Lo scorso 5 maggio, Consiglio, Parlamento e Commissione Europea hanno raggiunto un accordo politico sulla proposta di Decisione per l’istituzione di una Riserva di stabilità nel mercato europeo delle quote di emissione di CO2.
L’accordo segna una prima tappa molto importante nell’imminente processo di revisione complessiva della Direttiva 2003/87/UE e successive modifiche sullo Scambio di quote di emissione (Emissions Trading), ai fini del conseguimento dell’obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030, concordato dagli Stati Membri a ottobre 2014.
La proposta, presentata dalla Commissione Europea il 22 gennaio 2014 nel Pacchetto Clima Energia 2030, introduce un meccanismo di controllo dei volumi delle quote in vendita sul mercato europeo allo scopo di fare rialzare il prezzo delle quote di emissione di CO2 (attualmente stimato 6-7 Euro a tonnellata di CO2 contro i 14-15 Euro del periodo pre-crisi) e di evitare squilibri eccessivi tra offerta e domanda di quote.
In Italia, le imprese sottoposte al sistema di scambio di emissioni di quote di CO2 rappresentano il 71% del settore manifatturiero. L'aumento del prezzo della CO2 e il conseguente aumento del prezzo dell'energia hanno un impatto diretto sulla competitività del sistema industrial italiano, in particolare nei setttori ad alta intensità energetica e relative filiere.
Il negoziato tra gli Stati Membri e in seno alla Commissione Ambiente del Parlamento è stato particolarmente controverso a causa di posizioni molto divergenti tra i sostenitori di un impegno europeo più ambizioso in materia di riduzione delle emissioni e la necessità di non danneggiare ulteriormente le imprese europee già penalizzate nella concorrenza sul mercato globale.
In base all’accordo interistituzionale, la riserva entrerà in vigore dal primo gennaio 2019, cioè due anni prima del previsto. Tuttavia, nella proposta legislativa originaria è stato introdotto uno specifico riferimento alle necessità di prevedere contestualmente misure efficaci per assicurare la competitività delle imprese europee e contrastare il rischio di delocalizzazione (carbon leakage) dovuto ai costi diretti e indiretti del prezzo della CO2 che gravano sull’industria europea nel mercato globale.
Inoltre, il testo legislativo dichiara che ai fini di evitare distorsioni della concorrenza nel mercato interno, si dovrà trovare un meccanismo europeo per le compensazioni dei costi indiretti sostenuti dalle imprese (l’aumento del prezzo dell’energia a seguito dell’aumento del prezzo delle quote di emissione). L’attuale meccanismo europeo regolato dagli aiuti di Stato ha creato forti distorsioni interne che hanno particolarmente penalizzato la competitività delle nostre imprese.
I 900 milioni di quote di emissione, che in base alla Decisione COM (2012) 416 sul backloading sono stati temporaneamente ritirati dal mercato, non potranno essere eliminati ma saranno collocati nella riserva. Le quote non assegnate alla fine del terzo periodo di scambio (2020) saranno collocate nella riserva e la Commissione Europea dovrà presentare una proposta in ambito di revisione della Direttiva ETS allo scopo di decidere il loro utilizzo.
E’ stato anche stabilito che 50 milioni di quote saranno utilizzate per un fondo per facilitare l’innovazione dell’industria.
L’accordo sarà ratificato formalmente dai Ministri UE dell’Ambiente al prossimo Consiglio Ambiente del 15 giugno e dalla plenaria del Parlamento Europeo il 6 luglio.
Testo legislativo adottato:
20150511 MSR Decision after trilogue 5 May.txtAfficher les détails