Ultima chiamata per la Grecia
Lunedì a Berlino si è tenuto l’ennesimo vertice sulla situazione greca alla presenza di Angela Merkel, padrona di casa, François Hollande, Jean-Claude Juncker, Mario Draghi e Christine Lagarde.
Obiettivo: salvare il soldato Tsipras, ma non ad ogni costo.
La posta in gioco è sempre la stessa, da una parte la richiesta di una lunga serie di riforme, dall’altra lo sblocco immediato dei finanziamenti che permettano alla Grecia di far fronte ai suoi bisogni e rilanciare la crescita nonché, magari, un’ipotesi di ristrutturazione del debito.
Vedremo come andrà a finire con Tsipras, che proprio oggi ha presentato un ennesimo “piano”, alle prese da un lato con questa sorta di ultimatum e dall’altro con la sua base elettorale, che di ultimatum europei non ne vuol sapere.
Naturalmente quanto è accaduto ieri è importante anche per altri motivi.
Innanzitutto il vertice, informale o meno, si è tenuto come altri in precedenza a Berlino e non a Bruxelles o Francoforte; e poi perché, naturalmente, e come direbbe Nanni Moretti, ci sono occasioni in cui le assenze si notano almeno quanto le presenze.
Made In, ancora un no dal fronte dei paesi contrari. Ma qualcosa si muove
Ennesimo scontro frontale sul Made In al Consiglio Competitività tenutosi giovedì 28 maggio a Bruxelles.
Il fronte dei Paesi pervicacemente contrario al Made In, non solo alla proposta iniziale della Commissione europea dell’obbligo di indicazione d’origine per l’insieme dei prodotti non alimentari, ma anche alla proposta di mediazione di limitarlo a cinque settori e financo allo striminzito compromesso lettone di ridurne l’applicazione al settore delle calzature e a parte della ceramica, ha cercato fino in fondo di imporre lo stralcio del concetto stesso di Made In dalla proposta di regolamento sulla sicurezza dei prodotti discussa giovedì.
Questo tentativo è stato però respinto dal gruppo dei Paesi capitanati da Italia e Francia, i cosiddetti “Amici del Made In”, che hanno appunto contrapposto, sulla base del recente studio commissionato dall’Unione europea, la proposta di limitare l’ambito di applicazione della norma a tessili, calzature, ceramiche, mobili e gioielli, aggiungendo anche, dopo tre o cinque anni, una clausola di revisione.
Proposte estremamente misurate specie se confrontate alla situazione in vigore nelle altre aree economiche mondiali, ma che non sono bastate a convincere il fronte dei Paesi più intransigenti.
Tutto quindi è ancora una volta rinviato (ed ampiamente commentato, per Confindustria, dalla Vice Presidente per l’Europa Lisa Ferrarini).
Ma il lungo dibattito, tenutosi giovedì, ha permesso di far emergere qualche distinguo nel fronte dei Paesi contrari, in particolare da parte della Polonia, e di registrare l’irritazione della Commissione per la totale rigidità dimostrata dal “fronte del no”.
Non è molto, ma è qualcosa.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana
A giudicare dalle agende delle riunioni ufficiali delle istituzioni europee, la settimana che si è aperta ieri sarà una settimana tranquilla, oltre che fredda: niente da segnalare per quanto riguarda Commissione e Consiglio, mentre in Parlamento si riuniranno i gruppi politici, per preparare la sessione plenaria di Strasburgo di settimana prossima. In aggiunta, si riuniscono anche alcune commissioni parlamentari, tra le quali segnaliamo la commissione LIBE, dove si terrà un dibattito sull’immigrazione e sulla situazione nel mare Mediterraneo.
A livello informale, invece, la situazione è più complessa: lunedì si sono riuniti a Berlino, dalla Cancelliera Merkel, il Presidente francese Hollande e il Presidente della Commissione Juncker, ai quali si sono aggiunti il Presidente Draghi e la Direttrice Generale del Fondo Monetario Internazionale Lagarde, per alcune discussioni informali che, secondo molti, hanno riguardato soprattutto la situazione greca.
Martedì invece, in una riunione che certo susciterà molto meno interesse da parte dei media, il relatore sulla proposta di Direttiva sui diritti degli azionisti, Sergio Cofferati, si riunirà con gli shadow rapporteur dei gruppi politici, per vedere se è possibile trovare un accordo globale in vista del voto, previsto per settimana prossima a Strasburgo.
Matteo Borsani