Si trasmette in allegato il Rapporto sulle aste di quote europee di emissione per il terzo trimestre 2015, reso noto dal GSE.
Dal rapporto emerge che, nel trimestre preso in considerazione, l'Italia ha collocato oltre 16 milioni di EUA, valevoli per il periodo 2013-2020, con proventi per oltre 129 milioni di euro e interessi netti maturati per oltre 153.000 euro, confermandosi al terzo posto su 28 paesi quanto a quote messe all'asta e proventi generati.
Il prezzo medio registrato nel periodo di riferimento (luglio-settembre) è stato pari a 7,92 euro, in crescita rispetto al periodo precedente. Il mercato del carbonio europeo ha fatto registrare i valori massimi degli ultimi 3 anni, grazie ad una maggiore fiducia nel framework regolatorio (dovuta in larga parte alla presentazione da parte della Commissione europea della proposta di riforma della direttiva ETS), che è indicativo di un trend si medio-lungo periodo.
Rispetto alla riforma proposta dalla Commissione europea, si sottolinea in particolare come la fissazione di una percentuale fissa di quote da mettere all'asta per tutto il IV periodo beneficerà soprattutto i paesi dell'Europa dell'est, che potranno beneficiare del Fondo Modernizzazione a cui gli Stati dell'Europa occidentale non possono accedere.
Il cambio di paradigma, per cui il quantitativo di quote da mettere all'asta non sarà più stabilito calcolando la differenza tra il cap e le assegnazioni gratuite, comporterà un flusso finanziario crescente per gli Stati Membri, con prezzi che secondo i principali analisti oscilleranno tra i 20 euro al 2020 e i 30/40 euro al 2030.
Secondo stime del GSE effettuate sulla base dell'ultima analisi previsionale di Thomas Reuters - Point Carbon, i proventi delle aste di EUA nel 2015 potrebbero variare in un range compreso tra 509 e 531 milioni di euro (in crescita rispetto alle stime del semestre precedente), con un prezzo medio che oscilla tra i 7,33 e gli 8,6 euro/ton.
Di particolare interesse la relazione resa nota a settembre sulla destinazione d'uso dei proventi delle aste relative al 2013 (http://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/mmr/art17_auctioning), che certifica come il 45% del totale (che ammonta ad oltre 400 milioni di euro) sia stato impegnato, se non ancora effettivamente erogato, per progetti legati alla green economy (efficienza energetica, diagnosi energetica, finanziamento del Green Climate Fund...)
Il GSE ha dedicato una sezione speciale del Rapporto all'analisi dei contributi finora comunicati in vista della Conferenza internazionale sul clima di Parigi (COP21).
Dalle più recenti stime dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, del Joint Research Centre della Commissione europea e dello stesso IPCC, gli impegni finora comunicati non sarebbero sufficienti a contenere il riscaldamento globale entro la soglia indicata dalla comunità scientifica dei 2 C° rispetto ai livelli preindustriali.
Se gli INDCs (Intended Nationally Determined Contributions) non dovessero essere rivisti, la temperatura globale aumenterà di un range che è stimato dai 2,7 ai ai 3 C°.
151026_Rapporto_GSE_III_trim_2015_PUBBLICABILE_def.pdf|Visualizza dettagli