC (con l’India che accelera) e forte frenata in Giappone (-0,15% in settembre, -1,53% in un anno) e Regno Unito; deterioramento del contesto economico nell’Euroarea (-0,06% sul mese precedente) specie a causa del peggioramento in Germania, dove il calo dell’anticipatore è iniziato a marzo ed è il più profondo tra i paesi europei (-0,28% su agosto, -1,48% cumulato in sette mesi); in Francia, dove l’indice è migliorato per il terzo mese di fila (+0,09% cumulato), si preannuncia una fase di stabilizzazione.
In Italia l’anticipatore è diminuito per il secondo mese consecutivo: -0,03% in settembre, stessa variazione di agosto (+1,21% su settembre 2013), dopo un recupero che era iniziato nell’ottobre del 2012. Nei mesi estivi l’indice è salito dello 0,03% sul secondo trimestre (dal +0,39% sul primo), in marcato rallentamento dai trimestri precedenti (aveva registrato la massima espansione - +0,69% - nel terzo 2013). Questa dinamica suggerisce arretramento del PIL fino alla primavera 2015, in assenza di adeguate misure di politica economica.
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Invariato lo stock di prestiti alle imprese italiane a settembre, dopo il -0,3% in agosto (dati destagionalizzati dal CSC). Al netto dei rimborsi di prestiti effettuati grazie al pagamento dei debiti commerciali scaduti della PA (2,6 miliardi a settembre), la variazione è +0,1%. Si conferma lo scenario di progressiva stabilizzazione del credito, già emerso negli ultimi mesi.
Dall’inizio di quest’anno la riduzione dei prestiti è stata nel complesso più attenuata rispetto al biennio 2012-2013: -0,2% al mese in media e -0,1% al netto dell'effetto del pagamento dei debiti PA, contro -0,4%. Il calo registrato nei primi nove mesi del 2014 è pari al -1,5% rispetto a fine 2013, ma gran parte di questo (1,3 punti) era stata registrata già nei primi cinque mesi.
Non si vedono ancora, però, segnali di inversione di rotta. Le condizioni di offerta sono rimaste molto strette nel 3° trimestre 2014, dopo il timido allentamento nel 2°. Le indicazioni sulla domanda sono di nuovo di calo, dopo la stabilizzazione nella prima metà dell’anno (Indagine Banca d’Italia). Se la trasparenza sui bilanci bancari prodotta dalle analisi BCE-EBA di fine ottobre si tradurrà in più fiducia nel sistema creditizio, si aprirà la strada a una graduale ripartenza dei prestiti nei prossimi mesi.
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Nel mare di incertezza sgorgato dalla crisi si stagliano alcuni solidi pilastri su cui poggia l’espansione globale destinata a rafforzarsi nei prossimi trimestri. Il primo punto fermo è che le politiche monetarie rimarranno a lungo super accomodanti; la FED inizierà ad alzare i tassi nel 2015, ma le maggiori altre banche centrali manterranno basso il costo del denaro a livello mondiale.
Il secondo punto fermo è che gli USA sono ormai su un sentiero di crescita robusta e in grado di autosostenersi. Il terzo punto è che Cina e India, i due maggiori emergenti, forniranno ancora un ampio contributo all’aumento della domanda mondiale; l’economia della Russia, invece, rimane debole.
Il quarto punto è che il dollaro proseguirà a rafforzarsi e il prezzo del petrolio non risalirà la china tanto in fretta. L’uno e l’altro daranno una mano all’Eurozona, che ne ha particolare bisogno. Perché stanno sì arrivando segnali di stabilizzazione, però intorno alla stagnazione; il calo degli ordini dice che non è in vista una rapida svolta.
In Italia l’export è tornato ad aumentare, l’occupazione mostra i primi segnali di recupero, si è arrestata l’emorragia di credito alle imprese (anche se le condizioni d’offerta rimangono strette) e la riduzione dei tassi, di cui hanno molto beneficiato titoli pubblici e bancari, inizia a essere trasmessa alle piccole aziende.
Nell’insieme i pochi dati disponibili puntano a un PIL invariato nel quarto trimestre, stima che deve trovare conferma nei numeri prossimamente in uscita; rispetto ad attese di ulteriore calo, ciò sarebbe una migliore base per la ripartenza già dall’avvio dell’anno prossimo. Le riforme strutturali danno frutti nel medio termine, ma nell’immediato rispondono alla domanda di cambiamento del Paese e restituiscono così la fiducia necessaria a rilanciare consumi e investimenti.
Per maggiori dettagli si veda la Congiuntura Flash di novembre nella Libreria del CSC.
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In settembre il commercio mondiale è aumentato dell’1,9% su agosto, chiudendo il terzo trimestre con una crescita del 2,0% rispetto al secondo, quando aveva registrato +0,7% (-0,6% nel primo), e con un trascinamento dell’1,1% sul quarto. Ciò influenza positivamente la dinamica del 2014, rendendo probabile una crescita annua superiore a quella del 2013 (+2,7%).
Questa accelerazione è stata determinata dal forte aumento degli scambi mondiali dei paesi emergenti (+3,3% nel terzo trimestre da +0,7% nel secondo), il cui peso è quasi pari al 40% di quelli totali, e dal rafforzamento della crescita di quelli degli avanzati (+0,8% da +0,6%).
Le prospettive per la fine dell’anno sono meno positive. In ottobre la componente ordini esteri del PMI globale è diminuita a 50,9 da 52,2 di settembre. In novembre la stessa componente indica minore espansione in Cina e calo in Francia e in Germania (per la prima volta da luglio 2013).
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La fiducia dei consumatori italiani è scesa di 1,1 punti in novembre su ottobre, proseguendo lungo un trend di correzione iniziato lo scorso giugno, dopo che in maggio aveva raggiunto il valore massimo dalla primavera del 2011. La riduzione dell'indice generale è dovuta al peggioramento delle valutazioni sulle condizioni personali e su quelle attuali (-1,6 punti in entrambi), che incidono più direttamente sulle decisioni di spesa; la componente economica (relativa ai giudizi sull’Italia), il cui ridimensionamento aveva contribuito riportare giù la fiducia complessiva negli ultimi cinque mesi, è invece migliorata nell’ultimo mese (+2,4 punti). Nel bimestre ottobre-novembre l’indice complessivo si attesta su livelli inferiori di 1,9 punti rispetto alla media del terzo trimestre (quello personale scende di un punto).
In novembre sono marginalmente peggiorati i giudizi sulla situazione economica della famiglia (stabili nell’ultimo bimestre rispetto al terzo trimestre) e, per il terzo mese consecutivo, quelli sul bilancio famigliare (nella media degli ultimi due mesi il saldo è inferiore di 5 punti rispetto ai mesi estivi). I giudizi relativi all’opportunità di acquisto di beni durevoli sono diminuiti per il secondo mese di fila (i livelli sono in linea con la media del 3° trimestre). Per l’immediato futuro le valutazioni sono meno negative, essendo migliorate le attese sulla situazione economica delle famiglie e dell’Italia. Sono aumentate, però, le preoccupazioni sulle prospettive dell’occupazione.
La tendenza di questi indicatori suggerisce che il comportamento di spesa delle famiglie italiane rimarrà ancora improntato a grande cautela, giustificata dall’incertezza.
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Le esportazioni italiane a prezzi costanti sono aumentate dell’1,7% in settembre su agosto e le importazioni dell’1,6%. Le vendite extra-UE sono cresciute del 4,1%, più che compensando una riduzione di quelle intra-UE (-0,6%).
Nel terzo trimestre le esportazioni italiane sono diminuite dello 0,4% rispetto al secondo. In particolare si sono ridotte le vendite intra-UE (-1,1%) nonostante una dinamica positiva della domanda potenziale, mentre quelle extra-UE sono aumentate dello 0,4%.
In peggioramento le prospettive per il quarto trimestre 2014: in ottobre la componente ordini esteri del PMI manifatturiero italiano è scesa a 50,3 (da 54,1 in settembre), a fronte di una crescita della domanda statunitense e di una debolezza di quella europea, tedesca in particolare.
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L’aumento degli occupati non agricoli negli USA (+214mila, dopo il +256mila di settembre, rivisto al rialzo assieme ad agosto per complessive 31mila unità) è solido e in linea con la media degli ultimi 12 mesi (+222mila), anche se leggermente inferiore alle attese (+235mila). Continua a scendere il tasso di disoccupazione, che torna ai livelli di luglio 2008 (a 5,8% della forza lavoro, da 5,9%), nonostante l’aumento delle persone che sono sul mercato del lavoro (tanto che il tasso di partecipazione è salito a 62,8%, da 62,7%, che era però il livello minimo dal 1978). Invariato il ritmo di crescita dei salari orari: +2,0% su base annua.
L’andamento dell’occupazione conferma che la crescita dell'economia americana rimane forte all'inizio del quarto trimestre, dopo il sostenuto incremento del PIL nel terzo trimestre (+3,5% annualizzato, da +4,6% nel secondo e -2,1% nel primo). Gli elevati livelli registrati a ottobre dagli indici di attività ISM sia nel manifatturiero (a 59,0, stesso livello che in agosto, massimo da febbraio 2011, con accelerazione dell'afflusso di ordini), sia nei servizi (57,1 da 58,6, con buon afflusso di ordine) fanno, infatti, prevedere un’ulteriore forte espansione dell’economia anche negli ultimi mesi dell’anno.
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La fiducia delle imprese italiane è diminuita in novembre di 1,4 punti (a 87,7), annullando in parte il rimbalzo di ottobre (+2,3 punti). Il risultato è la sintesi di una correzione marcata nelle costruzioni (-3,3 punti) e lieve nei servizi (-0,5), di un forte miglioramento nel commercio al dettaglio (+3,4) e un marginale incremento nel manifatturiero (+0,2).
Nel manifatturiero, dove la fiducia è migliorata per il secondo mese di fila, si registrano valutazioni più positive su livelli e attese di produzione mentre sono invariati, rispetto a ottobre, le aspettative e i giudizi sugli ordini (con quelli esteri ritenuti però in lieve peggioramento). La fiducia è aumentata tra i produttori di beni di consumo e di beni strumentali; in questi due comparti i saldi dei giudizi sugli ordini interni sono rimasti invariati rispetto al mese scorso e si sono attestati, nella media degli ultimi due mesi, su livelli superiori a quelli del terzo trimestre: ciò prefigura una dinamica migliore di consumi e investimenti nei prossimi mesi.
Nelle costruzioni l’indice è sceso ai minimi da maggio scorso, trainato all’ingiù dal peggioramento dei giudizi sui prezzi e, soprattutto, sull’occupazione. Sono invece migliorate, seppur di poco, le valutazioni su attività e ordini.
Nei servizi di mercato il marginale calo di novembre segue a un forte rimbalzo in ottobre (+4,1) ed è il frutto di un marcato peggioramento di giudizi e attese sugli ordini.
Nel commercio al dettaglio la fiducia è migliorata negli ultimi due mesi; il rialzo di novembre è guidato da valutazioni molto più positive su vendite e ordini.
Complessivamente, nella media degli ultimi due mesi l’indice rimane di 0,2 punti al di sotto del livello del terzo trimestre.
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