Il 21 luglio, la Commissione Europea ha adottato il pacchetto di misure per definire il contributo richiesto agli Stati Membri nei settori non-ETS (residenziale, agricoltura, gestione dei rifiuti, trasporti) al fine di conseguire l’obiettivo di riduzione di GHG del 40% entro il 2030, stabilito dal Consiglio Europeo di ottobre 2014.
Il Pacchetto risponde al mandato del Consiglio Europeo e integra la riforma della Direttiva Emissions Trading, che regola il contributo del settore della produzione di energia e dell’industria all’obiettivo di riduzione al 2030 e che è attualmente al vaglio delle istituzioni europee.
Rispetto all’obiettivo al 2030, i settori ETS dovranno ridurre le emissioni del 43%, mentre i settori non-ETS del 30% rispetto ai livelli del 2005. Sulla base degli attuali trend di emissione e delle normative in vigore, la Commissione UE stima che l’UE non potrà conseguire gli obiettivi per il 2030 senza ulteriori normative vincolanti, come quelle proposte e altre che saranno adottate entro la fine dell’anno (revisione della Direttiva sulle Fonti Rinnovabili, Revisione della Direttiva sull’Efficienza Energetica e della Direttiva sulla Performance energetica degli edifici).
Il pacchetto contiene due proposte legislative:
- Regolamento sugli obiettivi vincolanti per gli Stati Membri che stabilisce il contributo dei settori non-ETS nel periodo 2021-2030 (“Effort Sharing”)
- Regolamento per l’inclusione nell’obiettivo 2030 delle emissioni dell’uso dei terreni, la modifica dell’uso dei terreni e delle foreste (“LULUCF”)
Inoltre, è accompagnato da due documenti di orientamento strategico:
- Strategia per la decarbonizzazione di tutti i settori dell’economia
- Strategia per una mobilità a bassi livelli di emissioni
Il Pacchetto si inserisce nella strategia europea per il conseguimento di un’Unione dell’Energia e tiene conto dell’Accordo globale sul clima raggiunto a Parigi a dicembre 2015, che ha stabilito un obiettivo a lungo termine di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e un’ambizione a mantenere tale aumento al di sotto di 1.5°C.
Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione UE ha fissato un obiettivo di riduzione nei settori non-ETS del 33%. Gli obiettivi nazionali sono stati definiti sulla base del peso di ciascuna economia in termini di PIL pro-capite e il contributo di ciascuno Stato Membro varia da 0% a 40%.
La Commissione UE propone un strategia olistica, che coinvolge tutti i settori dell’economia nella transizione verso un futuro “a basse emissioni”, che comporterà una trasformazione dei modelli di business e di investimento e del sistema di incentivi.
La strategia dovrebbe stimolare la crescita e l’occupazione e consentire all’UE di diventare leader nelle fonti rinnovabili e nella produzione di beni e di servizi ad alta efficienza energetica, una tra le 10 priorità nel programma della Commissione Juncker. In tale contesto, la Commissione UE sollecita gli Stati Membri a rafforzare le politiche e le misure al livello nazionale, regionale e locale.
Anche la Norvegia e l’Islanda hanno deciso di contribuire alla strategia low-carbon europea e alla riduzione delle emissioni nei settori non-ETS. Per la Norvegia è stato stabilito un obiettivo del 40% (il più elevato), fermi restando meccanismi di flessibilità consentiti sia alla Norvegia che all’Islanda e a tutti gli Stati Membri dell’UE.
La Commissione UE precisa che gli obiettivi nazionali finali saranno stabiliti solo quando la proposta sarà formalmente adottata. Per quanto riguarda gli obiettivi per gli Stati Membri con un PIL più elevato, è stato tenuto conto del principio di costo-efficacia.
La proposta di Regolamento prevede l’inclusione del settore dell’uso dei terreni e dell’agricoltura e consente un uso “limitato” delle rimozioni nette da alcuni usi dei terreni e cambiamenti all’uso (Land Use Land Use Change and Forestry).
Per gli Stati Membri che hanno obiettivi di riduzione nazionali al di sopra sia dell’obiettivo medio a livello UE che del proprio potenziale di riduzione efficace dal punto di vista dei costi, e per gli Stati Membri che non hanno ricevuto quote di emissione gratuite per l’industria nel 2013, il meccanismo di flessibilità prevede che si possa facilitare il conseguimento degli obiettivi non-ETS tramite la cancellazione di quote gratuite.
La proposta è rivolta alle pubbliche amministrazioni e gli impatti sui vari stakeholder, (industria e consumatori) dipenderanno dalla natura e dal campo di applicazione delle misure nazionali e europee che verranno adottate.
La proposta stabilisce che in caso di deviazione da parte dello Stato Membro rispetto alla traiettoria di riduzione stabilita, lo Stato Membro dovrà sottoporre un piano d’azione per assicurare il rispetto dell’obiettivo. Il piano di azione dovrà esser parte integrante dei piani nazionali climatici ed energetici richiesti ad ogni Stato Membro e sarà incluso nella Governance dell’Unione dell’Energia, sulla quale la Commissione UE adotterà una proposta legislativa prima della fine dell’anno. I Piani nazionali dovranno includere l’obiettivo annuale di emissione stabilito dal presente Regolamento.
Link al comunicato stampa e ai documenti:
http://ec.europa.eu/clima/news/articles/news_2016072001_en.htm