Finale di partita
Si sta giocando in queste ore la partita cruciale relativa alla permanenza della Grecia nella zona euro e agli scenari che una sua uscita potrebbe comportare, sia a livello finanziario che, soprattutto, a quello geopolitico.
Dopo la larga vittoria del “no” domenica sera, accolta, come era evidente, senza particolare favore dalla gran parte dei governi e delle istituzioni UE, nonostante l’uscita di scena di Varoufakis non sembra possano venire da Atene proposte in grado di superare il muro di incomprensioni, risentimenti e calcoli asimmetrici alzatosi in questi mesi soprattutto con Berlino e altre capitali dell’Est e Nord Europa.
Vedremo se fra la riunione straordinaria di stasera dell’Eurogruppo e il Consiglio UE di giovedì maturerà la volontà di vedere la questione greca nel contesto più ampio della tenuta del progetto europeo nel suo complesso, e se l’esplosione drammatica delle crisi greca potrà permettere di porre sul tavolo il quesito sulla fondatezza delle politiche di austerità perseguite sin qui.
L’ipotesi più probabile è che prevarrà, invece, l’idea che sia impossibile, anche per ragioni personali, rimettersi a negoziare con l’attuale governo greco e che sia più salutare per il resto dei paesi dell’eurozona che la Grecia lasci.
Per farlo, naturalmente, basta che la BCE non attivi nessun piano straordinario ed ecco che, già dal 20 luglio, la Grecia si troverebbe in default anche verso questa istituzione. Non sono molti i fautori del primo scenario. L’Italia è fra questi, ma la stessa Francia ha iniziato a prenderne le distanze. La Commissione è in mezzo al guado e occorrerà aspettare il primo vero faccia a faccia dei dirigenti europei per capire come andrà a finire.
TTIP: voto importante al Parlamento europeo
Mercoledì il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria si pronuncerà infine, dopo vari stop and go, sui negoziati tra Europa e Stati Uniti in merito al TTIP.
L’intenzione di Strasburgo è quella di influenzare l’iter negoziale evidenziando una serie di paletti oltre i quali il PE, a tempo debito, potrebbe non concedere la ratifica dell’eventuale testo su cui USA e UE fossero d’accordo. La principale posta in gioco riguarda, come si sa, i tribunali arbitrali indipendenti preposti a dirimere eventuali controversie tra investitori privati e Paesi membri, che da molti mesi sono al centro di una vera e propria campagna politica che vuole la loro eliminazione.
Un mese e mezzo fa, la Commissione europea ha proposto di rivedere il meccanismo per favorire, a termine, l’istituzione di una corte arbitraria permanente. Intanto, è probabile che domani passi un emendamento che chiede di abolirli, seppur con una frase suffiecentemente ambigua per non escludere forme diverse di tutela degli investitori. Proprio la settimana prossima inizierà un nuovo round negoziale e vedremo come gli americani reagiranno a questa pronuncia del PE, priva nell’immediato di effetti giuridici vincolanti, ma carica di significato politico.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana
Questa settimana, anche se il Parlamento europeo sarà riunito in seduta plenaria a Strasburgo, l'attenzione resterà in gran parte concentrata su Bruxelles, dove martedì si riunirà l'Eurogruppo e giovedì i Capi di Stato e di Governo. All'ordine del giorno un solo punto, ma di importanza capitale per il futuro dell'Unione (per un commento si rimanda all'editoriale) la crisi greca e le possibili vie di uscita. Ovviamente di questo si parlerà anche in Plenaria, mercoledì mattina, anche se il Parlamento europeo sembra relegato a un ruolo piuttosto marginale in questo dibattito, che ha più che mai riportato il centro di potere europeo a Berlino e a Parigi.
"Grexit" a parte, l'ordine del giorno della Plenaria contempla, forse per la prima volta dall'inizio, un anno fa, della legislatura, numerosi punti di interesse per l'industria: - il rapporto dell'On. Lange sul TTIP: una relazione che ha scaldato molto gli animi dei parlamentari, e che sembra aver finalmente trovato una via d'uscita all'impasse che si era manifestato durante la precendente plenaria, attraverso un emendamento presentato dal Presidente del PE, Martin Schultz, riguardante l'aspetto più controverso: l'ISDS. Il rapporto dell'On. Cofferati sulla riforma della Direttiva sui diritti degli azionisti: molti angoli sono stati smussati e i principali gruppi politici hanno trovato un accordo, che dovrebbe essere ratificato in plenaria senza problemi. Ma l'accordo non riguarda il punto più controverso: il CBCR, vale a dire l'obbligo per le grandi aziende (e la definizione di "grandi aziende" non é limitata alle società quotate) di dichiarare una serie di dati finanziari in tutti gli Stati (dell'Ue o terzi) nei quali hanno una sede. Vedremo su questo punto come andrà a finire. Il rapporto dell'On. Pietikainen sull'efficenza energetica e l'economia circolare: si tratta di un rapporto non legislativo, ma con una forte carica politica.
Completano il quadro due voti scontati ma degni di nota: la modifica di bilancio che recepisce l'accordo sul Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI), vale a dire il c.d. "Piano Juncker" e il rapporto dell'On. Belet sulla Market Stability Reserve (MSR).
Matteo Borsani