Crisi Volkswagen, crisi tedesca?
Lo scandalo Volkswagen, che promette fatti nuovi ogni giorno, sta naturalmente caratterizzando l’attualità europea, la cui struttura decisionale ed organizzativa mostra tutti i suoi limiti. È infatti a livello europeo che viene stabilita la legislazione in materia di controlli delle emissioni, ma è poi a livello nazionale che è demandata l’esecuzione e l’implementazione delle norme in un continuo rimpallo di responsabilità.
Giovedì 1° ottobre ne parleranno a Bruxelles i Ministri dell’Industria del Paesi UE, mentre mercoledì 7 sarà Angela Merkel stessa a sottoporsi alle domande dei parlamentari europei riuniti in seduta plenaria a Strasburgo.
In effetti, 15 giorni fa quando sembrava che la Germania guidasse il fronte europeo sulla questione rifugiati, aprendo le sue porte indiscriminatamente (salvo poi chiuderle qualche giorno dopo…) e Angela Merkel appariva sempre di più leader, anche morale, dell’intera Unione, lei e Hollande hanno deciso di presentarsi insieme nell’emiciclo di Strasburgo per illustrare la loro visione “comune” in materia, scavalcando ogni ritualità istituzionale.
Questo accadeva prima dello scoppio del caso Volkswagen che adesso si ritrova ad essere una patata molto bollente per il Cancelliere tedesco visti, tra l’altro, gli stretti legami del Governo tedesco con l’intero settore automobilistico nazionale e l’importante partecipazione azionaria del Land della Nord Westfalia nella proprietà Volkswagen.
La contestazione interna subita dalla Merkel, anche tra i ranghi del suo stesso partito, sulla sua apertura sui rifugiati costituisce già un pesante fardello che la vicenda Volkswagen contribuisce ad aggravare minando non solo il sistema tedesco e la sua buona salute economica, ma anche il ruolo di leadership esercitato dalla Germania.
Ciò detto, le conseguenze della situazione si faranno sentire su tutti, rischiando tra l'altro di incrinare il rapporto di fiducia tra imprese e consumatori ai quali occorre garantire prodotti sicuri ed informazioni trasparenti sull’origine e sul contenuto di ciò che acquistano, assicurando al contempo una sorveglianza dei mercati efficace ed in grado di premiare frodi ed abusi.
Fa specie che su questioni così importanti l’Unione europea sia incapace di decidere come andare avanti per lo stallo che caratterizza tali dossier a livello europeo, in particolare, sull’obbligo dell’indicazione di origine dei prodotti.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana dal 28 settembre al 2 ottobre
Mentre lo scandalo VW non cessa di calmarsi e riempie ancora le pagine dei giornali e gli argomenti di conversazione nei corridoi (e già in qualche sala) delle istituzioni comunitarie, la settimana sarà caratterizzata dal Consiglio Competitività, che si riunirà a Bruxelles il 1 ottobre per discutere principalmente di Better Regulation e di Proprietà intellettuale, in particolare degli avanzamenti nella preparazione del nuovo sistema del brevetto unico europeo, al quale l’Italia ha recentemente aderito.
Per quanto riguarda il Parlamento, si riuniranno i gruppi parlamentari per preparare la plenaria di settimana prossima a Strasburgo. Infine, per quanto riguarda la Commissione, il Collegio dei commissari dovrebbe approvare, mercoledi’ 30, una proposta sul Capital Market Union, di cui daremo conto nel dettaglio nel prossimo numero.
Matteo Borsani
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