Europa: e tutto non sarà come prima
Con l’apertura, martedì 1 luglio, del Parlamento europeo uscito dalle urne del maggio scorso, prende avvio ufficialmente il nuovo ciclo istituzionale 2014-2019 che vedrà, come si sa, il rinnovo di tutte le cariche apicali dell’Unione europea.
Il Consiglio europeo del 26 e 27 giugno scorso ha già “sgrossato” il dossier decidendo a maggioranza – ed è la prima volta che ciò accade – di seguire l’indicazione del Parlamento europeo e delle forze politiche europee maggioritarie, e di designare quindi il candidato del partito che ha raccolto più consensi nel maggio scorso, l’ex Primo Ministro lussemburghese Jean Claude Juncker, alla carica di presidente della Commissione europea.
David Cameron ha, come si sa, guidato il fronte del “no” sia sulla persona che sul metodo senza però riuscire a convincere altri che il Primo Ministro ungherese; questo esito, indipendentemente da tutte le compensazioni che la fantasia brussellese potrà escogitare e da segnali di disgelo fra i due uomini, rischia di costituire da subito una pesante ipoteca sul futuro stesso della permanenza del Regno Unito nell’Unione europea, alla luce del già annunciato referendum in merito e dell’offensiva del fronte anti-europeo sul piano interno.
Oltre all’accordo politico sulla riconferma, come una sorta di premio di consolazione, di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo, il Consiglio europeo ha deciso di darsi un “secondo tempo”, il 16 luglio, per decidere in merito alle altre cariche di spicco, come la Presidenza del Consiglio europeo stessa, la carica di Alto Rappresentante per la Politica estera e, in prospettiva, quella di Presidente dell’Eurogruppo.
Due settimane preziose che serviranno ai governi anche per precisare i loro desiderata sui portafogli più importanti della futura Commissione, come quello degli Affari economici e finanziari, del Mercato interno, del Commercio internazionale, dell’Energia, ecc.
Siamo quindi all’inizio di un “big game” estremamente importante sugli assetti futuri, anche perché la natura collegiale della Commissione europea implica la possibilità, per chi detiene un portafoglio rilevante, di poter incidere in modo significativo anche su materie di competenza di altri Commissari.
Nel frattempo quattro Commissari uscenti - fra cui Antonio Tajani - eletti al Parlamento europeo si sono dimessi e il governo ha designato per questo interim, l’ex Rappresentante Permanente presso l’Unione europea, Ambasciatore Nelli Feroci, persona di grande qualità e competenza, molto stimato a Bruxelles.
Il Consiglio europeo, oltre alla designazione di Juncker, che sarà intronizzato come Presidente della Commissione incaricato il 15 luglio prossimo dal Parlamento europeo, ha anche adottato un documento programmatico molto orientato ai temi della crescita e della competitività e che questa rubrica analizza in dettaglio. Ha anche adottato definitivamente le Raccomandazioni Paese sul fronte delle finanze pubbliche, irrigidendo l’originale versione riguardo l’Italia e della quale certamente il governo dovrà tener conto nei prossimi mesi nella sua volontà di far passare nei fatti quanto emerso per quanto riguarda l’esigenza di usare tutti i margini possibili di flessibilità nell’interpretazione delle regole di bilancio per stimolare la crescita.
Primo banco di prova sarà l’avvio effettivo del Semestre di Presidenza con il discorso programmatico che Renzi pronuncerà mercoledì pomeriggio nell’emiciclo di Strasburgo.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana
Si Ricomincia! Dopo la lunga pausa elettorale, il Parlamento europeo riapre ufficialmente le proprie aule per una nuova legislatura, la settimana dalle prime elezioni dirette del 1979.
Prima di tutto, permettetemi qualche breve considerazione sulla nuova composizione della plenaria, anche se questa rubrica dovrebbe attenersi (e lo farà) agli avvenimenti della settimana. Il nuovo Parlamento europeo presenta sette gruppi politici, e vi saranno rappresentati 186 partiti nazionali (molti dei quali con meno di cinque deputati). Il PPE rimane il primo gruppo politico, ma perde circa 40 seggi rispetto alla passata legislatura; il gruppo S&D ne perde solo 8, e quindi il suo peso specifico è destinato ad aumentare. Tra l’altro, sarà ancora il gruppo S&D ad esprime, salvo imprevisti, il presidente del Parlamento, che tornerà ad esser il tedesco Martin Schulz. Il gruppo dei liberali, ALDE, viene scavalcato dal gruppo “euroscettico” ECR, che grazie a una “campagna acquisti” molto spinta, arriva a contare 70 deputati, mentre l’ALDE, almeno per ora, si ferma a 67. Seguono il gruppo dei Verdi, quello della Sinistra Unita GUE, e l’altro gruppo euroscettico, l’EFD, che, accogliendo gli eletti del M5S, cambia nome in EFDD (Europa delle Libertà e della Democrazia Diretta).
Per quanto riguarda i partiti italiani, il PD è la prima delegazione all’interno del gruppo S&D, tanto che con tutta probabilità ne esprimerà a breve il Presidente (non appena Schulz sarà rieletto presidente del Parlamento europeo), al delegazione nel PPE si dimezza, passando da 34 a 17 deputati, mentre sparisce del tutto la presenza italiana nel gruppo ALDE.
Come detto, i Grillini faranno parte del gruppo EFDD, mentre la Lista Tsipras della GUE. Infine, i cinque eletti della Lega Nord, avendo fallito il tentativo di formare un gruppo assieme al FN di Marine Le Pen, siederanno tra i non iscritti. Questa, almeno, è la situazione all’apertura della prima sessione, c’è da aspettarsi che qualche aggiustamento si produrrà ancora nelle prossime settimane.
Venendo ora all’agenda della plenaria, si parte con l’elezione del Presidente e dei 14 Vice presidenti del Parlamento europeo, e si finisce con la distribuzione dei deputati nelle varie commissioni (di tutto questo daremo conto nel prossimo numero). In mezzo, e più precisamente mercoledì, è da segnalare il discorso in plenaria del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che illustrerà ai deputati le priorità della presidenza italiana.
Va segnalato, infine, che tra gli scranni di Strasburgo siederanno, come deputati, quattro (ex) commissari: l’italiano Tajani, la lussemburghese Reding, il finlandese Rehn e il polacco Lewandowski, che saranno sostituiti pro tempore da altrettanti commissari, nominati dai rispettivi Governi.
Matteo Borsani